7 ottobre 2020 – Notiziario
Scritto da Barbara Schiavulli in data Ottobre 7, 2020
Ascolta il podcast
- Mali: in mano ai jidahisti, sono stati rilasciati un politico catturato a marzo e un’operatrice umanitaria francese in ostaggio da 4 anni (in copertina).
- L’Egitto rilascia la giornalista Basma Mostafa, grazie anche alle pressioni internazionali.
- Arabia Saudita: noto economista condannato a 15 anni di carcere per non aver pubblicato un’intervista al principe ereditario.
- Iraq: aumenta il tasso di suicidi.
- Secondo un sondaggio, il 50% dei giovani arabi vorrebbe migrare.
- Kirghizistan: annullate le elezioni di domenica, caos per le strade, poi torna la calma ma resta la tensione.
- L’Armenia pronta a “concessioni reciproche” con l’Azerbaijan.
- Quasi 70 paesi esprimono sostegno alla Cina sulle questioni dei diritti umani.
Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli. Musiche di Walter Sguazzin
Inondazioni
Sono circa 6 milioni le persone colpite dalle inondazioni stagionali in Africa quest’anno, provocando 1,5 milioni di sfollati. Si tratterrebbe delle inondazioni più torrenziali del secolo. Parliamo soprattutto di Sudan, Etiopia, Sudan del Sud. In Messico, invece, almeno 6 persone sono morte, tra cui due donne e due bambini, quando la loro casa è stata sepolta da una frana nel Chapas. Quasi 4.000 persone hanno dovuto lasciare la propria casa per la tempesta tropicale Delta e le conseguenti inondazioni e frane nel sud-est del Paese durante il fine settimane. Le autorità hanno aperto 131 rifugi di emergenza. Come se non bastasse, l’uragano si sta velocemente intensificando dirigendosi verso la costa del Golfo degli Stati Uniti.
Arabia Saudita
Una delle principali piattaforme per i diritti umani ha lanciato l’allarme sulla sorte di un importante economista saudita, che sarebbe stato condannato a 15 anni di prigione dopo essersi rifiutato di pubblicare un’intervista con il potente principe ereditario del Regno. Prisoners of Conscience ha dichiarato che le autorità saudite hanno usato la sentenza su Essam Al-Zamil – che in passato aveva criticato i piani per vendere parte della compagnia petrolifera Aramco di proprietà statale dell’Arabia Saudita – per non aver promosso la sua conversazione con il principe ereditario Mohammed bin Salman sui suoi social media. «L’economista Essam Al-Zamil è stato ingiustamente condannato a 15 anni di reclusione dopo tre anni di detenzione arbitraria», ha detto la popolare piattaforma su Twitter. «Al-Zamil meritava una posizione ministeriale nel ministero dell’Economia, ma le autorità lo hanno imprigionato nel 2017. Ora hanno completato la violazione dei diritti umani emettendo una condanna a 15 anni di prigione contro di lui», dice il tweet. «Affermiamo il rifiuto totale di questa sentenza e chiediamo il suo rilascio immediato».
#عصام_الزامل كان يستحق منصب وزاري في وزارة الاقتصاد، لكن السلطات القمعية قامت بسجنه منذ سنة 2017 والآن أكملت ذلك الانتهاك الحقوقي بإصدار حُكم بالسجن 15 سنة ضده.
نؤكد رفضنا التام لهذا الحُكم ونطالب بالإفراج الفوري عنه. pic.twitter.com/7zwXMy2P1T— معتقلي الرأي (@m3takl) October 5, 2020
Al-Zamil, rinomato imprenditore di software appartenente a una rispettata famiglia di commercianti nella provincia orientale, era stato premiato dal re Salman per essere l’imprenditore più giovane e di maggior successo del Regno. Era stato anche nominato da Forbes come una delle figure più influenti del Regno, e aveva viaggiato come parte della delegazione ufficiale saudita negli Stati Uniti solo una settimana prima del suo arresto. Nel 2018, è stato accusato di “essersi unito a un’organizzazione terroristica” e di aver incontrato funzionari del Qatar. Al-Zamil è stato anche accusato di aderire alla Fratellanza Musulmana, di incitare alle proteste locali nel Regno e di comunicare con il vicino Qatar, verso cui l’Arabia Saudita e le nazioni regionali alleate hanno lanciato un blocco nel 2017.
Iraq
La polizia ha salvato una ragazza di 18 anni che stava cercando di suicidarsi sul ponte Al-Jadriya a Baghdad il 26 settembre. Decine di altre persone in situazioni simili. Il 23 settembre scorso, un giovane nella provincia di Al-Basra, ricca di petrolio ma che soffre di malagestione e mancanza di servizi, si è suicidato in “circostanze vaghe”. Una settimana prima, un ragazzo di 16 anni si è impiccato in un negozio a Baghdad. I suicidi in Iraq non si limitano a una regione. Il 2 settembre, la polizia della provincia di Kirkuk, nel nord dell’Iraq, ha salvato un giovane che ha cercato di saltare giù da un edificio residenziale. I giovani iracheni sono costretti ad affrontare una montagna di problemi a causa di un fallimento politico sistemico che impedisce di raggiungere i loro obiettivi. Ricorrono al suicidio, e questo sta diventando un fenomeno diffuso, piuttosto che una questione di casi limitati, che minaccia per la prima volta la società irachena. Il 12 settembre, l’Ufficio delle Nazioni Unite dell’Alto Commissario per i diritti umani ( OHCHR ) ha annunciato 298 suicidi in Iraq tra il 1° gennaio e il 30 agosto 2020, registrando il livello più alto rispetto allo stesso periodo del 2003. Al-Monitor ha esaminato uno studio statistico governativo che ha mostrato un aumento dei casi di suicidio da 319 nel 2003, senza contare la regione del Kurdistan iracheno, a 519 nel 2019. Ma le cifre potrebbero essere molto più alte, visto che alcune famiglie cercano di nascondere il suicidio per l’impressione negativa che la società ne ha. In molti casi, la causa della morte viene registrata come “morte improvvisa” senza menzionare la parola “suicidio”. Secondo un rapporto condotto dall’UNICEF, «4,5 milioni (11,7%) di iracheni sono al di sotto della soglia di povertà a causa della pandemia Covid-19 e dei relativi impatti socio-economici. La perdita di posti di lavoro e l’aumento dei prezzi stanno causando la povertà nazionale il cui tasso è salito al 31,7% dal 20% del 2018». Il tasso di disoccupazione in Iraq è in aumento, raggiungendo circa il 13% nel 2019 dal 9% del 1999. Ciò mostra che la situazione ora è peggiore rispetto a prima del 2003, quando ci fu l’invasione americana. Il continuo aumento del tasso di disoccupazione in Iraq è una delle principali cause di disperazione sociale. Il rapporto dell’UNICEF indica che «il 42% della popolazione è vulnerabile e si trova ad affrontare un rischio maggiore poiché è privata di più di una dimensione, tra cui istruzione, salute, condizioni di vita e sicurezza finanziaria».
Siria
Il bilancio provvisorio è di 19 morti e 40 feriti, per l’esplosione di un’autobomba nel nord del Paese, nel centro di Al-Bab. Non ci sono state rivendicazioni, la cittadina è situata vicino alla frontiera turca, in una zona controllata da milizie vicine ad Ankara.
Israele e Palestina
Molto incerta la stagione di raccolta delle olive per i contadini palestinesi a causa degli attacchi continui dei coloni e per la pandemia. La raccolta delle olive è una delle principali fonti di sostentamento per migliaia di famiglie palestinesi nei territori occupati, che devono però affrontare molti ostacoli a causa dell’occupazione israeliana, comprese le restrizioni sull’accesso alla terra e gli attacchi dei coloni. Per molti rimane l’incertezza sulla possibilità di raggiungere i loro alberi quest’anno, poiché le solite difficoltà si sono ulteriormente intensificate a causa della pandemia di coronavirus. Dagli accordi di Oslo del 1993, la Cisgiordania è stata divisa in tre zone, note come Area A, B e C. L’area C, che rappresenta circa i due terzi della Cisgiordania occupata, è sotto il pieno controllo militare israeliano. Nel frattempo, gli insediamenti israeliani sono circa 200 in Cisgiordania, con più di 600.000 coloni che vivono in violazione del diritto internazionale. I palestinesi stanziati in queste aree hanno visto terre confiscate o il loro accesso limitato, mentre sono diventati vulnerabili a violenti attacchi da parte dei coloni.
Egitto
Due giorni fa è stata la copertina del notiziario di Radio Bullets: un’altra giornalista egiziana arrestata. Ma a pochi giorni dal suo arresto tra le proteste di chi sostiene la libertà di stampa, Basma Mostafa, giornalista freelance, è stata rilasciata. I pubblici ministeri l’avevano accusata di «utilizzare il suo account personale sui social media per pubblicare e promuovere notizie false». Era stata arrestata mentre cercava di denunciare l’uccisione di un uomo da parte della polizia a seguito di manifestazioni su piccola scala il mese scorso, vicino alla città meridionale di Luxor, secondo il sito web di notizie Al-Manassa, con cui Mostafa collabora regolarmente. «Il procuratore generale ha ordinato il rilascio dell’imputata Basma Mostafa dopo che è stata interrogata», ha detto l’accusa in un comunicato nella notte di lunedì, aggiungendo che le indagini continueranno. Il Comitato per la Protezione dei Giornalisti (CPJ), il comitato per la libertà di stampa con sede a New York, ha affermato che il suo arresto è l’ennesima «chiara rappresaglia riservata a chi copre notizie che il governo egiziano vuole sopprimere».
Pronti a migrare
L’Arab Youth Survey 2020 ha rilevato che più di 4 persone su 10, di età compresa tra 18 e 24 anni, hanno preso in considerazione l’emigrazione dai loro paesi d’origine. Il sondaggio, con interviste a 4.000 giovani arabi di 17 paesi, è stato diffuso ieri, e rileva che il 42% di tutti i giovani arabi intervistati hanno preso in considerazione l’emigrazione in un altro paese, con un 15% che cerca attivamente di andarsene. La regione del Levante ha il più alto numero di giovani che vogliono emigrare, con un 63%. In Libano, si passa al 77%. I giovani dei paesi del Golfo dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti sono i meno propensi a emigrare, con il 3%, afferma il sondaggio. L’indagine ha rilevato che la delusione per la scarsa leadership, la corruzione dilagante e il diffuso fallimento economico, sono tra le ragioni per cui molti giovani stiano considerando la partenza. Il 77% di tutti i giovani arabi ha dichiarato che nel loro paese c’è la corruzione. La pandemia Covid-19 ha aggravato le difficoltà economiche, con il 20% dei giovani intervistati che ha affermato di aver perso il lavoro o un membro della famiglia dall’inizio dell’epidemia. Complessivamente, il 72% dei giovani arabi ha dichiarato di ritenere più difficile trovare un lavoro. Il numero più alto di giovani che hanno affermato che è stato difficile trovare un impiego sono stati in Libano (91%) e Giordania (90%). Tra gli intervistati, il 35% dei giovani arabi ha dichiarato di essere indebitato, un balzo rispetto al 21% nel 2019. I giovani intervistati in Libano, Algeria, Iraq e Sudan hanno espresso in modo schiacciante il loro sostegno alle proteste antigovernative del 2019 nei loro paesi, con un consenso dell’80%.
The 12th Annual @asdaabcw Arab Youth Survey findings are here!
To discover these insights and more, visit https://t.co/AkcUrvQZH7#ArabYouthSurvey pic.twitter.com/jO6bMmLNGP— Arab Youth Survey (@ArabYouthSurvey) October 6, 2020
Mali
I jihadisti del Mali hanno liberato un importante leader dell’opposizione, rapito all’inizio di quest’anno, e un’operatrice umanitaria francese, tenuta prigioniera per quasi quattro anni, in un importante scambio di prigionieri con il nuovo governo di transizione del Paese. Soumaïla Cissé, ex candidato alla presidenza, di 70 anni, era stato rapito a marzo durante la campagna elettorale nella sua città natale nell’irrequieto nord del Paese. Sophie Pétronin, ritenuta l’unica cittadina francese in ostaggio al mondo, gestiva un ente di beneficenza svizzero per bambini malnutriti e orfani prima di essere rapita nella città settentrionale di Gao, alla vigilia di Natale del 2016. Il gruppo jihadista Jama’at Nusrat al-Islam wal-Muslimin (JNIM), affiliato di al-Qaeda, ha rivendicato la responsabilità dei rapimenti – il più alto profilo in un’ondata di rapimenti – visto che numerosi gruppi militanti hanno condotto una sanguinosa insurrezione che ha devastato la regione e alimentato sconvolgimenti politici in Mali. Dopo il loro rilascio, Cissé e Pétronin sono stati messi su un volo per la capitale, Bamako, ieri, secondo quanto riportato dai media locali e dall’Associated Press. Negli ultimi giorni si erano costruite speranze di un accordo, secondo cui quasi 200 jihadisti detenuti sarebbero stati liberati dalle forze di sicurezza. Diversi aerei che trasportavano prigionieri jihadisti sono volati domenica nella città nord-orientale di Tessalit.
Malta
90 secondi è durato il discorso di dimissioni da deputato del partito laburista. Joseph Muscat, 46 anni, ex giornalista, era entrato in Parlamento nel 2008. Nel 2013 portò il suo partito a stravincere le elezioni diventando il più giovane premier d’Europa. Nel 2017 convocò elezioni anticipate dimettendosi da primo ministro in seguito alla morte della giornalista Daphne Caruana Galizia che indagava sulla corruzione politica. Settimane di proteste lo hanno fatto cedere e le indagini hanno portato all’arresto dell’imprenditore Yorgen Fenech. La guida del governo e del partito passò a Robert Abela.
Nagorno-Karabakh
L’Armenia è pronta a fare concessioni nel conflitto con l’Azerbaijan sul Nagorno-Karabakh se l’Azerbaijan è disposto a fare lo stesso, ha detto ieri il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan. «I conflitti devono essere risolti sulla base di reciproche concessioni», ha dichiarato il primo ministro. «Il Nagorno-Karabakh è pronto e l’Armenia è pronta a riflettere sulle concessioni che l’Azerbaijan è pronto a fare». Pashinyan è sicuro che la Russia interverrà in sua difesa, se necessario, nel conflitto. L’Armenia è membro dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) guidata da Mosca e ha goduto del sostegno della Russia, che ha una base militare nel Paese.
Intanto continuano i pesanti combattimenti nella regione contesa, ed entrambe le parti si accusano a vicenda di attaccare aree civili. Lunedì, funzionari militari armeni hanno accusato l’Azerbaijan di bombardare Stepanakert, la capitale del Nagorno-Karabakh. Funzionari azeri hanno accusato l’Armenia di aver attaccato lunedì diverse città, comprese due molto grandi, Ganja e Mingachevir, colpite per la prima volta domenica. Circa 250 persone sono state uccise nei combattimenti, ma il numero reale potrebbe essere molto più alto poiché l’Azerbaijan non ha rivelato il numero dei suoi caduti militari. I funzionari del Nagorno-Karabakh hanno riferito lunedì di altri 21 militari morti, portando il totale dei soldati di etnia armena morti a 223, da quando sono scoppiati gli scontri il 27 settembre. Fonti dell’Azerbaijan hanno dichiarato che 25 civili sono stati uccisi dalla sua parte mentre l’Armenia ha riferito di 2 civili morti.
Ungheria
La Corte di Giustizia UE ha bocciato ieri la legge con la quale l’Ungheria ha modificato le condizioni in base alle quali istituti stranieri (scuole e università) possono esercitare le loro attività nel Paese. Si tratta di una norma in seguito alla quale l’istituto universitario facente capo al finanziere americano di origine ungherese George Soros ha dovuto chiudere i battenti.
Germania
La leader dell’opposizione Bielorussia, Svetlana Tikhanovskaya, che al momento ha trovato rifugio in Lituana, ha chiesto aiuto alla Germania per liberare il suo Paese dal regime di Lukashenko: oggi incontrerà il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Mass. Intanto la Polonia e la Lituania richiamano i loro ambasciatori dalla Bielorussia.
L’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPCW) ha concluso che il leader dell’opposizione russa Alexei Navalny è stato avvelenato con l’agente nervino Novichok, ha detto martedì il watchdog. Il governo tedesco aveva richiesto l’analisi dopo che la valutazione tossicologica di Berlino aveva scoperto che il Novichok era stato utilizzato nel caso di Navalny. Il dissedente è stato curato in un ospedale della capitale tedesca dopo essersi gravemente ammalato ad agosto in Russia. L’OPCW è un’organizzazione internazionale con sede a L’Aia con 193 paesi membri, inclusa la Russia. Ha il compito di lavorare per l’eliminazione delle armi chimiche e ha affermato nella sua dichiarazione che la sostanza utilizzata aveva «caratteristiche strutturali simili» al Novichok, sostanza utilizzata anche nel tentato omicidio dell’ex doppio agente russo Sergei Skripal nel Regno Unito nel 2018. L’OPCW ha affermato che «i risultati costituiscono una questione di grave preoccupazione», in una dichiarazione rilasciata martedì.
Europa
La Corte di Giustizia europea ha bocciato oggi le normative nazionali che impongono la raccolta e la conservazione indiscriminata dei dati personali da parte delle società di telecomunicazioni e di quelle tecnologiche operanti in questo campo, confermando che il diritto dell’Unione si oppone a questo tipo di disposizioni salvo quando siano giustificate da una “grave minaccia” alla sicurezza nazionale. I giudici europei hanno emesso oggi due sentenze che riguardano casi di applicazione della direttiva Ue sulla privacy (in particolare per quanto riguarda le cosiddette comunicazioni elettroniche) sollevati dalle autorità del Regno Unito, della Francia e del Belgio. La Corte ha quindi stabilito innanzi tutto che norme nazionali che introducano «la conservazione generalizzata e indifferenziata dei dati relativi al traffico e alla localizzazione delle persone» sono in contrasto con quanto stabilito dalla direttiva europea. Limitazioni al diritto alla privacy degli utenti possono essere introdotte in deroga alla direttiva, secondo i giudici, solo in presenza di “gravi minacce” alla sicurezza e per un periodo di tempo limitato “allo stretto necessario”.
Kirghizistan
Annullate le elezioni parlamentari di domenica. Lo ha deciso la commissione elettorale a causa delle numerose violazioni durante il voto e nel periodo pre-elettorale. I risultati hanno scatenato violente proteste in piazza, ieri mattina, per chiedere le dimissioni del presidente filo russo Jeenbekov e la ripetizione delle elezioni. I manifestanti hanno preso d’assalto gli edifici pubblici, tra cui la sede del governo nella capitale Bishek, poi hanno liberato un ex presidente incarcerato. Stava scontando una pena di 11 anni e 6 mesi per aver preso in ostaggio un funzionario governativo nel 2013. Quasi 700 persone sono rimaste ferite negli scontri con la polizia, 1 è morta, ha detto il ministero della Salute.
https://twitter.com/ThomasVLinge/status/1313249663554924549
Intanto il primo ministro del Kirghizistan, Kubatbek Boronov, si è dimesso dopo che la Commissione elettorale centrale ha annullato i risultati delle elezioni parlamentari di domenica, in risposta alle accuse di brogli elettorali. Boronov e Dastan Jumabekov, il presidente del parlamento del Paese, hanno presentato le loro lettere di dimissioni ieri in una riunione dei legislatori nella capitale Bishkek. In una sessione di emergenza, il parlamento ha nominato primo ministro in carica Sadyr Zhaparov, uno dei fondatori del partito di opposizione Mekenchil, che ha perso le elezioni.
Stati Uniti
Facebook rimuove il post di Trump, che intanto è tornato alla Casa Bianca, da dove paragona l’influenza stagionale al coronavirus.
Ieri il direttore dell’intelligence nazionale John Ratcliffe ha declassificato i documenti che rivelavano che l’ex direttore della CIA, John Brennan, aveva informato l’ex presidente Obama sul presunto “piano” di Hillary Clinton di legare l’allora candidato Donald Trump alla Russia come «mezzo per distrarre il pubblico dall’uso di un server di posta elettronica privato» prima delle elezioni presidenziali del 2016. Ratcliffe ha declassificato gli appunti scritti a mano da Brennan – sequestrati dopo aver informato Obama sulle notizie ricevute dalla CIA – e una nota della CIA rivela che i funzionari avevano deferito la questione all’FBI per una potenziale azione investigativa. Martedì pomeriggio, l’ufficio del direttore dell’intelligence nazionale ha trasmesso i documenti declassificati ai comitati di intelligence della Camera e del Senato.
Brasile
Il Brasile ha prorogato per altri 30 giorni la restrizione in vigore per l’ingresso dall’estero, via terra o acqua, di persone non brasiliane o residenti sul suo territorio nazionale.
La misura, introdotta per cercare di limitare la diffusione della pandemia da coronavirus, è stata pubblicata sul Diário Oficial da União (equivalente alla Gazzetta ufficiale italiana) e non riguarda invece gli stranieri che si recano in Brasile con collegamenti aerei dall’estero.
India
L’India ha affermato di aver testato con successo un nuovo missile supersonico antisommergibile. Questo missile trasporta un siluro leggero come testata e lo rilascia sopra l’area designata, dopodiché l’arma funziona normalmente e utilizza il proprio sistema di guida per cercare il sottomarino nemico. Soprannominato Supersonic Missile Assisted Release of Torpedo, o SMART, potrebbe dare alle navi da guerra indiane e alle unità potenzialmente a terra un prezioso strumento aggiuntivo di stallo di fronte alle crescenti minacce sottomarine da parte degli avversari, in particolare della Cina. La Defense Research and Development Organization (DRDO), il principale braccio di ricerca e sviluppo del Ministero della Difesa indiano, ha annunciato il test SMART il 5 ottobre 2020. Per lancio da Wheeler Island è stato utilizzato un lanciatore a terra, montato su camion, appena al largo della costa dell’India nord-orientale, nel Golfo del Bengala.
Cina
Il rappresentante permanente della Cina alle Nazioni Unite, Zhang Jun, ieri ha confutato le accuse, ritenute infondate, contro la Cina su questioni relative allo Xinjiang e Hong Kong da parte di Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna e pochi altri paesi.
Parlando al Dibattito Generale del Terzo Comitato dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Zhang ha respinto risolutamente le loro dichiarazioni e gli atti illeciti di interferenza negli affari interni della Cina con la scusa dei diritti umani, provocando il confronto tra gli stati membri dell’ONU.
Quasi 70 paesi hanno espresso il loro sostegno alla posizione della Cina. Il Pakistan ha rilasciato una dichiarazione congiunta a nome di 55 paesi, opponendosi all’interferenza negli affari interni della Cina con il pretesto di Hong Kong. Cuba ha rilasciato una dichiarazione congiunta a nome di 45 paesi a sostegno delle misure cinesi di antiterrorismo e deradicalizzazione nello Xinjiang. Il Kuwait ha anche rilasciato una dichiarazione congiunta a sostegno della Cina a nome di tre nazioni arabe.
Ascolta e leggi anche:
- Bambini ucraini tra guerra e pandemia di Julia Kalashnyk
- Kuwait: per la prima volta nominate otto giudici donne
- Kamchatka: un disastro ambientale
- Vietnam: arrestata scrittrice e attivista per i diritti umani
E se credete in un giornalismo indipendente, serio e che racconta recandosi sul posto, potete supportarci andando su Sostienici