3 febbraio 2022- Notiziario

Scritto da in data Febbraio 3, 2022

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  • Ucraina: il Movimento pacifista ucraino condanna la preparazione del paese e degli stati membri della NATO alla guerra con la Russia.
  • Turchia: Erdoğan si offre di mediare tra Ucraina e Russia.
  • Myanmar è 140° nell’indice mondiale della libertà di stampa.
  • Oxfam Italia denuncia che in Africa muoiono di fame 6 persone al minuto.

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets,  a cura di Silvia Muletti

Ucraina

È di ieri la dichiarazione del Movimento pacifista ucraino che condanna la preparazione del paese e degli stati membri della NATO alla guerra con la Russia. La dichiarazione viene dal movimento che è parte del Bureau Europeo per l’Obiezione di Coscienza (EBCO). «Chiediamo un’immediata soluzione pacifica del conflitto armato nell’Ucraina orientale, intorno a Donetsk e Luhansk, richiedendo in particolare il ritiro di tutte le truppe, la cessazione di tutte le forniture di armi e attrezzature militari, la cessazione della mobilitazione totale della popolazione per la guerra, la cessazione della propaganda di guerra e dell’ostilità tra le civiltà nei media e nei social network.
L’invito è a condurre negoziati aperti, inclusivi e globali sulla pace e il disarmo nella forma di un dialogo pubblico tra tutte le parti statali e non statali in conflitto, con la partecipazione di attori della società civile favorevoli alla pace».
Intanto la Russia ha condannato la decisione degli Stati Uniti di inviare truppe extra in Europa per sostenere gli alleati della Nato. Il Pentagono ha detto che 2.000 soldati statunitensi sono stati inviati dalla Carolina del Nord in Polonia e Germania e altri 1.000, già in Germania, andranno in Romania. La Russia ha circa 100.000 soldati vicino all’Ucraina e nega di aver pianificato l’invasione.
Rispondendo alla decisione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden di schierare truppe extra in Europa questa settimana, il viceministro degli Esteri russo Alexander Grushko ha affermato che si tratta di un passo “rovinoso” e “ingiustificato”.
Il Pentagono in precedenza aveva affermato che le truppe americane schierate non avrebbero combattuto in Ucraina, ma hanno  voluto assicurare la difesa degli alleati di Washington, scrive BBC.

Le tensioni nell’area possono mettere a rischio la fornitura energetica europea. La Russia fornisce circa il 40% del gas naturale dell’Unione Europea i cui prezzi, sia in Europa che nel mondo, sono saliti a livelli record da settembre, spingendo quelli dell’elettricità del continente ai massimi storici.

Turchia

Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan sta volando a Kiev per offrirsi nuovamente nel ruolo di mediatore tra Ucraina e Russia. Con l’adesione della Turchia alla Nato, spesso messa in discussione, in parte anche a causa della sua decisione di acquistare il sistema di difesa aerea (S-400) di fabbricazione russa, Erdoğan mantiene l’equilibrio tra il sostegno diplomatico all’Ucraina e le relazioni politiche con Mosca. La proposta di mediazione di Erdoğan non è stata ancora accolta dalla Russia. Gli Stati Uniti stanno cercando di ridurre al minimo il numero di interlocutori con Putin e il leader russo sembra credere che il modo migliore per risolvere il conflitto in Ucraina sia attraverso colloqui bilaterali diretti con la Casa Bianca, piuttosto che tramite terze parti.
Nel tentativo di rassicurare Mosca, prima della visita di Erdoğan, il ministro della Difesa turco Hulusi Akar ha sottolineato l’impegno di Ankara nei confronti della Convenzione di Montreux del 1936, il trattato che limita rigorosamente l’accesso delle forze NATO al Mar Nero attraverso il Bosforo, anche se Putin ha criticato la Turchia l’anno scorso quando ha venduto i suoi droni Bayraktar TB2 all’esercito ucraino accusandola di alimentare tendenze militariste.

Ieri è stata votata una risoluzione da parte del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa per avviare procedure di infrazione contro la Turchia. La risoluzione riguarda il mancato rispetto da parte di Ankara della sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di due anni fa, in cui la Corte ha stabilito la liberazione del difensore dei diritti umani Osman Kavala e l’obbligo a ripristinare i suoi diritti. La sentenza «è un passo importante per sostenere la protezione dei diritti umani in Turchia e il quadro internazionale dei diritti umani», ha affermato Human Rights Watch.
Osman Kavala è stato arrestato a novembre 2017 con l’accusa di avere finanziato le proteste anti governative del parco Gezi di Istanbul nel 2013. Kavala è stato assolto dalle accuse nel febbraio del 2020. A poche ore dalla sentenza l’attivista per i diritti umani è stato raggiunto da nuove accuse, questa volte rispetto a un presunto ruolo nel tentato golpe del 2016, ed è stato costretto a restare nel carcere di Silivri, alla periferia di Istanbul, dove già si trovava.

Al confine greco-turco sono state trovate ieri dodici persone morte congelate. Il ministro degli Interni di Ankara, Süleyman Soylu, ha affermato che le guardie di frontiera greche avevano respinto le persone i cui corpi erano «senza scarpe e vestiti».

Myanmar

Al 140° posto nell’indice mondiale della libertà di stampa su 180 paesi secondo il World Press Freedom Index 2021 (l’indice mondiale sulla libertà di stampa) di Reporter Senza Frontiere.
Un anno dopo che le forze armate hanno preso il potere in Myanmar, Reporter Senza Frontiere (RSF) offre una visione d’insieme della portata delle violazioni della libertà di stampa da parte della giunta militare. Per nascondere i massacri di civili e rafforzare la presa sul paese, la giunta ha arrestato, incarcerato, torturato e persino eliminato giornalisti che potrebbero minare il suo controllo su notizie e informazioni. Alcuni dati del report: 115 i giornalisti arrestati, tra cui almeno 15 esperti dei media sono stati gravemente picchiati e hanno riportato ferite durante l’arresto, 57 i giornalisti arbitrariamente incarcerati, condannati 14 giornalisti, 7 i casi di tortura o violenza estrema, 10 giornalisti sono stati trattenuti in centri di interrogatorio e detenzione, 12 media bannati, 2 sono state le misure per limitare l’uso di Internet.

Almeno 3 giornalisti sono stati uccisi dal colpo di Stato militare: il fotografo Soe Naing è stato dichiarato morto il 14 dicembre dopo quattro giorni di violenti interrogatori in custodia della polizia. Sai Win Aung, editore del Federal News Journal, è stato ucciso durante un attacco delle forze armate il 25 dicembre nell’est del paese; Pu Tuidim, fondatore ed editore del Khonumthung Media Group, è stato rapito nel nord-ovest del paese, vicino al confine indiano, il 7 gennaio da soldati che lo hanno usato come scudo umano e poi gli hanno tagliato la gola dopo averlo mutilato in un modo spaventoso.

Ecuador

La società privata che gestisce un oleodotto nella foresta pluviale amazzonica dell’Ecuador ieri ha affermato che una fuoriuscita di petrolio a causa di una frattura ha versato quasi 6.300 barili nell’area protetta.
Venerdì, forti piogge hanno innescato una colata di fango nella provincia orientale di Napo provocando una caduta di massi che ha interrotto un gasdotto provocando la perdita che ha interessato circa 21.000 metri quadrati della riserva naturale di Cayambe-Coca.
Il presidente della Compagnia che gestisce l’oleodotto (Ocp) ha affermato che la compagnia è «consapevole della gravità dell’accaduto e per questo sta agendo in modo responsabile per minimizzarne gli effetti. Non saranno risparmiate risorse per realizzare una bonifica della zona colpita e per risarcire la comunità in conformità con quanto stabilito dalla legge».

Africa

Ogni minuto muoiono di fame sei persone in Africa. Lo denuncia Oxfam Italia. Aumenta la fame in Africa, stretta nella morsa del Covid, delle crisi climatiche e delle guerre. Nella regione sub-sahariana muore di fame un bambino ogni trenta secondi. I prezzi dei beni alimentari sono più alti del 30-40% rispetto al resto del mondo. Novantatrè milioni di persone in trentasei paesi sono sull’orlo della carestia. Alla vigilia del summit dell’Unione Africana in Etiopia, i leader africani si appellano a favore dei loro popoli.

Australia

Le inondazioni in Australia meridionale hanno interrotto le principali catene di approvvigionamento di molte comunità dell’entroterra.

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