23 gennaio 2021 – Notiziario Africa

Scritto da in data Gennaio 23, 2021

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  • Svizzera-Guinea: il miliardario franco-israeliano Beny Steinmetz condannato a 5 anni per corruzione nello scandalo della miniera di Simandou in Guinea (copertina).
  • Centrafrica: dichiarato lo stato d’emergenza per 15 giorni.
  • Etiopia: l’Onu denuncia un elevatissimo numero di violenze sessuali nella regione del Tigray. Ucciso un giornalista.
  • Burkina Faso: ritrovato ucciso il sacerdote rapito martedì.
  • Coronavirus: la seconda ondata in Africa si sta dimostrando molto più mortale della prima.
  • Francia: ritrovata la studentessa senegalese scomparsa da giorni, sta bene.

Questo e molto altro nel notiziario Africa di Radio Bullets, a cura di Giusy Baioni. Musiche di Walter Sguazzin 

Guinea

La giustizia svizzera ha condannato ieri il miliardario franco-israeliano Beny Steinmetz a 5 anni di carcere e una multa di 50 milioni di franchi svizzeri. Il magnate dei diamanti è stato riconosciuto colpevole di corruzione nello scandalo della miniera di Simandou in Guinea. Steinmetz era accusato di aver pagato milioni di dollari in tangenti ai funzionari in Guinea. Questo venerdì, il miliardario franco-israeliano è stato condannato a cinque anni di prigione.

I fatti risalgono all’inizio degli anni Duemila, quando il governo guineano dell’ex presidente Lansana Conté ha tolto al gruppo anglo-australiano Rio Tinto lo sfruttamento dei blocchi 1 e 2 di uno dei giacimenti di ferro più importanti al mondo, quello di Simandou. L’uomo d’affari aveva creato un pacchetto finanziario tramite società di comodo per pagare tangenti alla quarta moglie dell’ex presidente Conté, Mamadie Touré, in modo che la concessione andasse al Beny Steinmetz Group Resources (BSGR). Secondo il presidente del tribunale, il patto di corruzione forgiato dagli interlocutori franco-israeliani e guineani «mina la democrazia e lo Stato di diritto».

Repubblica Centrafricana

Giovedì la Repubblica Centrafricana ha dichiarato lo stato di emergenza per 15 giorni in tutto il paese per facilitare le indagini in corso a seguito dell’offensiva dei ribelli contro Bangui, la scorsa settimana. Secondo la legge, lo stato di emergenza conferisce «all’autorità civile poteri di polizia eccezionali in determinate circostanze» in «caso di pericolo imminente».

Il presidente Faustin-Archange Touadera è stato rieletto il 27 dicembre 2020 con una votazione contestata dall’opposizione e dai gruppi armati riunitisi in coalizione nel gruppo PCC: le milizie controllano i due terzi del territorio della Repubblica Centrafricana.

Intanto l’inviato dell’Onu nella Repubblica Centrafricana, Mankeur Ndiaye, ha chiesto giovedì al Consiglio di sicurezza un «aumento sostanziale» del numero di caschi blu dispiegati nel Paese, chiedendo anche che si lavori a una strategia per adeguare il mandato. La missione Minusca conta quasi 12.000 uomini e rappresenta una delle operazioni delle Nazioni Unite più grandi e costose al mondo.
Sono almeno 100.000 le persone fuggite dalle loro case in seguito agli scontri. Le forze di sicurezza nella Repubblica Centrafricana sono formate principalmente dall’Unione Europea e da istruttori russi, la cui vera natura non è chiara: secondo diversi report, non si tratterebbe di militari ma di contractors del famigerato gruppo Wagner.
Intanto, giovedì 21 gennaio, il gruppo di esperti delle Nazioni Unite incaricato di documentare le possibili violazioni dell’embargo sulle armi nel paese ha presentato il suo rapporto intermedio annuale a New York. Il documento sarà reso pubblico alla fine del mese ma RFI, che ha potuto consultarlo, ne ha anticipato ieri le principali conclusioni: gli esperti qualificano comunque come “centrale” il ruolo svolto dall’ex presidente François Bozizé − già sotto sanzioni dell’Onu − nella costituzione della coalizione ribelle PCC. L’equipaggiamento militare arrivato lo scorso ottobre a Bangui dalla Russia non era stato registrato, come imposto dall’embargo in vigore, e affermano di avere le prove che parte di questo equipaggiamento è finito nelle mani dei gruppi armati. Inoltre il rapporto documenta come l’UPC, uno dei gruppi armati principali, tragga i suoi proventi da un sistema di tassazione sull’estrazione dell’oro nella regione di Bambari, una vera e propria “amministrazione parallela”, con la complicità di diverse società di estrazione: la IMC, Industria Mineraria Centrafricana, di proprietà cinese, e la Midas, società malgascia «ritenuta vicino alla Russia».

Etiopia

La rappresentante del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Pramila Patten, responsabile per le violenze sessuali nei conflitti, si è detta «molto preoccupata» a seguito dei molteplici rapporti provenienti dal Tigray. Patten denuncia stupri, aggressioni e mancanza di accesso umanitario per aiutare le vittime. La rappresentante dell’Onu denuncia un numero elevatissimo di stupri, soprattutto a Mekele, capitale del Tigray. Sotto minaccia, le persone sarebbero persino costrette a violentare i membri delle loro stesse famiglie. Approfittando delle carenze, i soldati avrebbero anche costretto le donne a offrire loro favori sessuali in cambio di prodotti di base. Allo stesso tempo, gli ospedali hanno segnalato un aumento delle richieste di contraccezione di emergenza e test per le malattie sessualmente trasmissibili. Due segnali «indicatori di violenza sessuale», secondo Pramila Patten.

La rappresentante ha invitato tutte le parti in conflitto ad applicare la tolleranza zero per tutti questi crimini e a garantire il pieno accesso agli operatori umanitari e ai difensori dei diritti umani. Tuttavia, secondo l’Ocha, l’Ufficio di coordinamento umanitario delle Nazioni Unite, nonostante due accordi con le autorità etiopi, gli aiuti stentano ancora ad arrivare. Circa un terzo delle richieste non viene approvato. I file convalidati richiedono dai cinque ai dieci giorni di attesa e documentazione. Quanto ai convogli che hanno finalmente ottenuto il via libera, una volta a terra hanno riscontrato blocchi da parte dei soldati schierati nel Tigray.

Intanto, il giornalista etiope Dawit Kebede è stato ucciso martedì nella capitale del Tigray. I suoi colleghi hanno detto alla BBC che Dawit e l’amico che era con lui sono stati uccisi da uomini armati sconosciuti mentre erano a bordo di un veicolo. «Entrambi sono stati colpiti alla testa», ha detto a Reuters un operatore umanitario. La seconda vittima era il fratello di un altro giornalista che lavorava per Tigray Television. L’emittente televisiva regionale, sospesa in seguito all’occupazione di Mekele, ha iniziato di recente a trasmettere. Dopo aver ripreso il lavoro, Dawit era stato arrestato e incarcerato per diversi giorni, secondo i suoi colleghi.

Africa occidentale

Il numero di persone in fuga dalla violenza nella regione del Sahel, in Africa occidentale, è quadruplicato negli ultimi due anni con 2 milioni di sfollati nei loro stessi paesi: lo ha detto venerdì l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati UNHCR. I militanti legati ad al-Qaida e allo Stato Islamico hanno ampliato il loro raggio d’azione nella regione semi-arida ai margini del Sahara, alimentando conflitti etnici in Burkina Faso, Mali e Niger costringendo intere comunità a fuggire dalle proprie case. Più della metà degli sfollati all’interno del proprio paese si trova in Burkina Faso, dove molti sono costretti a dormire all’aperto e non hanno abbastanza acqua, ha detto il portavoce dell’UNHCR Boris Cheshirkov in un briefing a Ginevra. «Le comunità che ospitano gli sfollati hanno raggiunto un punto di rottura», ha detto. «La risposta umanitaria è pericolosamente eccessiva e l’UNHCR sta esortando la comunità internazionale a raddoppiare il suo sostegno alla regione». Il Sahel conta anche oltre 850.000 rifugiati che hanno attraversato i confini internazionali, principalmente dal Mali.

Burkina Faso

La Chiesa cattolica del Burkina Faso conferma la morte del sacerdote scomparso da martedì nella foresta di Toumousseni, a una ventina di chilometri da Banfora, nel sud-ovest del paese. Padre Rodrigue Sanon si stava recando a un incontro a Banfora, ma le circostanze della sua scomparsa e della sua morte rimangono poco chiare. Potrebbe essersi trattato di bande armate, ma anche di un rapimento da parte di gruppi terroristi. «Padre Rodrigue Sanon è stato accoltellato più volte. Il suo corpo è martoriato», testimonia il vescovo di Banfora. «Il modus operandi ci fa pensare che sia un attacco terroristico. Ci sono sacche di terrorismo in questa foresta», osserva una fonte della sicurezza a Ouagadougou citata da RFI. Nel 2019, un altro sacerdote era stato rapito. Di lui non si è saputo più nulla.

Libia

Almeno 10 persone sono state uccise a Bengasi in meno di una settimana. Tutti sono stati rapiti da persone in auto non identificate. Le forze del maresciallo Haftar, responsabili della sicurezza della città, sono state ritenute responsabili di questi abusi da parte di una popolazione sempre più terrorizzata che denuncia una dittatura nella Libia orientale. Stavolta sono stati addirittura alcuni membri delle forze di sicurezza di Bengasi a denunciare gli abusi.

Mali

L’ONG Human Rights Watch chiede, in una dichiarazione rilasciata giovedì, un’indagine rapida e imparziale sugli eventi di Bounti del 3 gennaio, quando un bombardamento aereo ha ucciso circa 30 persone in questa città nel centro del Mali. Pochi giorni dopo, l’esercito francese ha affermato di aver effettuato un raid con i suoi aerei da combattimento per neutralizzare i terroristi, versione confermata dal ministero della Difesa maliano.
Ma fin dall’inizio, i membri della società civile maliana hanno affermato che alcune delle vittime erano civili che stavano partecipando a un matrimonio. Le squadre di Human Rights Watch hanno potuto parlare con tre delle vittime dell’attentato, che hanno confermato le vittime civili.

Francia-Sudafrica

Il fornitore di armi francese Thales dovrà affrontare in Sud Africa un’accusa per presunta corruzione con pagamenti effettuati all’ex presidente Jacob Zuma. La sentenza rimuove l’ultimo ostacolo per i pubblici ministeri nazionali per intentare una causa contro Zuma relativa a un accordo di armi multimiliardario negli anni ’90. Il processo per corruzione, frode, racket e riciclaggio di denaro, inizierà il mese prossimo.

Ma le accuse erano emerse in modo controverso poco prima delle elezioni del 2009 che lo videro diventare presidente. Alla fine dovette dimettersi da presidente sotto pressione politica nel febbraio 2018 a fronte di numerose accuse di corruzione.

Senegal

Dal 19 dicembre brucia un pozzo di gas naturale a Ngadiaga, nella regione di Thiès, su un sito gestito congiuntamente dalla compagnia nazionale Petrosen e dalla compagnia americana Fortesa.
Il gruppo americano Halliburton è stato chiamato a spegnere l’incendio. Il mese scorso, Petrosen ha stimato che ci sarebbero voluti “al massimo 15 giorni” per spegnere le fiamme. Ma il pozzo sta ancora bruciando. “Le popolazioni circostanti sono preoccupate”, testimonia Maguèye Ndiaye, sindaco del comune di Notto Gouye Diama. I bambini hanno paura perché le fiamme bruciano di notte e il fumo inquina l’atmosfera.”
Due persone sono già morte sul sito.

Coronavirus

L’Africa ha registrato quasi 82.000 morti a causa del coronavirus nella sua seconda ondata, ha detto giovedì l’Organizzazione mondiale della sanità. La cifra è più alta rispetto a quando la prima ondata del virus ha colpito il continente nel 2020.

Secondo l’Africa Centers for Disease Control and Prevention, il continente ha registrato circa 3,3 milioni di casi di covid-19. Il direttore dell’OMS per l’Africa, Matshidiso Moeti, lo attribuisce a diversi fattori, fra cui le feste natalizie e la posasibile stanchezza per il rispetto delle misure di distanziamento e protezione. Il direttore dell’OMS per l’Africa ha aggiunto che il programma COVAX dell’OMS mira a fornire 600 milioni di dosi di vaccino al continente entro la fine del 2021.
“Si prevedono trenta milioni di dosi iniziali, e lo dico con alcune avvertenze, che inizieranno ad arrivare nei paesi entro marzo. Queste sono destinate a dare la priorità agli operatori sanitari e ad altri gruppi ad alta priorità e quindi ad espandersi per coprire ulteriori gruppi vulnerabili”, ha detto.
Anche il tasso di mortalità ora sarebbe più alto. 21 nazioni africane hanno finora registrato un tasso di mortalità del 2,5%, ha detto il direttore dell’Africa CDC, John Nkengasong. A livello globale, il tasso di mortalità medio è del 2,2%.
Secondo gli studiosi africani, un quinto della popolazione sarebbe venuto in contatto col virus. “Abbiamo condotto uno studio in Congo tra marzo e agosto. Ad agosto in Congo il 26% della popolazione aveva già incontrato il covid SARS-Cov2 e presentava anticorpi. In Kenya invece la percentuale era del 7 o 8%”, dice la Prof. Francine Ntoumi, docente di immunologia all’Università Marien Ngouabi in Congo Brazzaville.
“Uno studio condotto recentemente in Senegal e che sarà presto pubblicato mostra che circa il 20% della popolazione senegalese che è stata contagiata o comunque ha una sierologia positiva. Nel sud del Senegal è quasi il 50%”, sottolinea il Prof. Ndieye.
In una conferenza stampa giovedì scorso, il dottor Matshidiso Moeti, direttore regionale dell’OMS per l’Africa, ha affermato che il sequenziamento genetico mostra che la nuova variante sudafricana è presente anche in altri quattro paesi: Botswana, Gambia, Kenya e Zambia e potrebbe essere presente in altri paesi.
La professoressa Francisca Mutapi, dell’Università di Edimburgo nel Regno Unito, chiarisce che la variante sudafricana è presente anche in 20 paesi del mondo in Asia, Europa, Nord America e Australia.
Alla fine di dicembre è stata rilevata un’altra variante in Nigeria. Ad agosto e ottobre, la variante P681 è stata rilevata in Nigeria. Secondo Chikwe Ihekweazu, direttore generale del Nigeria Center for Disease Control, ci sono 18 diversi ceppi del virus rilevati in Nigeria dall’inizio della pandemia ma non sono collegati a un aumento della trasmissione.
Tuttavia, l’Africa rappresenta solo l’1% dei virus sequenziati nel mondo, la stragrande maggioranza dei quali viene effettuata in Sud Africa.
“Questo è il motivo per cui dobbiamo creare centri di sequenziamento in Africa, dobbiamo sequenziare il più possibile per vedere se ci sono varianti che emergeranno”, sostiene il Prof. Ndieye.

Intanto il governo nigeriano annuncia che costruirà 38 impianti di ossigeno in tutto il paese, necessario per l’aumento del numero di pazienti bisognosi di ossigeno. I casi di COVID-19 sono in forte crescita. Nella capitale commerciale Lagos, epicentro dell’epidemia della Nigeria, la domanda di ossigeno in uno dei suoi principali ospedali è quintuplicata nelle ultime settimane.

Il ministro dei trasporti dello Zimbabwe Joel Matiza è morto di Covid-19, diventando il quarto ministro a soccombere a causa di malattie respiratorie dall’inizio dell’epidemia lo scorso anno.

La morte di Matiza venerdì è avvenuta pochi giorni dopo la scomparsa del ministro degli Esteri Sibusiso Moyo mercoledì e del ministro degli Affari provinciali Ellen Gwaradzimba una settimana fa.

Lo Zimbabwe ha registrato un picco nei casi di Covid-19 dall’inizio dell’anno, che gli esperti ritengono sia alimentato dalla nuova variante sudafricana.

La Gran Bretagna intanto da ieri vieta tutti gli arrivi dalla Tanzania e dalla Repubblica Democratica del Congo per fermare la diffusione della variante sudafricana.

Nigeria

Un adolescente di Kano, città del nord della Nigeria, condannato lo scorso anno a 10 anni di carcere per “blasfemia” da un tribunale islamico, si è visto annullare la sentenza.
Era stato condannato a soli 13 anni. “La sentenza del tribunale della Sharia è annullata per mancanza di credibilità e considerando che l’appellante è minorenne”, ha dichiarato la corte d’appello.
Il tribunale aveva in precedenza condannato Farouk a 10 anni di lavori forzati dopo averlo condannato per aver bestemmiato durante una discussione con un amico.
La sentenza aveva scatenato la condanna internazionale da parte di governi e gruppi per i diritti umani e a settembre 120 volontari guidati dal direttore del memoriale di Auschwitz in Polonia, si erano offerti di scontare parte della pena detentiva di 10 anni.

Il tribunale di Kano giovedì ha anche ordinato un nuovo processo per un musicista di 22 anni, Yahaya Aminu Sherif. Sherif era stato condannato a morte dalla stessa corte della sharia per aver bestemmiato contro il profeta Maometto in una canzone.
Non aveva una rappresentanza legale durante il processo, ha concluso il tribunale di Kano, aggiungendo che questa volta avrebbe dovuto essere processato da un giudice diverso. La gente aveva marciato a Kano nel marzo dello scorso anno quando la sua canzone era stata pubblicata per la prima volta, bruciando la casa della famiglia del cantante e chiedendo il suo arresto.
La condanna a morte di Sherif è stata la seconda emessa per blasfemia dall’adozione della legge della sharia in diversi stati della Nigeria settentrionale all’inizio degli anni 2000, con tribunali islamici che operavano parallelamente al sistema giudiziario statale.

Francia

Diary Sow è viva e sta bene. La studentessa senegalese, studente della classe preparatoria presso il prestigioso liceo parigino Louis-le-Grand, era scomparso dal 4 gennaio. Non era tornata a scuola dopo le vacanze di Natale. La sua scomparsa aveva tenuto col fiato sospeso per giorni i media senegalesi e francesi. Si era temuto il peggio. Le autorità francesi avevano aperto un’inchiesta. La giovane di 20 anni ha ora contattato i suoi parenti. Era davvero una fuga.
Diary Sow ha scritto al suo padrino, il ministro dell’Acqua e dell’Igiene del Senegal che, con il suo consenso e quello della sua famiglia, ha pubblicato sul suo account Twitter, questo giovedì sera, 21 gennaio, ampi estratti di messaggi che gli ha inviato negli ultimi giorni. “Ciao zio. Ci tengo a precisare che ti scrivo liberamente. Non mi sto nascondendo. Non sto scappando. Considera questo come una sorta di pausasalutare nella mia vita. “

Diary Sow aveva vinto numerosi premi come migliore studentessa del Senegal e aveva così vinto una borsa di studio per la Francia.

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