26 febbraio 2022 – Notiziario Edizione Speciale

Scritto da in data Febbraio 26, 2022

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Ucraina: si continua a bombardare, gente nei rifugi, diplomazia al lavoro, perfino i talebani dicono la loro. Unicef: 7,5 milioni di bambini a rischio. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite può votare una risoluzione contro la Russia? La risposta dell’esperto e in collegamento con Julia Kalashnyk da Dnipro.

Il notiziario di Radio Bullets è a cura di Barbara Schiavulli 
Foto di copertina: by Zephyrka from Pixabay 

«A Dnipro per il momento la situazione è calma, salvo interruzioni di vendita di benzina e prelievo di contanti: molti bancomat non emettono denaro e in alcuni supermercati si può pagare solo in contanti. Inoltre la benzina viene emessa solo con tagliandi. Per il resto la situazione è preoccupante: al sud le truppe russe hanno preso il controllo del passaggio di Kherson ma l’Ucraina controlla ancora la città. Rimane difficile la situazione a Kyiv che continua a subire vari attacchi aerei e la gente si nasconde nella metro. Continuano gli avvisi di raid aerei, dato che vengono lanciati missili sulla capitale ucraina.
Gli abitanti della città resistono: si stanno formando unità di difesa territoriale, la gente dona sangue, si preparano le molotov.
Klitschko, il sindaco di Kyiv, ha detto che la notte e la mattina prossime saranno difficili: le truppe russe sono molto vicine alla capitale. Anche Kharkiv, a 40 kilometri dal confine, subisce attacchi: la città viene bombardata, tanta gente si nasconde nella metro mentre le forze ucraine hanno ripreso il controllo della Chernihiv, al nord del paese.
Putin ha detto che non si aspetta di raggiungere un accordo con «una banda di tossicodipendenti e neonazisti che si sono stabiliti a Kyiv», riferendosi al governo e incitando i militari ucraini a compiere un golpe», riferisce Julia Kalashyk in collegamento da Dnipro.

Intanto il presidente ucraino ha rifiutato l’offerta americana di evacuare Kyiv. «La battaglia è qui – ha detto − mi servono munizioni, non un passaggio», il presidente si trova nella capitale e sta guidando personalmente la resistenza di Kyiv all’invasione russa. Lo ha fatto sapere l’emittente televisiva di stato Dom. Intanto i media ucraini hanno diffuso la notizia di un’ennesima vittoria sulle forze russe nella capitale. La 101° brigata ucraina ha distrutto una colonna russa formata da due auto, due camion con carri armati e un altro carro armato, neutralizzati vicino alla stazione di Beresteiska. Le forze ucraine − aggiunge Kyiv Independent − hanno anche intercettato un drone russo nel Mar Nero che aveva preso di mira una nave ucraina della Guardia di Frontiera. Le forze di Kiev hanno abbattuto il drone vicino a Chornomorsk, nella regione di Odessa. E nella metro di Kiev, diventata un rifugio, nelle scorse ore una mamma avrebbe partorito, dice BBC.

I minori in Ucraina sono circa 7,5 milioni e le operazioni militari, ha detto l’Unicef, rappresentano una minaccia contro la loro vita e il loro benessere. «Questo è chiaramente un momento terribile per i bambini di tutto il paese», ha affermato Afshan Khan, Direttore regionale dell’Unicef per l’Europa e l’Asia Centrale alla conferenza stampa al Palazzo delle Nazioni a Ginevra. «L’Unicef ha lavorato negli ultimi otto anni in Ucraina orientale per ampliare i programmi salvavita per i bambini».

Proteste e diplomazia

Mentre oggi, anche in Italia, ci si prepara a scendere in piazza contro la guerra, si moltiplicano i tentativi diplomatici di tornare al tavolo delle trattative. Rispetto e salvaguardia di sovranità e integrità territoriale «valgono anche per l’Ucraina»: è uno dei cinque punti della posizione della Cina sulla crisi tra Mosca e Kiev esposta dal ministro degli Esteri cinese Wang Yi nelle telefonate avute con l’Alto Rappresentante UE Josep Borrell, la ministra degli Esteri britannica Liz Truss ed Emmanuel Bonne, consigliere diplomatico di Macron. Gli altri punti sono «le legittime richieste di sicurezza della Russia», la moderazione contro l’escalation, la soluzione diplomatica (sì a colloqui Ucraina-Russia) e un no alle risoluzioni “leggere” dell’Onu sull’uso di forza e sanzioni ai sensi del Capitolo VII.

L’Onu può attaccare la Russia?

«Ai sensi dell’articolo 27, paragrafo 3 della Carta delle Nazioni Unite, le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza devono essere adottate con il voto di 9 membri su 15, però deve essere incluso il voto positivo dei cinque membri permanenti», ci spiega Roberto Virzo, professore di diritto internazionale all’università degli Studi del Sannio. «In realtà si è creata una consuetudine interna che ha un po’ alleggerito la procedura che implicherebbe ci fosse ogni volta il voto affermativo dei 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza. Con gli anni si è affermata la consuetudine per la quale, in presenza dell’astensione, non si blocca la risoluzione. Questo che cosa comporta? Per votare una risoluzione non deve esserci il voto contrario di uno dei membri permanenti e quindi, di conseguenza, se la Russia votasse contro una risoluzione (per esempio contro sé stessa) la risoluzione non potrebbe essere adottata. C’è un’unica ipotesi in cui l’astensione è obbligatoria, ed è quella della materia della soluzione controversia: se c’è una controversia giuridica, quel membro del consiglio dovrebbe astenersi, ma non è questo il caso perché si tratta di un’azione che rientra nell’ambito del capitolo settimo della Carta delle Nazioni Unite relativo al mantenimento della pace, e di conseguenza non si applica in quest’ultima ipotesi contemplata nell’articolo 27, paragrafo 3. Per semplificare, un membro permanente del Consiglio di Sicurezza può bloccare una risoluzione che lo riguarda», dice Virzo, aggiungendo che «l’Assemblea Generale può invece adottare una risoluzione contro la Russia, ma serve sempre il Consiglio di Sicurezza per ratificarla, come è successo per altre situazioni tipo Israele e Palestina o l’apartheid in Sudafrica. L’unico escamotage potrebbe essere l’articolo 51 della Carta dell’Onu che prevede il diritto di difesa in caso attacco. Ma il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite potrebbe mai adottare una risoluzione contro la Russia?», ci ha detto Roberto Virzo, professore di diritto internazionale dell’Università di Sannio.

Guerra in Ucraina, le Nazioni Unite possono decidere di attaccare la Russia?

Sempre sul fronte diplomatico, anche lo storico alleato russo, il presidente cinese Xi Jinping, ha avuto una telefonata ieri pomeriggio con il suo omologo russo Vladimir Putin. Mentre in un’altra conversazione telefonica con Putin, il premier indiano Narendra Modi ha chiesto l’immediata cessazione della violenza in Ucraina e ha invitato tutte le parti a tornare sulla strada dei negoziati diplomatici. Modi ha anche «sensibilizzato il presidente russo in merito alle preoccupazione dell’India per la sicurezza dei suoi cittadini in Ucraina e ha sottolineato che il suo paese considera come priorità il loro ritorno sicuro in India». Il premier indiano ha ribadito «la propria convinzione di sempre che le divergenze tra la Russia e la Nato possano essere risolte solo attraverso un dialogo onesto e sincero». Il governo di Delhi non ha ancora espresso la sua decisione sulla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per le sanzioni.

Perfino i talebani, che lottano per essere presenti nello scenario internazionale e hanno stretti rapporti con la Russia, uno dei pochi paesi che non ha mai chiuso l’ambasciata a Kabul, si sono espressi e si sono detti preoccupati per la possibilità di vittime civili in Ucraina. Lo riferisce The Guardian precisando che il ministero degli Esteri talebano ha rilasciato una dichiarazione nella quale si legge che rimarrà neutrale, in linea con la sua politica estera. L’Emirato Islamico dell’Afghanistan chiede moderazione da entrambe le parti. «Tutte le parti devono desistere dall’assumere posizioni che potrebbero aumentare la violenza − si legge −. Stiamo monitorando da vicino la situazione in Ucraina ed esprimiamo preoccupazione per la reale possibilità di vittime civili».
I talebani hanno infine chiesto a Ucraina e Russia di risolvere il problema attraverso «il dialogo e mezzi pacifici».

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