7 gennaio 2021 – Notiziario

Scritto da in data Gennaio 7, 2021

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  • Stati Uniti: attacco alla democrazia (in copertina).
  • Venezuela: l’Ue non riconosce più Guaidò presidente.
  • Afghanistan: Kabul al buio.
  • Amnesty chiede a Israele di fornire il vaccino contro il coronavirus ai palestinesi.
  • Regno Unito: no alla libertà su cauzione per Assange.
  • Studenti greci vincono le olimpiadi internazionali di robotica per giovani.

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli. Musiche di Walter Sguazzin

Stati Uniti

Ieri per un attimo il mondo si è fermato a guardare Washington e la manifestazione pro-Trump composta da uomini e donne bianchi, radicali, con poche mascherine che all’improvviso hanno preso d’assalto il Campidoglio superando la polizia e irrompendo in una delle più importanti istituzioni del paese. I legislatori sono stati evacuati dalla polizia, lasciando il posto in balia dei sostenituri di Trump. Quattro i morti, anche se non se ne conoscono bene i dettagli, tra cui una donna. Molti dei manifestanti erano armati e la polizia, all’interno per proteggere i legislatori impegnati nel voto − poi sospeso − che avrebbe sigillato la vittoria di Biden, con le armi puntate verso gli aggressori che sono entrati violando uffici e aule. L’Fbi ha detto di aver disarmato due sospetti in possesso di ordigni esplosivi. In tutto, almeno 52 le persone arrestate. Trump è apparso nel giardino della Casa Bianca chiedendo agli assaltatori, definiti più volte “militanti” dalla Cnn, di tornare a casa, che li amava e che li capiva, ripetendo per l’ennesima volta che le elezioni erano state fraudolente.
Twitter in risposta ha bloccato  per 12 ore il suo account per aver diffuso notizie false; anche Biden ha parlato definendo quello che stava accadendo un atto di insurrezione e ripetendo più volte la parola indecenza. Poi la sindaca ha imposto il coprifuoco alle 18:00 e il segretario della Difesa a interim Miller ha schierato la guardia nazionale − consultandosi con il vice presidente Pence e non Trump − che ha sgombrato il palazzo mentre ancora ci si chiede come sia stato permesso a qualche centinaio di persone di avvicinarsi così tanto. Il Congresso ieri, prima di essere attaccato, avrebbe dovuto certificare la vittoria di Biden, ma lo scopo del gruppo di fanatici è stato quello di ritardare l’operazione che poi in tarda serata è ripresa. Intanto l’ipotesi di invocare il 25° emendamento per rimuovere Trump si sta rafforzando nel gabinetto del presidente, come riporta la CBS.

Il capo dello staff della first lady Melania Trump, Stephanie Grisham, e la vice segretaria stampa della Casa Bianca, Sarah Matthews, si sono dimesse a cause delle violenze «senza precedenti» al Campidoglio degli Stati Uniti da parte di sostenitori pro-Trump.

https://twitter.com/StephGrisham45/status/1346984823882199041

Le reazioni del mondo

Il segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterresh e il presidente dell’Assemblea Generale Volkan Bozkir hanno condannato le violenze. Guterresh si è detto rattristato. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, ha definito le proteste come «scene scioccanti» e che il risultato delle elezioni deve essere rispettato. Il premier canadese Trudeau ha espresso preoccupazione. Il premier britannico Johnson ha definito gli eventi una “vergogna”. Il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas ha invitato Trump ad accettare la decisione degli elettori americani e affermato che la violenza è causata dalla retorica incendiaria. Il presidente francese Macron ha detto che quanto è successo a Washington non è americano e ha aggiunto di aver fiducia nella forza della democrazia del paese. Charles Michel, presidente del Consiglio Europeo ha detto su Twitter di essere sotto shock: «Il Congresso è un tempio della democrazia… confidiamo negli Stati Uniti per garantire un trasferimento pacifico del potere». La presidente della Commissione Europea Von Der Leyen ha detto di non vedere l’ora di lavorare con Biden. L’ambasciatore russo all’Onu Polyansky ha paragonato le immagini alle proteste ucraine che nel 2014 rovesciarono il presidente Yanukovich. Il primo ministro australiano Morrison ha descritto le scene di Washington come angoscianti, il premier spagnolo Sanchez si è detto preoccupato. Il primo ministro olandese Rutte si è rivolto a Trump dicendo di riconoscere oggi Biden presidente. La ministra degli Esteri neozelandese ha detto che la violenza non ha posto in democrazia. Di attacco alla democrazia ha parlato il premier svedese Lofven, mentre la premier finlandese Marin si è detta preoccupata, così come il ministro degli Esteri turco e quello venezuelano. Inaccettabile, quanto accaduto, per la premier norvegese che invita Trump a fermare questo attacco. Il mondo sta guardando, ha detto il ministro degli Esteri irlandese, mentre una condanna arriva dal presidente argentino Fernandez. Il premier indiano Modi ha detto che non si può permettere che il processo democratico venga sovvertito con proteste illegali.

Un procuratore di Kenosha, Wisconsin, ha deciso di non incriminare Rusten Sheskey, il poliziotto che lo scorso agosto sparò sette colpi alla schiena del 29enne afroamericano Jacob Blake paralizzandolo. Un episodio che alimentò ulteriormente le proteste scatenate dall’uccisione di George Floyd. Ben Crump, l’avvocato della famiglia, ha espresso «immensa delusione» per la decisione, annunciata dopo la mobilitazione della guardia nazionale per il timore di disordini.

Venezuela

Mercoledì, l’Unione Europea ha affermato di non riconoscere più Juan Guaidó come presidente del Venezuela, dopo aver perso la sua posizione nell’Assemblea Nazionale del paese in seguito alle recenti elezioni. Nel gennaio 2019, gli Stati Uniti e molti dei loro alleati hanno riconosciuto Juan Guaidó come presidente del Venezuela, nonostante il fatto che Nicolas Maduro fosse in carica. Secondo Reuters, i diplomatici dell’UE hanno tenuto a chiarire che l’Europa, comunque, ancora non riconosce Maduro. In una dichiarazione l’UE ha affermato che il ruolo di Guaidó come presidente a interim non ha «una posizione istituzionale» poiché non è più il capo dell’Assemblea Nazionale del Venezuela.
L’UE ha anche minacciato nuove sanzioni contro il Venezuela. Il fallito tentativo dell’amministrazione Trump di cambiare il regime a Caracas è stato accompagnato da sanzioni paralizzanti che hanno decimato l’economia e il settore petrolifero del Venezuela. Gli Stati Uniti riconoscono ancora Guaidó come presidente del Venezuela, ma ci sono indicazioni secondo cui la politica nei confronti del Venezuela potrebbe cambiare sotto Biden. A dicembre, un articolo di Bloomberg diceva che l’amministrazione Biden entrante si stava preparando a potenziali colloqui con Maduro. Si leggeva anche che Guaidó aveva cercato di organizzare una telefonata con Biden dalla fine di novembre, senza successo.

Israele e Palestina

Amnesty International ha chiesto a Israele di iniziare a fornire dosi di vaccino contro il coronavirus ai palestinesi in Cisgiordania e a Gaza. In Cisgiordania la campagna di vaccinazione include solo coloro che vivono negli insediamenti israeliani, illegali secondo il diritto internazionale, e non la popolazione palestinese.

Amnesty ha invitato Israele a «smettere di ignorare i suoi obblighi internazionali in quanto potenza occupante e ad agire immediatamente per garantire che i vaccini Covid-19 siano forniti in modo equo ai palestinesi che vivono sotto la sua occupazione in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza». Saleh Higazi, vicedirettore regionale per il Medio Oriente e il Nord Africa di Amnesty International, ha dichiarato: «Il governo israeliano deve mantenere i propri obblighi come potenza occupante, ai sensi del diritto internazionale umanitario e del diritto dei diritti umani, per fornire il più alto livello raggiungibile di salute fisica e mentale alla popolazione dei territori occupati, senza discriminazione».

Coronavirus

Irlanda: scuole chiuse fino a fine mese. L’Unione Europea approva la commercializzazione del vaccino Moderna. Russia: vaccinate oltre un milione di persone. L’Australia pronta a vaccinare quattro milioni di persone entro marzo. Domani il Canada comincia le vaccinazioni dei detenuti.

Grecia

Congratulazioni a Iris Angelopoulou, Vasiliki Iliadi e Christos Rentzis che hanno vinto l’oro per la Grecia alle Olimpiadi internazionali dei robot per i giovani, svoltesi digitalmente all’inizio di questo mese. I tre ragazzi del team PlaisioBots, hanno vinto il primo premio per aver creato un bastone bianco “intelligente” per non vedenti. «Speriamo che la nostra invenzione possa aiutare milioni di persone e migliorare le loro vite», ha detto Rentzis.

Il team, sponsorizzato da uno dei più grandi centri tecnologici in Grecia, Plaisio, ha lavorato a stretto contatto durante la pandemia di coronavirus. L’amministratore delegato di Plaisio, Costas Gerardos, ha affermato che la medaglia d’oro «è stata la pietra miliare più toccante e ottimista nei miei 18 anni di attività».
Il bastone bianco ha un sensore di rilevamento 3D che avverte l’utente degli ostacoli che si trovano nell’ambiente. Può anche “leggere” i semafori, consentendo di comunicare agli utenti quando attraversare la strada. «Per la prima volta nella storia, la squadra greca ha affrontato le menti dei ragazzi più brillanti del mondo e ha vinto l’oro, lasciando dietro di sé squadre di paesi come Corea e Russia, che hanno un’enorme esperienza nella robotica», ha aggiunto.

Croazia: forte scossa di terremoto, 5.3. Il 29 dicembre Petrinja era stata quasi distrutta da un’altra scossa.

Regno Unito

La giudice di Londra, che ha negato l’estradizione ha anche detto no, alla libertà su cauzione per il fondatore di WikiLeaks Julian Assange, che resta così in detenzione. Assange non potrà ancora uscire dopo i 7 anni trascorsi da rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra e i quasi 2 in carcere nella prigione di massima sicurezza britannica di Belmarsh. Il 49enne attivista e giornalista australiano resta per ora in cella in attesa dei ricorsi preannunciati da Washington.

Afghanistan

Kabul ha avuto solo 20 minuti di elettricità nelle ultime 24 ore a seguito di un problema tecnico che ha interrotto la fornitura di elettricità dell’Uzbekistan all’Afghanistan. La Da Afghanistan Breshna Sherkat (DABS), la principale società di fornitura di energia elettrica dell’Afghanistan, paga 100 milioni di dollari all’anno all’Uzbekistan, tuttavia non sa ancora quando finirà il problema della carenza di energia. Il presidente Ashraf Ghani aveva promesso maggiori fonti di elettricità interna durante il suo primo mandato. «Quest’anno genereremo più elettricità, ciò che non siamo riusciti a ottenere negli ultimi 100 anni», ha affermato Ghani nel  2014. L’Afghanistan attualmente importa 450 megawatt di potenza dall’Uzbekistan. Con il taglio dall’Uzbekistan, ora il governo ha solo la capacità di fornire 160 megawatt da centrali interne.

Intanto a Doha, riprendono i colloqui di pace. Fonti vicine ai talebani e un membro del team di negoziatori di pace che rappresenta il governo afghano, hanno affermato che la Costituzione afghana sarà uno dei punti chiave nell’agenda del secondo round dei negoziati di pace. Questo avviene dopo che martedì scorso il secondo vicepresidente dell’Afghanistan, Mohammad Sarwar Danish, ha affermato che l’opposizione dei talebani all’attuale Costituzione dell’Afghanistan è destinata a causare il «collasso del sistema». Danish aveva affermato che l’attuale costituzione dell’Afghanistan è stata ratificata nel pieno rispetto delle tradizioni islamiche e dei valori del popolo afghano. «Se i talebani e altri paesi cercaranno di imporre qualcosa, è impossibile», ha detto Fazel Ahmad Manavi, ministro della Giustizia afghano. «I talebani dichiarando che la costituzione dell’Afghanistan è ‘non islamica’ vogliono ottenere più punti», ha spiegato l’esperto legale Arash Sharivar. «I talebani non sono disposti a tollerare i diritti e i privilegi che sono stati riservati ai cittadini afghani nel secondo capitolo della Costituzione. Nel primo capitolo, la Costituzione dell’Afghanistan sostiene chiaramente il sistema repubblicano, ma i talebani non sono disposti ad approvare il sistema della Repubblica mentre insistono sull’emirato». L’attuale Costituzione della Repubblica Islamica dell’Afghanistan è stata approvata da più di 500 delegati, che rappresentano uomini e donne afghani da tutto il paese alla Loya Jirga costituzionale (13 dicembre 2003 – 4 gennaio 2004). La Costituzione è stata ufficialmente ratificata dal presidente Hamid Karzai, durante una cerimonia a Kabul, il 26 gennaio 2004.

Corea del Nord

Il leader nordcoreano Kim Jong-un, aprendo l’ottavo congresso del Partito dei Lavoratori, il primo in quasi cinque anni, ha ammesso il mancato raggiungimento degli obiettivi di sviluppo economico del Paese. Kim, secondo quanto riferito dall’agenzia ufficiale Kcna, ha tenuto ieri il suo intervento all’evento che è il più importante appuntamento politico della Corea del Nord, dal quale ci si aspettano gli indirizzi futuri su economia e affari esteri inclusa la posizione da tenere verso gli Stati Uniti e la Corea del Sud nello stallo dei negoziati sulla denuclearizzazione della penisola.

Cina: ondata di freddo a Pechino dove le temperature durante la notte scendono a -18, ma il freddo percepito è -31

Hong Kong

Un avvocato americano per i diritti umani, che era stato detenuto a Hong Kong con decine di attivisti e sostenitori pro-democrazia, è stato liberato su cauzione. John Clancey, che lavora presso lo studio legale Ho Tse Wai & Partners, è una delle 53 persone arrestate ieri ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale per la partecipazione a un’elezione primaria non ufficiale lo scorso anno, che secondo le autorità faceva parte di un piano per paralizzare il governo e sovvertire il potere statale. Gli arresti di massa sono stati la più grande mossa contro il movimento per la democrazia di Hong Kong da quando Pechino ha imposto la legge, lo scorso giugno, per reprimere il dissenso nel territorio semiautonomo dopo mesi di proteste antigovernative nel 2019.

Giappone

Il primo ministro giapponese Yoshihide Suga è pronto a dichiarare lo stato di emergenza nell’area metropolitana di Tokyo, oggi, autorizzando misure più robuste per combattere una recente ondata di infezioni da coronavirus: lo rende noto un rapporto di Kyoto News. La dichiarazione di emergenza, che sarà in vigore per un mese, richiederà ai residenti di rimanere a casa e alle aziende, inclusi ristoranti, strutture di intrattenimento e grandi magazzini, di smettere di servire alcolici entro le 19:00 e chiudere entro le 20:00.

Papua Nuova Guinea

Corpi recuperati / Foto Amministrazione provinciale centrale

Morti 15 cercatori d’oro. La notizia del disastro ha richiesto più di un giorno per emergere a causa della lontananza e inaccessibilità del villaggio di Saki, nel distretto di Goilala della provincia centrale. Senza copertura di telefonia mobile e senza strade, l’accesso richiede un viaggio in elicottero o una camminata di due ore. L’area si trova a soli 100 chilometri a nord della capitale Port Moresby: la mancanza di infrastrutture di trasporto e di comunicazione di base riflette l’enorme povertà dell’ex colonia australiana. Le autorità locali hanno organizzato elicotteri per rifornimenti, comprese attrezzature per scavi, proiettori e cibo. Gli sforzi per recuperare tutti i corpi sono proseguiti in questi giorni. Quelli uccisi lavoravano nelle miniere d’oro e avevano esplorato e scavato gallerie sul fianco della collina, alla ricerca dell’oro. Il parlamentare locale e ministro del governo per i Trasporti e le Infrastrutture, William Samb, ha visitato l’area dopo la frana e ha incolpato le vittime per la loro difficile situazione. Ha detto ad altri minatori: «Stai tagliando il fianco della montagna, abbattendo alberi che tengono insieme il terreno. Devi spostarti in un luogo più sicuro, lontano dalla scogliera. Non puoi scavare attraverso il fianco della montagna, quindi costruire la tua casa in cima. È pericoloso».

Foto: Human Rights Watch

La Papua Nuova Guinea è tra i primi 15 paesi produttori di oro. La maggior parte dell’oro viene prodotto in enormi miniere, tra cui Ok Tedi (precedentemente di proprietà di BHP Billiton e ora nazionalizzata), Lihir (di proprietà dell’Australia’s Newcrest Mining) e Porgera (di proprietà della canadese Barrick Gold e della cinese Zijin Mining)

 

 

 

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