Il rapimento delle vergini

Scritto da in data Maggio 14, 2019

Il rapimento delle spose bambine in Giorgia – parte II. Camilla Mamedova, direttrice di Radio Marneuli in Georgia, è da un po’ che si occupa di questo tema. Secondo la giornalista, le cause di questo fenomeno bisognerebbe cercarle nello scarso livello d’istruzione e non nelle usanze o nelle tradizioni. Oggi racconta a Radio Bullets la realtà che vivono le bambine in Georgia, soprattutto quelle di etnia azera. A cura di Julia Kalashnyk da Kyiv per Radio Bullets

L’infanzia

La tipica giornata scolastica di Zarifa, una quattordicenne originaria di un piccolo paesino nella regione di Kvemo Kartli, in Georgia, stava per finire. La ragazza aeva raccolto nello zaino un vecchio astuccio, regalo della mamma, un paio di libri e quaderni colorati e aveva raggiunto le sue amichette nel cortile. Voleva giocare un po’ con loro, prima del rientrare a casa e immergersi nella lunga preparazione dei compiti. Una volta terminati gli studi, Zarifa sognava di andare all’università e diventare insegnante. Amava stare con i bambini e passava sempre tanto tempo a giocare con quelli del vicinato.

Invece i sogni della ragazzina furono bruscamente interrotti quel stesso giorno, quando, all’uscita della scuola venne spinta dentro una macchina sconosciuta, che le avrebbe strappato i sogni e portato via per sempre la sua infanzia.

Matrimoni precoci

Storie di questo genere nella regione di Kvemo Kartli, abitata da un alto numero di azeri etnici, se ne possono sentire tante. Qui vengono rapite prevalentemente ragazze di quest’etnia, prigioniere di usanze barbare mai sradicate.

Kamilla Mamedova, direttrice di radio locale Marneuli, da molto tempo tratta questo tema dolente.

“Il tema di spose bambine che vengono rapite è riemerso negli ultimi anni e tante organizzazioni per diritti umani se ne stanno occupando”, racconta a Radio Bullets la giornalista.

Secondo lei, il fenomeno non è tanto legato alla tradizione, quanto all’impoverimento del sistema scolastico, avvenuto all’inizio degli anni novanta, subito dopo lo sgretolamento dell’Unione Sovietica.

Kamilla spiega che poche donne che oggi hanno tra i 45 e 50 anni sono state rapite in passato. Negli anni settanta e ottanta questo fenomeno non si riscontrava quasi mai. Invece nel decennio successivo le cose hanno cominciato a deteriorarsi, spinte, a loro volta, dal fenomeno di etnicizzazione.

Da lì cominciarono a emergere vincoli e stereotipi che avrebbero confinato le donne delle minoranze etniche dentro il ruolo della sposa e madre come quello unico possibile.

I problemi economici che ha attraversato Giorgia dopo la caduta dell’Unione Sovietica, la pulizia etnica, la formazione di piccole comunità autoriferite – tutto ha contribuito all’isolamento della

donna di etnia azera, dice a Radio Bullets. Kamilla. Senza un briciolo d’istruzione la donna è diventata eterna madre e moglie: che altro ruolo avrebbe potuto ricoprire? Alla società non importava se era sposata per rapimento o meno.

“C’è un gran dibattito pubblico sul ruolo degli insegnanti nella faccenda di matrimoni precoci e sulla loro responsabilità. Loro dovrebbero tutelare minori, allarmando servizi sociali o polizia, soprattutto quando vedono nelle classi le alunne e adolescenti fidanzate. Sono proprio gli insegnanti ad avere la responsabilità davanti alle generazioni future”, racconta Kamilla.

La giornalista racconta che la reazione della società di fronte ai matrimoni precoci è ancora molto debole. Mancano le strutture educative, gli strumenti e le risorse per lavorare sistematicamente su questo problema.

Kamilla ricorda un caso in cui il direttore di una scuola, pur avendo identificato e denunciato alla polizia e ai servizi sociali un caso dove c’era un alto rischio di matrimonio precoce, si è dovuto confrontarsi con una realtà burocratica lenta, arrugginita e non funzionante. E’ la mancanza di fiducia nelle istituzioni ad avvilire di più in situazioni del genere.

Il lieto fine non è arrivato: la ragazza è stata allontanata dalla scuola, per cadere nella trappola del matrimonio.

E la legge? 

C’è, pero non funziona come dovrebbe. I rapitori delle ragazze, una vota scoperti, possono pagare una multa di 5000 lari – pari a 1620 euro – ed eccoli che portano a casa una sposa bambina.

Dopo l’introduzione della pena per il sequestro dei minori, i rapitori e le famiglie – spesso  artefici di matrimoni combinati – sono passati a schemi sempre più complessi, che non lasciano nessuna possibilità di identificare l’accaduto e procedere con la punizione adeguata.

Kamilla sostiene che proprio gli ambienti chiusi in cui accadono i rapimenti, nonché il silenzio assordante che li accompagna, fa sembrare che il problema di rapimenti della spose stia scomparendo. E invece no, c’è.

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