Virtuali a occhio nudo
Scritto da Raffaella Quadri in data Ottobre 3, 2024
Immergersi in un mondo virtuale e fare esperienze come mai avremmo potuto immaginare.
La realtà virtuale (VR) permette tutto questo, ma passando rigorosamente per l’utilizzo di appositi visori o caschi.
Almeno sinora, perché una giovane azienda statunitense ha sviluppato una tecnologia che permette di farne a meno.
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Di realtà virtuale (VR) abbiamo parlato più volte in “Technomondo”, raccontando tecnologie e persino provandole.
Abbiamo scoperto mondi altrimenti inarrivabili, siamo entrati in opere d’arte, siamo andati indietro nel tempo visitando musei e luoghi lontani.
Abbiamo persino affrontato catastrofi ed esplorato i cinque sensi in virtuale.
Un mondo che può essere contemporaneamente vicino e lontano, nel tempo e nello spazio, reso a portata di mano, però, proprio dalla tecnologia.
Realtà virtuale (VR) solo con display
Per fare tutto questo sono indispensabili i visori o i caschi.
Attraverso strumenti come questi, le immagini rielaborate da algoritmi e software giungono ai nostri occhi facendo scorrere riproduzioni di ambienti nei quali abbiamo così la sensazione di aggirarci.
Andare oltre e superarsi è, però, l’obiettivo del progresso tecnologico e una startup americana ha provato a fare proprio questo.
Lo suo scopo è utilizzare nuove tecniche ottiche e computazionali per creare display virtuali che non abbiano bisogno di visori o altri dispositivi indossabili.
Schermi innovativi, pensati per applicazioni di gioco e di intrattenimento, ma utilizzabili anche come simulatori e per esigenze aziendali.
Display virtuali: come al cinema ma nella realtà virtuale
L’azienda si chiama Brelyon ed è uno spin-off del MIT – Massachusetts Institute of Technology – dove, già nel 2013, erano stati condotti i primi studi sull’imaging computazionale.
Proprio da quelle iniziali ricerche del Media Lab del MIT si è giunti allo sviluppo di schermi in grado di dare allo spettatore la sensazione di profondità, e di essere di fronte a un panorama.
In sostanza, un’esperienza cinematografica replicata però su uno schermo di piccole dimensioni.
Dunque, è stata proprio questa la base per lo sviluppo dei display virtuali, capaci di offrire un nuovo approccio alla visualizzazione e al rendering di contenuti visivi.
Come funziona il display virtuale
I nuovi schermi sfruttano diverse proprietà della luce.
Prima che giunga agli occhi dello spettatore, la luce passa attraverso uno strato di elaborazione che ricalcola l’immagine.
Tale ricalcolo consente di creare esperienze visive ultra-ampie e dotate di profondità.
Una serie di dati e calcoli grafici effettuati dal sistema di Brelyon permette poi di generare o modificare molto rapidamente i contenuti, potenziando così la sensazione di essere immersi in ciò che si sta guardano.
L’impressione che se ne ricava – spiegano gli esperti – è di guardare un paesaggio attraverso una finestra. Ma, sopratutto, che questo paesaggio sia un mondo in divenire, nel quale i contenuti appaiono e scompaiono in base alle angolazioni e alla profondità da cui li si guarda.
Schermi plug-and-play, subito pronti
La startup americana al momento realizza e commercializza due display:
- Ultra Reality
- Ultra Reality Mini
Il primo modello è dotato di una vista virtuale panoramica da 122 pollici e copre un campo visivo di 110 gradi.
In pratica, uno schermo virtuale con una larghezza di circa tre metri e una profondità di quasi 92 centimetri.
Il secondo modello è più piccolo: offre una vista panoramica virtuale da quaranta pollici, coprendo il 70% del campo visivo.
Oltre a poter fornire una sensazione di immersione nelle immagini del mondo che viene proiettato sullo schermo, il dato interessante è che si tratta di display compatibili con i computer standard e plug-and-play.
Non necessitano, quindi, di software personalizzati, come i sistemi di realtà virtuale basati sull’uso di visori in genere richiedono.
Display virtuali: non solo per gioco
A quali attività sono destinati questi innovativi display per la realtà virtuale?
Al gaming, quindi al mondo dei videogiochi, certamente.
Ma non solo, la simulazione virtuale è molto usata anche dalle aziende per creare rendering o anche per fare formazione.
Si pensi, per esempio, all’addestramento per i piloti di aerei: i display virtuali di Brelyon possono ricreare la sensazione di trovarsi nella cabina di pilotaggio di un aereo, e consentono di guardarsi intorno come se si fosse realmente in quell’ambiente.
E se le grandi aziende sono state al momento il mercato di riferimento della startup, il prossimo obiettivo è conquistare il mercato B2C, ovvero quello dei consumatori privati.
Lo scopo è quindi di rivoluzionare il mondo dei computer e della realtà virtuale che oggi conosciamo.
Musica: “The Water” – Hannah Gill & The Hours
Foto in copertina: Brelyon
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