15 febbraio 2022 – Notiziario in genere
Scritto da Alice Corte in data Febbraio 15, 2022
Messico: donne sudamericane migranti intrappolate nel paese, senza poter raggiungere gli USA né tornare a casa. Spagna: sette detenuti per sfruttamento sessuale e lavorativo a Mursia. Polonia: ogni anno le donne polacche lasciano la Polonia per abortire in altri paesi.
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Messico
Mariana, intervistata dall’Instituto para las Mujeres en la Migracion (Imumi), è una delle tante donne che, dopo aver lasciato il paese di appartenenza, nel suo caso l’Honduras, è intrappolata in Messico senza poter raggiungere gli Stati Uniti. Fuggita da una casa in cui il marito la picchiava, è stata respinta alla frontiera con gli Stati Uniti, e a Monterrey, dove viveva in strada, è stata anche stuprata. Per effetto delle politiche migratorie volute dall’ex presidente Usa Donald Trump, il numero di domande di asilo è incrementato notevolmente e molte delle persone che chiedono di passare il confine (circa il 41%) sono donne: per un quarto si tratta di ragazze, ragazzi o bambini. Molte sono vittime di violenza, come Mariana, ed è proprio il problema da cui spesso scappano. Il documento di Imumi e WRC, che tratta proprio il problema della migrazione delle donne verso gli Stati Uniti, riporta come molte di loro vivano in strada e abbiano difficoltà a raggiungere servizi essenziali. Il 2021, peraltro, è stato l’anno in cui si è raggiunto il numero più alto di detenzioni per migrazione in terra messicana, raggiungendo l’80% delle detenzioni totali.
Spagna
Tre donne e quattro uomini sono stati arrestati a Mursia, grazie a un sistema di denuncia anonima, per aver adescato, drogato e costretto alla prostituzione donne sudamericane. Alle persone coinvolte veniva attribuito un debito in virtù del biglietto aereo pagato per raggiungere la Spagna per poi essere costrette a prestazioni sessuali per sdebitarsi, mentre in patria le famiglie di origine ricevevano minacce. L’organizzazione era ben oliata e prevedeva una fitta rete di collaboratori.
Polonia
Ciocia Czesia, collettivo il cui nome significa “zia ceca”, è un gruppo di donne che aiuta le donne polacche che vogliano raggiungere la Repubblica Ceca per abortire, nell’ultimo anno ben 700. Infatti, da quando le donne hanno manifestato in difesa del loro diritto ad abortire dopo la stretta voluta dal governo e imposta per sentenza, lo scorso anno, le condizioni di chi voglia interrompere la gravidanza sono peggiorate. Ci sono anche altri collettivi che aiutano le donne a raggiungere altri paesi, tra questi l’Austria. Nella Repubblica Ceca un aborto durante le prime settimane costa 500 euro, 1.200 se più avanti e a volte è anche più semplice garantirsi l’IVG in paesi più lontani ma più liberali, come Germania o Paesi Bassi. Nonostante una maggior facilità di abortire all’estero, ciò può comportare conseguenze, come la denuncia dei mariti a posteriori o le minacce prima del viaggio da parte dei propri compagni. Un’altra opzione, più semplice, rimane quella delle pillole abortive, disponibili grazie a numerose associazioni ma efficaci solo durante le prime settimane di gravidanza.
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