#Metoo in Iran: dai social a progetto di legge

Scritto da in data Gennaio 12, 2021

Un progetto di legge approvato dal governo iraniano potrebbe finalmente rendere la violenza sessuale un reato, grazie all’esplosione sui social media del movimento #MeToo nell’agosto 2020.

La violenza sulle donne in Iran

A oggi la violenza sulle donne è difficilmente perseguibile in Iran, per diverse ragioni. Prima di tutto, come spiegato in un articolo di Human Rights Watch, perché il sistema giudiziario iraniano criminalizza le relazioni sessuali consensuali fuori dal matrimonio, che possono essere punite con frustate. Se una vittima di violenza non viene creduta, può essere passibile di condanna. Questo accade in particolare per violenze accadute nell’ambito di relazioni preesistenti. Inoltre, la legge esclude che sia possibile lo stupro all’interno del matrimonio e non sono puniti altri tipi di violenza sessuale, come le molestie o gli abusi. A rendere più complicato il giudizio, servono quattro testimoni affinché si proceda per un’accusa di stupro, e anche il fatto che la pena sia quella capitale di fatto inibisce azioni contro persone abusanti.

Sulle difficoltà di una denuncia pubblica nei confronti di un uomo di potere, la giornalista Masih Alinejad, tra le altre, ha raccontato la tragica storia di Zhara, trovata morta dopo aver denunciato di essere stata stuprata da un uomo che avrebbe dovuto procurarle un lavoro.

https://twitter.com/AlinejadMasih/status/1297948460017164289

Il movimento #MeToo

Nonostante questo quadro decisamente complicato, sempre secondo quanto riportato da Human Rights Watch, ad agosto 2020 si è messo in moto sui social media un movimento #MeToo iraniano, dopo che un gruppo di giornaliste ha iniziato a condividere video delle proprie esperienze di molestie nelle redazioni o compiute da importanti persone intervistate. Da lì, altre donne hanno preso posizione (quasi sempre in maniera anonima) condividendo le loro esperienze di molestie e stupro, anche da parte di uomini di potere o comunque, molto noti. Questo ha portato anche ad almeno un arresto, dovuto proprio alle accuse fatte sui social media, in cui spesso le donne hanno riconosciuto di non essere state le sole ad aver subito abusi. Infine, è arrivata una dichiarazione di sostegno alle vittime della Vice Presidente per le Donne e gli Affari sociali, Masumeh Ebtekar.

La legge

Il progetto di legge, che ha passato il vaglio del governo, dovrebbe essere adottato dal Parlamento e, secondo quanto riportato da The New York Times, ci sarebbero buone speranze riguardo la sua approvazione, anche perché è stata ridotta parzialmente la portata innovativa del testo. Il progetto, di cui non è ancora pubblicamente disponibile l’intera bozza, non cita tutti gli aspetti della violenza e non include matrimoni forzati e stupri all’interno del matrimonio, né darebbe una appropriata definizione di violenza domestica. Tuttavia, per attivisti e avvocati rappresenta una base di partenza e, secondo quanto divulgato dal governo stesso, menzionerebbe «ogni atto che possa causare dolore fisico, psicologico o danno all’onore» di una donna, nonché ogni restrizione alla sua libertà e ai sui diritti sociali. Anche mandare messaggi o foto sessualmente espliciti non richiesti diverrebbe reato. Le pene previste andrebbero dai 6 mesi ai 2 anni di prigione, fino a 99 frustrate e multe. Infine, il sistema giudiziario dovrebbe sostenere le vittime di violenza tramite centri appositi e una speciale polizia femminile per proteggere le donne.

Immagine di M. Hossein Movahedinejad da WikiCommons.

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