12 ottobre 2022 – Notiziario
Scritto da Barbara Schiavulli in data Ottobre 12, 2022
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- Iran: la figlia dell’ex presidente accusata di propaganda.
- Qatar: le denunce di abusi portano gli operai migranti in strada prima della Coppa del Mondo.
- Pakistan: dieci anni dopo l’attentato, Malala Yousafzai torna in Pakistan.
- Tra Israele e Libano, accordo marittimo.
- Onu: Afghanistan, Corea del Sud, Venezuela non entrano nel Consiglio dei diritti umani.
- Arabia Saudita: le donne non hanno più bisogno del tutore maschile per il pellegrinaggio.
Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli e Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International in collegamento.
Iran
La figlia dell’ex presidente iraniano Akbar Hashemi Rafsanjani, arrestata il mese scorso durante le proteste per la morte di Mahsa Amini, è stata accusata di attività di “propaganda”: lo ha affermato martedì scorso la magistratura. Faezeh Hashemi, 59 anni, ex parlamentare e attivista per i diritti delle donne, è stata arrestata il 27 settembre nella capitale Teheran per aver incitato i residenti a partecipare a manifestazioni dopo la morte, il 16 settembre, di Mahsa Amini. «Hashemi è stata accusata di collusione, disturbo dell’ordine pubblico e propaganda contro la Repubblica Islamica”, ha dichiarato ai giornalisti il portavoce della magistratura, Massoud Setayeshi. A luglio, aveva già affrontato accuse separate di attività di propaganda contro il paese e blasfemia per commenti sui social media.
A marzo scorso, è stata «condannata a quindici mesi di carcere e due anni di punizione aggiuntiva, come il divieto di attività su Internet», ha riferito Setayeshi. Nel 2012 venne condannata a sei mesi di carcere con l’accusa di «propaganda contro la Repubblica Islamica». Il defunto padre di Hashemi, presidente tra il 1989 e il 1997 e morto nel 2017, era considerato un moderato, sostenitore del miglioramento dei legami con l’Occidente e gli Stati Uniti.
Iran: tre motivi che rendono le proteste di oggi diverse da quelle passate
Il ministro degli Esteri francese ha dichiarato, ieri, che cinque francesi sono detenuti in Iran e che l’Unione Europea (UE) ha concordato gli aspetti tecnici per imporre sanzioni a Teheran, che entreranno in vigore la prossima settimana. La Francia si è scagliata contro l’Iran, la scorsa settimana, accusandolo di «pratiche dittatoriali» prendendo in ostaggio i cittadini francesi in seguito alla messa in onda di un video in cui una coppia francese avrebbe confessato di aver spiato per conto della Francia. La repressione dell’Iran sui manifestanti che protestano per la morte della ventiduenne Mahsa Amini, ha già provocato la morte di decine di persone, con Teheran che collega i disordini ai nemici stranieri. La Francia ha successivamente esortato i propri cittadini a lasciare l’Iran il prima possibile, affermando che sono esposti al rischio di detenzioni arbitrarie.
Afghanistan
Gli Stati Uniti hanno limitato il rilascio dei visti agli attuali ex membri dei talebani, per aver represso donne e ragazze in Afghanistan: lo ha affermato martedì scorso il segretario di Stato Anthony Blinken in una nota.
Pakistan
La premio Nobel per la Pace, Malala Yousafzai, è giunta ieri in Pakistan, suo paese natale, in visita alle comunità vittime di recenti inondazioni che hanno devastato intere zone rurali, a dieci anni esatti di distanza dall’attentato cui è sopravvissuta e che ha reso l’allora quindicenne un simbolo della resistenza all’estremismo religioso. Era infatti il 9 ottobre 2012, quando membri del gruppo Tehreek-e-Taliban Pakistan − i talebani pachistani − fecero irruzione sul bus su cui la quindicenne Malala viaggiava di ritorno da scuola, e la colpirono con un proiettile alla testa: la sua “colpa”, quella di aver fatto campagna a favore della scolarizzazione delle ragazze. Malala fu trasportata d’urgenza nel Regno Unito, dove fu operata e si salvò. Nel 2014 fu insignita del premio Nobel per la Pace, la più giovane nella storia a riceverlo. Ormai residente in Gran Bretagna, Malala era già tornata in Pakistan nel 2018.
Arabia Saudita
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato martedì scorso che ci saranno “conseguenze” per l’Arabia Saudita, visto che l’alleanza OPEC+ guidata da Riyadh si muove per tagliare la produzione di petrolio mentre i legislatori democratici chiedono il congelamento della cooperazione con i sauditi.
Riyadh ha annunciato la decisione lunedì scorso dicendo che si applicherà ai pellegrini di tutto il mondo. Parlando all’ambasciata saudita a Il Cairo, Tawfiq al-Rabiah, ministro dell’Hajj e dell’Umrah dell’Arabia Saudita, ha dichiarato: «Una donna può venire nel Regno per eseguire l’Umrah senza un mahram, (il tutore maschio)». L’annuncio pone fine a una regola decennale imposta dall’Arabia Saudita, sebbene siano state concesse esenzioni alle donne che partecipano al pellegrinaggio dell’Hajj o dell’Umrah con grandi gruppi di altre donne. Il pellegrinaggio annuale dell’Hajj, che i musulmani sono tenuti a fare almeno una volta nella vita, costituisce il quinto pilastro dell’Islam. Al contrario, l’Umrah può essere praticata in qualsiasi momento dell’anno ed è considerata un pellegrinaggio minore per i musulmani rispetto all’Hajj.
Qatar
Le autorità FIFA e del Qatar dovrebbero garantire che i lavoratori migranti, che hanno reso possibile la Coppa del Mondo del Qatar 2022, ricevano il loro intero stipendio e i benefici e non siano né arrestati né espulsi per aver partecipato alle proteste: lo ha affermato oggi Human Rights Watch. La FIFA e le autorità del Qatar dovrebbero anche affrontare le denunce di abuso salariale, sostenendo un fondo di ricorso per affrontare in modo completo il problema. Tra aprile e settembre 2022, Human Rights Watch ha intervistato trentadue lavoratori migranti provenienti da India, Kenya e Nepal che hanno recentemente partecipato o pianificato scioperi, vietati in Qatar. La maggior parte dei lavoratori migranti ha dichiarato a Human Rights Watch di aver partecipato a scioperi per protestare contro il furto del salario, poiché i datori di lavoro non pagano i salari in tempo, a volte per mesi interi. Altri lavoratori con visti di breve durata hanno partecipato a scioperi dopo che le aziende avevano detto loro che li avrebbero rimandati a casa prima della scadenza del loro contratto di lavoro di due anni. Un lavoratore migrante ha detto di essere stato detenuto il 14 agosto con un gruppo di altri manifestanti, e deportato dopo venti giorni. Le autorità del Qatar hanno confermato di aver arrestato e facilitato il “ritorno volontario” dei lavoratori che avevano aderito allo sciopero del 14 agosto per «violazione delle leggi di pubblica sicurezza del Qatar» e hanno affermato di aver intrapreso un’azione legale contro due società per abuso salariale.
Israele e Libano
Israele e Libano hanno raggiunto un accordo “storico”, mediato dagli Usa, sui confini marittimi tra i due paesi e lo sfruttamento dei giacimenti di gas. Lo ha annunciato il ministero degli Esteri israeliano in una nota. «Si tratta di un successo storico − ha commentato il premier Yair Lapid − che rafforzerà la sicurezza di Israele, farà affluire miliardi all’economia israeliana e garantirà stabilità al confine nord del paese». Per oggi, Lapid ha convocato una seduta straordinaria del governo sull’intesa. Israele e Libano non hanno rapporti diplomatici e sono ancora formalmente in guerra. In maniera un po’ meno definita, il presidente libanese Michel Aoun ha affermato di sperare di annunciare un accordo definitivo «al più presto», ma Elias Bou Saab, capo negoziatore libanese nei recenti colloqui, moderati dagli Usa, ha affermato che «c’è una soluzione che soddisfa entrambe le parti».
Un accordo porterebbe a due principali risoluzioni pratiche. Il primo sarebbe l’accordo su un confine marittimo conteso di cinque chilometri, mai fissato da quando lo stato di Israele è stato fondato nel 1948. Il secondo sarebbe quello di consolidare i termini della quota di Israele sui profitti futuri del conteso giacimento di gas di Karish, che potrebbe fluire molto rapidamente dopo un accordo. Non sono solo i risultati pratici dell’accordo che sarebbero significativi. Ottenerne uno sarebbe un importante precedente dell’unione diplomatica di entrambi i paesi, dopo amari decenni che risalgono al XX secolo. Il Libano è stato, ed è tuttora, la patria di molti attori politici più che felici nel riferirsi a Israele in termini aggressivi e violenti. Hassan Nasrallah, il capo del gruppo militante libanese Hezbollah, per esempio, ha affermato che il suo gruppo ha abbastanza missili per rimandare Israele «all’età della pietra».
Palestina
I leader dei gruppi palestinesi rivali si stanno incontrando in Algeria per colloqui di due giorni volti a discutere una proposta di riconciliazione e unità nazionale. La proposta è stata elaborata dopo «mesi di sforzi da parte dell’Algeria per raggiungere una visione comune per rafforzare l’azione nazionale palestinese», ha affermato sabato scorso l’ambasciatore palestinese, Fayez Abu Aita. Saranno presenti rappresentanti di dodici gruppi palestinesi, inclusi i movimenti rivali di Hamas e al-Fatah, ha dichiarato Abu Aita all’emittente ufficiale Palestine Voice Radio.
L’iniziativa è l’ultimo tentativo di risolvere una spaccatura lunga anni, che ha causato divisioni e minato la fiducia del popolo nella leadership palestinese. Tra i punti controversi da discutere c’è il futuro del braccio militare di Hamas, la Brigata Qassam, che sia al-Fatah che Israele vogliono vedere completamente disarmato. Le due parti discuteranno del pagamento degli stipendi a trentamila dipendenti di Hamas nella Striscia di Gaza, nonché di come andare avanti con le elezioni palestinesi attese da tempo, le prime dal 2006.
Lesotho
Sam Matekane, un uomo d’affari divenuto politico, è destinato a diventare il prossimo primo ministro del paese dell’Africa meridionale, dopo aver messo insieme una coalizione guidata dal suo partito, Revolution for Prosperity. Matekane, 64 anni, ha annunciato martedì la nuova coalizione tripartita nella capitale, Maseru. Il suo partito si unirà a due partiti minori, l’Alleanza dei Democratici e il Movimento per il cambiamento economico, per assicurarsi la maggioranza parlamentare necessaria per formare un governo. Matekane, il cui partito è stato lanciato solo a marzo di quest’anno, ha ottenuto cinquantasei dei centoventi seggi nelle elezioni generali della scorsa settimana. Era cinque volte al di sotto della soglia di sessantuno seggi richiesta a qualsiasi partito per formare un governo da solo.
Ciad
Il primo ministro del Ciad, Albert Pahimi Padacke, si è dimesso per aprire la strada a un nuovo governo, dopo che il paese centrafricano ha rinviato le elezioni per altri due anni. Le sue dimissioni sono state annunciate martedì scorso dalla presidenza. Padacke, un politico civile, è stato nominato primo ministro di un governo militare di transizione lo scorso anno, dopo che il presidente Mahamat Idriss Deby ha preso il potere in seguito alla morte del padre. Il consiglio militare, guidato da Deby, doveva originariamente governare per diciotto mesi, ma questo mese ha annunciato che avrebbe rinviato le elezioni democratiche fino a ottobre 2024. Deby ha prestato giuramento lunedì come presidente e dovrebbe nominare un nuovo premier.
Italia
Marge Simpson è tornata ieri mattina davanti al Consolato generale dell’Iran, dove è visibile la nuova opera di aleXsandro Palombo, “The Cut 2”, raffigurante la stessa Marge Simpson che mostra il dito medio alzato. Il 5 ottobre scorso, davanti al consolato era apparsa l’opera “The Cut” in cui Marge Simpson tagliava i suoi iconici capelli per celebrare il coraggio delle donne iraniane e omaggiare Mahsa Amini, picchiata a morte dalla polizia morale perché indossava male l’hijab. L’opera murale era stata rimossa il giorno dopo. Oggi è apparsa una nuova Marge, sempre con una ciocca di capelli in mano, ma questa volta decisamente più arrabbiata.
Ucraina – Russia
Le autorità ucraine hanno riesumato settantotto corpi nella regione orientale ucraina di Donetsk, compresi quelli di alcuni minori e di una bimba di un anno seppellita con i familiari.
Il presidente turco, Recep Tayyp Erdogan, incontrerà il presidente russo, Vladimir Putin, oggi ad Astana, la capitale del Kazakistan.
«Il G7 condanna l’escalation di violenza della Russia contro i civili in Ucraina. Staremo al fianco dell’Ucraina fino a quando sarà necessario, e abbiamo rafforzato le nostre sanzioni contro la Russia. Il sostegno della Bielorussia all’aggressione della Russia dovrà avere delle conseguenze. Abbiamo anche discusso delle azioni per ridurre i prezzi dell’energia». Lo scrive la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, in un tweet.
L’Unione Europea addestrerà circa quindicimila militari ucraini. La missione di addestramento ha già ricevuto l’ok politico, ora restano da definire alcuni dettagli operativi.
La Russia ha inserito Meta − società a cui fanno capo Facebook, Whatsapp e Instagram − nella propria lista di organizzazioni “terroristiche ed estremiste”. Si apre così la possibilità di rafforzare i procedimenti legali contro gli utenti di Facebook, Whatsapp e Instagram nel paese. A marzo, Meta è stata dichiarata organizzazione “estremista” da un tribunale russo e Instagram e Facebook sono stati bloccati.
Stati Uniti
Un ragazzino afroamericano è morto in ospedale qualche giorno dopo essere stato colpito alla testa da un agente, fuori da un negozio, in Mississippi. Secondo un testimone, il giovane è stato anche ammanettato mentre giaceva a terra. Stando alla ricostruzione della polizia di Gulfport, Jaheim McMillan è stato fermato assieme ad altri ragazzini armati che minacciavano i passanti.
E ancora, un ormai ex agente di polizia di San Antonio deve affrontare due accuse di aggressione aggravata, dopo aver sparato a un adolescente che stava mangiando un hamburger nella sua auto nel parcheggio di un McDonald’s. James Brennand, 25 anni, è stato accusato di aver sparato il 2 ottobre scorso a Erik Cantu, 17 anni. La famiglia di Cantu ha dichiarato in una nota che «non ci sono miglioramenti nelle condizioni del ragazzo. È ancora in coma». Un ufficiale alle prime armi, Brennand, ha riferito che il veicolo in cui sedeva Cantu era fuggito la notte prima, durante un tentativo di blocco del traffico. Brennand ha dichiarato di sospettare che il veicolo fosse stato rubato. Nel filmato della telecamera rilasciato dalla polizia, Brennand apre la portiera dell’auto e dice a Cantu di uscire. L’auto va all’indietro, la porta si apre e l’ufficiale spara più volte in direzione del veicolo.
Afghanistan, Corea del Sud e Venezuela hanno perso la possibilità di avere un mandato di tre anni nel Consiglio dei Diritti umani delle Nazioni Unite. Con quasi tutti i centonovantatré stati membri che hanno votato all’Assemblea Generale, Algeria, Bangladesh, Belgio, Cile, Costa Rica, Georgia, Germania, Kirghizistan, Maldive, Marocco, Romania, Sud Africa, Sudan e Vietnam sono stati votati nei quarantasette membri dell’organismo per i diritti, con sede a Ginevra. I posti sono assegnati tramite gruppi regionali. Africa, Europa Orientale, Europa Occidentale e altri gruppi presentavano liste incontrastate di candidati. Ma tutti i vincitori devono ancora raggiungere una maggioranza di almeno novantasette voti. Tra i seggi contestati, Cile e Costa Rica hanno facilmente posto fine alla candidatura per la rielezione del Venezuela (gli stati possono scontare due mandati consecutivi). Il Cile ha ottenuto centoquarantaquattro voti, mentre il Costa Rica ne ha presi centotrentaquattro. Il Venezuela ha ricevuto solo ottantotto voti. Anche l’Afghanistan ha perso la propria candidatura per entrare a far parte del consiglio, ricevendo appena dodici voti. Il maltrattamento, da parte dei talebani, di donne, ragazze e minoranze e l’ampia repressione delle libertà personali ha portato alla condanna internazionale. Mentre il paese è de facto sotto il controllo talebano, il suo seggio all’ONU è ancora nelle mani del governo precedente, in gran parte perché nessun paese ha riconosciuto ufficialmente la leadership talebana.
Haiti
Migliaia di persone, nell’Haiti dilaniata dalla crisi, sono scese nelle strade della capitale Port-au-Prince manifestando contro la decisione del governo di cercare assistenza militare straniera per reprimere la violenza legata alle bande, con la polizia che ha usato gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Questi, lunedì scorso, hanno gridato contro «l’occupazione straniera» e hanno chiesto le dimissioni del primo ministro, Ariel Henry, che venerdì ha chiesto ai partner internazionali «l’immediato dispiegamento di una forza armata specializzata, in quantità sufficiente per fermare le azioni criminali di bande in tutto il paese».
Guatemala
Nel suo passaggio in America centrale, l’uragano Julia, che ha perso gran parte della sua forza giungendo domenica sul Nicaragua, ha causato gravissimi danni, allagamenti, frane e complessivamente almeno trentuno morti. I governi di Guatemala, El Salvador e Honduras hanno dichiarato l’emergenza nazionale e mobilitato migliaia di persone per soccorrere le popolazioni più colpite. Il fenomeno meteorologico, ormai degradatosi a tempesta tropicale, continua comunque a essere accompagnato da piogge battenti mentre si sposta verso il Messico.
Perù
Ieri il procuratore generale del Perù ha presentato una denuncia costituzionale contro il presidente Pedro Castillo. Castillo sta già affrontando cinque indagini penali per presunta corruzione.
https://twitter.com/FiscaliaPeru/status/1579963048542240770
Brasile
La Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile “disapprova” e “condanna” lo «sfruttamento della fede e della religione» nell’ambito della campagna elettorale per il ballottaggio nelle elezioni presidenziali del 30 ottobre, che vede in gara il presidente di destra Jair Bolsonaro (Pl) contro il leader di sinistra Luiz Inacio Lula da Silva (Pt). Sia Lula che Bolsonaro sono alla ricerca di sostenitori nel bacino del voto dei credenti.
India
Vagdaon, villaggio indiano nello Stato del Maharasthra, si è autoproclamato “tv e internet-free” per almeno un’ora e mezza al giorno. La decisione è stata presa dal Consiglio del villaggio, che ha dichiarato televisioni e smartphone strumenti che creano dipendenza. L’inizio del “black-out” temporaneo scatta tutte le sere alle sette e «viene annunciato con una sirena», ha dichiarato a Bbc Vijay Mohite, presidente del consiglio della piccola comunità che conta poco più di tremila persone, in gran parte contadini
Altaf Ahmad Shah, importante leader pro-libertà del Kashmir amministrato dall’India, è morto mentre combatteva contro un cancro ai reni: lo ha riferito la sua famiglia. Shah, 66 anni, è stato detenuto negli ultimi cinque anni nella prigione di massima sicurezza di Tihar, nella capitale indiana Nuova Delhi. È morto martedì mattina mentre era in cura presso una scuola medica statale della città. La sua famiglia, in passato, aveva presentato diversi appelli per il rilascio su cauzione o l’accesso a migliori cure mediche per Shah, che soffriva anche di ipertensione e diabete da anni, ponendolo fra le categorie ad alto rischio durante la pandemia di coronavirus in India.
Bangladesh
Migliaia di attivisti di partito, in Bangladesh, sono stati colpiti con “false” accuse di violenza in una diffusa repressione da parte delle autorità: lo ha affermato l’opposizione, mentre Human Rights Watch ha espresso preoccupazione. Gli oppositori del primo ministro Sheikh Hasina − il cui governo dovrà affrontare le elezioni generali l’anno prossimo ed è accusato di violazioni dei diritti − hanno organizzato proteste in tutto il paese, negli ultimi mesi, per le interruzioni di corrente. Chiedono inoltre che le elezioni si svolgano sotto un governo neutrale e provvisorio. Alcune delle manifestazioni sono state segnate dalla violenza. Sairul Kabir Khan, portavoce del Partito nazionalista del Bangladesh (BNP), di opposizione, ha affermato che dal 22 agosto la polizia ha accusato almeno 4.081 sostenitori e leader del partito con quelle che ha definito accuse inventate o “false” relative alla violenza. Anche altri ventimila sostenitori non identificati del BNP sono stati accusati, ha aggiunto, tattica che secondo gli attivisti per i diritti dà alla polizia il potere di molestare qualsiasi sostenitore dell’opposizione che potrebbe o meno aver partecipato a una manifestazione. Cinque attivisti sono stati uccisi e più di duemila feriti durante le proteste, ha detto Khan all’agenzia di stampa AFP.
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