5 dicembre 2022 – Notiziario

Scritto da in data Dicembre 5, 2022

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  • Iran: non chiaro lo status della polizia morale dopo il commento del procuratore generale; intanto i manifestanti chiedono tre giorni di sciopero.
  • Afghanistan: nessun futuro per gli omosessuali.
  • El Salvador: operazione contro le bande, migliaia di soldati isolano la città di Soyapango.
  • Belgio: dieci uomini a processo per gli attentati terroristici a Bruxelles del 2016.

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli.

Iran

In Iran, i manifestanti hanno chiesto domenica scorsa uno sciopero di tre giorni da indire in questa settimana, intensificando la pressione sulle autorità dopo che il pubblico ministero ha dichiarato che la polizia morale, la cui detenzione di una giovane donna ha innescato mesi di proteste, è stata chiusa. Non c’è stata alcuna conferma di tale chiusura da parte del ministero dell’Interno, responsabile della polizia morale, e i media statali iraniani hanno affermato che il pubblico ministero Mohammad Jafar Montazeri non è responsabile della supervisione della forza di polizia.

Dunque, le autorità iraniane hanno abolito l’istituzione della polizia morale? Vero? Falso? Propaganda? Operazione estetica. «La polizia morale non ha niente a che fare con la magistratura, ed è stata chiusa da chi l’ha creata», ha dichiarato il procuratore generale, Mohammad Jafar Montazeri, nella città santa di Qom rispondendo a uno spettatore che gli aveva chiesto per quale motivo la polizia morale fosse stata chiusa, come riporta l’agenzia semi ufficiale ISNA. Poi ha aggiunto che la magistratura avrebbe continuato a monitorare i comportamenti sociali. Il canale Al-Alam, invece, ha poi riferito che la Repubblica Islamica dell’Iran non ha confermato la chiusura della polizia morale.

I manifestanti, che cercano di mantenere la loro sfida ai governanti clericali iraniani, hanno chiesto uno sciopero economico di tre giorni e una manifestazione nella piazza Azadi (Libertà) di Teheran per mercoledì prossimo, secondo singoli post condivisi su Twitter. Simili appelli allo sciopero e alla mobilitazione di massa hanno portato nelle ultime settimane a un’escalation di disordini che hanno travolto il paese, ormai una delle più grandi proteste contro il regime dalla rivoluzione islamica del 1979, in Iran. L’agenzia di stampa attivista HRANA ha dichiarato che sabato scorso sono stati uccisi 470 manifestanti, di cui 64 minorenni. Ha riferito che 18.210 manifestanti sono stati arrestati e 61 membri delle forze di sicurezza sono stati uccisi.

Quattro iraniani, arrestati a giugno per legami con Israele, sono stati giustiziati per impiccagione. Lo ha reso noto ieri mattina il sito di notizie della magistratura. La Repubblica islamica ha lungamente accusato l’arcinemico Israele di condurre operazioni segrete sul territorio iraniano. Teheran ha recentemente accusato Israele di tramare una guerra civile in Iran, accusa mossa anche agli Stati Uniti e ad altri paesi occidentali.

Hacker sostenuti dal governo iraniano hanno preso di mira due membri dello staff di Human Rights Watch e almeno altri diciotto attivisti di alto profilo, tra cui giornalisti, ricercatori, accademici, diplomatici e politici che lavorano su questioni mediorientali: lo ha dichiarato oggi Human Rights Watch. Un’indagine di Human Rights Watch ha attribuito l’attacco di phishing a un’entità affiliata al governo iraniano, nota come APT42 e talvolta indicata come Charming Kitten. L’analisi tecnica condotta congiuntamente da Human Rights Watch e dal Security Lab di Amnesty International ha identificato altre diciotto vittime prese di mira nell’ambito della stessa campagna. L’account e altri dati sensibili di almeno tre di loro sono stati compromessi: si tratta di un corrispondente di un importante quotidiano statunitense, un difensore dei diritti delle donne con sede nella regione del Golfo, e Nicholas Noe, consulente di advocacy per Refugees International con sede in Libano.

Afghanistan

Dopo la caduta di Kabul nelle mani dei talebani nell’agosto 2021, il governo del Regno Unito ha promesso di accogliere coloro che avevano aiutato le forze britanniche durante la guerra e coloro che erano più vulnerabili alle persecuzioni. Ma molti dei soggetti più a rischio, tra cui migliaia di afghani LGBT+, sono stati lasciati indietro, secondo Nemat Sadat, direttore esecutivo dell’ente di beneficenza LGBT+, Roshaniya. Parlando nel podcast di Sky News Daily con Niall Paterson, Sadat, che ha lasciato l’Afghanistan nel 2013 dopo l’ostilità nei confronti della sua sessualità, ha affermato che «non c’è davvero più futuro per le persone LGBT+ in Afghanistan». L’omosessualità è attualmente illegale secondo la legge islamica dell’Afghanistan, e le persone transgender non sono riconosciute dallo stato. La punizione per i gay è la pena di morte. «Probabilmente è il posto peggiore dove essere una persona LGBT+. E sotto il dominio talebano, secondo la legge della Sharia, i talebani continuano a incarcerare le persone LGBT+. Una volta trovata una persona LGBT+, la torturano», ha continuato Sadat.
«E ci dicono, se vuoi che questa tortura finisca devi sostanzialmente presentarci la tua intera rete di persone LGBT+, darci i loro nomi, darci le loro informazioni di contatto in modo che possiamo rintracciarle e trovarle». Nonostante l’Afghanistan fosse ostile alla comunità LGBT+, in precedenza almeno si poteva vivere. Ora gli omosessuali, spesso perseguitati anche dalle loro famiglie, vivono nascosti, senza speranza e impauriti.

Israele e Bahrein

Un «messaggio di pace per la regione». Così il presidente Isaac Herzog ha definito, prima della partenza questa mattina dall’aeroporto Ben Gurion, la sua visita in Bahrein, la prima di un capo di stato israeliano nel paese del Golfo. Dopo il Bahrein, Herzog si recherà negli Emirati Arabi, paese con il quale Israele ha allacciato rapporti diplomatici dopo gli Accordi di Abramo del 2020.

Israele e Palestina

Dopo il lancio dalla Striscia, due sere fa, di un razzo verso il kibbutz di Nahal Oz, nel sud di Israele, l’aviazione israeliana, nel corso della notte di ieri, ha risposto colpendo Hamas. Il portavoce militare ha precisato che è stata centrata una postazione militare di Hamas, una fabbrica di razzi e un tunnel sotterraneo dopo che missili sono stati sparati verso gli aerei in volo. Le Brigate al-Qassam, ala militare di Hamas citate dai media, hanno confermato i lanci contro i velivoli militari. Non si hanno notizie di vittime.

Marocco

Migliaia di manifestanti hanno marciato domenica scorso nella capitale del Marocco, Rabat, denunciando «l’alto costo della vita e la repressione», tra l’aumento dell’inflazione e il crescente malcontento sociale. «La gente vuole prezzi più bassi. La gente vuole eliminare il dispotismo e la corruzione», ha cantato la folla, stimata dai giornalisti in circa tremila persone, la più grande manifestazione di questo tipo negli ultimi mesi.

Etiopia

Il comandante delle forze ribelli separatiste del Tigray, che combattono contro il governo dell’Etiopia, ha annunciato che il 65% dei loro combattenti è stato ritirato. L’accordo per un “cessate il fuoco” fra Addis Abeba e i ribelli del Tplf è stato raggiunto lo scorso 2 novembre a Pretoria, Sudafrica, a un tavolo negoziale sotto l’egida dell’Unione africana (Ua).

Nigeria

Il presidente della Nigeria ha avvertito che le armi e le munizioni utilizzate nella guerra in Ucraina stanno finendo nelle mani di “terroristi” nella regione africana del Lago Ciad. Il presidente Muhammadu Buhari  ha fatto i commenti la scorsa settimana dalla capitale nigeriana di Abuja. Secondo un comunicato stampa del suo ufficio, Buhari ha attirato l’attenzione «sull’aumento del numero di armi, munizioni e altro materiale militare provenienti dalla guerra tra Russia e Ucraina nel bacino del lago Ciad». Buhari ha affermato che le armi arrivano anche da altre aree della regione africana del Sahel, e dai combattimenti in Libia. «Purtroppo, la situazione nel Sahel e la furiosa guerra in Ucraina sono le principali fonti di armamento e combattenti che rafforzano le fila dei terroristi nella regione del Lago Ciad», ha affermato.

Repubblica Democratica del Congo

Cinquantasette ex ostaggi di un gruppo ribelle nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, tra questi alcune giovani donne usate come schiave sessuali, si sono riunite alle loro famiglie sabato, hanno riferito i corrispondenti di AFP. Sono stati liberati nel fine settimana dopo che un’operazione militare congolese-ugandese su larga scala ha permesso loro di sfuggire alle forze democratiche alleate (ADF), una delle dozzine di gruppi armati nella instabile regione. Gli eserciti ugandese e congolese hanno condotto per più di un anno un’offensiva contro l’ADF nelle province orientali del Nord Kivu e dell’Ituri. Gli ex ostaggi, per lo più donne, sono stati riuniti alle loro famiglie durante una cerimonia nel territorio di Beni, nel Nord Kivu. Kavira − non è il suo vero nome e ha solo 15 anni − ha detto che l’ADF ha rapito 25 persone nel suo villaggio di Kikingi, a circa 70 chilometri (43 miglia) da Beni, nell’agosto dello scorso anno. «Alcuni sono stati uccisi, altri sono ancora lì», ha detto ad AFP. «Sono stata violentata ogni giorno da un uomo che hanno scelto per me come marito. Era quello o la morte».

Francia

Un ospedale di Versailles, vicino a Parigi, ha dovuto annullare le proprie operazioni e trasferire alcuni pazienti in seguito a un attacco informatico durante il fine settimana: lo ha riferito domenica il ministero della Salute francese. Sei pazienti sono stati trasferiti sabato sera − tre dalla terapia intensiva e tre dall’unità neonatale −, ha detto il ministro, Francois Braun, mentre visitava l’ospedale. L’attacco informatico ha portato a una “riorganizzazione totale dell’ospedale”, ha aggiunto il ministro. Da diversi mesi, gli ospedali e i sistemi sanitari in Francia sono presi di mira dagli hacker con attacchi informatici. Ad agosto è stato preso di mira anche l’ospedale Corbeil-Essonnes, alla periferia di Parigi, che ha impiegato diverse settimane per tornare al normale funzionamento. In quell’occasione, all’attacco è seguita una richiesta di dieci milioni di dollari, successivamente abbassata a uno o due milioni di dollari.

Belgio

Jaana Mettala era incinta di sei mesi e si stava recando al lavoro, quando la bomba è esplosa nel cuore del quartiere dell’Unione Europea di Bruxelles. Ha subito gravi ustioni, ma Mettala e il suo bambino sono sopravvissuti, altre trentadue persone no. Sono passati ormai più di sei anni dai più letali attacchi avvenuti in tempo di pace sul suolo belga. E Mettala desidera ardentemente la chiusura di questa storia, si legge su Associated Press. Testimonierà al processo, che sarà il più grande nella storia giudiziaria del Belgio con centinaia di querelanti. Dovrebbe durare dai sei ai nove mesi.
I dieci imputati sono accusati di omicidio, tentato omicidio e appartenenza o partecipazione ad atti di un gruppo terroristico, avvenuti durante gli attacchi mattutini dell’ora di punta nell’aeroporto principale del Belgio e sulla linea centrale dei pendolari lo scorso 22 marzo 2016. Se condannati, alcuni di loro rischiano fino a trenta anni di carcere.
Tra gli imputati c’è Salah Abdeslam, unico sopravvissuto tra gli estremisti dello Stato Islamico che nel 2015 hanno colpito il teatro Bataclan di Parigi, i caffè della città e lo stadio nazionale francese. È stato condannato all’ergastolo senza condizionale per le atrocità compiute nella capitale francese. Sarà raggiunto sul banco degli imputati dal suo amico d’infanzia, Mohamed Abrini, che si era allontanato dall’aeroporto Zaventem di Bruxelles dopo che il suo ordigno non era esploso. Abrini è stato condannato all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale per accuse tra cui la complicità nell’omicidio terroristico nel processo per gli attentati di Parigi. Oussama Atar, identificato come possibile organizzatore degli attentati mortali sia a Parigi che a Bruxelles, sarà processato in contumacia. Si ritiene che sia morto negli ultimi mesi di combattimenti dello Stato Islamico in Iraq e Siria. Oltre alle trentadue persone morte a Bruxelles, circa novecento sono rimaste ferite o hanno subito traumi mentali. Il processo, presso l’ex quartier generale della Nato, doveva inizialmente tenersi in ottobre, ma è stato rinviato per concedere il tempo sufficiente alla sostituzione delle singole “scatole” di vetro nelle quali gli imputati dovranno sedersi. Dopo che gli avvocati della difesa hanno sostenuto che così non potevano consultarsi con i loro clienti, e che le scatole li facevano sembrare animali in gabbia, sono state sostituite da un grande cubicolo condiviso dagli imputati.

Russia – Ucraina

Più di cinquecento località ucraine restano ancora oggi senza corrente in seguito ai bombardamenti russi delle ultime settimane, che hanno causato danni alla rete elettrica del paese: lo ha dichiarato in tv il viceministro degli Interni, Yevgeny Yenin.

Il presidente francese Emmanuel Macron mantiene comunicazioni regolari con il suo omologo russo Vladimir Putin. Lo ha detto lo stesso Macron in un’intervista a Cbs. «L’isolamento è la cosa peggiore», ha aggiunto il presidente francese, osservando come «l’unica strada per trovare una soluzione al conflitto in Ucraina è tramite trattative». Macron ha affermato poi che il suo paese e le altre nazioni occidentali non stanno cercando di distruggere la Russia.

Una delle voci più influenti a sostegno della decisione di Vladimir Putin di invadere l’Ucraina è quella dell’oligarca Yuri Kovalchuk, 71 anni, secondo il quale la guerra può dimostrare la forza della Russia. Lo rivelano fonti di intelligence che hanno parlato con The Wall Street Journal. Il tycoon russo controlla la Banca Rossiya, che a sua volta ha costruito una rete di società offshore di cui hanno beneficiato Putin e i suoi amici, e investe in progetti importanti per lo Stato, secondo quanto emerso da interviste con ex funzionari statunitensi e analisti del Cremlino, nonché da documenti pubblici e informazioni rivelate dai Panama Papers.

Stati Uniti

Tra il 2000 e il 2020, secondo un nuovo studio dell’Oregon Health and Science University, le denunce ai centri antiveleno per l’uso di marijuana da parte di bambini e adolescenti sono aumentate del 245%. I ricercatori hanno analizzato più di 330.000 rapporti nel National Poison Data System negli ultimi venti anni e hanno scoperto che l’aumento dei tassi di marijuana è stato il più alto rispetto a qualsiasi sostanza, con il maggiore aumento tra il 2017 e il 2020. I preparati commestibili di marijuana hanno rappresentato il più alto aumento delle chiamate ai centri antiveleno, mentre il destrometorfano, utilizzato nella medicina per la tosse, ha avuto il maggior numero di casi nel periodo di venti anni, rappresentando il 15% delle segnalazioni. Seguono le benzodiazepine, come Valium e Xanax, che rappresentano il 7,5% dei casi.

Messico

Un giudice messicano, Roberto Elias, è morto ieri dopo essere stato colpito da colpi di arma da fuoco nel violento stato di Zacatecas, nel nord del Messico, secondo fonti del governo statale. Zacatecas è diventata una delle regioni più violente del Messico, a causa delle dispute tra bande della criminalità organizzata per il controllo dello stato.

El Salvador

Diecimila soldati hanno circondato la città di Soyapango, a El Salvador, nell’ambito di un’operazione di massiccia repressione delle bande: lo ha annunciato il presidente Nayib Bukele, come riferisce Bbc. Tutte le strade che portano alla città sono state bloccate, e le forze speciali hanno perquisito le case dei membri delle bande. Gli agenti hanno fermato chiunque tentasse di lasciare la città e controllato i documenti d’identità. Soyapango è una delle città più grandi di El Salvador, con oltre 290.000 abitanti a soli tredici chilometri a ovest della capitale San Salvador, e da tempo è conosciuta come un centro per l’attività violenta delle gang. «A partire da questo momento, il comune di Soyapango è totalmente circondato», ha scritto su Twitter il presidente Bukele. «Le squadre della polizia e dell’esercito hanno il compito di trovare uno per uno tutti i membri delle bande ancora lì».

Brasile

Continuano, in Brasile, le proteste di parte della popolazione contro il risultato delle elezioni presidenziali di ottobre: ieri un gruppo di indios ha manifestato davanti al Palacio do Planalto a Brasilia, come rende noto l’online del quotidiano Gazeta Brasil. I dimostranti hanno rivolto insulti e critiche contro il presidente della Repubblica eletto, Luiz Inácio Lula da Silva, e il giudice della Corte suprema (Stf), Alexandre de Moraes, che è anche presidente del Tribunale superiore elettorale (Tse).

Indonesia

Circa duemila persone sono state evacuate dalle proprie abitazioni, nell’isola indonesiana di Giava, dopo l’eruzione del vulcano Monte Semeru, che ha persino provocato un allarme tsunami nel lontano Giappone. Alla popolazione della zona è stato consigliato di rimanere ad almeno otto chilometri di distanza dal cratere. La popolazione è fuggita dalla zona con qualsiasi mezzo, mentre l’allarme veniva dato dalle autorità locali con tamburi di bambù con il cielo che si oscurava.

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