13 ottobre 2022 – Notiziario

Scritto da in data Ottobre 13, 2022

Ascolta il podcast

  • Inchiesta di BBC rivela che Tiktok guadagna dai live streaming delle famiglie dei rifugiati siriani, in Turchia, che chiedono aiuto finanziario.
  • Iran: non si placano le proteste, centoventi persone incriminate.
  • Arabia Saudita: l’investigatore accusato dell’insabbiamento dell’omicidio Khashoggi nominato capo del tribunale del terrore.
  • Le farmacie finlandesi esauriscono le pillole di iodio, mentre aumenta il timore sul nucleare russo.
  • Con una risoluzione, l’Onu condanna l’annessione di zone dell’Ucraina alla Russia.
  • WWF: la fauna selvatica diminuita del 70% dal 1970.

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli.

Iran

Più di centoventi persone sono state incriminate in Iran: lo ha dichiarato l’Autorità giudiziaria, sullo sfondo delle proteste scatenate in tutto il paese dalla morte di Mahsa Amini dopo il suo arresto da parte della polizia morale. L’autorità ha annunciato «l’incriminazione di sessanta persone» a Teheran e di altre sessantacinque nella provincia meridionale di Hormozgan, arrestate durante “recenti disordini”, ha dichiarato Mizan Online, il sito web della magistratura iraniana.

Le proteste hanno attraversato ieri almeno ventinove città in diciotto province. Le proteste per la morte di Mahsa Amini sono diventate una delle maggiori sfide per i governanti iraniani, dal “movimento verde” del 2009. I manifestanti includono lavoratori, studenti e donne che marciano senza il velo obbligatorio o l’hijab. Gli appelli per le proteste, iniziati ieri a mezzogiorno, hanno visto un massiccio dispiegamento di polizia antisommossa e agenti in borghese in tutta Teheran e in altre città. Testimoni hanno anche descritto interruzioni che interessano i servizi Internet mobili. Intanto la leadership iraniana parla più a sé stessa che alla gente. Il sindacato libero dei lavoratori iraniani ha pubblicato il 12 ottobre scorso una dichiarazione in cui esorta i lavoratori iraniani a espandere gli scioperi del lavoro nelle loro città e industrie, si legge sugli aggiornamenti del Critical Threats Project.

Afghanistan

Il relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani in Afghanistan, Richard Bennett, ha incontrato alti funzionari dell’Emirato Islamico a Kabul. Un portavoce del ministero degli Affari Esteri (MoFA), Abdul Qahar Balkhi, ha affermato che Bennett ha incontrato il ministro degli Esteri ad interim, Amir Khan Muttaqi. L’ufficio del secondo vice primo ministro ha dichiarato su Twitter che il mullah Abdul Salam ha discusso con Bennett di questioni tra cui la sicurezza delle minoranze etniche, l’istruzione e i diritti delle donne e dei media.

Arabia Saudita

L’Arabia Saudita ha nominato un investigatore, accusato di essere coinvolto nell’insabbiamento dell’omicidio di Jamal Khashoggi, alla massima corte del terrorismo del paese: lo ha affermato oggi un importante gruppo per i diritti umani, citando un documento del governo saudita. Il decreto, originariamente emesso il 9 giugno e ottenuto da Democracy for the Arab World Now (Dawn), nomina Awadh bin Ali bin Ayedh al-Mayshar al-Ahmari presidente del tribunale penale specializzato. In totale, nel decreto si nominano almeno dieci investigatori e pubblici ministeri per servire come giudici nel tribunale, mossa che secondo Dawn non ha precedenti nel regno. Secondo il gruppo per i diritti umani, Ahmari è stato coinvolto nell’insabbiamento dell’omicidio di Khashoggi, residente negli Stati Uniti e editorialista di The Washington Post e Middle East Eye. Nel 2018, con il procuratore generale saudita Saud al-Mojeb, è stato al consolato saudita di Istanbul, dove è stato ucciso Khashoggi, per indagare sulla questione. Un rapporto del 2019 del relatore speciale delle Nazioni Unite sulle uccisioni extragiudiziali ha affermato che la delegazione saudita, arrivata sulla scena dell’omicidio, ha contribuito a ripulirne le prove  e ha impedito alle stesse autorità turche di accedere alla scena del crimine.

Siria

Un’indagine di BBC ha rivelato che la popolare app di social media TikTok sta traendo profitto dalla difficile situazione dei rifugiati siriani nei campi profughi turchi, ricevendo fino al 70% delle donazioni. Secondo l’inchiesta, i bambini siriani chiedono “regali digitali” in live streaming organizzati da intermediari in stretto contatto con agenzie in Cina e Medio Oriente affiliate al colosso dei social media. Gli intermediari forniscono alle famiglie telefoni, attrezzature e Internet per trasmettere in diretta. Alcuni stream guadagnano fino a mille dollari l’ora, ma le persone bisognose ricevono meno del 30% dei proventi. Sebbene i regali siano virtuali, è possibile prelevare denaro dall’app, nonché donazioni dirette per i creatori di contenuti. BBC ha seguito trenta account trasmessi in diretta dai campi e raccolto dati sul numero di donazioni, con alcuni che hanno ricevuto regali digitali per un valore fino a mille dollari all’ora. Tuttavia, TikTok non rivela quanti soldi tiene per sé. Inoltre, il canale britannico ha creato un proprio account tramite un giornalista siriano che ha contattato una delle agenzie per creare account di live streaming. BBC ha quindi inviato regali digitali per un valore di centosei dollari ma, alla fine dello streaming, il proprietario dell’account ha ricevuto solo tredici dollari, mentre il resto è andato direttamente a TikTok. Inoltre, quando il denaro viene prelevato, una commissione del 10% viene detratta dai trentatré dollari, mentre un altro 35% va agli intermediari.
A seguito dell’indagine, TikTok ha affermato che avrebbe preso provvedimenti contro lo «sfruttamento dell’accattonaggio» e che questo tipo di contenuto non è nemmeno consentito sulla piattaforma. Ci sono circa 3,6 milioni di rifugiati siriani che vivono in Turchia, molti dei quali in condizioni estreme.

Israele e Palestina

Un manifestante palestinese è stato ucciso in scontri con l’esercito israeliano a Beit Fajjar, tra Betlemme ed Hebron, in Cisgiordania. Lo hanno riferito fonti mediche, citate dalla agenzia Maan, secondo cui si tratta di Osama Mahmoud Al-Adawi (17 anni).

Ebola

I ministri della Sanità di nove paesi africani hanno concordato mercoledì una serie di misure da attuare congiuntamente nel tentativo di fermare la diffusione transfrontaliera della mortale malattia di ebola, dopo l’epidemia in Uganda. I ministri e altri funzionari del governo del Burundi, della Repubblica Democratica del Congo, del Kenya, della Liberia, del Ruanda, della Sierra Leone, del Sud Sudan, della Tanzania e dell’Uganda hanno approvato le misure chiave in una riunione di emergenza ad alto livello tenutasi nella capitale dell’Uganda, Kampala. Le misure includono la sorveglianza della malattia, il tracciamento e il monitoraggio dei contatti, la notifica tempestiva di allerta, la condivisione delle informazioni e la formazione congiunta dei soccorritori, nonché lo svolgimento di esercizi di simulazione per migliorare la preparazione e la risposta, si afferma in una dichiarazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Etiopia

Mercoledì gli Stati Uniti e le altre potenze occidentali hanno esortato il governo etiope e i ribelli del Tigray  ad avviare colloqui di pace guidati dall’Unione Africana, avvertendo dei rischi umanitari se il rinnovato conflitto persiste. In una dichiarazione congiunta Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia, Danimarca, Germania e Paesi Bassi hanno affermato di essere «profondamente preoccupati» per la rottura della tregua di cinque mesi alla fine di agosto.

Bosnia

La Commissione UE raccomanda al Consiglio europeo di concedere lo status di “paese candidato all’adesione” alla Bosnia-Erzegovina. Sarajevo dovrà comunque soddisfare una serie di condizioni per poter passare alla fase successiva, che prevede l’apertura dei negoziati di adesione all’UE.

Francia

Il comune di Parigi, tra i più densi e popolosi d’Europa, chiederà lo spegnimento delle insegne pubblicitarie luminose in strada dalle 23:45 alle 6 del mattino, a partire dal primo dicembre. La decisione rientra nel quadro delle misure cosiddette di “sobrietà energetica” invocate dalle autorità francesi.

Finlandia

Molte farmacie finlandesi hanno esaurito le pastiglie di iodio mercoledì, il giorno dopo che il ministero della Salute del paese nordico aveva raccomandato alle famiglie di acquistare una singola dose in caso di emergenza da radiazioni, tra i crescenti timori di un evento nucleare a causa della guerra della Russia in Ucraina. «Un incidente in una centrale nucleare potrebbe rilasciare iodio radioattivo nell’ambiente, che potrebbe accumularsi nella ghiandola tiroidea», ha affermato martedì il ministero finlandese degli Affari sociali e della salute. Il ministero ha affermato che la raccomandazione è limitata a persone di età compresa tra 3 e 40 anni, a causa dei potenziali rischi che l’esposizione alle radiazioni pone a quella fascia di età. Il ministero non ha menzionato la guerra della Russia in Ucraina e non ha rivelato dove potrebbero verificarsi tali incidenti nucleari. Ha solo affermato di aver rivisto le linee guida sull’uso delle compresse di iodio per soddisfare le ultime raccomandazioni sullo iodio stabilite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Russia – Ucraina

La Russia ha colpito circa il 30% delle infrastrutture energetiche ucraine nei suoi attacchi missilistici di lunedì e martedì: lo ha dichiarato alla Galileus Web il ministro dell’Energia ucraino, Herman Halushchenko, in un’intervista.

Secondo Tass, nell’attentato di sabato scorso al ponte di Crimea sono stati usati 22.770 kg di esplosivo: lo ha reso noto l’intelligence russa (Fsb), spiegando che l’esplosivo era stato caricato su ventidue pallet (da trasporto) ed era avvolto in rotoli di polietilene da costruzione.

«Vogliamo tenere la porta della diplomazia aperta». Lo ha affermato Ibrahim Kalin, portavoce del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, come riporta Sabah commentando il conflitto tra Russia e Ucraina.

Il Cremlino ha subito un duro colpo diplomatico all’indomani del voto dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che a stragrande maggioranza ha denunciato il «tentativo di annessione illegale» da parte della Russia di quattro regioni occupate in Ucraina. L’Assemblea Generale dell’Onu ha adottato una risoluzione che condanna i «cosiddetti referendum illegali» e la «tentata annessione illegale» da parte della Russia di quattro province dell’Ucraina, non valida ai sensi del diritto internazionale. I paesi che hanno votato a favore sono centoquarantatré, cinque contrari e trentacinque astenuti. I paesi che hanno votato contro la risoluzione dell’Assemblea Generale Onu sono invece, oltre a Mosca, Bielorussia, Siria, Nicaragua, Corea del Nord. Tra gli astenuti India e Cina.

Perù

Il 13 ottobre 1972, un aereo che trasportava una squadra di rugby uruguaiana amatoriale, insieme a parenti e sostenitori, per una partita in trasferta in Cile si schiantò sulle Ande con quarantacinque persone a bordo. Sedici giovani riuscirono a sopravvivere per settantadue giorni, a temperature sotto lo zero e con pochissimo cibo, prima che due di loro trovassero aiuto dopo un trekking di dieci giorni attraverso le montagne, nella neve alta fino alla cintola. Cinquanta anni dopo, i sopravvissuti di quello che venne chiamato “il miracolo delle Ande”, sono ancora insieme ad assaporare la vita.

Myanmar

La vincitrice del premio Nobel del Myanmar e leader deposta, Aung San Suu Kyi è stata condannata ad altri tre anni di carcere da un tribunale della nazione governata dai militari, portando la sua pena detentiva combinata a ventisei anni. Accusata di aver accettato tangenti, mercoledì un tribunale ha ritenuto la settantasettenne colpevole di altri due capi di imputazione per corruzione e l’ha condannata a tre anni di carcere per ogni conteggio. Tuttavia, il tribunale ha stabilito che le condanne sarebbero state eseguite contemporaneamente, il che significa che sono stati aggiunti tre anni alla sua già pesante pena detentiva che ora è di ventisei anni. Aung San Suu Kyi ha definito assurde le accuse contro di lei e ha negato qualsiasi illecito.

Indonesia

Un filmato grafico degli attentati di Bali, riprodotto durante una cerimonia che segnava il suo ventesimo anniversario, ha sconvolto i sopravvissuti e i parenti delle vittime. In centinaia si erano radunati sull’isola indonesiana nella tarda serata di mercoledì per ricordare le duecentodue persone uccise negli attacchi. Il parente di una vittima ha detto di essersi sentito “male” quando il filmato è andato in onda. Non è chiaro chi abbia realizzato il video documentario. Il governo australiano si è detto “profondamente deluso” e solleverà formalmente le sue preoccupazioni con l’Indonesia.
Persone provenienti da ventuno paesi − inclusi ottantotto australiani − sono morte negli attentati in due famosi locali notturni di Kuta, il 12 ottobre 2002. Un altro ordigno fu esploso fuori dal consolato degli Stati Uniti, ma senza causare danni.
Un gruppo locale legato ad al-Qaida fu accusato di quello che è l’attacco terroristico più mortale dell’Indonesia. Un film di dieci minuti in stile documentario è stato proiettato mercoledì alle 23:05 ora locale, segnando il momento in cui è esplosa la prima bomba. Comprende filmati di persone stordite e ferite in fuga nelle fiamme. C’era anche l’audio di persone che urlavano e una clip degli attacchi terroristici dell’11 settembre a New York, ha riferito The Sydney Morning Herald. L’australiano Jeff Marshall, il cui padre Bob Marshall è morto nel Sari Club di Kuta, si è detto sbalordito dalla decisione di mostrare una tale “carneficina”. «[Ci] ha semplicemente squarciato tutti i nostri cuori, vedendo tutto di nuovo», ha dichiarato ad Australian Broadcasting Corporation.
I partecipanti affermano che il video include anche filmati di coloro che sono dietro l’attacco, tra cui il fabbricante di bombe condannato Umar Patek, attualmente considerato per il rilascio anticipato sulla parola. «Ci aspettavamo un minuto di silenzio, una volta arrivati ​​alle 23:05», ha detto Jan Laczynski alla stazione radio di Sydney, 2GB. «[Invece] hanno fatto sfilare tutti gli attentatori di Bali. Sullo schermo c’erano le vere sequenze delle bombe».

Corea del Nord

 La Corea del Nord ha lanciato missili da crociera strategici a lungo raggio.

Taiwan

I visitatori non sono più tenuti a mettersi in quarantena all’ingresso nel paese o a eseguire test PCR. Invece, dovranno monitorare la propria salute per una settimana dopo l’arrivo e ottenere un risultato negativo su un test rapido dell’antigene il giorno in cui arrivano.

Cina

Il settimo plenum del XIX Comitato centrale del Partito comunista cinese ha chiuso ieri la sua sessione plenaria di quattro giorni, durante i quali sono stati discussi e approvati il rapporto di lavoro illustrato dal presidente Xi Jinping e commissionato dal Politburo, una relazione sull’attività svolta dalla Commissione centrale per l’ispezione disciplinare − la potente e temuta Anticorruzione − e un emendamento da apportare alla Costituzione del Pcc. I tre documenti, secondo una nota diffusa dai media ufficiali, saranno presentati al XX Congresso nazionale del partito che si aprirà domenica 16 ottobre, al fine di procedere alla loro “revisione e deliberazione” da parte dei 2.269 delegati.

Fauna selvatica

Le popolazioni di fauna selvatica del mondo sono diminuite di oltre due terzi dal 1970, dato che le foreste sono state disboscate e gli oceani inquinati, secondo una valutazione pubblicata oggi. Questo «grave calo… ci dice che la natura si sta sfaldando e il mondo naturale si sta svuotando», ha affermato Andrew Terry, direttore della conservazione e delle politiche presso la Zoological Society of London (ZSL). Il rapporto del World Wildlife Fund (WWF), che ha utilizzato i dati del 2018 dello ZSL sullo stato di trentaduemila popolazioni di fauna selvatica, che coprono più di cinquemila specie, ha rilevato che le dimensioni della popolazione sono diminuite in media del 69%.
La deforestazione, lo sfruttamento umano, l’inquinamento e il cambiamento climatico sono stati i maggiori fattori di perdita. Le popolazioni di animali selvatici in America Latina e nei Caraibi sono state particolarmente colpite, registrando un calo del 94% in soli cinque decenni. Una popolazione di delfini di fiume rosa nell’Amazzonia brasiliana è crollata del 65% tra il 1994 e il 2016, afferma il rapporto. Le dimensioni della popolazione della fauna selvatica continuano a diminuire a un tasso di circa il 2,5% all’anno, ha affermato Terry.
Tuttavia, il rapporto ha offerto alcuni barlumi di speranza. Mentre la popolazione di gorilla di pianura orientale nel Parco Nazionale Kahuzi-Biega della Repubblica Democratica del Congo è diminuita dell’80% tra il 1994 e il 2019 a causa della caccia alla carne di animali selvatici, la popolazione di gorilla di montagna vicino al Parco Nazionale di Virunga è aumentata da circa quattrocento individui nel 2010 a oltre seicento nel 2018. A dicembre, i delegati di tutto il mondo si riuniranno a Montreal per elaborare una nuova strategia globale per proteggere le piante e gli animali del mondo. È probabile che una delle maggiori richieste sia un aumento dei finanziamenti per gli sforzi di conservazione globale.

Ti potrebbe interessare anche:

Ingoiare un robot

E se credi in un giornalismo indipendente, serio e che racconta il mondo recandosi sul posto, puoi darci una mano cliccando su Sostienici


[There are no radio stations in the database]