24 gennaio 2025 – Notiziario Mondo
Scritto da Radio Bullets in data Gennaio 24, 2025
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- WEF25: Donald Trump al forum mondiale dell’economia parla di tasse, guerre e immigrazione
- Afghanistan: mandato arresto per due leader Talebani accusati di persecuzione contro le donne
- Gaza: Hamas pronta al rilascio di altri 4 ostaggi israeliani, mentre continua la fragile tregua
- Libano: Israele vuole rinviare il ritiro delle truppe, per Hezbollah sarà “violazione dell’accordo”
- Corea del Sud: chiesta alla procura di Seul l’incriminazione formale del presidente Yoon per abuso di potere
Questo – e non solo – nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Raffaella Quadri.
WEF25
Intervenendo al World Economic Forum 2025 in corso a Davos, in Svizzera, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha parlato di economia e geopolitica.
Collegato da remoto, ha risposto alle domande di amministratori delegati e presidenti di aziende e banche presenti sul palco, tra cui Børge Brende, presidente e CEO del WEF che ha guidato il dibattito.
Diversi i temi toccati dall’inquilino della Casa Bianca.
Riguardo ai legami con le altre grandi economie, ha dichiarato di essere fiducioso che, per i prossimi quattro anni del suo mandato, gli Stati Uniti riusciranno ad avere ottimi rapporti con la Cina, pur sottolineando l’esigenza di una maggiore equità tra le parti.
Nel legame con Pechino, Trump vede anche la possibilità di esercitare pressioni su Putin affinché ponga termine alla guerra in Ucraina. Dicendosi certo della volontà di Kiev di sedersi al tavolo delle trattative.
Quello nell’est Europa è un conflitto che – ha dichiarato – non sarebbe mai scoppiato se lui fosse stato al potere.
Trump ha sostenuto anche che l’Europa dovrebbe spendere di più per sostenere l’Ucraina e in genere per la propria difesa.
Una posizione su cui si è detto d’accordo anche il segretario generale della Nato, Mark Rutte.
Nello specifico, i membri europei dell’alleanza, secondo Trump, dovrebbero raggiungere almeno il target del 2% di spesa per la difesa.
Un obiettivo che, secondo Rutte, non è comunque sufficiente.
Nel suo intervento, il presidente USA ha poi parlato di economia, ribadendo la volontà di ridurre le imposte a carico delle aziende estere che decideranno di produrre negli Stati Uniti e di imporre tariffe a quelle che, invece, non lo faranno.
Ha ribadito anche la validità della scelta di ritirarsi dall’accordo unilaterale di Parigi sul clima e di avere abbandonato il piano di riforme del Green New Deal definendolo «ridicolo e incredibilmente dispendioso».
«Gli Stati Uniti hanno la più grande quantità di petrolio e gas sulla Terra e intendiamo sfruttarla» ha dichiarato Trump.
«L’America è tornata ed è pronta a fare affari» ha aggiunto.
Nei suoi progetti anche l’intenzione di aumentare gli investimenti nell’energia statunitense.
Ha dato massimo appoggio quindi all’industria a stelle e strisce e, di contro, ha attaccato l’Unione europea, anche per i casi giudiziari intentati contro i colossi di Apple, Google e Facebook.
Infine, sulla questione migranti, Trump ha sostenuto la scelta di fermare quella che definisce una “invasione” e per respingere la quale ha schierato al confine truppe militari e della Guardia Nazionale degli Stati Uniti in servizio attivo.
«Non permetteremo» ha detto «che il nostro territorio venga violato».
Stati Uniti
Intanto, proprio in tema di immigrazione, la Camera degli Stati Uniti ha approvato in via definitiva un disegno di legge che richiede la detenzione degli immigrati clandestini accusati di furto e crimini violenti.
La legge – intitolata Laken Riley Act – prende il nome da uno studente della Georgia che era stato assassinato lo scorso anno da un venezuelano.
La nuova legge sarà la prima disposizione a firma del neo presidente Trump, ma non l’ultima su questo tema.
Il presidente ha già varato una serie di ordini esecutivi per fermare l’immigrazione dal confine con il Messico e per deportare gli immigrati privi di uno status legale permanente negli Stati Uniti.
Germania
Si discute di immigrazione anche in Germania.
Dopo l’ultimo fatto di cronaca in Baviera, dove un giovane afghano ha aggredito con un coltello e ucciso un bambino di due anni e un uomo di quarantuno, la reazione della politica tedesca è stata forte.
Friedrich Merz, a capo del partito della Cdu, l’unione cristiano-democratica tedesca, chiede un cambio di rotta importante nel diritto d’asilo, di ingresso e di soggiorno in Germania.
La politica portata avanti negli ultimi dieci anni in tema di immigrazione, dice Merz, è risultata sbagliata. Ora occorre un cambiamento.
Gaza
Prosegue il rilascio dei prigionieri da parte di Hamas.
Israele si prepara a riportare a casa altri ostaggi in mano dei combattenti palestinesi dal 7 ottobre 2023.
Secondo gli accordi della tregua tra le due parti, Hamas sabato 25 gennaio dovrebbe liberare altre 4 persone.
Sempre nella giornata di sabato, Israele dovrebbe ricevere anche l’elenco completo dei 33 cittadini israeliani ancora nelle mani di Hamas e che, secondo gli accodi, dovrebbero fare ritorno a casa.
Cisgiordania
Intanto, nonostante la tregua e il dichiarato cessate il fuoco, l’esercito israeliano ha continuato le operazioni in Cisgiordania.
Sono state le stesse forze di sicurezza dell’IDF (Israel Defense Forces) a dichiarare di avere eliminato due combattenti nella zona di Jenin.
I due – Mohamad Nazzal e Katiba Shalabi – affiliati allo Jihad islamico erano ritenuti colpevoli dell’uccisione di tre cittadini israeliani e del ferimento di altri sei a Funduq, lo scorso 6 gennaio.
Durante l’operazione i militari israeliani hanno catturato anche altri jihadisti.
Già il giorno precedente, nel sud della Striscia, un altro jihadista, Akram Atef Farhan Zanon, era stato ucciso dall’esercito israeliano.
Una tregua fragile, quindi, tra Hamas e Israele, che è continuamente messa a rischio.
Il governo di Tel Aviv ha dichiarato di volere rispettare gli accordi presi, ma di essere altrettanto deciso nel continuare a sventare ogni possibile minaccia ai propri soldati.
Secondo una fonte militare sarebbero tredici i palestinesi uccisi, da quando l’IDF ha iniziato l’operazione militare nella città di Jenin.
Intanto, secondo quanto riportato da fonti palestinesi, Israele ha ordinato l’abbandono del campo profughi di Jenin da parte di cittadini palestinesi e centinaia di persone si starebbero muovendo in altre zone.
Libano
Domenica 26 gennaio, secondo gli accordi presi con Hezbollah a fine novembre, Israele dovrebbe abbandonare il suolo libanese e lasciare il Libano meridionale nelle mani dell’esercito locale.
Ma a poche ore dallo scadere dei termini, Israele ha chiesto di poter rinviare il ritiro delle proprie truppe.
La motivazione sarebbe la lentezza con cui le Forze armate libanesi si starebbero ricollocando nelle zone occupate dall’IDF.
La richiesta è quindi di poter rinviare il ritiro di 30 giorni.
Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, la possibilità sarebbe al vaglio anche di Stati Uniti e Francia.
Ma se per Parigi non ci sarebbero problemi, a patto che la decisione sia presa in maniera unanime dalle parti, Washington vorrebbe che i termini fossero rispettati senza ulteriori proroghe.
Mentre Hezbollah afferma che Israele deve ritirarsi completamente dal Libano domenica, secondo quanto concordato.
Qualsiasi violazione dei termini costituirà per Hezbollah “una palese violazione dell’accordo, un attacco alla sovranità libanese e l’inizio di un nuovo capitolo di occupazione” – riporta una dichiarazione diffusa dall’emittente libanese Al-Manar TV.
L’accordo di cessate il fuoco, firmato a novembre, prevedeva 60 giorni di tempo per completare il ritiro dal Libano meridionale delle truppe israeliane.
E i termini scadranno, appunto, la prossima domenica.
Corea del Sud
Dopo 51 giorni di inchiesta, il CIO (Corruption Investigation Office), l’ufficio investigativo sulla corruzione sudcoreano, ha consegnato alla procura di Seul i risultati dell’indagine condotta sull’operato del presidente Yoon Suk-yeol.
Il presidente è stato posto sotto impeachment e arrestato, lo scorso 3 dicembre, per avere cercato di imporre la legge marziale e di scatenare una rivolta.
Il tentativo, sostenuto anche da altri alti funzionari e dall’allora ministro della Difesa, Kim Yong-hyun, fallì miseramente dopo poche ore.
Il parlamento riuscì a votare contro il provvedimento, nonostante il tentativo del presidente di inviare le truppe all’Assemblea nazionale per impedirne la bocciatura.
Non potendo incriminare un presidente il CIO ha richiesto alla procura di Seul le incriminazioni formali per insurrezione e abuso di potere contro Yoon, che intanto resta sospeso dalle proprie funzioni e in carcere.
Nel frattempo, è in corso anche il procedimento presso la Corte costituzionale sulla conferma o meno dell’impeachment voluto dall’Assemblea nazionale.
Una sua conferma poterà a nuove elezioni presidenziali entro due mesi, se respinto invece Yoon rientrerà nelle sue funzioni di presidente.
Afghanistan
Il procuratore della CPI (Corte Penale Internazionale) Karim A.A. Khan KC ha chiesto un mandato di arresto per i leader talebani per la persecuzione perpetrata contro le donne.
Dopo un’indagine approfondita e sulla base delle prove raccolte da parte dell’ufficio del procuratore sono emersi – si legge in una nota – “ragionevoli motivi per ritenere che il leader supremo dei talebani, Haibatullah Akhundzada, e il presidente della Corte suprema dell’Emirato islamico dell’Afghanistan, Abdul Hakim Haqqani, abbiano la responsabilità penale per il crimine contro l’umanità di persecuzione per motivi di genere” in base allo Statuto di Roma.
I due leader sono ritenuti “penalmente responsabili della persecuzione di ragazze e donne afghane, nonché di persone che i talebani percepivano come non conformi alle loro aspettative ideologiche di identità o espressione di genere, e di persone che i talebani percepivano come alleate di ragazze e donne”.
“Questa persecuzione è stata commessa almeno dal 15 agosto 2021 fino a oggi, in tutto il territorio dell’Afghanistan” si legge ancora nella dichiarazione del procuratore.
Una persecuzione ancora in corso e che, precisa Khan, comporta numerose e gravi privazioni dei diritti fondamentali delle vittime, in contrasto con il diritto internazionale, tra cui il diritto:
- all’integrità fisica e all’autonomia
- alla libera circolazione e alla libera espressione
- all’istruzione
- alla vita privata e familiare
- alla libera riunione
L’ufficio del procuratore ha quindi depositato due richieste di mandato d’arresto presso la Camera preliminare II della Corte penale internazionale per la situazione in Afghanistan.
“La resistenza o l’opposizione percepita ai talebani è stata, ed è, brutalmente repressa attraverso la commissione di crimini tra cui omicidio, prigionia, tortura, stupro e altre forme di violenza sessuale, sparizione forzata e altri atti disumani” si legge ancora nella dichiarazione.
Si precisa, inoltre, che queste sono solo le prime richieste di mandato d’arresto.
Presto l’ufficio del procuratore presenterà altre richieste d’arresto a carico di altri talebani.
Foto in copertina: World Economic Forum.
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