Indymedia: una Time Machine del G8 2001
Scritto da Alice Corte in data Luglio 7, 2021
“Sono stato contattato da Icsi, Ypsilon, Kyra su diversi canali. Mi chiesero di fare un libro su Indymedia, non sapevo come rifiutare, però avrei voluto, quindi non ero molto collaborativo, però come fai a dire di no a tre persone contemporaneamente? Per scamparla ho creato un canale Telegram di Indymedia con noi più altri ex indyani, che sono presto diventati più di un centinaio… Non avevo voglia di espormi partecipando al libro perché ero molto più legato ad altri progetti come Autistici o Chainworkers, anche se l’ho sempre usato e ho aiutato a mettere in piedi il mediacenter in varie occasioni. Ma insomma, alla fine Indymedia Italia è nuovamente fruibile ed è stata inventata una Time Machine per riportarci ai giorni di Genova 2001”
Così DaBomb, uno degli attivisti che tiene in piedi i servizi di Autistici/Inventati (collettivo che offre ad attivisti, gruppi e collettivi piattaforme per una comunicazione più libera e strumenti digitali per l’autodifesa della privacy, come email, blog, mailing list, instant messaging, videochiamate) e che si è occupato di rimettere online il sito italy.indymedia.org.
Indymedia Italia
Già, perché Indymedia Italia, uno dei siti protagonisti del racconto di Genova 2001, è di nuovo consultabile online. Nei giorni del ventennale dal contro-summit al G8 che si tenne nella città ligure (19-22 luglio 2001) una serie di canali social, tra cui twitter e telegram, ne “spareranno” i contenuti come su una macchina del tempo, che riporterà al racconto di quelle giornate in tempo reale. Il sito italy.indymedia.org era infatti “congelato” dal 2006, quando le persone che lo avevano animato non sono più riuscite a gestire la sua parte di comunicazione ad accesso libero (e moderato solo a posteriori): il cosiddetto newswire.
Ma facciamo un passo indietro. Cos’era e cosa è Indymedia?
Come si legge sul “nuovo” italy.indymedia.org,
“Indymedia nasce nel 1999 a Seattle, negli USA, in occasione dell’incontro dell’Organizzazione Mondiale del Commercio presso il Washington State Convention center. Per la prima volta si è voluto creare un media che fosse fatto dagli attivisti stessi, dove fosse possibile pubblicare in maniera anonima e sicura azioni e testimonianze, riguardanti anche la repressione e le violenze della polizia. Nasce così il newswire […]: bastava un click e si potevano pubblicare in maniera libera testi, foto e video, senza necessità di iscrizione o di fornire dati personali. È così che Indymedia a Seattle riuscì a dare un’altra e più veritiera versione su come la polizia avesse attaccato e represso la manifestazione, sbugiardando i media tradizionali. Da quell’anno vengono aperti “nodi” in molti paesi del mondo e, nel 2000, in occasione del no OCSE a Bologna, nasce Indymedia Italia. Oltre al newswire, al centro del sito vengono pubblicate le “feature”: una raccolta degli argomenti più importanti, somma dei post pubblicati sul newswire e delle discussioni fatte dai partecipanti al collettivo editoriale tramite una mailing list. Indymedia è stata una fucina di notizie, materiali, iniziative e tante altre cose […]. A vent’anni dal G8 di Genova vogliamo anche dare visibilità a tutto il lavoro che Indymedia Italia fece per quelle giornate: per questo abbiamo creato la “Indymedia Time Machine”.
Il racconto di DaBomb ci ha ricordato anche che Indymedia è nata in un mondo in cui internet era «una promessa in divenire». Non era pensata come un social network, non si mettevano i like, ma si poteva commentare. E così si scoprì che facilmente le conversazioni potevano degenerare. Ma Indymedia era anche un luogo di informazione e discussione libera.
Proprio i troppi commenti spam e troll ne causarono comunque la fine, perché chi ci stava dietro non riusciva più a tenere il newswire “pulito”. Nel 2006 il sito venne congelato e a un certo punto i costi per tenerlo online non erano più sostenuti né sostenibili: per questo è stato necessario “spegnere” il sito. Per fortuna però è stata mantenuta una copia dell’hard disk. Nonostante diversi tentativi di rendere nuovamente fruibile Indymedia, affidati al collettivo Autistici/Inventati, non si era riusciti a farlo fino a ora, per diversi problemi tecnici e umani. Le pagine create nel 2001 non erano tecnicamente paragonabili a quelle di anni più recenti ed era quindi molto complicato riscriverne i codici. Inoltre, a complicare le cose, c’erano molteplici copie del sito, a volte frammentate, anche perché Indymedia Italia era inizialmente un’entità nazionale e in seguito si divise in nodi “locali”. Insomma, per alcuni anni si sono susseguiti dei tentativi individuali di «giocare con questo materiale», con però nessuna reale possibilità di fruizione organica di quel ricco archivio.
La “macchina del tempo”
Con l’Indymedia Time Machine, la macchina del tempo che vuole riproporre i materiali di Genova 2001 “in diretta” nei giorni dell’anniversario, si è «ricreata un’atmosfera» che ha permesso di rimettere in piedi tutto il materiale. Si è ricreato un processo collettivo, che insieme al libro di prossima pubblicazione sull’esperienza Idymedia, permette così di leggere quello che si scriveva in quegli anni. Il ventennale di Genova 2001 ha creato l’occasione, perché ha ridestato il forte legame con quell’evento che fu il primo momento in cui Indymedia esplose proprio come mezzo di comunicazione. La quantità di contenuti prodotti all’epoca, peraltro, era abbastanza gestibile, perché si postava solo da computer, quindi in maniera limitata rispetto a quello che succederebbe oggi. Durante le grandi mobilitazioni si creavano per questo dei “media center”, spazi attrezzati con computer e altri mezzi di comunicazione (a Genova per esempio gli studi di Radio Gap, tristemente noti per l’attacco della polizia in diretta) in cui attiviste e attivisti si potessero aggregare e condividere informazioni. L’idea della Time Machine − specifica DaBomb − viene anche dalla voglia di rendere fruibile il sito in maniera intellegibile, altrimenti si sarebbe vista l’ultima schermata, del 2006, che probabilmente non sarebbe stata altrettanto significativa. Al tempo stesso, rimettere online il sito permette a chiunque di accedere a tutti i suoi contenuti, fondamentali per chi voglia andare a indagare un periodo storico con fonti di diverso tipo.
Per quanto riguarda Indymedia nel mondo, rari nodi locali sono ancora attivi e i vecchi siti sono a volte disponibili su archive.org, in particolare i siti statunitensi che sono stati archiviati per il ventennale di Seattle 1999. L’aggregatore mondiale è ancora attivo, anche se rispetto a venti anni fa poco fruibile (molti dei link riportati sono infatti irraggiungibili).
Indymedia è comunque un importante tassello della storia dell’attivismo e di internet nel mondo, e il fatto che un suo “pezzo” sia reso disponibile, grazie al lavoro di ex attivisti del collettivo stesso e di persone e server di Autistici/Inventati è sicuramente un’ottima notizia, soprattutto per le generazioni future. Il libro su Indymedia, “Millennium bug. Una storia corale di Indymedia Italia”, è disponibile da questo mese per i tipi di Alegre.
Ti potrebbe interessare anche:
- Donne Covid e sistema immunitario
- Giappone, ci risiamo: leader di partito invita le donne alle riunioni. Purché “stiano zitte”
- Schiave sessuali, sale la tensione tra Corea del Sud e Giappone
- Parigi, troppe donne dirigenti in Comune: multa da 90mila euro
- Le Case delle Donne: “Cresciamo e moltiplichiamoci”
- Quello che… lui le donne per carità, però il femminismo è una cosa superata
- Onu: Agire contro la pandemia di femminicidi
- Questione di connotati
- Siria: i bambini dopo 10 anni di guerra
- Il corpo è mio (o meglio, dovrebbe)
- L’orticello del vicino
- Mohammed Bin Salman aggiunto alla lista dei “predatori” della libertà di stampa
- Haiti: ucciso il presidente Jovenel Moïse
- Il tappeto magico
- Haiti: presi i presunti assassini del presidente
- Haiti: arrestati colombiani e due americani per l’omicidio del presidente
- Sud Sudan: dieci anni, bilancio in chiaroscuro
- Cuba: migliaia di persone in protesta contro il governo
- Il cielo racconta
E se credete in un giornalismo indipendente, serio e che racconta recandosi sul posto, potete darci una mano cliccando su Sostienici