13 gennaio 2022 – Notiziario

Scritto da in data Gennaio 13, 2022

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  • L’Uzbekistan riduce del 60% la fornitura di elettricità in Afghanistan.
  • El Salvador: giornalisti hackerati dallo spyware israeliano Pegasus.
  • La Nigeria revoca il divieto su Twitter dopo sette mesi.
  • Egiziano o libero: prigionieri politici costretti a rinunciare alla cittadinanza per essere rilasciati.

Questo e molto altro nel notiziario a cura di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli.

Afghanistan

L’Uzbekistan ha ridotto la fornitura di elettricità dell’Afghanistan del 60% «senza che ci fosse alcun coordinamento», hanno detto le autorità di Kabul. La riduzione sarebbe stata innescata da un problema tecnico sorto alla centrale di Marjan. Il calo delle importazioni di elettricità ha innescato diffuse interruzioni di corrente nel paese e ha interessato quasi 16 province afghane. Il fabbisogno elettrico dell’Afghanistan dipende principalmente dai paesi dell’Asia Centrale. Secondo Ariana News sarebbero stati mandati dalla compagna elettrica afghana ex funzionari del governo e uomini di affari per cercare di saldare i conti in sospeso con la società elettrica uzbeka, che non è stata pagata dalla presa del potere dei talebani ad agosto. Il mancato pagamento delle bollette ha  creato non pochi problemi alla compagnia afghana.

L’amministrazione talebana che ha preso il controllo dell’Afghanistan ha proposto ieri un organismo congiunto dei suoi funzionari e rappresentanti internazionali per coordinare i miliardi di dollari in aiuti, pianificati e congelati dai paesi donatori dopo che i talebani hanno preso il potere. Non è chiaro se le Nazioni Unite e i governi stranieri appoggeranno un accordo del genere, in quanto costituirebbe un netto aumento dell’accesso ai finanziamenti internazionali da parte dei talebani, i cui funzionari sono stati messi da parte a causa delle sanzioni.

Libano

Una forte esplosione ha scosso il Libano meridionale questa mattina presto, secondo quanto riferiscono i media locali. La causa dell’esplosione, avvenuta tra i villaggi di Deir a-Zahrani e Khomin a-Fuqa, non è ancora chiara al momento della redazione del notiziario. I video pubblicati sui social media mostrano un’enorme palla di fuoco che si alza nel cielo notturno. L’area è una roccaforte di Hezbollah. A dicembre circa 12 persone sono rimaste uccise nell’esplosione di un deposito di armi appartenente al gruppo palestinese Hamas nel campo profughi palestinese di Burj al-Shemali. Israele ha effettuato dozzine di attacchi contro obiettivi iraniani e alleati dell’Iran nella vicina Siria, anche contro Hezbollah. Tuttavia gli attacchi contro Hezbollah all’interno del Libano sono estremamente rari.

Israele e Palestina

I militari israeliani hanno dichiarato oggi che due ufficiali sono rimasti uccisi in un incidente di “fuoco amico” in una base nella Valle del Giordano, in Cisgiordania. L’incidente è avvenuto mercoledì nel tardo pomeriggio, ma la censura militare ha vietato la pubblicazione di qualsiasi dettaglio fino a quando le famiglie degli ufficiali non sono state informate. Secondo l’IDF, i «due agenti sono stati uccisi durante un pattugliamento di sicurezza vicino a una base dell’IDF nella Valle del Giordano».

Un gruppo di coloni ebrei ha aggredito un ingegnere mercoledì notte, mentre lavorava nella città di Kafr Qallil, a sud di Nablus, secondo l’agenzia di stampa ufficiale palestinese WAFA.
I coloni ebrei hanno aggredito fisicamente l’ingegnere di 28 anni, del governatorato di Salfit, provocandogli ferite alla testa.

La violenza dei coloni contro i palestinesi e le loro proprietà è ormai una routine in Cisgiordania e raramente è perseguita dalle autorità israeliane.

«La violenza dei coloni è diventata da tempo parte della vita quotidiana dei palestinesi sotto occupazione», afferma il gruppo per i diritti umani  israeliano B’tselem. «Le forze di sicurezza israeliane consentono queste azioni, che provocano vittime palestinesi e feriti nonché danni alla terra e alle proprietà. In alcuni casi fanno da scorta armata o addirittura si uniscono agli attacchi». Tra i 500.000 e i 600.000 israeliani vivono in insediamenti per soli ebrei a Gerusalemme Est e nella Cisgiordania, in violazione del diritto internazionale. Un anziano palestinese con cittadinanza statunitense è morto di attacco cardiaco mercoledì mattina dopo essere stato violentemente detenuto dai soldati israeliani durante un raid nel villaggio di Jaljulia, a nord di Ramallah, in Cisgiordania: lo ha detto la sua famiglia.  Omar Muhammad Asaad, 80 anni, stava tornando a casa dopo la mezzanotte quando i soldati lo hanno fermato, trascinato fuori dall’auto e aggredito prima di lasciarlo a terra privo di sensi.

Egitto

La procura egiziana per la sicurezza dello Stato ha deciso di prolungare la pena detentiva di tre giornalisti di Al Jazeera di altri 45 giorni, nonostante le notizie diffuse secondo cui uno di loro soffre di gravi problemi di salute. Rabee Al-Shaykh, Bahaa Al-Deen Ibrahim e Hisham Abdelaziz rimarranno in detenzione in attesa delle indagini, ha affermato la Corte. Si dice che la salute di Abdelaziz stia peggiorando e si teme che possa perdere la vista. È stato in custodia cautelare per più di 900 giorni, molto più a lungo di quanto consentito dalla legge. Abdelaziz è stato arrestato durante una visita di famiglia in Egitto nel giugno 2019. Bahaa al-Deen e Rabee Al-Shaykh, entrambi produttori di Al Jazeera con sede in Qatar, sono stati arrestati rispettivamente nel dicembre 2018 e nell’agosto 2021 al loro arrivo in Egitto. Prima dell’arresto di Al-Shaykh, la sicurezza egiziana aveva fatto trapelare una clip audio di lui che parlava all’ex caporedattore del quotidiano Al-Ahram, Abdel Nasser Salama. Nella registrazione si sente Al-Shaykh invitare Salama a parlare in un’intervista live sulla diga rinascimentale, che ha rappresentato per anni un punto di aspra disputa tra Egitto ed Etiopia.
L’Egitto è noto per essere uno degli ambienti più repressivi al mondo per i giornalisti, con il regime del presidente Abdel Fattah el-Sisi che ha soffocato le critiche con arresti, torture e leggi che criminalizzano il dissenso.

Il rilascio dal carcere dell’egiziano-palestinese Ramy Shaath dopo 900 giorni è stato un enorme sollievo per l’attivista per i diritti umani e la sua famiglia, ma ha avuto un prezzo. Come molti prigionieri politici in Egitto con passaporti stranieri, a Shaath è stata tolta la nazionalità come precondizione per il suo rilascio, il 6 gennaio. È una misura che è stata denunciata da gruppi per i diritti umani e difensori dei diritti umani, compresa la famiglia di Shaath. Il 13 novembre 2014, il presidente Abdel Fattah el-Sisi ha emesso un decreto (noto come legge n. 140) che consente il rimpatrio degli stranieri incarcerati nei loro paesi d’origine.
Questo ha consentito alle autorità di rilasciare il giornalista di Al Jazeera Peter Greste, un cittadino australiano che era stato condannato a sette anni di carcere pochi mesi prima del suo rilascio.
Il rilascio di Greste ha spinto il suo coimputato, il cittadino canadese-egiziano Mohamed Fahmy, a rinunciare alla cittadinanza nella speranza di essere rilasciato. Ma ciò non è accaduto fino a settembre 2015, quando lui e un altro giornalista di Al Jazeera, Baher Mohamed, sono stati rilasciati dopo la grazia presidenziale. «Costringere chiunque a rinunciare alla propria cittadinanza in cambio della propria libertà è un requisito arbitrario e una chiara violazione del diritto internazionale», ha detto a Middle East Eye Hussein Bayoumi, ricercatore egiziano di Amnesty International.
El-Sisi, al potere da quando ha spodestato il suo predecessore democraticamente eletto Mohamed Morsi con un colpo di Stato del 2013, è stato accusato di aver incarcerato più di 60.000 dei suoi pacifici critici. Ha difeso la repressione come parte della sua «guerra contro il terrorismo» e ha negato che il paese abbia prigionieri politici.

Egitto: oltre i confini la caccia ai dissidenti

Etiopia

Il blocco che impedisce ai medicinali e ad altri rifornimenti salvavita di raggiungere il Tigray ha creato «un inferno» nella regione devastata dalla guerra ed è «un insulto alla nostra umanità»: lo ha affermato il capo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus. «In nessuna parte del mondo stiamo assistendo all’inferno come nel Tigray», ha detto mercoledì Ghebreyesus, lui stesso appartenente alla regione settentrionale dell’Etiopia.
«È così terribile e inimmaginabile durante questo periodo, il 21° secolo, che un governo neghi alla propria gente per più di un anno cibo, medicine e il resto per sopravvivere», ha detto ai giornalisti.
I combattimenti tra le forze fedeli al primo ministro etiope Abiy Ahmed e il Fronte di Liberazione Popolare del Tigray (TPLF) e i loro alleati, hanno ucciso migliaia di persone e costretto diversi milioni a lasciare le loro case da quando è scoppiato il conflitto, nel novembre 2020. Il Tigray è soggetto a quello che le Nazioni Unite chiamano un blocco de facto che impedisce che medicine e cibo salvavita raggiungano milioni di persone, di cui centinaia di migliaia in condizioni simili alla carestia.

Somalia

«Almeno 8 persone sono rimaste uccise e altre 9 ferite nella forte esplosione di un’autobomba» a Mogadiscio, fuori dall’aeroporto internazionale. Il gruppo di al-Shabab ha rivendicato l’attacco dicendo che l’obiettivo erano funzionari “bianchi” che sarebbero passati da lì, come si legge su Associated Press. Testimoni sulla scena hanno riferito che un convoglio delle Nazioni Unite di passaggio doveva essere l’obiettivo dell’esplosione vicino a un checkpoint che conduce all’aeroporto fortificato. La missione delle Nazioni Unite ha però confermato che non c’era personale delle Nazioni Unite o contractors nel convoglio.

Nigeria

Il governo nigeriano ha revocato ieri il bando di Twitter, sette mesi dopo aver interrotto le operazioni della piattaforma nel paese più popoloso dell’Africa. La revoca entra in vigore oggi alle 12, dopo che la società statunitense ha accettato di soddisfare tutte le condizioni stabilite dal governo nigeriano che aveva accusato Twitter di doppi standard e di sostegno ai secessionisti del paese.

Grecia

Si è aperto ad Atene il processo a un allenatore di vela accusato di aver violentato una ragazzina di 11 anni, nel 2010. Si tratta di un momento importante per il movimento MeToo in Grecia, nato un anno fa dalla denuncia di abusi sessuali da parte della campionessa olimpica di vela Sofia Bekatorou, si legge su The Guardian. L’imputato, il 38enne Triantafyllos Apostolou, è accusato di «violenza sessuale e psicologica contro la minorenne». In un’intervista dello scorso anno, l’uomo ha sostenuto che i rapporti erano consensuali e che intendeva sposare la ragazza con la benedizione dei genitori, riporta The Guardian. A dicembre del 2020 l’atleta aveva raccontato di aver subito molestie da un dirigente della Federazione durante la preparazione per le Olimpiadi di Sidney nel 2000, quando aveva 21 anni. Le sue rivelazioni hanno spinto altre donne − sportive ma anche studentesse, giornaliste e attrici − a denunciare le violenze subite.

Nato

La Nato ha di fatto respinto la richiesta di Mosca di avere “garanzie legali” riguardo un freno all’allargamento dell’Alleanza a possibili nuovi membri: lo ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg nel corso della conferenza stampa successiva al Consiglio Nato-Russia. «Gli Alleati non sono disposti a compromessi sui principi chiave, come il diritto dei paesi a scegliere la propria strada e il diritto dei membri dell’Alleanza alla difesa reciproca», ha detto Stoltenberg. La Nato però è aperta al dialogo «sul controllo degli armamenti, le limitazioni ai missili, la politica nucleare, la cyber-security».

Kazakhstan

Il primo aereo civile è atterrato all’aeroporto di Almaty, in Kazakistan, dall’inizio dei disordini nella città kazaka e dall’introduzione dello stato di emergenza. Visto l’aggravarsi della situazione a seguito delle proteste per l’aumento del prezzo del gas, l’arrivo e le partenze degli aerei civili erano stati vietati, mentre quelli militari continuavano a volare. L’aeroporto è presidiato da unità paramilitari.

Stati Uniti

Il leader della minoranza repubblicana alla Camera, Kevin McCarthy, ha annunciato che si rifiuterà di collaborare con la commissione della “House” che indaga sull’assalto a Capitol Hill. I deputati-investigatori avevano chiesto una sua cooperazione volontaria, essendo stato in contatto con Donald Trump prima, durante e dopo l’attacco.

L’amministrazione Biden mercoledì ha sanzionato cinque funzionari nordcoreani come  prima risposta all’ultimo test di missili balistici di Pyongyang e ha poi annunciato che cercherà di ottenere nuove sanzioni anche dalle Nazioni Unite. Il Dipartimento del Tesoro ha imposto sanzioni ai cinque funzionari per il ruolo avuto nell’ottenere attrezzature e tecnologia per i programmi missilistici del Nord. Inoltre il Dipartimento di Stato ha ordinato sanzioni contro un altro nordcoreano, un cittadino russo e una compagnia russa per il loro ampio sostegno alle attività di diffusione di armi di distruzione di massa della Corea del Nord.

El Salvador

I telefoni cellulari di almeno una trentina tra giornalisti e attivisti in El Salvador, molti dei quali stavano indagando sulla presunta corruzione statale, sono stati violati dalla metà del 2020 attraverso l’uso del sofisticato spyware israeliano Pegasus, disponibile  per i governi e le forze dell’ordine: lo ha riferito un istituto di ricerca canadese. I presunti hackeraggi, avvenuti in un ambiente sempre più ostile in El Salvador per i media e le organizzazioni per i diritti umani sotto il presidente populista Nayib Bukele, sono stati scoperti alla fine dell’anno scorso da The Citizen Lab, un istituto che studia spyware presso la Munk School of Global Affairs dell’Università di Toronto. Il gruppo per i diritti umani Amnesty International, che ha collaborato con Citizen Lab alle indagini, afferma di aver successivamente confermato un campione delle scoperte di Citizen Lab attraverso il proprio braccio tecnologico.
Citizen Lab ha affermato di aver trovato prove di incursioni sui telefoni avvenute tra luglio 2020 e novembre 2021. Ha affermato di non essere in grado di identificare chi fosse responsabile della distribuzione dello spyware progettato da Israele. Conosciuto come Pegasus, il software è stato acquistato da organismi statali di tutto il mondo, alcuni dei quali hanno utilizzato lo strumento per sorvegliare i giornalisti.

Colombia e Haiti

La Colombia ha affermato che il suo console ad Haiti ha ricevuto minacce dopo aver tentato di fornire aiuti a 18 ex soldati colombiani arrestati nell’ambito di un’indagine sull’assassinio del presidente haitiano Jovenel Moise lo scorso anno.
La ministra degli Esteri Marta Lucia Ramirez ha dichiarato che le minacce erano rivolte a Julio Cesar Santa Martinez, unico rappresentante della Colombia ad Haiti, dove Bogotà non ha un’ambasciata. Non ha fornito ulteriori dettagli sulla natura delle minacce o su chi le abbia fatte, ma ha affermato che si sono verificate mentre il console cercava di dare assistenza umanitaria agli ex soldati che sono tra le decine di sospetti arrestati in un’indagine ad ampio raggio sulla uccisione di Moise avvenuta nella sua casa nel luglio 2021. L’assassinio ha gettato Haiti, uno dei paesi più poveri del mondo, in un ulteriore caos politico ed economico, recentemente aggravato da numerosi disastri naturali.

Corea del Sud

I soccorritori in un cantiere edile crollato nella città meridionale di Gwangju hanno individuato un uomo in mezzo a un mucchio di detriti e cemento nel terzo giorno della ricerca di sei lavoratori edili dispersi, hanno detto oggi i funzionari. Le squadre stanno cercando di togliere le macerie per raggiungere l’uomo, ma devono ancora confermare se sia vivo e se sia uno dei lavoratori scomparsi, ha riferito Yoo Man-geun, un funzionario della città di Gwangju. Decine di soccorritori, assistiti da cani e droni dotati di telecamere termiche, stanno setacciando il sito, ma i loro sforzi sono rallentati a causa delle preoccupazioni per la stabilità del grattacielo che, in costruzione, martedì, è parzialmente crollato.

Hong Kong

Un attivista pro-democrazia di Hong Kong è stato nuovamente arrestato con l’accusa di aver fatto osservazioni che mettono in pericolo la sicurezza nazionale, dopo essere stato rilasciato su cauzione lo scorso anno in un caso in cui è accusato di «cospirazione per commettere sovversione» con altri 46 attivisti. Owen Chow, 24 anni, è stato rilasciato su cauzione nel giugno 2021, dopo quasi quattro mesi di detenzione, a condizione di non infrangere la legge sulla sicurezza, di presentarsi alla polizia ogni giorno e di consegnare tutti i documenti di viaggio, tra le altre cose.

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