La lotta femminista è globale
Scritto da Radio Bullets in data Gennaio 16, 2025
L’AWID International Forum è sia un evento comunitario globale che uno spazio di radicale trasformazione personale.
Il Forum riunisce movimenti femministi, per i diritti delle donne, per la giustizia di genere, LBTQI+ e affini, in tutta la diversità e umanità, per connettersi, guarire e prosperare.
Dal 2 al 5 dicembre, il team di Semia ha partecipato al 15° Forum AWID (Association for Women’s Rights in Development) a Bangkok, un evento che ha riunito oltre 3500 attivist da tutto il mondo.
“Un’occasione straordinaria per confrontarsi su diritti di genere, attivismo femminista e giustizia sociale. La città è stata inondata da referenti di organizzazioni e associazioni di tutto il mondo, c’erano una grande maggioranza di rappresentanti asiatiche, attivist* del continente africano ed americano, nonché provenienti dall’Oceania e dalle isole del pacifico e dall’Europa. Una miriade di professioniste che fanno della giustizia di genere la loro vocazione, la loro lotta e la loro pratica politica”.
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“L’energia dell’universo”
Il primo giorno il forum è stato inaugurato con un’assemblea plenaria in cui si sono susseguiti saluti e ringraziamenti, performance e cerimonie in un momento di generale raccoglimento in cui l’attivista indigena guatemalteca Flor Alvarez Medrano ha organizzato una ceremonia per onorare la presenza di tante attivist* in terra tailandese: “l’energia dell’universo ci sostiene, ci aiuta ad essere presenti e vive, a dare valore alla nostra forza ed energia”.
Amaranta Gomez, attivista muxe ed una delle maggiori esponenti per i diritti LGBTI+* in Messico, ha sottolineato l’importanza di andare oltre il semplice connettersi, ma la necessità di collaborare riconoscendo l’intersezionalità delle oppressioni.
Nei giorni successivi al Forum, si sono svolti spazi condivisi di riflessione e confronto, dove attivist* di tutto il mondo hanno discusso strategie per rafforzare la lotta contro sistemi oppressivi e patriarcali, con l’obiettivo di rendere i movimenti meno isolati e più connessi.
I temi affrontati erano molteplici, intrecciandosi con i contesti e le realtà delle diverse comunità.
Tecnologia e cura
Uno dei temi della seconda plenaria è stato l’impatto della tecnologia nelle nostre vite personali, sociali e politiche. Kenia Rachel Mwikali, attivista keniota, ha evidenziato la duplice natura della tecnologia: da un lato, strumento per creare reti di solidarietà e condividere risorse; dall’altro, mezzo utilizzato dai governi per reprimere voci dissidenti e perpetrare violenza di genere.
Altro argomento, trattato nella prima sessione e caro a noi femministe, è stata la cura.
Ana Maria Hernandez, attivista messicana che milita nella Red Mesoamericana de Defensoras, ha sottolineato come chi lotta porti con sé dolore profondo. Riconoscere queste ferite è essenziale per avviare un processo di guarigione.
Secondo Hernandez, spazi di cura – come gli spazi dedicati al benessere delle attiviste – sono fondamentali per consentire loro di recuperare le energie necessarie per rafforzare sé stesse e i movimenti.
Migrazioni
Il fenomeno della migrazione è stato discusso in relazione ai suoi effetti devastanti su donne, bambine, persone trans e non binarie, le cui vite sono messe a rischio da guerre, criminalizzazione, crisi climatica e politiche disumane di marginalizzazione.
Si è riflettuto anche sull’intensificarsi dei conflitti a livello globale e su come questi colpiscano in modo sproporzionato le comunità più vulnerabili.
Tali crisi sono strettamente connesse all’uso spropositato di combustibili fossili e al cambiamento climatico.
In questo contesto è stata presentata la campagna del Fossil Fuel Treaty, che promuove un’azione trasformativa per affrontare le cause profonde della crisi climatica, sostenendo un futuro sostenibile che metta al centro giustizia di genere e diritti umani.
Disabilità
Un tema cruciale è stato inoltre quello della disabilità.
È emersa la necessità di rendere il femminismo uno spazio sicuro e inclusivo anche per donne e ragazze disabili.
L’abilismo all’interno di alcuni spazi femministi rappresenta una forma di discriminazione che deve essere affrontata per costruire un movimento veramente intersezionale.
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