15 giugno 2021 – Notiziario in genere

Scritto da in data Giugno 15, 2021

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Israele, nel nuovo governo 9 donne su 27 ministri: ecco chi sono. Uganda: il presidente nomina due donne come vice e premier. Inghilterra: il poliziotto ammette in aula di aver rapito, stuprato e causato la morte di Sarah Everard a Londra. G7 in Cornovaglia, ecco le raccomandazioni per l’equità di genere. Spagna sotto shock per diversi femminicidi e altri episodi di violenza estrema contro donne e minori. Unhcr: appello per la comunità lgbtqi+.

Israele

Wikipedia | Ayelet Shaked, ministra dell’Interno

Sono 9 su 27 le donne che compongono il nuovo esecutivo israeliano di Naftali Bennett: il 36° del paese, il primo senza Benjamin Netanyahu dopo ben 12 anni. Bennett resterà alla guida dell’esecutivo fino al 27 agosto del 2023 per poi lasciare il posto al centrista Yair Lapid.

Ecco chi sono le donne del nuovo governo:

  • Ayelet Shaked, ministra dell’Interno e già ministra della Giustizia. «È una degli esponenti più in vista del partito La Casa Ebraica – sionista nazionalista e molto di destra – nonostante non sia religiosa», scriveva di lei qualche anno fa ilPost. «È contraria a qualsiasi evacuazione delle contestatissime colonie israeliane in Cisgiordania, nonostante non viva in un insediamento e sia nata e cresciuta a Tel Aviv, la città più liberale di Israele. Shaked ha posizioni molto di destra praticamente su tutto: considera sia il progetto di creazione di uno stato palestinese sia gli Accordi di Oslo, quelli firmati tra governo israeliano e Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP) nel 1993, una catastrofe nazionale per Israele. Ritiene che tribunali, media e mondo accademico israeliano siano tutti di sinistra».
  • Merav Michaeli, ministra dei Trasporti. Politica, giornalista, conduttrice tv e radiofonica, femminista e attivista, è la leader del Partito laburista israeliano. «La 54enne deputata ed ex giornalista è molto anti Netanyahu, veste solo di nero e non si è sposata per protesta contro l’istituzione del matrimonio», scrive Linkiesta. La sua sfida: quella di «mettere in sesto il glorioso partito che fu di Rabin».
  • Yifat Shasha-Biton è un’ex educatrice ed è l’attuale ministra dell’Istruzione. Eletta alla ventiquattresima Knesset per Nuova Speranza, è stata ministra dell’Edilizia e dell’edilizia abitativa dal 2019 al 2020.
  • Orna Barbivai è una maggiore generale in pensione delle forze di difesa israeliane ed ex capo della sua direzione del personale. È stata la prima donna a essere nominata maggiore generale (Aluf), il secondo grado più alto delle forze di difesa israeliane, ricorda anche Wikipedia. È ministra dell’Economia del nuovo governo e viene da Blu e Bianco, il partito di Benny Gantz.
  • Karine Elharrar è un’avvocata ed è stata eletta alla Knesset per Yesh Atid. Ha la distrofia muscolare e usa una sedia a rotelle. Tra il 2008 e il 2013, ricorda Wikipedia, ha diretto la clinica legale presso l’Università Bar-Ilan e si è specializzata nei diritti dei sopravvissuti all’Olocausto, delle persone con disabilità e dei pensionati.
  • Meirav Cohen è stata eletta alla Knesset per Yesh Atid. Già parlamentare di Blu e Bianco dal 2019 al 2021, è stata ministra per l’Uguaglianza sociale da maggio 2020 a gennaio 2021 per poi riprendere ora l’incarico con il nuovo esecutivo.
  • Pnina Tamano-Shata, avvocata, attivista ed ex giornalista, è la ministra per − questo il nome − l’assorbimento degli immigrati. È alla Knesset con l’alleanza Blu e Bianco ed è stata la prima donna di origine etiope a ricoprire un seggio nel parlamento israeliano. La sua famiglia, si legge su Wikipedia, è immigrata in Israele quando lei aveva tre anni, durante l’evacuazione degli ebrei etiopi dal Sudan soprannominata Operazione Mosè. «Lei, i suoi cinque fratelli e suo padre erano tra i quasi 7.000 ebrei etiopi trasportati in aereo fuori dal paese dal Mossad in Israele tra il novembre 1984 e il gennaio 1985». La madre li ha raggiunti svariati anni dopo.
  • Orit Farkash-Hacohen, avvocata, è attualmente ministra della Scienza, della tecnologia e dello spazio e componente della Knesset per Blue and White. In precedenza è stata ministra degli Affari strategici, del Turismo e presidente dell’Autorità per l’energia elettrica.
  • Tamar Zandberg, ministra dell’Ambiente, è la leader del Meretz, il partito della sinistra laica e pacifista che è riuscito, nonostante tutto, a conquistare cinque seggi dentro la Knesset.

Uganda

Wikipedia | Jessica Alupo, Uganda

Nuovo gabinetto anche in Uganda, nominato dal presidente  Yoweri Museveni (rieletto a gennaio), con più di 10 componenti donne. Il gabinetto è composto da 31 ministri e ministre e 50 deputati e deputate. Non solo: la nuova vicepresidente, la seconda donna nella storia del paese a ricoprire questo ruolo, è la maggiore dell’esercito in pensione ed ex ministra dell’Istruzione Jessica Alupo. Nuova premier è invece Robinah Nabbanja, funzionaria del partito al governo ed ex vice ministra della Salute, oggi anche leader degli affari del governo in Parlamento. L’avvocata e già speaker del parlamento (è stata la prima donna a ricoprire tale carica) Rebecca Kadaga è ora la prima vice premier donna e sarà anche responsabile del ministero della Comunità dell’Africa orientale.

Gran Bretagna

Il femminicidio di Sarah

Flickr/Tim Dennell | Veglia per Sarah Everard a Sheffield

Il poliziotto Wayne Couzens, ex agente di Scotland Yard addetto al servizio di vigilanza di ambasciate e palazzi del potere a Londra, accusato di aver rapito, stuprato e causato la morte di Sarah Everard si è dichiarato colpevole. Lo ha fatto nei giorni scorsi in un’udienza preliminare davanti alla corte londinese di Old Bailey: ha però respinto l’imputazione di omicidio volontario. La 33enne Sarah Everard è morta a inizio marzo. Era stata − ha raccontato Couzens, che aveva già confessato agli investigatori al momento dell’arresto − rapita mentre alle 9 di sera tornava a casa in un quartiere residenziale di Londra. Couzens aveva poi abusato di lei fino a causarne la morte, e ne aveva poi abbandonato il corpo in un terreno isolato del Kent. Il caso di Sarah Everard aveva provocato nel Regno Unito una sollevazione popolare − anche a causa del fatto che si trattasse dell’ennesimo femminicidio nel paese − con manifestazioni di piazza in cui alcune centinaia di donne hanno invocato il diritto alla libertà di muoversi e a strade più sicure. «Il caso ha funzionato come detonatore per una pioggia di racconti e testimonianze sui social media di esperienze di molestie e violenze vissute dalle donne nello spazio pubblico, quando si trovano ad attraversare le strade delle città che abitano», racconta Claudia Torrisi su Valigia Blu

L’equità di genere al G7

Flickr/Epic Top 10 | Gender Equality

Al G7 che si è tenuto in Cornovaglia sono state presentate le raccomandazioni per raggiungere quell’equità di genere che è elemento ritenuto cruciale nello sviluppo mondiale. E il punto di partenza è mettere le donne al centro delle strategie per la ripresa post-pandemia da Coronavirus. Il governo britannico, nell’ambito della sua presidenza del G7, ha voluto il Gender Equality Advisory Council (Geac), guidato da Sarah Sands, che ha partecipato in videoconferenza al summit per presentare ai leader dei Sette Grandi le linee guida pubblicate. Il Consiglio chiede garanzia di accesso all’istruzione per le ragazze, un percorso per posti di lavoro ”green”, inclusione digitale, nonché reale rappresentanza delle donne e lotta alla violenza sessuale e all’abuso online. «Le donne e le ragazze hanno uno straordinario potenziale. Chiediamo al G7 di liberare quel potenziale», spiega Sands.

Spagna

Flickr/Socialistas Vascos | Carmen Calvo

Una situazione di “allerta” per la violenza di genere. È questa la definizione usata dal governo spagnolo per il susseguirsi di casi di femminicidio ma anche di violenze su donne e minori che ha creato un’ondata di orrore e shock in Spagna. Tutti episodi in cui i sospettati sono sempre uomini legati alle vittime da relazioni di tipo affettivo. Nei giorni scorsi è stato ritrovato in mare il corpo di una bimba di 6 anni, Olivia, una delle due sorelline portate via dal padre a Tenerife un mese e mezzo fa e delle quali non si avevano notizie da allora. «Ha commesso l’atto più mostruoso di tutti: uccidere le proprie figlie innocenti. Mi fa male l’anima non aver potuto salvarle», dice Beatriz Zimmermann, la mamma delle due sorelline. Si cerca ancora il corpo dell’altra bimba, Anna, di un anno, mentre un giudice ha peraltro emesso un ordine internazionale per l’arresto di Tomás Gimeno, il padre delle due bambine. E poi c’è l’altro agghiacciante caso delle ultime settimane, quello della confessione di un giovane che ha detto di aver ucciso la sua ex fidanzata di 17 anni (i due avevano un bimbo di 4 mesi) e fatto a pezzi il suo corpo vicino a Siviglia. «Stiamo vivendo delle settimane assolutamente nere», commenta la vicepremier Carmen Calvo. Il ministero delle Pari Opportunità è al lavoro per iniziative di sensibilizzazione sulla “violenza per sostituzione”, ovvero quel tipo di violenza per cui l’uomo violento non uccide la donna, ma la condanna all’atroce dolore di togliere la vita ai suoi figli o alle sue figlie, come sarebbe accaduto a Tenerife. Di casi simili ne abbiamo avuti anche in Italia. «Tutta la Spagna è sotto shock. Tutto il nostro sostegno è per le famiglie (delle vittime), il cui dolore è assolutamente insopportabile e inimmaginabile», dice il presidente del governo spagnolo Pedro Sánchez. «La violenza per sostituzione è violenza di genere, doppiamente crudele e inumana».

L’appello dell’Unhcr

Flickr/Australian Human Rights Commission | Gillian Triggs

Appello dell’Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati, affinché le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersessuali e queer vengano più protette dall’intera collettività internazionale. Le persone Lgbtqi+ affrontano infatti in tutto il mondo violenze e discriminazioni da parte dei loro governi, delle loro comunità e delle loro stesse famiglie. E spesso possono essere costrette a fuggire da violenza o persecuzione, cercando sicurezza all’interno dei propri paesi o oltre confine. «Spero che questa tavola rotonda stimoli la comunità internazionale a cercare una protezione più autentica per le persone LGBTIQ+ in fuga», ha detto Gillian Triggs, Assistente Alto Commissario dell’Unhcr per la protezione. La conferenza è in corso e durerà fino al 29 giugno, convocata da Filippo Grandi, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, e co-ospitata da Gillian Triggs e Victor Madrigal-Borloz, esperto indipendente delle Nazioni Unite sulla protezione contro la violenza e la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere. Si tratta del primo appuntamento sponsorizzato dalle Nazioni Unite su questo tema dal 2010.

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