16 marzo 2021 – Notiziario in genere

Scritto da in data Marzo 16, 2021

Australia: in nero e in marcia per la giustizia. India: nuova censura per una serie Netflix. E ancora: lo stato indiano dell’Assam chiude le madrase pubbliche. Pakistan: minacce di morte agli organizzatori della giornata della donna. Israele: accuse di violenza sessuale al presidente dei volontari di Zaka.

Ascolta il podcast

Australia

Twitter / Womens March INFOAus. #March4Justice | Australia

L’hashtag è #March4Justice e in queste ore ha accompagnato la mobilitazione delle donne in Australia contro abusi, violenze e disuguaglianze di genere. In 40 città di tutto il paese sono scese in piazza e per strada decine di migliaia di donne. La scintilla che ha acceso le manifestazioni sembra risiedere nelle accuse di stupro che negli ultimi tempi hanno letteralmente travolto il governo conservatore australiano. Ma parte certamente da lontano. A febbraio una ex dipendente del governo, Brittany Higgins, ha testimoniato in pubblico di essere stata stuprata nel 2019 da un collega nell’ufficio di un ministro. A inizio marzo il procuratore generale Christian Porter ha rispedito al mittente l’accusa di aver violentato nel 1988 − erano entrambi studenti − una ragazza di 16 anni e ha fatto partire una denuncia per diffamazione all’emittente pubblica ABC che per prima ha pubblicato le accuse − anche se senza menzionare direttamente Porter. I suoi avvocati fanno sapere che Porter era «facilmente identificabile» nei lavori giornalistici che davano conto delle accuse, tanto che da allora è diventato il destinatario di un vero e proprio − dicono − «processo mediatico».

A Canberra in questi giorni ha avuto luogo la più grande e più affollata manifestazione di #March4Justice. Una marcia di donne vestite nella stragrande maggioranza dei casi di nero, che si sono date appuntamento in Parlamento. “Non stai ascoltando”, “Quante vittime conosci?” e “Io le credo” i loro slogan. I cortei di Melbourne e Sydney sono arrivati a superare i 10.000 partecipanti. Proteste partecipate anche nella città natale di Porter, Perth. Mentre il governo ha predisposto un’indagine indipendente sulla cultura del lavoro in parlamento e creato nuovi servizi di supporto per il personale, Scott Morrison, il primo ministro australiano, conservatore, ha proposto alle organizzatrici della mobilitazione un incontro. Proposta respinta: anzi, è stata definita dalle manifestanti come “irrispettosa” verso chi ha subito violenza. Nel frattempo le donne del partito laburista all’opposizione nei giorni scorsi hanno creato una pagina Facebook dove vengono raccontate le presunte molestie sessuali perpetrate da parte di colleghi e politici maschi.

https://twitter.com/womensmarchaus/status/1371210542103228418

India

La serie “inappropriata”

Netflix | Bombay Begums

«Nella Mumbai di oggi cinque donne ambiziose e di diversa estrazione sociale vivono sogni, desideri e delusioni, dalle alte cariche fino ai margini della società». Questa è la descrizione, su Netflix, della serie indiana “Bombay Begums”. Una serie che ha attirato gli strali della Commissione nazionale per la protezione dei diritti dell’infanzia indiana che chiede alla piattaforma di streaming di eliminarla. La ragione? «La sua descrizione inappropriata dei bambini». Nella storia delle cinque donne di diverse generazioni dell’India contemporanea ci sono i tentativi di rompere il “tetto di cristallo” con scelte impegnative e battaglie tra ambizioni, crisi individuali, pressioni sociali in un ambiente culturale arretrato. “Bombay Begums”, accusa la commissione, indulge nel presentare come normali le esperienze di una teenager che ha rapporti sessuali liberi e fa uso di droghe. «Netflix dovrebbe prestare precauzioni speciali prima di mostrare contenuti che non rispettano i minori».

Lo stato dell’Assam chiude le madrase pubbliche

Flickr/Global Partnership for Education | Hyberadab, India

Ad aprile le scuole pubbliche dello stato indiano dell’Assam che offrono educazione coranica cesseranno di esistere. A dicembre il governo dello stato, guidato dal partito nazionalista indù Bjp, ha annunciato la chiusura di tutte le 700 madrase fino a questo momento finanziate, e la loro trasformazione in scuole normali, con l’eliminazione di ogni tipo di insegnamento del Corano. A frequentare queste scuole sono 100.000 tra studenti e studentesse, e metà sono ragazze. Proprio su di loro la decisione potrebbe avere effetti devastanti perché le famiglie, che non apprezzano l’istruzione basata su materie normali, impediranno a quel punto alle giovani di andare a scuola. Nello stato dell’Assam il tasso di istruzione femminile tra le giovani musulmane è già ai minimi livelli: in gran parte provengono da famiglie povere e si classificano ai livelli più bassi degli indici globali di sviluppo umano.

Pakistan

Wikimedia Commons | Pakistan

Minacce di morte a chi ha organizzato manifestazioni per la Giornata Internazionale della donna

In Pakistan gli organizzatori e le organizzatrici delle manifestazioni in occasione della Giornata Internazionale della donna hanno ricevuto minacce di morte dopo una «vergognosa campagna» organizzata per screditarli, nella quale sono state fatte circolare online anche fotografie ritoccate degli eventi. Alle diverse manifestazioni, che hanno avuto luogo in tutto il paese a sostegno dei diritti delle donne, hanno preso parte migliaia di persone. Ma nelle ore successive sono diventate virali − e trasmesse anche in tv − immagini false degli eventi. In un video, per esempio, è stato manomesso l’audio, così da far sembrare che nelle manifestazioni si stessero cantando slogan blasfemi contro Maometto − la blasfemia nel paese è un reato punibile con la pena di morte. «È il modo che hanno i conservatori di volerci obbligare a fare un passo indietro, con il fine ultimo di fare in modo che le manifestazioni non vengano più fatte», spiega Moneeza Ahmed, fra gli organizzatori del corteo di Karachi.

Israele

Flickr/UK in Israel | L’ambasciatore Matthew Gould con il presidente di Zaka, Yehuda Meshi Zahav, a sinistra, a Ramat Gan, 25 marzo 2011

Yehuda Meshi-Zehav, presidente di Zaka − un gruppo di volontari di pronto soccorso − ha rinunciato all’incarico e al prestigioso “Premio Israele” che gli era stato assegnato quest’anno, dopo che sono emerse nei suoi confronti pesanti accuse di violenza sessuale. In un’inchiesta del quotidiano Haaretz 6 persone − sia uomini che donne − lo hanno accusato di molestie sessuali, violenza e abusi ripetuti nel corso di decenni. In certi casi i fatti si sarebbero verificati quando alcune delle persone abusate erano minori. La vicenda − su cui la polizia ha aperto un’inchiesta − ha fatto scalpore in Israele dove Zaka − composto da ebrei haredim − e Meshi-Zehav − figura di spicco del mondo religioso − sono molto noti per la loro attività. Meshi-Zehav ha rigettato le accuse. Secondo le testimonianze raccolte da Haaretz, il presidente di Zaka avrebbe approfittato del suo status, del suo potere e della sua ricchezza per compiere gli atti di cui è stato accusato.

In copertina Flickr | Gerusalemme

Ti potrebbe interessare anche:

E se credete in un giornalismo indipendente, serio e che racconta recandosi sul posto, potete supportarci andando su Sostienici


[There are no radio stations in the database]