Il gaslighting di Putin
Scritto da Julia Kalashnyk in data Febbraio 23, 2022
KYIV − A Kyiv ieri sera è stata una serata come le altre, la città pulsa di vita. Le coppie passeggiano in centro, nei saloni di parrucchieri con enormi vetrate, tutti i posti sono occupati e davanti a un ristorante georgiano per un tavolo libero si aspetta per almeno una ventina di minuti.
Tutto questo al cospetto di notizie preoccupanti che arrivano incessantemente ormai da mesi. La sera del 21 febbraio non ha fatto eccezione. Il presidente russo Vladimir Putin, dopo aver dislocato per mesi le truppe russe al confine con l’Ucraina, collocandole anche in Bielorussia con la scusa di esercitazioni trasformatesi poi in presenza permanente, ha riconosciuto le cosiddette “repubbliche autoproclamate” del Donetsk e di Luhansk. Le autorità russe sostengono che con tale decisione «salvano dal genocidio» gli abitanti del Donbass, già sotto il controllo russo, dalla presunta aggressione ucraina. E così Putin ha ordinato di mandare subito in quella parte del Donbass le proprie forze militari per «mantenere la pace».
Il discorso di Putin
A precedere le azioni, un lungo discorso storico trasmesso alla nazione. Un discorso sinistro e falsato, con cui Putin ha messo in discussione l’esistenza dell’Ucraina come stato sovrano distorcendo i fatti e facendo una ricostruzione della storia del tutto parziale. Ha dichiarato che l’Ucraina sarebbe una invenzione del leader bolscevico Vladimir Lenin, avvenuta «per sbaglio».
La Rivoluzione della Dignità o Euromaidan, vista da tanti ucraini come un passo verso la società libera e democratica, l’ha definita “un colpo di Stato” svolto dai “radicali”, che ha portato alla dilagante «russofobia e al neonazismo».
Riassumendo, Putin ha sostenuto che l’Ucraina non ha il diritto di esistere. Il giorno successivo gli ha fatto eco il ministro degli Esteri russo Lavrov, affermando che «l’Ucraina non ha il diritto di essere una nazione sovrana», seguito da tanti altri commenti simili della cerchia di Putin. Il messaggio è chiaro: al paese costerà cara la scelta democratica e il desiderio di muoversi nella direzione opposta al Cremlino.
Un paese con un’identità
La storia dell’Ucraina è complessa e travagliata e, nonostante abbia una parte di passato condiviso con la Russia, ha vissuto anche lunghi periodi d’identità propria. Dalla Rus’ di Kyiv ai Cosacchi, dalla Repubblica Popolare Ucraina all’indipendenza ottenuta nel 1991, il paese ora è uno stato sovrano la cui esistenza viene chiamata in causa dal Cremlino dal 2014.
Il riconoscimento delle cosiddette “repubbliche” ha preceduto un’escalation lampo nel Donbass, presentata dalle forze ibride russe come «un attacco imminente dell’esercito ucraino», che ha portato all’evacuazione di donne, bambini e persone anziane in Russia, ordinato dai separatisti. Il tutto accompagnato dalle notizie di esplosioni di auto delle autorità locali e della cattura di “sabotatori di lingua polacca”. Una guerra di un altro tipo: mediatica, volta a sensibilizzare il pubblico russo. Contemporaneamente nei media sono apparse le voci di molti residenti dei territori occupati che non volevano andarsene e non credevano all’attacco dell’esercito ucraino.
La manipolazione degli eventi
«La mia famiglia vive a Donetsk e io mi sono trasferito a Kyiv dopo il 2014», racconta Oleksandr, 34 anni, che ha chiesto di non rivelare il suo nome per ragioni di sicurezza. Nella giornata in cui è cominciata l’evacuazione, i parenti di Oleksandr hanno ricevuto diverse chiamate dai rappresentanti delle autorità locali, che incitavano a lasciare la città. «Hanno deciso di restare, perché a loro non ci credono», ha detto. Nemmeno i vari video che incitavamo all’evacuazione urgente o “smascheravano” l’esercito ucraino o le presunte forze occidentali, è andato tutto per il verso giusto. Diversi giornalisti, tramite i metadati, hanno scoperto che tutti video erano stati registrati in giornate e luoghi diversi da quelli dichiarati. Per esempio, il video con dei “sabotatori” polacchi che, secondo le forze ibride russe, avrebbero tentato di far saltare un serbatoio di cloro nei pressi della città di Horlivka, avevano elementi video e audio risalenti al 2021 e al 2 febbraio. I video dell’evacuazione urgente e improvvisa, trasmessi dalle cosiddette “autorità” locali, sono stati registrati due giorni prima e la presunta macchina saltata appartenente al capo della polizia locale, non era sua ma una molto meno costosa su cui è stata rimontata la targa.
Nonostante l’Ucraina stia facendo di tutto per fare arrivare la sua versione di fatti al mondo occidentale, non riesce a soffocare la propaganda, sebbene fatta a tavolino e facilmente decostruibile. Una catena di fake e distorsioni della realtà che funzionano, perché basate su immagini di impatto con un completo ribaltamento dei fatti.
Da sfondo alla situazione che precipita, ci sono 150.000 truppe russe che circondano l’Ucraina, la diplomazia fallita e otto anni di guerra nel Donbass, costata al paese circa 14.000 morti e più di un milione di sfollati interni. Putin ha riconosciuto i confini delle due “repubbliche” separatiste secondo la propria “costituzione”, che comprende il territorio che controllavano al momento della loro proclamazione nell’aprile del 2014. Si tratta delle intere oblast’ di Donetsk e Luhansk, di cui ora l’Ucraina controlla circa il 70%, riprese dall’esercito nell’estate del 2014. Un dettaglio non indifferente, visto che potrebbe essere il pretesto per invadere il paese, oppure essere usata come una leva per esercitare pressione psicologica e negoziare. Ad aumentare la tensione ci sono anche le richieste di Putin all’Ucraina del giorno dopo l’annessione.
Mosca vuole che Kyiv riconosca il referendum nella Crimea e de-facto, l’occupazione russa e che non aderisca alla NATO e dichiari neutralità. Secondo il presidente russo, l’Ucraina dovrebbe rinunciare alla militarizzazione. Richieste che suonano come un ultimatum, con il chiaro intento di far ritornare Kyiv nell’orbita di influenza di Mosca a qualsiasi costo.
Foto in evidenza: truppe russe al confine ucraino / screenshot www.kordon.io startup di Kyiv per monitorare il confine.
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