17 novembre 2022 – Notiziario

Scritto da in data Novembre 17, 2022

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  • Polonia: i missili caduti in territorio polacco sono stati lanciati dall’Ucraina.
  • Brasile: Lula, intervenendo alla COP27, promette lotta alla deforestazione illegale dell’Amazzonia.
  • Spagna: la nuova legge anti-stupro potrebbe non funzionare.
  • Stati Uniti: venduti all’asta i sandali che furono di Steve Jobs.

Questo e non solo nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Raffaella Quadri.

Polonia

L’attacco missilistico in Polonia non è stato il risultato di un’aggressione deliberata da parte della Russia. Lo ha affermato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.
L’esplosione, nella quale sono rimaste uccise due persone, è stata probabilmente causata da un missile di difesa aerea ucraino, sparato in risposta a un attacco russo. L’episodio aveva scatenato il timore che il conflitto potesse coinvolgere la Nato. Se fosse stata provata un’azione diretta e deliberata della Russia, la Polonia in qualità di membro dell’alleanza avrebbe potuto appellarsi all’articolo 4 del trattato nord atlantico e richiedere consultazioni di emergenza a difesa del proprio territorio.
Lo stesso presidente polacco Andrzej Duda ha dichiarato come nulla suggerisca che si sia trattato di un attacco intenzionale alla Polonia. E mentre le indagini sul luogo dell’accaduto proseguono – in merito, Varsavia ha confermato che l’operazione continuerà a essere un’azione congiunta di Polonia e Stati Uniti – il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto che sia consentito l’accesso al sito anche agli esperti ucraini.
Nonostante, quindi, sia stata escluso un atto diretto dell’esercito di Putin, alla Russia è riconosciuta comunque la responsabilità ultima dell’accaduto, in quanto, ha dichiarato Stoltenberg, «continua la sua guerra illegale contro l’Ucraina».

 

Jens Stoltenberg – foto Nato.

 

Brasile

Il Brasile diventerà un paese leader nella lotta al cambiamento climatico. È questa una delle intenzioni dichiarate dal neo eletto presidente Luiz Inácio Lula da Silva alla COP27, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, in corso a Sharm el-Sheikh in Egitto.
L’attenzione all’ambiente e, in particolare, la repressione della deforestazione illegale nella foresta pluviale amazzonica, è uno dei suoi obiettivi. L’intenzione è di rafforzare i sistemi di supervisione e monitoraggio, smantellati negli ultimi quattro anni durante il mandato di Jair Bolsonaro, il suo predecessore. «Non c’è sicurezza climatica per il mondo senza un’Amazzonia protetta», ha dichiarato Lula, presente alla COP egiziana solo come osservatore ma che vorrebbe ospitare proprio in Amazzonia la prossima conferenza sul clima, che si terrà nel 2025.

 

Luiz Inácio Lula da Silva parla alla COP27 – Nariman El-Mofty/AP Photo.

 

Egitto

Mentre in Egitto sono in corso le ultime battute della COP27, proprio nelle acque del Mar Rosso sarebbero in atto dei versamenti che mettono a rischio la sopravvivenza di una rara specie di corallo.
A rivelarlo è un’inchiesta condotta per BBC News Arabic da un gruppo giornalistico chiamato SourceMaterial. Secondo le carte in loro possesso ogni giorno verrebbero riversati in mare quarantamila metri cubi di acque reflue delle trivellazioni di petrolio e gas, provenienti dal terminal petrolifero di Ras Shukeir, scaricate dalla società Gulf of Suez Petroleum Company (Gupco). Si tratta di scarichi fortemente inquinati, contenenti piombo, cadmio, rame, nichel e altri metalli pesanti.
Ma i documenti nelle mani dei giornalisti dicono anche che il governo egiziano è a conoscenza del problema almeno dal 2019. Tanto la compagnia quanto il Governo non hanno risposto alla richiesta di BBC di commentare l’accaduto.
Intanto, la preoccupazione è che il forte inquinamento possa assorbire l’ossigeno e soffocare anche le forme di vita marina, compreso il corallo del Mar Rosso, famoso per la sua resistenza. A differenza di altre specie di coralli è in grado di sopravvivere all’innalzamento delle temperature delle acque. Gli scienziati, intanto, hanno raccomandato che l’area in cui la compagnia opera sia inclusa in una nuova zona di protezione marina estesa nel Mar Rosso.

COP27: spazio ai bambini

Iran

Prosegue la repressione feroce contro i manifestanti antigovernativi iraniani. I tribunali di Teheran hanno condannato a morte altre quattro persone con l’accusa di essere “nemiche di Dio”.
Un uomo è stato accusato di avere investito e ucciso con la propria auto un poliziotto, un altro è stato condannato perché in possesso di un coltello e di una pistola, un terzo è stato accusato di aver bloccato il traffico e diffuso il terrore, mentre l’ultimo è stato condannato per un’aggressione con un coltello.
Queste nuove sentenze portano a cinque il numero delle condanne a morte emesse, solo negli ultimi giorni, contro chi osa sfidare il governo iraniano e che sono frutto – denunciano gli attivisti per i diritti umani – di processi iniqui.
«I manifestanti non hanno accesso all’assistenza di avvocati nella fase dell’interrogatorio, sono sottoposti a torture fisiche e mentali per rendere false confessioni e condannati sulla base di tali confessioni» ha riferito all’agenzia di stampa AFP il direttore di Iran Human Rights, Mahmood Amiry-Moghaddam.
Secondo Amnesty International sarebbero almeno ventuno le persone detenute e accusate di reati legati alla sicurezza che, secondo il sistema legale iraniano basato sulla sharia, sono punibili con la morte. Fino a oggi sarebbero almeno trecentoquarantotto i manifestanti uccisi e quindicimilanocento quelli arrestati.

Spagna

La recente nuova legge contro le violenze sessuali emanata in Spagna non sembra funzionare come sperato, anzi potrebbe portare addirittura, in alcuni casi, a una riduzione delle condanne.
Definita la legge del “solo sì è sì”, la nuova norma introduce l’obbligo del consenso esplicito ai rapporti. Un inasprimento della legge contro i reati di violenza sessuale fortemente voluto, ma che nella sua applicazione lascia qualche dubbio. Secondo la ministra del Tesoro María Jesús Montero, il testo della norma dovrebbe essere riesaminato. Per il primo ministro Pedro Sánchez, invece, come dichiarato in una conferenza stampa a termine del G20 di Bali, occorre solo dare tempo ai tribunali e alle procure di applicarla, stabilendone la giurisprudenza. Il problema, secondo alcuni, non sarebbe tanto nel dispositivo di legge in sé, quanto nella modalità della sua applicazione da parte dei giudici. Già nella fase di discussione della legge, tuttavia, proprio gli esperti di diritto avevano espresso delle perplessità sul testo.

Stati Uniti

E per finire una curiosità: sono stati venduti all’asta i sandali che furono di Steve Jobs.
Sul sito web della casa d’aste californiana Julien’s Auctions campeggia la scritta “Lotto chiuso”. Le offerte – diciannove in tutto – partivano da una stima base di sessantamila dollari, ma sono presto salite fino a chiudere la vendita, nell’arco di tempo di appena due giorni, a più di duecentodiciottomila dollari.

Mai sandali furono venduti a tanto. Si tratta di un paio di vecchie Birkenstock Arizona in pelle scamosciata marrone, ancora in buono stato ma indubbiamente indossate, tanto da portare impressa sul plantare in sughero e iuta l’orma dei piedi del geniale fondatore dei Apple, morto nel 2011 a soli 56 anni. Non più un semplice paio di sandali, dunque, ma – almeno per chi se li è aggiudicati – una vera e propria icona.

 

I sandali di Steve Jobs andati all’asta – foto Julien’s Auctions.

 

Foto di copertina: Nato

 

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