Benvenuta in Carakistan

Scritto da in data Agosto 22, 2017

Caracas. Giorno 5

Il Venezuela sta vivendo la peggiore crisi della storia del paese: l’economia che ha conseguenze sociali e politiche, un circolo vizioso che non trova via di uscita e la causa è la peggiore gestione economica che si sia mai vista che ha portato questo posto in uno stato di povertà e dittatura. Lo dice Antonio Ecarri, il leader di un piccolo partito politico, che non fa parte del Mud la coalizione dei partiti di opposizione schierati contro l’amministrazione del presidente Maduro. Sulla sua camicia lo slogan della sua filosofia politica e di vita: l’istruzione è la soluzione. Mi riceve nella casa di Arturo Uslar Pietri, uno dei più noti politici e scrittori del Venezuela degli anni ’50 di cui lui gestisce la fondazione. Mi accoglie con un benvenuta in Carachistan. Ci sono libri ovunque. Ma la cultura a cui lui tiene tanto, sembra oggi essere l’ultimo dei problemi del Venezuela. La gente ha fame, ha bisogno di medicine e di credere che c’è un futuro all’orizzonte. Le proteste si sono fermate, l’opposizione ha deciso di partecipare alle elezioni che sono state anticipate ad ottobre per i governatorati, anche se temono che tra brogli e condizioni dell’assemblea costituente, non potranno mai vincere, hanno deciso, almeno per ora che essere fuori dal processo politico non è di nessuno aiuto. Che cosa sta accadendo? Come spiegare in Italia la presa dei poteri di Maduro, le divisioni all’interno dell’opposizione? Per capire cosa succede bisogna affrontare le tradizioni politiche e sociali di questo paese. Secondo la Banca Mondiale, quattro anni di recessione ci ha fatto perdere un terzo della nostra capacità di produzione, neanche nell’800 eravamo messi così male, neanche negli anni 30 o nella crisi del 90 che ha poi portato Chavez al potere. La causa è la peggiore crisi economica della Storia. Inflazione, alto costo della vita, il basso salario, la mancanza di accesso ai prodotti fa di questo paese il più povero dell’America Latina. Tutto questo è la conseguenza del debito pubblico. La situazione del debito è catastrofica. E il padre di questa crisi è Chavez, anche se i suoi sostenitori dicono che è la caduta del petrolio, non è abbastanza. La recessione è cominciata un anno dopo l’entrata di una marea di soldi in questo paese, ma il budget pubblico si è mangiato tutto, questo governo è diventato una macchina della rovina, tra centralizzazione che porta sempre alla corruzione. Ora qui ci sono molte persone con tanti soldi, tutti all’estero e gente che ha perso tutto. Il socialismo del 21 secolo ha distrutto l’apparato produttivo del paese e l’unico che ci ha guadagnato è il governo. Ecarri dice che il caso del Venezuela dovrebbe essere studiato nelle università di tutto il mondo come uno degli 8 disastri economici peggiori degli ultimi 40 anni. Ma se l’economia va molto male, quali sono le conseguenze? Quelle sociali. In Venezuela si muore di fame. La percentuale della malnutrizione dei bambini è esplosa. Più del 70 per cento. Mancano gli elementi essenziali per crescere, quando la gente guadagna meno di un dollaro al giorno, non può crescere come si deve. Questo significa che il futuro è in pericolo. Ad esempio nelle scuole non c’è cibo. I genitori non mandano più i figli a scuola e sono 14 milioni i bambini in età scolastica, e un bambino che non va a scuola e resta a casa, finisce direttamente nelle mani della criminalità. Questo provoca una mutazione culturale e dei valori. Ora il 50 per cento dei minori è per strada.  Questa situazione è una fabbrica della violenza. Ora gli eroi di quartiere non sono più quelli che vanno all’università e fanno qualcosa di buono, ma chi ha una moto e una pistola. E a questo mi ribello con tutte le mie forze. Ecarri, non ha peli sulla lingua, la sua casa è stata perquisita quattro volte dalla polizia, è stato minacciato tanto che tra qualche giorno la moglie e i suoi due figli se ne andranno nel Regno Unito. In Venezuezuela c’è una guerra civile non convenzionale, non c’è una vera lotta armata. Ma c’è tutta una classe media, fatta di operai, lavoratori che vivevano in certo modo e ora non possono più permetterselo, quelli che hanno giovato prima della bolla economica creata da Chavez e che poi gli esplosa addosso. Ma il vero danno di Maduro è il deliberato attacco alle istituzioni. Da qualsiasi parte la si possa guardare l’assemblea costituente votata il 30 luglio scorso senza la partecipazione dell’opposizione è illegale. Per legge ci sarebbe dovuto essere un referendum prima, invece Maduro ha saltato questa tappa fondamentale, ha scalzato il parlamento dove l’opposizione era di maggioranza e ha preso possesso della Corte Suprema. Detto questo l’opposizione non può restare fuori dai giochi gridando all’illegittimità di tutto, deve continuare a partecipare al processo politico, superando le divisioni interne. Nel 2018 dovrebbero anche esserci le elezioni presidenziali che cosa accadrà? Le soluzioni sono due o una risposta violenta per riportare il paese in carreggiata o civile attraverso le elezioni anche se non saranno corrette, perché se la gente vota se va in massa, troppi brogli non saranno possibili. Le affermazioni di Trump, le prese di posizione internazionali servono? Tutto quello che fa pressione va bene, non sono ovviamente d’accordo che un altro paese possa anche solo pensare di invadere il Venezuela, ma spingere va bene, siamo un fattore di instabilità per tutta l’America Latina, non è solo un problema interno ma internazionale, senza contare il petrolio, oggi produciamo meno del 1998 e perché l’industria si riavvii abbiamo bisogno di investimenti. Andate a vedere i complessi dove si raffina, non lavorano l’intero circuito petrolifero è bloccato. E quando si parla di Venezuela si mormora petrolio, il futuro di questo paese è il petrolio. Il Venezuela è un paese straordinario costruito da spagnoli, indigeni, africani e anche italiani, siamo il prodotto di un miscuglio che diversamente da altri paesi, non si è diviso, ma mescolato. Dentro ognuno di noi c’è dna italiano. Bisogna stare attenti ai totalitarismi che siano di destra o di sinistra, perché non c’è differenza.
Antonio Ecarri quando e se ci saranno, si candiderà a sindaco del distretto di Caracas, perché fa politica visto che è così difficile, così sporco, perfino pericoloso, perché non parte con la sua famiglia visto che potrebbe farlo? Per le mie convinzioni, per le mie idee, per i miei valori, per essere parte del cambiamento. E resteremo qui fino quando sarà possibile. Sarà solo grazie alla costanza e alla determinazione che si riporterà la democrazia in Venezuela.

Sono Barbara Schiavulli da Caracas, Venezuela per Radio Bullets. A domani con il prossimo appuntamento di Covering Venezuela, una serie di reportage finanziati dagli amici e sostenitori di Radio Bullets, buon proseguimento di ascolto e di giornata.

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