4 novembre 2022 – Notiziario

Scritto da in data Novembre 4, 2022

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  • Pakistan: attentato all’ex primo ministro Imran Khan
  • Germania: la ministra degli Interni tedesca indagata a causa dei dati sull’immigrazione
  • Palestina: si fanno sempre più frequenti gli scontri tra esercito israeliano e palestinesi in Cisgiordania
  • Sud Sudan: la peggiore crisi umanitaria di sempre, 1,4 milioni di bambini a rischio malnutrizione
  • Sudafrica: aumentati del 50% i femminicidi nell’ultimo anno, occorro profondi cambiamenti culturali
  • Iran: la valuta nazionale crolla sotto il peso delle proteste interne e delle tensioni internazionali

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Raffaella Quadri.

Pakistan

Attentato all’ex primo ministro pakistano Imran Khan. Si trovava per un comizio nel distretto di Wazirabad, nella provincia orientale del Punjab, quando un uomo armato ha aperto il fuoco verso il furgone dal quale stava parlando alla folla e che faceva parte del grande convoglio della sua campagna politica.
L’ex primo ministro e alcuni dei suoi sostenitori sarebbero stati feriti, ma solo leggermente; mentre altre fonti parlano di otto feriti e di una persona rimasta uccisa. Secondo le autorità il responsabile è stato disarmato e arrestato immediatamente. L’uomo avrebbe già confessato di avere agito da solo. L’obiettivo, stando alle sue dichiarazioni, sarebbe stato solo l’ex primo ministro.
Imran Khan sta portando avanti una campagna per costringere il governo a tenere elezioni anticipate e per la quale si stava recando a Islamabad, capitale pakistana. Il governo ha ordinato un’indagine sull’incidente, intanto stanno facendo il giro del mondo le immagini di un uomo che viene disarmato subito dopo avere sparato e cerca di fuggire tra folla, mentre Khan viene prontamente soccorso e spostato in tutta fretta dai suoi uomini su un suv che si fa poi largo tra la ressa di persone impaurite.

Imran Khan – ATP

Germania

Guai in vista per Nancy Faeser la ministra degli Interni tedesca che è accusata di avere falsificato i dati sull’immigrazione. Avrebbe dichiarato l’ingresso nel Paese di oltre 57 mila rifugiati contro gli effettivi più di 100 mila registrati dalla polizia federale, ma che potrebbero avere persino numeri più alti, con una discrepanza che supera il 40%. Questa l’accusa che le è stata mossa e che rischia di infliggere una dura battuta d’arresto alla sua carriera politica.
Ma non è tutto perché Faeser è accusata di avere falsificato anche i numeri relativi alle domande di asilo. L’Ufficio federale della migrazione e dei rifugiati (BAMF) riferisce che da gennaio oltre 150 mila persone hanno chiesto asilo in Germania. Un numero 2,7 volte superiore a quello citato nel “Rapporto di analisi sulla migrazione” redatto proprio del ministero degli Interni.
La ministra avrebbe cercato di minimizzare la crisi migratoria che il Paese sta vivendo. Lo scorso mese 12 dei 16 Stati tedeschi hanno dichiarato di non poter più accettare altri profughi.
Nel 2022 la Germania ha accolto oltre un milione di migranti, provenienti soprattutto dall’Ucraina – con circa 750 mila persone – dall’Africa e dal Medio Oriente.

Nancy Faeser – EPA-EFE Christian Marquardt

Palestina

Le forze israeliane giovedì hanno ucciso quattro palestinesi in Cisgiordania con un crescente livello di violenza da ambo le parti riconosciuto anche dall’ONU. Secondo quanto riferiscono le Nazioni Unite, l’attuale è il periodo più mortale che si registra da anni in Cisgiordania, con incursioni dell’esercito quasi quotidiane e un aumento degli scontri e degli attacchi alle forze israeliane.
Delle quattro vittime palestinesi, due sono state uccise a colpi di arma da fuoco a Jenin, dove si sono contati altri quattro feriti. A un terzo palestinese, che avrebbe accoltellato un ufficiale israeliano, i soldati hanno sparato invece nella città vecchia di Gerusalemme. Mentre il quarto palestinese è stato ucciso in scontri con le forze israeliane a nord-ovest della città.
Secondo quanto riferisce l’Agenzia di stampa francese (AFP), dall’inizio di ottobre in tutta Gerusalemme est e in Cisgiordania, sono stati uccisi 34 palestinesi e 3 israeliani.
Gli scontri tra le parti hanno conseguenze su tutti gli aspetti della vita di chi abita queste zone della Palestina. Le chiusure imposte dagli israeliani bloccano ogni attività, con un’influenza negativa sull’economia locale ma anche sull’accesso alle cure mediche e all’istruzione di migliaia di palestinesi.

foto AFP

Sud Sudan

Allarme ONU: la fame e la malnutrizione sono in aumento nelle aree colpite da inondazioni, siccità e conflitti.
Alcune comunità senza assistenza umanitaria e senza un potenziamento delle misure di adattamento climatico rischiano di morire di fame.
Lo dicono i dati e, per la precisione, l’ultima IPC, ovvero la Scala di Classificazione integrata della sicurezza alimentare, pubblicata ieri, 3 novembre 2022. La scala mostra che circa due terzi della popolazione sud-sudanese – si parla di quasi 8 milioni di persone – probabilmente dovrà affrontare una situazione di insicurezza alimentare acuta durante la stagione di magra tra aprile e luglio 2023, mentre la malnutrizione colpirà 1,4 milioni di bambini.
Livelli preoccupati e i più alti di sempre, avvertono all’unisono FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia) e l’agenzia ONU WFP (World Food Programme).
«Per tutto l’anno abbiamo lavorato per la prevenzione della carestia ed evitato le conseguenze peggiori, ma non basta» ha dichiarato la direttrice ad interim del WFP in Sud Sudan, Makena Walker. E ha aggiunto che «senza l’assistenza alimentare umanitaria, milioni di persone in più si troveranno in una situazione sempre più disastrosa e incapaci di fornire anche alimenti di base alle loro famiglie».
Le cause di questa preoccupante situazione nel Paese sono da ricercare nel concatenarsi di più fattori: i conflitti, le cattive condizioni macroeconomiche, gli eventi climatici estremi e, non ultimo, l’aumento vertiginoso dei costi di cibo e carburante. Contemporaneamente, si è registrato un calo dei finanziamenti per i programmi umanitari a fronte, invece, di un costante aumento dei bisogni.
Occorrono piani di risposta umanitaria, avverte l’ONU. Le cifre del rapporto mostrano che la popolazione del Sud Sudan ha più che mai bisogno di sostegno ed è fondamentale ricevere le risorse per il 2023. In assenza di ciò, le agenzie non riusciranno a predisporre l’assistenza umanitaria in tempo per il prossimo anno, lasciando milioni di famiglie a rischio di sprofondare nella fame.

Sudafrica

+50%: è questo il dato riportato da Cyril Ramaphosa, il presidente sudafricano, in un vertice sulla violenza di genere nel Paese, secondo il quale gli omicidi compiuti a danno delle donne nell’ultimo anno sono appunto raddoppiati. Solo nella prima metà del 2022 la polizia ha contato 1.753 donne uccise. Una pericolosa tendenza che, dice il presidente, deve essere fermata. «È la storia di una nazione che sembra essere in guerra con se stessa» ha dichiarato «una nazione che è in guerra con le donne di questo Paese e i bambini di questo Paese».
A quattro anni dall’inaugurazione del primo vertice dedicato al fenomeno del femminicidio, le organizzazioni non profit che sostengono le persone sopravvissute alla violenza di genere denunciano una carenze di fondi e risorse messe a disposizione dal governo.
È necessario agire su più fronti, non solo aiutando chi è stato vittima di violenza, ma esercitando una profonda azione di prevenzione. Occorre, affermano gli esperti, una radicale azione culturale che affronti le questioni relative alla religione e a quelle pratiche patriarcali ancora così profondamente radicale nella società sudafricana.

Iran

Causa in parte delle proteste di piazza delle nelle ultime settimane, seguite alle morte della giovane Mahsa Amini, e in parte dello stallo dell’accordo sul nucleare, l’Iran sta affrontando anche una delle sue peggiori crisi monetarie. La valuta nazionale, il rial, è precipitata al minimo storico rispetto al dollaro statunitense.
A giugno di quest’anno il rial ha toccato il livello più basso degli ultimi anni: è stato scambiato a 330 mila per dollaro, contro i 35 mila rial per dollaro del 2015, anno di firma dell’accordo sul nucleare sottoscritto dall’Iran e dalle potenze mondiali, il cosiddetto Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA). E da allora il rial ha subito una svalutazione di ben dieci volte.
La conseguenza inevitabile è stata l’impennata dell’inflazione che ha duramente colpito il Paese già provato dalle sanzioni. A crescere enormemente sono stati in particolare i prezzi delle materie prime e delle abitazioni.
Le previsioni non sono certo confortanti: a causa delle tensioni con gli Stati Uniti si ritiene che la valuta precipiterà ulteriormente nei confronti sia del dollaro sia di altre valute estere.

Foto di copertina: Imran Khan – AFP

 

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