Beirut – Verona, sola andata
Scritto da Barbara Schiavulli in data Marzo 18, 2025
Ci sono libri che servono a passare il tempo, altri per attraversarlo, altri ancora per viaggiare o imparare qualcosa. E poi ci sono i libri necessari. Quelli che salvano le persone che li scrivono, quelli salvano le persone che li leggono, quelli che ci costringono spalle al muro e ci impongono di non girare lo sguardo. Beirut- Verona, sola andata è uno di questi.
Quando ho contattato Robert El Asmar dopo aver letto il suo libro, mi ha chiesto quasi con innocenza: Ti è piaciuto? Gli ho risposto senza esitare, no, non mi è piaciuto. Perché è un libro che fa male.
Una storia vera
Perché non è una storia inventata, ma qualcosa che quest’uomo che avevo dall’altro capo del telefono aveva vissuto, perché gli era successo qualcosa di così tremendo ad un’età così giovane, che non può piacere a nessuno.
Ma come dirà lui quando cominceremo a parlare, questo libro è un cerchio che si chiude nella sua vita. Aveva bisogno di scriverlo così come è un cerchio che si apre per noi, che abbiamo sempre bisogno di sapere che le cose terribili accadono e che non bisogna andare tanto lontano per incontrarle.
Ma questo libro non è solo liberarsi una volta per tutte del dolore che lo ha travolto, quando più che mai aveva bisogno di essere protetto, è la prova che si può cadere e tirarsi su e ricostruirsi e diventare la persone che si è nati per essere.
Qualcuno dice che la sofferenza ci rende forti, in realtà ho sempre pensato che nella sofferenza si capisce chi è forte e chi non lo è.
Attraversare l’inferno
Ed Esmar ha attraversato l’inferno della guerra in Libano per scoprire, che era solo il purgatorio, l’inferno lo avrebbe trovato qui nella nostra bella Italia che spesso è tanto brava a nascondere la polvere sotto il tappeto quando succedono cose troppo grandi che andrebbero smascherate, che meritano giustizia e invece, vengono fatte scomparire come una magia malefica.
Questa è la storia di un ragazzo che fugge dalla guerra, che vede la sua famiglia e i suoi amici uccisi, che ha la fortuna di una borsa di studio in Italia che lo strappa dalla violenza. Ma è solo l’inizio del suo incubo, dove gli verranno fatte le peggiori cose immaginabili dalle persone che dovevano proteggerlo e come se non bastasse, verrà costretto a nasconderle perché la sua illegalità diventa il modo per non denunciare.
Rivivere
Questo ragazzo oggi, è un uomo risolto, con una famiglia, un lavoro, un’associazione per aiutare altri, poi la pandemia lo colpisce, sta male e sente il bisogno di fare i conti con il passato con un libro che merita di essere letto perché ogni pagina maschera un sistema che non può e non deve continuare.
Perché ogni riga è una freccia contro l’indifferenza, perché ogni parola che ci entra dentro la fa diventare anche la nostra ricerca inafferrabile di giustizia.
Non si legge Beirut Verona per passare il tempo. Lo leggerete per attraversare la storia di un uomo che ha avuto il coraggio di esporre il suo dolore. Il minimo che si può fare è accompagnarlo fino alla fine di queste pagine.
L’associazione di cui parla Robert El Asmar nel podacast è Lankama.
Foto di copertina: Foto di Preslava Glushkova su Unsplash
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