Kharkiv, una città al confine tra guerra e normalità

Scritto da in data Febbraio 14, 2022

KHARKIV − Il treno notturno arriva a Kharkiv, in Ucraina, di mattina presto. Fuori fa freddo: il termometro segna -7. Alcune auto nel parcheggio di fronte alla stazione sono coperte dal ghiaccio, e i tassisti scaldano i motori. È lunedì e la città, accecata dal luminoso sole invernale, si sveglia e si prepara per la settimana lavorativa.
Elegante e di architettura eclettica, Kharkiv è stata la capitale ucraina dal 1919 al 1934. Adesso, a soli 40 km di distanza dal confine con la Russia, fa parlare di sé sui media internazionali. Secondo alcuni esperti Kharkiv, dove vive oltre un milione di persone, rischia di diventare uno dei primi bersagli delle forze russe, qualora decidessero di invadere l’Ucraina.

Una relazione familiare

Recentemente, in un’intervista a The Washington Post, il presidente ucraino Zelensky ha lasciato intendere che la Russia potrebbe tentare di impadronirsi di Kharkiv facendo leva sulle relazioni familiari coi russi, nonché sulla lingua. La dichiarazione non poteva che suscitare il dibattito interno, anche perché in otto anni di guerra con la Russia, l’atteggiamento nei confronti del vicino, tra gli abitanti di Kharkiv, è cambiato. 

La città è già stata bersaglio dei separatisti. Nel 2014 le forze filo-russe presero il controllo dell’amministrazione regionale di Kharkiv e si temette che la città potesse diventare un posto controllato da Mosca. Poche ore dopo l’amministrazione regionale, in cui si trovavano i separatisti filorussi, venne presa d’assalto dalle forze speciali “Jaguar” nella regione di Vinnitsa, ponendo fine all’autoproclamata “Repubblica”.

La guerra non è mai finita

Di fronte all’amministrazione regionale c’è una tenda con la scritta: “Tutto per la vittoria”, gestita da volontari dal 2014. Oleksandr Fedorovych, 64 anni, è uno dei tanti tra coloro che gestiscono le attività di questa iniziativa. «La tenda è un promemoria che la guerra non è finita», ci racconta. Poi, in questi mesi di tensione, è diventato un punto di ritrovo per coloro che vorrebbero arruolarsi nelle Forze della Difesa Territoriale. «Oggi è arrivata qui una donna, sulla quarantina, a chiedere informazioni sull’arruolamento. Ecco, lei vorrebbe andare a difendere l’Ucraina, in giro si sa ancora poco su come diventare riservisti, ma noi siamo qui», continua. 

Oleksandr Fedorovych non crede all’invasione. Secondo lui la Russia aveva avuto l’opportunità di prendere la città nel 2014, quando il paese fu colto alla sprovvista. «Adesso il mondo intero ci aiuta. L’Ucraina è pronta a far fronte alla Russia», conclude. 

All’interno della tenda diverse reti fogliate, di due tipi, tessute da volontari: quelle bianche si usano durante l’inverno, per mimetizzare l’equipaggiamento militare con la neve; quelle color kaki si utilizzano in estate. Fuori una giovane volontaria, Anastasia, sta tessendo su una carcassa di fili una delle reti che verrà spedita poi al fronte. Anche lei è scettica su un possibile attacco russo, nonostante un velo di preoccupazione rimanga. 

L’atmosfera militare regna accanto alla vita quotidiana degli abitanti della città. A pochi metri dalla tenda c’è una pista di pattinaggio dove i bambini e una giovane coppia girano, accompagnati da una musica forte. «In generale non c’è panico, anche se la sensazione non è piacevole», dice il giornalista locale Fhilip Dykan a Radio Bullets.
Nel centro di Kharkiv la situazione è tranquilla, non c’è nulla che indichi che la città rischi una potenziale invasione. Però ci sono anche famiglie che, per sicurezza, hanno deciso di andare via.

Il trauma del 2014 ha cambiato i residenti della città

Dal 2014 anni la società qui è cambiata. Lo raccontano i residenti: anche se a Kharkiv rimangono molti simpatizzanti verso la Russia, nella mente di molti la città è ucraina. «Dopo il 2014 le persone hanno sviluppato un altro tipo di coscienza. Per tanti russofoni, per quelli più “mentalmente russi”, è arrivata la comprensione che Kharkiv è Ucraina», continua Fhilip Dykan.
Kharkiv e la regione hanno assorbito migliaia di sfollati interni dalle regioni occupate dalla Russia. L’organizzazione “La stazione di Kharkiv” dall’inizio della guerra nel Donbass ha fornito assistenza a quasi 120.000 sfollati interni. In 8 anni di guerra, coloro che ne sono fuggiti avevano appena iniziato a stabilirsi a Kharkiv e nella regione. Qualcuno ha persino comprato un alloggio a buon prezzo, contraendo debiti, qualcun altro invece ha preso un gatto o un cane, credendo che Kharkiv fosse una nuova casa sicura. «E ora, invece, devono riempire di nuovo la borsa da viaggio e scappare», racconta Alla Feshchenko, fondatrice dell’organizzazione. «L’ho preparata anche io e mentre stavo raccogliendo le cose, il mio cuore si è quasi spezzato per il dolore e l’amarezza. Non perdonerò mai la Russia per quello che ha fatto a tutti noi». 

Fotto in evidenza: Anastasia, volontaria di Kharkiv, sta tessendo una rete fogliata.

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