6 gennaio 2020 – Notiziario

Scritto da in data Gennaio 6, 2021

Ascolta il podcast

  • Siria: secondo un rapporto il governo ha estorto denaro alle famiglie delle persone scomparse forzatamente (copertina).
  • Regno Unito: oggi si deciderà per la libertà su cauzione di Assange.
  • Iraq: oltre 90 corpi recuperati sotto cumuli di macerie nella città di Mosul.
  • Qatar e paesi del Golfo sulla via della riconciliazione.
  • Vietnam: condannati tre giornalisti che hanno criticato il governo.
  • Etiopia: rilasciato senza accuse cameraman di Reuters.
  • Algeria: condannato a 3 anni per meme contro la politica.
  • Libano: completato dagli italiani della missione Unifil il restauro l’antica città di Tiro.
  • Hong Kong: arrestati 50 attivisti pro-democrazia.

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli. Musiche di Walter Sguazzin

Golfo

L’Arabia Saudita, il Qatar e altri paesi del Golfo dovrebbero firmare oggi un accordo che mette fine a tre anni e mezzo di crisi e all’embargo dei paesi dell’area contro Doha. Lo riferisce il sito Axios, precisando che l’accordo è stato mediato dagli Stati Uniti. I paesi del Golfo, guidati da Riad, avevano deciso la chiusura dei propri spazi aerei al Qatar, accusato di sostegno al terrorismo e di rapporti poco graditi con l’Iran. Le quattro nazioni hanno successivamente espulso i qatarini residenti nei loro paesi e hanno emesso un elenco di 13 richieste, tra cui la chiusura della rete di notizie Al Jazeera, la fine della presenza militare turca in Qatar e il taglio dei rapporti diplomatici con l’Iran, tutte rifiutate da Doha.

Iran

L’Iran ha riconfermato le misure reversibili intraprese per aumentare il programma nucleare civile, a seguito dei piani per arricchire l’uranio al 20%, con l’annuncio che installerà 1.000 nuove centrifughe. Una probabile ritorsione anche per l’ultimo omicidio mirato del loro scienziato nucleare. Quello che guida la tempistica di gran parte di quanto sta succedendo sono le elezioni statunitensi, con il presidente Trump visto come molto più ostile all’Iran e il presidente eletto Joe Biden più incline alla diplomazia. Rouhani vuole chiaramente aspettare che Biden si impegni in un nuovo accordo diplomatico, mentre Israele, dietro all’esecuzione dello scienziato, cerca di provocare mentre Trump rimane al potere.

Iraq

Le squadre di soccorso della Protezione civile irachena in collaborazione con il Dipartimento di medicina legale e il comune di Mosul «sono riuscite a recuperare 93 corpi delle vittime dei militanti dello Stato Islamico (ISIS) appartenenti a civili disarmati» in quartieri separati di Mosul, ha detto il Direttore della Protezione civile a Ninive, generale di brigata Hussam Khalil, all’agenzia di stampa al-Sabaah.
L’ISIS ha controllato Mosul dal giugno 2014 fino alla sua liberazione da parte delle forze irachene nel luglio 2017 con il sostegno della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti. Nonostante siano trascorsi più di tre anni dalla liberazione della città, continuano a essere ritrovati corpi sepolti sotto le macerie delle case e degli edifici distrutti della città. Khalil ha detto che la protezione civile cerca poi di determinare se i defunti siano civili o membri dell’ISIS facendo eseguire al dipartimento di medicina legale dei test del DNA da abbinare ai civili dichiarati scomparsi. Più di quattromila corpi sono stati recuperati a Mosul dalla sua liberazione, ha detto al giornalista Sami Zuber di Rudaw il sindaco di Mosul, Zuhair al-Araji. «Più di 2.000 corpi di militanti Daesh (Isis) e circa 2.193 corpi di civili sono stati recuperati sotto case ed edifici distrutti in città», ha aggiunto. La maggior parte di Mosul è ancora in rovina. Il governatore di Ninive Najim al-Jabouri ha stimato che la città irachena settentrionale ha bisogno di oltre 20 miliardi di dollari per la ricostruzione.

Libano

È stato completato dai militari ONU italiani il nuovo progetto di recupero e valorizzazione del sito archeologico dell’antica città di Tiro, nel Sud del Libano. I lavori − precisa l’Unifil in una nota − hanno riguardato la manutenzione dell’impianto di illuminazione e la realizzazione della recinzione perimetrale dell’area di Al-Mīnā’, contenente resti di epoca greca, romana e bizantina tra i quali si trova una lunga e imponente strada colonnata pavimentata a mosaico che porta all’antico porto egizio, una particolare arena e un vasto complesso termale. Il progetto, finanziato con fondi del ministero della Difesa italiano, rientra nell’ambito dei progetti di cooperazione civile-militare inseriti nel piano di tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico di Tiro − dichiarata dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità − portato avanti dai caschi blu del contingente italiano di Unifil in stretto coordinamento con le autorità locali, facendo ricorso a manodopera del posto.
Alla cerimonia di inaugurazione hanno preso parte, fra gli altri, il sindaco e presidente dell’Unione delle municipalità di Tiro, Hassan Dbouk, e il comandante del contingente italiano in Libano, generale di brigata Andrea Di Stasio.

Siria

Prigione di Sednaya / foto Dipartimento di Stato

Famiglie di vittime di sparizioni forzate in Siria hanno pagato più di 100 milioni di dollari in tangenti per trovare informazioni sui loro cari, secondo un rapporto che afferma di aver portato alla luce un modello di estorsione che ha finanziato il governo di Bashar al-Assad e il suo apparato repressivo. Il rapporto dell’Association of Detainees and the Missing in Sednaya Prison (ADMSP) afferma che guardie siriane, giudici, membri delle forze armate e intermediari hanno ricevuto pagamenti dalle famiglie come parte di un sistema. Secondo il rapporto, la sparizione forzata è una delle principali strategie dello Stato siriano per controllare e intimidire la società. Ha citato la famigerata prigione di Sednaya, alla periferia della capitale Damasco, come in cima a un elenco di centri di detenzione responsabili di sparizioni forzate, con oltre l’80% di questi casi segnalati dalla struttura. La metà degli scomparsi forzati è stata arrestata ai posti di blocco lungo i confini mentre le persone cercavano di fuggire dalla quasi decennale guerra in Siria. L’ADMSP ha detto che per il rapporto sono state intervistate più di 500 famiglie di persone scomparse con la forza. Più di un quarto degli intervistati − 129 partecipanti − ha affermato di aver pagato in tutto $ 461.500 per ottenere informazioni su una persona scomparsa con la forza. Quanto alle somme pagate per ottenere la promessa di visita, in totale ammontava a $ 95.250.
La Rete siriana per i diritti umani ha affermato che quasi 100.000 siriani sono spariti forzatamente dall’inizio della guerra civile nel paese, nel 2011. La stragrande maggioranza di loro sono scomparsi nei primi tre anni, il 2012 è stato l’anno di punta. L’ADMSP ha anche condotto interviste con 709 prigionieri rilasciati, e ha scoperto che per il 44% di loro (312 partecipanti) la somma totale di denaro che hanno detto essere stata pagata per informazioni sul loro destino o la promessa di visitarli ha raggiunto più di $ 1.119.000. Quanto a coloro a cui era stata promessa la liberazione, le somme pagate dalle loro famiglie superavano il milione di dollari. Il rapporto ADMSP considera l’Esercito arabo siriano il principale responsabile dei casi di sparizioni forzate. L’organizzazione ha chiesto che venga esercitata la massima pressione sugli alleati della Siria, in particolare la Russia il cui intervento militare nel settembre 2015 ha fatto pendere la bilancia a favore di al-Assad, per costringere il governo siriano a rivelare il destino degli scomparsi con la forza.

Israele e Palestina

I militari israeliani hanno fatto irruzione in un ospedale palestinese a Tulkarem, in Cisgiordania, e  hanno sparato gas lacrimogeni nelle prime ore di ieri mattina, ha riferito l’agenzia di stampa Wafa. Il direttore del Thabet Government Hospital, Haitham Shadeed, ha detto a Wafa che lui e il personale medico sono rimasti scioccati quando i soldati sono arrivati nei cortili dell’ospedale e nella sala d’attesa della sezione delle cliniche ambulatoriali alle 3:30 del mattino, sparando gas lacrimogeni.

Il raid ha diffuso paura e panico tra il personale medico e i pazienti, in particolare i bambini e gli anziani, scrive Wafa. Non sono state segnalate vittime. Il ministro della Salute palestinese, Mai Al-Kaila, ha denunciato il raid come «un nuovo crimine israeliano che viola tutti i trattati internazionali e la Convenzione di Ginevra». Ha invitato la comunità internazionale a intervenire per proteggere il popolo palestinese e porre fine alle continue violazioni israeliane. Il ministro ha sottolineato che questo è stato il terzo attacco delle forze israeliane contro gli ospedali palestinesi in meno di un mese. Gli ospedali in questione sono quello di Al-Durrah nella Striscia di Gaza, il Palestine Medical Complex a Ramallah e ora l’ospedale Thabet Thabet a Tulkarem.

Algeria

Un sostenitore del movimento di protesta Hirak è stato condannato a tre anni di carcere per i messaggi satirici sui social media che prendevano in giro il governo e la religione, scatenando la condanna da gruppi per i diritti critici del governo e il suo giro di vite sulla libertà di parola. Walid Kechida, 25 anni, è stato accusato di aver insultato il presidente Abdelmadjid Tebboune e di «aver offeso i precetti» dell’Islam con dei meme diffusi su Internet e in altri post online, ha detto Kaci Tansaout del gruppo per i diritti dei prigionieri della CNLD. Il pubblico ministero nella provincia nordorientale algerina di Setif aveva chiesto una condanna a cinque anni e Kechida ha già trascorso otto mesi di detenzione in attesa di processo. Le autorità algerine hanno arrestato e perseguito diversi attivisti nel tentativo di neutralizzare il movimento di protesta Hirak. La CNLD afferma che oltre 90 persone, inclusi attivisti, utenti dei social media e giornalisti, sono attualmente in custodia in relazione al movimento di protesta antigovernativo del paese o  principalmente per post dissenzienti sui social media. Mustapha Bendjama, caporedattore del quotidiano Le Provincial, deve affrontare quattro procedimenti legali separati per materiale pubblicato online. Tre algerini − Mohamed Tadjadit, Noureddine Khimoud e Abdelhak Ben Rahmani − sono in sciopero della fame da più di una settimana per protestare contro la loro detenzione. Anch’essi devono affrontare un lungo elenco di accuse, incluso l’aver minato la sicurezza nazionale, per video e dichiarazioni pubblicate online.
Il presidente Tebboune la scorsa settimana ha firmato la nuova costituzione dell’Algeria, un cambiamento che il governo spera possa far voltare pagina per quanto riguarda il movimento di protesta Hirak. Il movimento ha lanciato per la prima volta vaste manifestazioni di piazza all’inizio del 2019 per opporsi alla candidatura dell’allora presidente Abdelaziz Bouteflika per un quinto mandato. Bouteflika si è dimesso nell’aprile di quell’anno ma i manifestanti hanno mantenuto la pressione, chiedendo una revisione completa del sistema di governo in vigore dall’indipendenza della nazione nordafricana, avvenuta nel 1962, dalla Francia. Tuttavia l’allontanamento sociale reso necessario dalla pandemia di coronavirus ha significato che i manifestanti hanno dovuto interrompere le loro manifestazioni di strada all’inizio dello scorso anno. Il referendum di novembre per approvare le modifiche costituzionali ha ricevuto il sostegno di meno del 15% dell’elettorato, in un voto oscurato dalla pandemia e con l’Hirak che ne chiedeva il boicottaggio.

Etiopia

La polizia etiope ha rilasciato martedì il cameraman di Reuters Kumerra Gemechu dopo averlo detenuto senza accusa per 12 giorni. La polizia aveva detto al suo avvocato, Melkamu Ogo, che le loro linee di indagine includevano accuse di diffusione di informazioni false, comunicazione con gruppi che combattono il governo e disturbo della pace e della sicurezza pubblica. Tuttavia Ogo ha detto di non aver visto prove. Kumerra, 38 anni, lavora per Reuters da dieci anni. La sua famiglia ha detto che stavano preparando un pasto speciale e non vedono l’ora di riaverlo a casa per Natale, che molti cristiani etiopi celebreranno domani.

Coronavirus

Stati Uniti: si doveva tenere il 31 gennaio la cerimonia dei Grammy, l’Oscar della musica, che invece è stata rinviata. A Los Angeles, le autoambulanze dovranno scegliere tra i pazienti da trasportare quelli che hanno più possibilità di sopravvivere. L’Olanda comincia la campagna vaccini oggi, il premier Rutte ammette di essere stato impreparato. La Germania proroga il lockdown fino al 31 gennaio. Il presidente armeno Sarkissian risultato positivo al virus: lo avrebbe preso dopo un intervento chirurgico a Londra. Positivo al virus anche − andiamo ora in Giappone − il campione di Sumo, Hakuho. Brasile: Bolsonaro mette in dubbio ancora una volta l’utilità della mascherina. La Thailandia proroga lo stato di emergenza. In Spagna il turismo è crollato del 90% in un anno.

Regno Unito

Il team legale di Julian Assange oggi chiederà la libertà su cauzione per il fondatore di WikiLeaks, dopo che una giudice britannica ne ha bloccato l’estradizione negli Stati Uniti, affermando la possibilità che qualora avvenisse Assange possa essere a rischio suicidio. Gli avvocati di Assange chiederanno che venga temporaneamente rilasciato dalla prigione di massima sicurezza di Belmarsh, nel sud-est di Londra, durante un’udienza presso la Westminster Magistrates Court, nella capitale, che inizierà alle 10:00 GMT. Un portavoce del ministero della Giustizia ha detto ad Al Jazeera che non è ancora chiaro se Assange parteciperà di persona all’udienza.
Il 49enne, cittadino australiano, è stato trattenuto a Belmarsh da quando è stato arrestato nell’ambasciata ecuadoriana a Londra nel 2019 per aver violato le condizioni della cauzione in un caso separato di estradizione che coinvolge la Svezia. Dopo la sentenza del giudice distrettuale Vanessa Baraitser di lunedì scorso, i sostenitori di Assange hanno chiesto il suo rilascio immediato. «Non dovrebbe essere privato della sua libertà per un altro giorno», ha dichiarato ad Al Jazeera Rebecca Vincent, la direttrice delle campagne internazionali per Reporter Senza Frontiere (RSF).

Pakistan

Decine di attivisti del Kashmir si sono radunati nella capitale del Pakistan, ieri, per sollecitare le Nazioni Unite a garantire il diritto all’autodeterminazione in base a una risoluzione decennale sulla regione contesa. Cantando slogan tra cui “vogliamo la libertà” hanno esortato la comunità mondiale a prendere atto delle presunte violazioni indiane dei diritti umani nel Kashmir, diviso tra Pakistan e India e rivendicato da entrambi nella sua interezza. La manifestazione a Islamabad è avvenuta nel momento in cui il Kashmir ha segnato l’anniversario di una risoluzione delle Nazioni Unite approvata nel 1948 che chiedeva un referendum sul quesito se gli abitanti del Kashmir volessero fondersi con il Pakistan o l’India.
Il Kashmir divenne un problema alla fine del dominio coloniale britannico nel 1947, quando il subcontinente indiano fu diviso fra l’India, a prevalenza indù, e il Pakistan a maggioranza musulmano, e il futuro del Kashmir rimase così irrisolto. Il Pakistan e l’India hanno combattuto due, delle loro tre guerre, proprio per il Kashmir. La prima guerra si concluse nel 1948 con un cessate il fuoco mediato dalle Nazioni Unite che lasciò il Kashmir diviso. La promessa di un referendum sponsorizzato dall’ONU sulla sua “disposizione finale” non è mai stata mantenuta e la risoluzione non era vincolante per poter cominciare. L’India accusa il Pakistan di armare e addestrare gli insorti del Kashmir nella sua parte della regione. Il Pakistan afferma di fornire solo supporto morale e diplomatico.

Stati Uniti

The New York Times riporta che il leader dei Proud Boys, il gruppo di estrema destra che sostiene il tentativo di Donald Trump di capovolgere il risultato delle elezioni, è stato arrestato. Enrique Tarrio è stato fermato a Washington a poco più di 24 ore dalla manifestazione tenutasi ieri nella capitale americana per protestare contro la certificazione del risultato elettorale da parte del Congresso. Centinaia di sostenitori del presidente Donald Trump sono arrivati a Washington DC per incoraggiare le sue infondate affermazioni di frode elettorale il giorno prima del voto del Congresso che certificherà la vittoria di Joe Biden. A pochi isolati dalla Casa Bianca, i manifestanti − molti senza mascherina − si sono riuniti a Freedom Plaza nonostante le temperature rigide, e là sono rimasti fino al tramonto.

Venezuela

Il Partito socialista al governo ha inaugurato ieri il nuovo parlamento controllato dagli alleati del presidente Nicolas Maduro, mentre l’opposizione ha convocato un comitato rivale di legislatori in una sessione virtuale, a seguito delle contestate elezioni del 6 dicembre. L’opposizione, guidata da Juan Guaidó, aveva boicottato il voto, considerato ampiamente fraudolento dagli avversari di Maduro e da molti paesi occidentali. Il 26 dicembre il parlamento controllato dall’opposizione ha approvato uno statuto che ne proroga il mandato fino al 2021. Ma sono stati i legislatori e gli alleati del Partito socialista che hanno occupato fisicamente il palazzo legislativo ieri, camminando verso di esso da una piazza vicina, mostrando le foto del defunto presidente Hugo Chavez e del padre fondatore Simon Bolivar. Il cambiamento segna un consolidamento formale del potere di Maduro, che all’inizio del 2019 sembrava vulnerabile quando gli Stati Uniti e dozzine di altri paesi hanno riconosciuto Guaidó come legittimo leader del Venezuela. Il Gruppo Lima ha già deciso di non riconoscere la legittimità della nuova assemblea.

Colombia

Gruppi armati illegali hanno perso circa 5.120 membri nel 2020, mentre le forze armate del paese hanno continuato le operazioni nel pieno della pandemia di coronavirus per indebolirli e impedire loro di crescere in dimensioni e territorio: lo ha affermato il generale Luis Fernando Navarro, si legge su Reuters.

Vietnam

Un tribunale vietnamita ha condannato ieri tre giornalisti freelance, noti per le loro critiche al governo, a 11 e 15 anni di carcere dopo averli giudicati colpevoli di aver diffuso propaganda anti-statale. Pham Chi Dung, Nguyen Tuong Thuy e Le Huu Minh Tuan sono stati condannati per «produzione, conservazione, diffusione di informazioni e materiali allo scopo di opporsi allo stato» durante un processo durato un solo giorno a Ho Chi Minh City. Dung ha istituito nel 2014 l’Associazione dei giornalisti indipendenti del Vietnam, che secondo la polizia aveva lo scopo di rovesciare il regime. Nonostante le profonde riforme economiche e la crescente apertura al cambiamento sociale, il Partito comunista al governo mantiene una rigida censura sui media e tollera poche critiche. Il partito, sotto la guida del 76enne Nguyen Phu Trong, ha intensificato la repressione del dissenso in vista del congresso quinquennale che si terrà alla fine del mese. Dung è stato condannato a 15 anni, mentre Thuy e Tuan a 11 anni ciascuno.

Giornalisti dietro le sbarre

Cina

Lai Xiaomin, ex presidente di China Huarong Asset Management, una delle più grandi società di gestione patrimoniale controllate dalla Cina, è stato condannato a morte per «corruzione e bigamia». Lai Xiaomin è stato giudicato colpevole di aver preso 215 milioni di euro in tangenti ed è stato anche condannato per bigamia, avendo «vissuto a lungo con altre donne al di fuori del suo matrimonio, dal quale ha avuto figli illegittimi». Nel gennaio del 2020 il tycoon ha reso una confessione pubblica trasmessa dal canale CCTV. Lai Xiaomin ha assicurato di non aver «speso un solo centesimo».

Hong Kong

Oltre 50 attivisti pro-democrazia di Hong Kong sono stati arrestati ieri con l’accusa di aver violato la legge sulla sicurezza nazionale della città. Secondo quanto riportato dai media locali si tratta del più grande giro di vite finora contro il campo di opposizione, ai sensi della controversa nuova legislazione.

Australia

Lo spot di un’azienda australiana, nel quale un ragazzo mangia un panino al pipistrello e scherza sul fatto che sia stata questa pratica alimentare a dare origine alla pandemia di coronavirus, è diventato virale con oltre 200.000 visualizzazioni su Youtube. L’authority australiana per la pubblicità ha aperto un’indagine. La Boating Camping Fishing, azienda che vende attrezzature per la pesca e il tempo libero, ha difeso il video definendolo ironico. Non è la prima volta che una campagna della Boating Camping Fishing finisce nel mirino dell’Authority. Nel 2016 e nel 2018 due loro pubblicità erano state nominate tra le più criticate dell’anno.

Ti potrebbe interessare anche:

E se credete in un giornalismo indipendente, serio e che racconta recandosi sul posto, potete supportarci andando su Sostienici


[There are no radio stations in the database]