31 dicembre 2021 – Notiziario
Scritto da Barbara Schiavulli in data Dicembre 31, 2021
Ascolta il podcast
- Il capo dei talebani ordina ai combattenti di non vendicarsi sugli ex membri del “regime afghano”.
- Egitto: morto durante le torture in carcere, ai familiari non viene detto nulla per sei anni.
- Bangladesh: niente spiaggia per sole donne dopo le proteste sui social contro la segregazione di genere.
- Cina: nuova stretta sulle “volgarità provenienti dall’estero”, via i tatuaggi ai calciatori della Nazionale.
- Nuova Zelanda: va in onda la prima conduttrice di Tg con tatuaggio maori.
Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli
Con 286 notiziari, grazie a voi abbiamo continuato incessantemente a raccontare il mondo, a raccontare i diritti umani, le donne, i progressi lgbtq, abbiamo difeso e diffuso notizie che altri non danno. Siamo stati due volte in Afghanistan, abbiamo vinto tre premi e grazie a tutti quelli che ci hanno sostenuto tutto questo è stato possibile, perché il buon giornalismo e il diritto alla notizia e all’informazione indipendente hanno un costo.
Ci sono ancora 488 giornalisti in carcere in tutto il mondo, 60 dei quali sono donne e noi non smetteremo di dirlo. Quarantasei giornalisti sono stati uccisi quest’anno, quasi uno a settimana solo perché si vuole fare il proprio lavoro. Ma ci sono anche delle buone notizie. Il premio Nobel per la Pace assegnato a due giornalisti, Maria Ressa e Dimitri Muratov, ci ha commosso così come essere parte delle operazioni di evacuazione dall’Afghanistan che ha letteralmente salvato la vita di alcune persone, purtroppo non tutte quelle che avevano una voce, un lavoro, un genere nel paese degli aquiloni. Per questo torniamo: per tenere acceso il riflettore, perché giornalismo è anche protezione.
Un ringraziamento ai nostri ascoltatori, quelli che ci sentono mentre lavorano, fanno sport, sono sull’autobus o preparano da mangiare. Ma anche allo staff di Radio Bullets donne e uomini che credono in questo mestiere, che lo amano e lo rispettano. È stato un anno difficile, ma è stato più sopportabile con loro. Oggi alle 15 per un’oretta saremo in diretta sulla pagina facebook di Radio Bullets, in collegamento con esperti, attivisti, giornalisti da tutto il nostro mondo: Africa, Sudamerica, Centr’Asia per ribadire ancora una volta che ci siamo. E insieme possiamo fare meglio e di più.
Afghanistan
Il leader supremo dei talebani ha ordinato ai combattenti di non punire i membri dell’ex “regime” afghano per “crimini passati”, giorni dopo che un video di un comandante dell’esercito, picchiato, è diventato virale sui social media. L’ordine, twittato giovedì dal portavoce del gruppo Mohammad Naeem, ha anche esortato le autorità talebane a scoraggiare gli afghani dal lasciare il paese poiché non sarebbero rispettati all’estero. «Non punire i dipendenti del precedente regime per i loro crimini passati», ha detto il Mullah Hibatullah Akhundzada ai seguaci di Kandahar. Il capo dei talebani − che non viene ripreso o fotografato in pubblico da anni − ha affermato che l’amnistia generale annunciata dopo che gli islamisti hanno preso il potere ad agosto dovrebbe essere onorata. I talebani sono accusati dalle Nazioni Unite, da Amnesty International e da Human Rights Watch di decine di esecuzioni extragiudiziali di membri delle ex forze di sicurezza e dell’amministrazione.
L’ex presidente dell’Afghanistan ha detto di non aver avuto altra scelta che lasciare improvvisamente Kabul mentre i talebani si avvicinavano, e nega che fosse in preparazione un accordo per un’acquisizione pacifica contestando i riferimenti di ex funzionari afghani e statunitensi. L’ex presidente Ashraf Ghani ha dichiarato in una lunga intervista a BBC trasmessa giovedì che un consigliere gli ha concesso solo pochi minuti per decidere di abbandonare la capitale, Kabul. Ha anche negato le accuse di aver lasciato l’Afghanistan con milioni in denaro rubato.
L’improvvisa e segreta partenza di Ghani, il 15 agosto, ha lasciato la città senza timone mentre le forze USA e NATO erano nelle fasi finali del loro caotico ritiro dal paese dopo 20 anni. «La mattina di quel giorno non avevo la minima idea che nel tardo pomeriggio sarei partito», ha detto Ghani alla radio di BBC. Ghani nella sua intervista radiofonica con il generale britannico Sir Nick Carter, ex capo di stato maggiore della difesa, ha affermato di essere fuggito «per impedire la distruzione di Kabul», affermando che due fazioni talebane rivali si stavano avvicinando alla città ed erano pronte a entrare e a combattere un’aspra battaglia per il controllo. Un’intervista molto interessante per chi si occupa di Afghanistan, che rivela retroscena e accende una nuova luce sulle vicende, visto che Ghani non aveva ancora mai detto una parola sull’accaduto. E soprattutto racconta come gli americani abbiano tradito e abbandonato l’Afghanistan.
Gli Stati Uniti hanno nominato un’inviata speciale per la difesa dei diritti delle donne afghane. Si tratta di Rina Amiri, esperta che ha lavorato al Dipartimento di Stato nell’amministrazione Obama. «Come inviata speciale lavorerà su temi importanti per l’amministrazione e la sicurezza nazionale: i diritti umani e le libertà fondamentali delle donne. Vogliamo un Afghanistan pacifico, stabile e sicuro, dove tutti gli afghani possano vivere», afferma il segretario di Stato Antony Blinken.
Pakistan
Almeno 4 persone sono state uccise e altre 15 ferite nell’esplosione di una bomba nel centro di Quetta, in Pakistan, giovedì notte. La bomba era stata piazzata accanto a un’auto parcheggiata vicino al Science College in Jinnah Road, una delle principali arterie di Quetta, il quartiere dello shopping più frequentato. I deceduti e i feriti sono stati trasferiti all’ospedale civile di Quetta. Il luogo dell’esplosione si trova a soli 2 km dal Serena Hotel, dove una potente bomba ha ucciso 5 persone ferendone altre dozzine nell’aprile di quest’anno. L’ambasciatore cinese, alloggiato in albergo in quel momento, era fuori per una cena ufficiale.
Arabia Saudita
Almeno tre membri del commando saudita condannato per l’omicidio di Jamal Khashoggi in Turchia vivono e lavorano «in alloggi a sette stelle» all’interno di un complesso di sicurezza gestito dal governo a Riad. Lo ha riferito una fonte collegata ai vertici dell’intelligence saudita che ha parlato con due testimoni, come riporta The Guardian.
I killer del giornalista di The Washington Post, critico del regime di Riad e ucciso nel consolato di Istanbul, erano stati condannati all’ergastolo da una corte saudita in un processo ampiamente stigmatizzato come una farsa, anche se solo uno di loro, Salah al-Tubaigy, è stato citato. Alcuni hanno ricevuto condanne a morte, poi commutate in ergastolo. Secondo The Guardian stanno scontando la loro pena in condizioni di agio con la possibilità di ricevere visite periodiche dei familiari: in netto contrasto con le assicurazioni della corte saudita e del potente erede al trono Mohammed bin Salman, secondo cui i responsabili dell’omicidio avrebbero subito una punizione esemplare.
Questi sviluppi rendono ancora più fitta la trama del caso Khashoggi, su cui − ricorda The Guardian − aleggia ancora il mistero dell’uomo arrestato dalla polizia francese su mandato della Turchia a inizio di dicembre e inizialmente identificato come membro di un’altra squadra coinvolta nell’omicidio. L’uomo venne subito scarcerato perché, nella versione di Parigi, si era trattato di uno scambio di persona. Secondo Ankara, invece, la sua liberazione è avvenuta per motivi politici all’indomani della visita di Emmanuel Macron a Mohammed bin Salman a Riad, la prima di un leader occidentale dopo l’omicidio Khashoggi avvenuto nell’ottobre del 2018.
Iraq
Le elezioni in Iraq sono state finalizzate e il parlamento ha in programma la sua prima riunione il 9 gennaio, iniziando lo sforzo per formare un nuovo governo dopo il voto di ottobre. La prima sessione vedrà l’elezione del presidente del parlamento e poi del nuovo presidente. Il presidente incaricherà quindi il leader del più ampio blocco politico, in questo caso il partito di Moqtada al-Sadr, di formare un governo di maggioranza. Questo dà il via allo sforzo di mettere insieme abbastanza seggi per formare un governo di coalizione. Sadr è già in trattative con alcune altre figure di partito, anche se ottenere abbastanza seggi in Iraq è sempre una sfida. Sadr ha 73 seggi ma ne servono 165 per governare. Sadr, leader clericale, populista ed estremista ha incontrato ieri il blocco di Fatah, che rappresenta 17 seggi. I blocchi più grandi includono il partito arabo sunnita, il blocco curdo e lo stato di diritto.
Libano
Il presidente libanese Michel Aoun ha indetto le elezioni generali per il 15 maggio mentre il suo paese continua a confrontarsi con la crisi economica e politica. Aoun ha firmato un decreto presidenziale che ha dato il via libera al voto all’indomani del via libera dato dal primo ministro Najib Mikati. I lavoratori che partecipano alle elezioni legislative si recheranno alle urne il 12 maggio, mentre i cittadini libanesi che vivono all’estero voteranno il 6 e l’8 maggio, ha twittato la presidenza libanese.
Israele e Palestina
La proposta di legge israeliana detta “legge Facebook” rappresenta una grave minaccia alla libertà di parola per palestinesi e altri: lo ha detto una coalizione di gruppi palestinesi per i diritti umani. La Coalizione palestinese per i diritti digitali e il Consiglio delle organizzazioni palestinesi per i diritti umani hanno avvertito che il disegno di legge, attualmente in discussione alla Knesset israeliana, «concede ai tribunali israeliani il potere di richiedere la rimozione dei contenuti generati dagli utenti sulle piattaforme di contenuti dei social media che possono essere percepiti come infiammatori o dannosi per la «sicurezza dello Stato». Questo darà alle autorità israeliane il potere di rimuovere qualsiasi notizia e post di palestinesi, ponendo «una minaccia ai diritti alla libertà di opinione e di espressione per i palestinesi e altri nello spazio digitale», ha affermato il Collettivo.
The Ministerial Committee on Legislation voted on Monday morning to advance Justice Minister Gideon Sa'ar's Facebook bill, which aims to limit incitement on social media.@Gil_Hoffman | #Israel | #SocialMedia https://t.co/SHYMp0AilS
— The Jerusalem Post (@Jerusalem_Post) December 27, 2021
Le forze israeliane sono rimaste a guardare mentre coloni ebrei aprivano il fuoco sulle case palestinesi nel quartiere occupato di Sheikh Jarrah, a Gerusalemme Est, secondo l’agenzia di stampa ufficiale palestinese WAFA. Secondo un corrispondente i soldati hanno anche arrestato un ragazzo palestinese di 13 anni del quartiere.
Local reports of Israeli settlers shooting live ammunition at residents in the Sheikh Jarrah area. Luckily, no one was injured. Israeli police didn't detain any settlers. Instead, they arrested a 13-year-old Palestinian kid. #SaveSheikhJarrah pic.twitter.com/Ai0bzUYC3o
— Mohammed El-Kurd (@m7mdkurd) December 29, 2021
Più di cinquecento palestinesi che vivono nel quartiere stanno affrontando minacce di espulsione forzata per mano di associazioni di coloni sostenute dal governo israeliano e dal suo sistema giudiziario, che di recente ha emesso una decisione per lo sfollamento di sette famiglie. I gruppi di coloni ebrei affermano che le case sono state costruite su terreni di proprietà di ebrei prima del 1948, affermazioni che i documenti ufficiali giordani e delle Nazioni Unite smentiscono.
Il ministro della Pubblica Sicurezza israeliano Omer Barlev ha dichiarato, come si legge su The Washington Post, che riceverà protezione 24 ore su 24 a seguito di minacce ricevute da parte di ebrei israeliani estremisti, dopo le sue critiche alla violenza dei coloni. La notizia arriva in mezzo a un forte aumento degli attacchi contro i palestinesi che vivono nella Cisgiordania. Le sue osservazioni hanno attirato l’ira dei politici di destra nel paese, compresi i membri del governo di coalizione in cui presta servizio.
Egitto
Le autorità carcerarie egiziane hanno trattenuto il corpo di un prigioniero per quasi sei anni senza informare la sua famiglia della sua morte per un attacco di cuore mentre era sotto tortura: lo ha rivelato un watchdog per i diritti umani. La Rete egiziana per i diritti umani (ENHR) ha dichiarato che Mohamed Jumaa Youssef Afifi, 52 anni, è morto all’interno del quartier generale della Sicurezza nazionale a Il Cairo dopo essere stato arrestato il 17 dicembre 2015. Il 13 gennaio 2016, Afifi è morto per un attacco di cuore dopo essere stato torturato e sottoposto ad abusi verbali mentre si trovava in custodia. Le guardie carcerarie e i membri della sicurezza nazionale hanno portato via il suo corpo dopo che i testimoni li hanno informati della sua morte. Tuttavia, hanno in seguito negato che Afifi fosse morto per attacco di cuore e hanno affermato che era vivo e stava bene, riferisce l’ENHR.
La famiglia di Afifi non è stata informata della sua morte e nemmeno dell’incidente, nonostante una serie di azioni legali intentate per rivelare dove si trovasse. Tutto ciò che è stato confermato finora è che Afifi è morto. «L’ENHR chiede al procuratore generale di aprire un’indagine urgente sulla morte del detenuto, su come ciò sia avvenuto senza informare i suoi parenti, e di lavorare per fermare queste pratiche criminali che potrebbero essere ingiustamente ripetute su altri detenuti in assenza di censura e responsabilità», ha detto ENHR in una nota.
Sudan
Le forze di sicurezza sudanesi hanno sparato e ucciso giovedì quattro manifestanti nella città di Omdurman, riferiscono i medici, mentre decine di migliaia di manifestanti in tutto il paese continuano a protestare contro il governo militare. Le forze di sicurezza hanno usato proiettili veri sui manifestanti a Omdurman, città gemellata con la capitale Khartoum, ferendone decine oltre alle vittime, secondo i rapporti di fonti mediche. «Chiediamo ai medici di venire all’ospedale Arbain di Omdurman perché i golpisti stanno usando proiettili veri contro i manifestanti e impediscono alle ambulanze di raggiungerli», hanno detto. La loro richiesta è stata pubblicata sugli account dei social media appartenenti a espatriati sudanesi all’estero, dopo che le autorità di Khartoum hanno interrotto le linee telefoniche nazionali e internazionali. Il gruppo di monitoraggio Web NetBlocks ha affermato che anche i servizi Internet mobili sono stati tagliati.
Stati Uniti
È durata 50 minuti la telefonata tra il presidente americano Joe Biden e quello russo Vladimir Putin. Lo riferisce la Casa Bianca. Durante la conversazione Biden ha espresso “sostegno” per la soluzione diplomatica ma ha messo in chiaro che «gli Stati Uniti e i suoi alleati e partner risponderanno in modo risoluto se la Russia invaderà ulteriormente l’Ucraina» e che «progressi sostanziali nel dialogo possono avvenire solo in un contesto di de-escalation piuttosto che di escalation». Da parte sua, ha reso noto il Cremlino, Putin si è detto “soddisfatto” del colloquio, ma ha messo in guardia Biden dall’adottare sanzioni contro Mosca, avvertendo che ciò sarebbe “un errore colossale”. Mosca, ha aggiunto il Cremlino, vuole «risultati sulle garanzie di sicurezza richieste».
Gli incendi che stanno devastando il Colorado hanno già distrutto più di 500 case, ha detto lo sceriffo della contea di Boulder, mentre lo stato occidentale è colpito da una storica siccità. Migliaia di persone sono state costrette a lasciare le proprie case.
Bangladesh
Le autorità del Bangladesh hanno annullato la decisione di aprire una spiaggia per sole donne dopo aver affrontato le accuse di assecondare gli islamisti intransigenti. Ieri i funzionari avevano aperto una sezione di 150 metri (492 piedi) di Cox’s Bazar per donne e bambini, ma ore dopo hanno annunciato che avrebbero scartato l’idea. La decisione di segregare la spiaggia è stata presa in seguito alle richieste di alcune donne, hanno detto i funzionari. Il Bangladesh è un paese a maggioranza musulmana e rimane in gran parte conservatore. «[Le donne] hanno richiesto una sezione dedicata alla spiaggia per sé stesse, perché si sentivano timide e insicure in un luogo affollato», ha detto ad AFP Abu Sufian, un alto funzionario di Cox’s Bazar. La decisione di separarsi in spiaggia è arrivata dopo che la notizia di uno stupro di gruppo di una donna a Cox’s Bazar la scorsa settimana ha scioccato il paese, suscitando proteste per la sicurezza delle donne nella zona. Ma la decisione ha scatenato un putiferio sui social. I critici hanno accusato il governo di aver acconsentito agli islamisti intransigenti, che di recente hanno tenuto massicce manifestazioni per chiedere la segregazione di genere nei luoghi di lavoro e nelle fabbriche. Un commentatore ha descritto la segregazione delle spiagge come “Talibistan”, riferendosi al gruppo islamista talebano che negli ultimi mesi ha messo a freno i diritti delle donne in Afghanistan. Cox’s Bazar in Bangladesh è la spiaggia naturale più lunga del mondo e una popolare destinazione turistica del paese. Centinaia di migliaia di persone visitano la zona durante i periodi festivi e il settore del turismo è cresciuto negli ultimi anni.
Indonesia
Più di 100 rifugiati rohingya alla deriva su una barca che affondava al largo della costa occidentale dell’Indonesia sono stati autorizzati a sbarcare stamattina presto (31 dicembre), dopo che le autorità hanno ceduto a seguito delle pressioni internazionali per consentire al gruppo di cercare rifugio, e dopo aver tentato di mandarli verso la Malesia. Un video, visionato da Reuters, mostra i rifugiati che lasciano la barca sotto la pioggia battente e salgono su un autobus, mentre le autorità li spruzzano di disinfettante. Oktina Hafanti, funzionario dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), ha detto ai giornalisti che i 105 rifugiati saranno tenuti in quarantena da 10 a 14 giorni e sottoposti a controlli sanitari. Il gruppo di rohingya, che comprende bambini e donne incinte, era stato avvistato domenica da un pescatore sulla loro barca di legno al largo della provincia di Aceh. Le autorità avevano inizialmente accettato di fornire aiuti umanitari prima di pianificare l’allontanamento della nave, ma hanno cambiato tale decisione dopo gli avvertimenti sulle condizioni della nave e le richieste dell’UNHCR e di gruppi come Amnesty International di far approdare la barca. Usman Hamid, direttore esecutivo della sezione indonesiana di Amnesty International, ha affermato che il governo ha reagito in ritardo, ma ha apprezzato che le autorità abbiano ascoltato i pescatori di Aceh e accolto i rifugiati.
Hong Kong
Due persone legate al giornale online pro-democrazia Stand News di Hong Kong sono stati accusati ieri di «cospirazione per aver pubblicato materiale sedizioso», ha riferito la polizia dopo il raid di due giorni fa contro la società di media on line. «Il Dipartimento per la sicurezza nazionale della polizia ha ufficialmente accusato due uomini, rispettivamente di 34 e 52 anni, e una società di media online», ha detto la polizia in un comunicato. I media locali riportano che i due sono un redattore e un ex redattore di Stand News. Intanto il governo cinese ha definito “irresponsabili” le critiche giunte da tutto il mondo per gli arresti dei sette giornalisti di Stand News che hanno portato alla sua chiusura immediata. «Alcune forze esterne, con il pretesto della libertà dei media, hanno fatto commenti irresponsabili sulle forze dell’ordine a Hong Kong», ha detto in un briefing il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian, aggiungendo che questo «confonde completamente ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e trae in inganno l’opinione pubblica».
Cina
Il ministero dello Sport cinese ha vietato i tatuaggi ai calciatori della Nazionale e ha chiesto a chi li ha di «toglierli», in un momento in cui il potere comunista intende porre fine a tendenze ritenute volgari. Dalla musica ai giochi online, la Cina ha cercato in questi mesi di riprendere il controllo della sua gioventù e di imporre valori virili, in opposizione a una decadenza morale che verrebbe dall’estero. Nel mirino anche i contenuti “volgari” trasmessi sul piccolo schermo e sui social, chiamati a puntare invece sui valori “patriottici”. Il regolatore dell’audiovisivo cinese ha quindi richiamato nei mesi scorsi a stabilire criteri di bellezza “corretti” e a bandire gli uomini “effeminati” e i “volgari influencer”. I calciatori della Nazionale cinese ora hanno «il divieto formale di farsi nuovi tatuaggi», ha detto il ministero dello Sport, esortando coloro che li hanno a farli «rimuovere». I tatuaggi sono generalmente disapprovati in Cina, che rimane una società prevalentemente conservatrice.
Nuova Zelanda
La giornalista televisiva neozelandese Oriini Kaipara è diventata la prima anchor a presentare il notiziario in prima serata con un tatuaggio maori sul viso. «È davvero emozionante. Mi sto davvero divertendo. Sono orgogliosa di quanto sono arrivata lontano», ha raccontato Kaipara invitando le nuove generazioni a usare la loro cultura come punto di forza. La giornalista, 37enne, ha sfoggiato con orgoglio il suo moko kauae, un tatuaggio tradizionale portato dalle donne Maori sulle labbra e la parte inferiore del mento, che si è fatta fare nel 2017 quando ha scoperto le proprie origini indigene. I disegni del moko kauae raccontano il ruolo all’interno della comunità o la storia della persona e dei suoi antenati. Visto con diffidenza e pregiudizio ancora da molti in Nuova Zelanda, il tatuaggio è stato sdoganato dalla nuova ministra degli Esteri Nanaia Mahuta, la prima donna maori a ricoprire questo ruolo.
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