9 aprile 2024 – notiziario in genere
Scritto da Radio Bullets in data Aprile 9, 2024
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- Uganda, sgomento internazionale per il sostegno alla legge contro l’omosessualità.
- Donne ucraine profughe, restano stress e attacchi di panico.
- Francia: lo ‘stupratore di Tinder ricorre in appello.
Uganda
L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk ha espresso il suo sgomento per la decisione della Corte costituzionale dell’Uganda di sostenere la legge discriminatoria contro l’omosessualità. Ha esortato le autorità ad abrogarla nella sua interezza, insieme ad altre leggi discriminatorie.
“Si dice che quasi 600 persone siano state sottoposte a violazioni e abusi dei diritti umani basati sul loro orientamento sessuale o sulla loro identità di genere, reali o presunti, da quando la legge anti-omosessualità è stata promulgata nel maggio dello scorso anno”, ha affermato Türk. “Deve essere abrogata nella sua interezza altrimenti purtroppo questo numero non potrà che aumentare”.
“Le autorità ugandesi devono difendere i diritti e la dignità di tutti e tutte, indipendentemente dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere. La criminalizzazione e l’applicazione della pena di morte alle relazioni consensuali tra persone dello stesso sesso sono contrarie agli obblighi del trattato internazionale sui diritti umani dell’Uganda”.
Türk ha invitato le autorità ugandesi a vietare la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. “La costituzione dell’Uganda e gli obblighi derivanti dai trattati internazionali sui diritti umani non richiedono niente di meno che parità di trattamento e non discriminazione per tutti”, ha sottolineato il capo dei diritti umani delle Nazioni Unite.
“È fondamentale che le autorità abroghino anche la sezione 145 della legge sul codice penale, che impone sanzioni penali anche per i rapporti sessuali consensuali tra persone dello stesso sesso. Dovrebbero inoltre modificare la legge sulle pari opportunità per consacrare l’orientamento sessuale, l’identità e l’espressione di genere come motivi vietati di discriminazione”.
L’Alto Commissario ha inoltre invitato le autorità a garantire un ambiente favorevole affinché tutti i difensori e le difensore dei diritti umani – e dei diritti LGBTQIA+ – possano svolgere il loro legittimo lavoro in materia di diritti umani, anche consentendo loro di ottenere la registrazione e di esercitare senza discriminazioni i loro diritti alla libertà di espressione, associazione e riunione pacifica.
Ucraina
A due anni dall’attacco russo in Ucraina e dopo l’esodo di centinaia di migliaia di persone, principalmente donne, bambini e bambine, chi ormai vive all’estero riscontra spesso problemi di salute psicologica. A dirlo è un’analisi pubblicata dalla rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica.
Si parla soprattutto del vissuto delle persone rifugiate nel Centro dei Gesuiti per i Rifugiati in Polonia. Quello che emerge è che anche chi si trova da più tempo nel Paese confinante “sperimenta un forte stress psicologico, attacchi di panico e depressione”. E quello che “logora di più è il pensiero delle famiglie rimaste in Ucraina”.
Non manca “lo stress provocato dalle nuove condizioni di vita e da un ambiente sconosciuto. Infine, pesa anche la tensione che si crea tra la soddisfazione di avere un lavoro, una residenza, una scuola per i figli e le figlie e il pur sempre forte desiderio della patria, l’incertezza e il non sapere per quanto tempo si dovrà restare all’estero”, si legge nell’articolo a firma di padre Grzegorz Dobroczynski e Aleksandra Shadmanova.
Le persone rifugiate ucraine, così si legge, “vivono in due realtà contemporaneamente. La prima è il loro Paese, che ora è in stato di guerra. Ognuna di loro ha una famiglia che non ha potuto portare con sé. Tutto quello che veniva chiamato ‘casa’ è rimasto lì: l’abitazione appena ristrutturata, il lavoro, i documenti, l’amore, la giovinezza, gli amici, le tombe dei cari, i progetti, i sogni… La seconda realtà è l’adattamento a un nuovo Paese: una lingua straniera, l’organizzazione dell’asilo o della scuola per i bambini e le bambine, la convalida dei titoli di studio e della propria formazione, la ricerca di un alloggio”.
E le persone giovani? Loro “hanno bisogno di una comunità di pari e di modelli da seguire, una persona adulta realizzata da voler imitare. Nel loro entourage è invece in aumento il numero di modelli distruttivi, perché bambini e giovani si trovano a vivere con genitori stressati che non riescono a fornire loro il sostegno di cui hanno urgente bisogno”.
Le donne ucraine all’estero manifestano poi “un aumento dell’incidenza delle malattie somatiche, come ipertensione, insufficienza cardiaca, vomito, eczema”, dice ancora Civiltà Cattolica.
“In definitiva, molti ucraini e ucraine continuano a fuggire e non riescono a fermarsi. Fuggono dal passato e dal futuro, dalla paura, dalla guerra e dalle sue conseguenze, dalla necessità di fare una scelta e di fare i conti con la catastrofe”, si legge nella rivista dei Gesuiti.
Francia
Sostiene ancora la sua innocenza. Salim Berrada, soprannominato “lo stupratore di Tinder”, ha fatto appello contro la condanna del Tribunale penale di Parigi a 18 anni di carcere per 12 stupri e tre aggressioni.
Il 29 marzo, l’uomo che si presentava come fotografo in cerca di modelle per adescare le sue vittime è stato condannato. Gli è stato inoltre notificato un divieto permanente dal territorio francese.
Una sentenza “necessaria”, secondo la Corte
I fatti risalgono al periodo che va dal 2014 al 2016 e riguardano “donne giovani o addirittura giovanissime”, ha sottolineato il presidente Thierry Fusina, che l’imputato ha attirato a casa sua tramite messaggi online offrendo loro servizi fotografici.
Il tribunale ha considerato il “carattere particolarmente organizzato”, una “modalità operativa collaudata” e la “serietà di questi crimini e delitti”, giudicati “particolarmente preoccupanti”, nonché “la moltiplicazione del numero delle vittime” in un tempo” sempre più breve”, soprattutto nel 2016, ha affermato il presidente.
La condanna a 18 anni di carcere, di cui due terzi di sicurezza, è “necessaria, e proporzionata all’estrema gravità dei fatti, senza costituire pena di esclusione dal corpo sociale”, ha concluso.
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