Guerra in Ucraina, le Nazioni Unite possono decidere di attaccare la Russia?

Scritto da in data Febbraio 25, 2022

Morti, feriti, sfollati, panico e paura. Quello che si temeva è accaduto in Ucraina. Con una diplomazia europea che non è riuscita a scongiurare l’arrivo dei bombardamenti. E ora ci ritroviamo a dover capire cosa sta succedendo (o cosa sta risuccedendo) in una regione che tiene l’Unione Europea col fiato sospeso, forse più di qualsiasi altro conflitto in corso in questo momento. Forse perché virtualmente più vicino, forse perché i botta e risposta sono stati infiniti, forse perché ci sono tanti interessi che coinvolgono diversi attori.

Il Donbass

Solo qualche giorno fa il presidente russo Vladimir Putin ha riconosciuto ufficialmente le due entità separatiste dell’Ucraina orientale del Donbass, le repubbliche di Donetsk e di Luhansk che già dal 2014 erano sotto controllo indiretto di Mosca. Si assiste così impotenti a una replica degli scenari ai quali abbiamo già assistito nel 2014, con l’annessione unilaterale da parte di Mosca della Crimea (quella volta senza sparare un colpo) e nell’agosto del 2008 in Georgia, con la guerra dei cinque giorni che però, diversamente dall’attuale crisi ucraina, è rimasta circoscritta a una sfera regionale. A questo punto Putin ha deciso di entrare in Ucraina su “invito” dei governi delle due repubbliche non riconosciute.

Il Donbass si trova nell’Ucraina orientale, le due repubbliche coprono 17.000 kmq e hanno un legame storico con la Russia sin dai tempi degli zar, e poi ancora di più nel periodo sovietico. Ma dal 1945 le due repubbliche sono parte dello Stato ucraino. Hanno asset economici importanti come l’industria pesante, metallurgica e chimica. Hanno una valenza anche strategica per quanto riguarda la ristrutturazione del potere russo, prima zarista, poi sovietico e oggi con questa nuova forma federale di Vladimir Putin. Questa area geografica serve a costruire una fascia di sicurezza sulle delicate frontiere occidentali della Federazione russa che da sempre ha una valenza strategica fondamentale per la sicurezza del paese. Allo stesso modo, al contrario, queste zone per Kiev svolgevano un ruolo di cuscinetto di sicurezza verso la pressione russa. Per la Nato l’area di principale attenzione è il Mar Nero. Una delle repubbliche in questione ha uno sbocco sul Mare di Azov, recentemente chiuso con una no-fly zone imposta dalle forze russe sul mare. La Nato non ha mire specifiche su queste aeree, troppo a ridosso dei confini russi, ma semmai sul Mar Nero, cui si aggiunge la Turchia, bastione sudorientale dell’alleanza atlantica anche in chiave antirussa.

Le sanzioni

Mentre si cerca di capire cosa fare, e nel timore di un allargamento del conflitto, alla Russia sono state imposte sanzioni da parte dell’Occidente, del Giappone e dell’Australia. Gli Stati Uniti, l’Unione Europea, la Gran Bretagna, l’Australia, il Canada e il Giappone hanno annunciato piani per prendere di mira banche e individui facoltosi in Russia, mentre la Germania ha interrotto l’importante progetto di gasdotto, il Nord Stream 2, dalla Russia.

In quella che ha definito la “prima tranche” di sanzioni, lunedì il presidente Usa Joe Biden ha firmato un ordine esecutivo che stabilisce come qualsiasi istituzione nel settore dei servizi finanziari russo sia un obiettivo per ulteriori sanzioni. Più dell’80% delle transazioni giornaliere in valuta estera della Russia e metà del suo commercio avvengono in dollari americani.

Washington ha sanzionato due delle banche statali russe − VEB e Promsvyazbank − e ha impedito di negoziare il proprio debito sui mercati statunitensi ed europei, si legge su Al Jazeera. Le due banche russe sono considerate particolarmente vicine al Cremlino e all’esercito russo, con oltre 80 miliardi di dollari di asset. Il che porta al congelamento di tutte le attività di quelle banche sotto le giurisdizioni statunitensi. Da due giorni (mercoledì), le sanzioni includono le “élite” del paese e i loro familiari, nonché i leader civili della leadership russa.

Martedì il Regno Unito ha annunciato sanzioni contro cinque banche russe e tre miliardari russi: Gennady Timchenko, Boris Rotenberg e Igor Rotenberg. I Rotenberg sono comproprietari del gruppo SGM, che produce infrastrutture per petrolio e gas. Timchenko è il proprietario della società di investimento privata Volga Group. Le banche sono Rossiya Bank, IS Bank, General Bank, Promsvyazbank e Black Sea Bank. La Gran Bretagna impedirà anche alla Russia di vendere il debito sovrano a Londra, ha affermato la ministra degli Esteri britannica Liz Truss.

In Germania il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha annunciato l’interruzione del processo di certificazione del gasdotto Nord Stream 2 dalla Russia: un accordo redditizio a lungo ricercato da Mosca ma criticato dagli Stati Uniti per la crescente dipendenza dell’Europa dall’energia russa e che ormai era alle sue battute finali. Il progetto da 11,6 miliardi di dollari è di proprietà del colosso statale russo Gazprom.

Il parlamento ucraino ha approvato l’imposizione di sanzioni a 351 russi, compresi legislatori che hanno sostenuto il riconoscimento dell’indipendenza dei territori controllati dai separatisti e l’uso delle truppe russe nell’Ucraina orientale. Le sanzioni limitano quasi tutti i possibili tipi di attività, in particolare vietano l’ingresso in Ucraina, l’accesso a beni, capitali, proprietà e licenze per affari.

Il blocco dei 27 Stati dell’Unione Europea ha annunciato all’unanimità martedì le sanzioni iniziali rivolte ai 351 politici russi che hanno votato per il riconoscimento delle due regioni separatiste in Ucraina, nonché ad altri 27 tra funzionari e istituzioni russe dei settori della difesa e bancario. Hanno anche cercato di limitare l’accesso di Mosca ai mercati finanziari e ai capitali dell’Unione.

Il primo ministro australiano Scott Morrison ha preso di mira i membri del Consiglio di sicurezza russo che, ha detto, «si sono comportati come delinquenti e bulli». Le sanzioni del Giappone «includono il divieto di emissione di obbligazioni russe nel paese e il congelamento dei beni di alcuni individui russi, nonché la limitazione dei viaggi in Giappone», ha affermato il Primo Ministro Fumio Kishida.

È possibile attaccare i russi sotto l’egida delle Nazioni Unite?

«Ai sensi dell’articolo 27, paragrafo 3 della Carta delle Nazioni Unite, le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza devono essere adottate con il voto di 9 membri su 15, però deve essere incluso il voto positivo dei cinque membri permanenti», ci spiega Roberto Virzo, professore di diritto internazionale all’università degli Studi del Sannio. «In realtà si è creata una consuetudine interna che ha un po’ alleggerito la procedura che implicherebbe ci fosse ogni volta il voto affermativo dei 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza. Con gli anni si è affermata la consuetudine per la quale in presenza dell’astensione non si blocca la risoluzione. Questo che cosa comporta? Per votare una risoluzione non deve esserci il voto contrario di uno dei membri permanenti e quindi, di conseguenza, se la Russia votasse contro una risoluzione (per esempio contro sé stessa) la risoluzione non potrebbe essere adottata. C’è un’unica ipotesi in cui l’astensione è obbligatoria, ed è quella della materia della soluzione controversia: se c’è una controversia giuridica, quel membro del consiglio dovrebbe astenersi, ma non è questo il caso perché si tratta di un’azione che rientra nell’ambito del capitolo settimo della Carta delle Nazioni Unite relativo al mantenimento della pace, e di conseguenza non si applica in quest’ultima ipotesi contemplata nell’articolo 27, paragrafo 3. Per semplificare, un membro permanente del Consiglio di Sicurezza può bloccare una risoluzione che lo riguarda», dice Virzo, aggiungendo che l’Assemblea Generale può invece adottare una risoluzione contro la Russia, ma serve sempre il Consiglio di Sicurezza per ratificarla, come è successo per altre situazioni tipo Israele e Palestina o l’apartheid in Sudafrica. L’unico escamotage potrebbe essere l’articolo 51 della Carta dell’Onu che prevede il diritto di difesa in caso attacco.

Perché l’Ucraina interessa a tutti?

Secondo i dati sulle esportazioni internazionali dell’Ucraina, il ferro e l’acciaio si sono classificati tra le prime categorie di prodotti esportati dall’Ucraina. Con il valore di 9.936,987098 milioni di dollari, questa particolare categoria di prodotti ha contribuito per il 26,92% al totale delle esportazioni ucraine, che nel 2018 hanno valutato 36.907,397587 milioni di dollari. Un altro settore che ha avuto la massima esportazione dall’Ucraina è stato quello elettrico: nell’anno 2018 le apparecchiature elettroniche hanno contribuito a un massiccio 7,93% delle esportazioni complessive dall’Ucraina.

 Le prime 10 categorie di prodotti in Ucraina:

  • 1. Ferro e acciaio: 9.936,987098 milioni di USD (26,92%)
  • 2. Minerali, scorie e ceneri: 3.035,252883 milioni di USD (8,22%)
  • 3. Apparecchiature elettriche ed elettroniche: 2.925,060886 milioni di USD (7,93%)
  • 4. Semi oleosi, frutti oleagici, cereali, semi, frutti, ecc.: 1.954,149749 milioni di USD (5,29%)
  • 5. Reattori nucleari, caldaie, macchinari, ecc.: 1.629,291601 milioni di USD (4,41%)
  • 6. Legno e lavori di legno, carbone di legna: 1.492,545163 milioni di USD (4,04%)
  • 7. Residui, rifiuti dell’industria alimentare, mangimi: 1.224,764236 milioni di USD (3,32%)
  • 8. Articoli di ferro o acciaio: 1.074,90193 milioni di USD (2,91%)
  • 9. Prodotti chimici inorganici, composti di metalli preziosi, isotopi: 883,220306 milioni di USD (2,39%)
  • 10. Combustibili minerali, oli, prodotti della distillazione, ecc.: 861,312439 milioni di USD (2,33%)

I primi 10 prodotti esportati hanno generato entrate per 25.017,49 milioni di dollari in Ucraina, nell’anno 2018.

Il settore dello zinco e dei suoi articoli ha mostrato la crescita più rapida, che ha avuto il massimo guadagno dal 2017 al 2018 con il 463,01%. Un altro settore che ha mostrato una performance straordinaria nelle esportazioni dall’Ucraina nell’anno 2018 è stato la concia, estratti per tintura, tannini, derivati, pigmenti. Questo settore ha mostrato una crescita complessiva del 371,39%, notevole per l’economia ucraina. Le esportazioni di sughero e articoli di sughero sono aumentate di circa il 371,39%.

Lacca, gomme, resine, succhi ed estratti vegetali hanno contribuito alla crescita complessiva dell’85,66% e copricapi e parti di essi hanno avuto una crescita dell’82,55% dall’anno 2017 al 2018. Il tasso di esportazione è cambiato da 33.733,13 milioni di dollari a 36.907,4 milioni di dollari dall’anno 2017 al 2018. In un arco di un anno, si è registrata una crescita del 9,41% nel suo mercato di esportazione. Ovviamente tutto questo prima della pandemia.

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