16 agosto 2022 – Notiziario in genere
Scritto da Alice Corte in data Agosto 16, 2022
Iran: nell’ultimo anno c’è sempre maggior opposizione nei confronti delle richieste di certificato di verginità per future spose. Inghilterra: le donne che vivono in condizioni di povertà hanno in media a sessant’anni le stesse condizioni di salute degli uomini facoltosi a settantasei. Regno Unito: le donne trans non potranno più giocare nella Women’s Rugby Union.
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Iran
In Iran gli uomini possono chiedere, prima del matrimonio, di ottenere un certificato di verginità dalle future spose. La pratica, però, è stata giudicata essere contro i diritti umani dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, e le stesse donne coinvolte sempre più spesso protestano contro questa usanza. Infatti, oltre a essere evidentemente discriminatoria, l’analisi di una eventuale verginità non ha alcun fondamento scientifico, in quanto la conformazione della vagina può differenziarsi così tanto da rendere impossibile un certificato realistico. Certificati di questo tipo vengono richiesti in diversi paesi del mondo: oltre all’Iran, accade in Turchia e Indonesia, per esempio. In conseguenza del timore che nasce dall’idea di venire rifiutate dai propri futuri mariti, molte donne si sentono costrette addirittura a procedere con la chirurgia plastica per ricostruire il proprio imene, nei casi in cui abbiano effettivamente avuto rapporti prematrimoniali, con un intervento doloroso e costoso, non sempre efficace. In alcuni casi più fortunati, le dottoresse coinvolte nel “test di verginità” rilasciano certificati falsi per aiutare le donne che hanno visitato. Tuttavia, rimane qualche speranza in futuro per il crescente movimento contro questo tipo di richieste, con migliaia di persone che stanno firmando petizioni online contro questo tipo di discriminazioni. In Iran, dal novembre dello scorso anno, si sono raggiunte almeno venticinquemila firme.
Inghilterra
La Health Foundation ha rilevato che ci sono fortissime disuguaglianze nelle condizioni di salute delle persone che vivono nelle zone più ricche rispetto alle più povere dell’Inghilterra. In particolare, alle donne che vivono nelle zone più povere viene mediamente diagnosticata una malattia a lungo termine ben otto anni prima rispetto a quelle che vivono in zone più agiate, all’età di quarant’anni. Le patologie rilevate riguardano problemi respiratori, alcolismo, stati d’ansia o depressione e problemi cardiocircolatori che possono portare infarti e ictus. Inoltre, sempre secondo gli studi della fondazione, sono donne che vivono di media cinque anni in meno (anni, peraltro, con una peggior qualità di salute) rispetto alle donne che vivono in zone ricche. Come per altre condizioni di disuguaglianza, anche quella che riguarda la salute è peggiorata con la pandemia da Covid-19. Il problema, oltre che di qualità della vita delle persone coinvolte, riguarda tutte e tutti, dovendo farsi carico, già da età precoci, dei problemi di salute delle persone meno abbienti, problemi che potrebbero essere risolti avendo una maggiore attenzione alla lotta alle disuguaglianze sociali.
Regno Unito
Proteste in seguito all’esclusione delle donne trans dalla Women’s Rugby Union, decisa il 29 luglio sulla scorta di quella della federazione mondiale. Emily Hamilton, attivista per i diritti delle persone LGBTQ+ nel rugby, era tra le venti persone che hanno portato avanti una piccola protesta contro la decisione dell’esclusione, e ha dichiarato che ora il rugby non può più essere considerato un «posto sicuro e inclusivo», mentre chi ha preso la decisione lo avrebbe fatto per «salvaguardare le persone trans». Una motivazione fortemente rigettata dall’attivista, che ha sottolineato come chi la proponga non abbia mai visto un campo da rugby e quante tipologie di corpi lo attraversino. La stessa Emily Hamilton, dopo la decisione, ha ricevuto minacce e insulti online, come se l’istituzionalizzazione dell’esclusione avesse automaticamente autorizzato la diffusione di pensieri discriminatori e violenti.
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