10 gennaio 2023 – Notiziario in genere

Scritto da in data Gennaio 10, 2023

Italia. Conferenza stampa a piazzale Clodio a Roma in solidarietà con la casa delle donne Lucha y Siesta a processo. Marocco. Altissima crescita della violenza sulle donne dal 2020 a oggi. Polonia. Almeno tre donne uccise dal divieto di interruzione di gravidanza. Ucraina. La mobilitazione delle donne non sarà obbligatoria fino al 2026. India. L’81% delle donne si sente più a suo agio nell’essere single. Palestina. Prima donna ad arbitrare per la FIFA.

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Italia

Oggi alle 10, a piazzale Clodio a Roma, si tiene una conferenza stampa per chiedere un’immediata pronuncia assolutoria per la presidente dell’Associazione che si occupa delle attività nella casa delle donne Lucha Y Siesta. L’associazione è stata infatti chiamata in tribunale per l’occupazione dell’immobile di Via Lucio Sestio a Roma, dove centinaia di donne hanno trovato una casa, un lavoro, un luogo di ripresa sicuro. Per la stessa ipotesi di reato c’è già stata una precedente assoluzione e l’immobile oggetto della causa è stato acquistato dalla Regione Lazio per affidarlo alle donne che lo avevano già animato, rendendolo un luogo di vita a fronte della violenza domestica ed economica che molte che lo attraversano avevano subito o subiscono. La responsabilità di decine di attiviste e centinaia di persone che hanno per anni operato gratuitamente a favore delle donne che qui hanno trovato “una stanza tutta per sé” e della comunità che vi si identifica viene scaricata così su un’unica imputata. La conferenza stampa – come si legge nell’invito – è stata indetta “per stare dalla parte di chi combatte per i diritti di genere e i diritti umani, dalla parte di avvocate, psicologhe, operatrici delle reti antiviolenza che sentono di essere criminalizzate per identificarsi con ciò che Lucha y Siesta è oggi. Per ribadire che le pratiche femministe, transfemministe e laiche sono le uniche in grado di contrastare la violenza di genere perché nate nelle lotte per l’autodeterminazione e la libertà. Per sostenere chi ha dimostrato che l’antiviolenza è solidarietà e sorellanza per il cambiamento, e non un mercato economico per il Terzo settore”. Oltre all’assoluzione, la richiesta delle attiviste è quella di ottenere il riconoscimento di Lucha y Siesta come bene comune.

Marocco

Nel 2021, il numero di denunce registrate riguardanti la violenza contro le donne in Marocco ha toccato quasi quota 10mila (9.276 denunce) con un aumento di circa il 50% rispetto al 2020, suscitando la reazione delle associazioni per i diritti delle donne. Queste cifre, comunicate pochi giorni fa dalle autorità, rivelano la portata del fenomeno tra le famiglie marocchine e hanno suscitato richieste alle autorità responsabili, in particolare al ministero della Solidarietà, dell’inclusione sociale e della famiglia, nonché a quello dellaPianificazione nazionale, dell’urbanistica, della casa e della politica urbana per l’attivazione di case rifugio e altri servizi. Come in altri paesi, la violenza è aumentata molto durante i periodi di lockdown per la pandemia di Coronavirus. Gli altissimi numeri delle violenze, dovrebbero incontrare una maggior e miglior risposta da parte delle autorità marocchine.

Polonia

Twitter/Adrita Dutta | Manifestazioni per il diritto all’aborto in Polonia

Due anni dopo il divieto di aborto in Polonia (tranne nei casi di stupro, incesto e pericolo per la salute della madre), secondo quanto riportato da Le Monde, ad alcune donne vengono negati gli aborti terapeutici, che ufficialmente sono ancora legali. Dal gennaio 2021, almeno tre donne che avrebbero dovuto abortire terapeuticamente sono morte, secondo l’avvocata Kamila Ferenc, vicedirettrice della Fondazione polacca per le donne e la pianificazione familiare (Federa). È stato il caso di Izabela: una madre trentenne, morta in ospedale nel settembre 2021 a seguito di shock settico. Il personale medico si era rifiutato di agire perché il feto aveva ancora battito. In conseguenza delle nuova legge, molte donne soffrono poi di depressione, si sentono abbandonate, nonostante la maggior parte della popolazione polacca sembrerebbe favorevole all’interruzione di gravidanza (secondo dati Ipsos il 70%), contrariamente al governo ultraconservatore. E l’effetto paradossale della legge restrittiva sull’IVG è che il tasso di natalità è in calo, perché le donne non riescono a sentirsi sicure nel proprio paese.

Ucraina

La ministra della Difesa ucraina Hanna Maliar ha rassicurato le donne del paese: solo nel 2026 e solo per le donne con una specializzazione medica, sarà obbligatoria l’iscrizione nelle liste di coscrizione. Per tutte le altre rimarrà facoltativa. Attualmente sono 5mila le donne che stanno servendo al fronte in seguito all’invasione russa (volontariamente), ma si erano create delle preoccupazioni per la riforma del sistema di registrazione nelle liste, previsto già prima che iniziasse la guerra. La riforma è volta a semplificare i termini di registrazione e la formazione delle liste di coscrizione, secondo quanto riportato dalla ministra.

India

L’81% delle donne intervistate da una app di incontri online (Bumble) dichiara di vivere preferibilmente una vita da single. La scarsa voglia di sposarsi che caratterizza molte donne indiane è spesso dovuta alle pressioni che il matrimonio mette loro, nonché la paura di perdere il controllo sulle proprie decisioni. Molte delle donne intervistate desiderano semplicemente scegliere per se stesse, anche con calma, se avere un marito. Secondo lo studio di Bumble, quasi 2 persone indiane che usano la app su 5 (39%) credono che le loro famiglie spingano loro a fare abbinamenti tradizionali quando si avvicina la stagione dei matrimoni. Se interpellate su quando intendano sposarsi, il 39% delle persone intervistate ha dichiarato di sentirsi sotto pressione. Durante la stagione dei matrimoni indiani, quasi un terzo (33%) degli indiani non sposati intervistati afferma di sentirsi obbligato a entrare in una relazione a lungo termine. La stagione dei matrimoni è ritornata pienamente attiva dopo la pandemia, ricreando situazioni che si erano attenuate durante la maggior diffusione del Covid-19.

Palestina

Habe Saadia sarà la prima arbitra palestinese (e la prima donna araba) ad officiare durante la Coppa del mondo femminile. Già selezionata come parte della squadra per dirigere le partite della Coppa della Confederazione calcistica asiatica (AFC) 2022 in Vietnam e alle partite della Coppa d’Asia femminile in India l’anno scorso, Saadia ha iniziato ad arbitrare nel campo profughi palestinese di Yarmouk, dove è nata da genitori palestinesi e ha continuato a specializzarsi nello sport quando ha studiato a Damasco all’università educazione fisica. “Stavo guardando un gruppo di arbitri allenarsi e ho notato che non c’erano donne tra loro”, ha detto Saadia l’anno scorso in un’intervista con Palestine TV Sports and Youth Channel. “Quando gliel’ho chiesto, mi hanno suggerito di unirmi a loro. E così ho fatto”. Saadia lavorava per la Federcalcio siriana come quarta ufficiale, ma è stata costretta a trasferirsi in Malesia nel 2012, quando è scoppiata la guerra civile nel paese. Dopo aver lavorato con la Federcalcio della Malesia, si è trasferita di nuovo per iniziare a lavorare con la Federazione calcistica svedese, dove ha iniziato il suo arbitraggio internazionale.

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