Negoziare per salvare il Venezuela dal caos
Scritto da Barbara Schiavulli in data Gennaio 28, 2019
CARACAS – Per raggiungere l’appartamento bisogna entrare in ascensore e aspettare che la persona che andiamo a trovare lo chiami, quindi quando arrivo a casa di Luis Vincente Leòn, non so a che piano si trova. Siamo saliti e quindi mi sorprendo di vedere l’immensa vetrata che dà su un giardino bellissimo. Tutta la casa è pazzesca, il suo studio è fresco con i toni tra il rosso e il bianco e le trasparenze dei vetri.
Leòn ha una voce roca, profonda, quasi palpabile che cattura subito l’attenzione. Un volto spigoloso, molto poco latino, forse più nordico, professore, economista, direttore della compagnia Data Analisi.
Mentre il presidente Guaidò raccoglie la gente e il presidente Maduro raduna le truppe, con Leòn entriamo nel vivo della questione.
“Mettiamola in questo modo, abbiamo un classico conflitto di potere, naturalmente è ovvio che il governo di Maduro non è democratico, e non è solo per come sono andare le elezioni (maggio 2018 nrd), è perché non è un leader democratico, sono stati soppressi i diritti apertamente, abbiamo prigionieri politici, partiti messi fuori gioco, abbiamo problemi di libertà di espressione, controllo dei mezzi di comunicazione, oppressione della gente, questo è assolutamente chiaro, abbiamo un governo civile e militare che controlla il potere anche se la maggioranza delle persone non lo vuole. E’ interessante perché la rivoluzione ha avuto il potere con la maggioranza, Chavez aveva la maggioranza, anche se non era un evidente leader democratico, ricevette il sostegno della gente, ma non è il caso di Maduro”
Perché Maduro non ha la gente dalla sua parte?
“Chavez di fatto perse parte della sua popolarità alla fine della sua vita, il governo non aveva alternative, non erano in grado di creare benessere per la gente e il Paese, e il modello economico era quello di una classica estrema sinistra che vuole controllare tutto e attacca il settore privato, il tutto legato inefficienze e corruzione. E questo ha deteriorato la comunicazione con le persone. Chavez all’inizio aveva la maggioranza, così come alla fine ma aveva perso una buona parte del sostegno. Maduro era il suo erede, perché Chavez lo aveva scelto per essere il presidente, lo aveva scelto in modo politico, lo aveva indicato come l’uomo che andava votato. Era il vicepresidente, ha governato quando Chavez era malato e ha mantenuto il potere e si è presentato come candidato quando Chavez è morto e così ha vinto le elezioni. Ha vinto per molto poco, il margine era sottilissimo, il paese era diviso in due e a quel tempo ci furono molte denunce da parte dell’opposizione che diceva che le elezioni non erano state trasparenti, competitive, ma alla fine, nonostante il paese fosse diviso, Maduro si è approfittato della rendita politica di Chavez, ed è mia opinione che abbia vinto, ma le seconde elezioni dell’anno scorso, erano chiaramente elezioni non competitive, dietro c’era la Corte Suprema piena di lealisti, la Corte Costituente, (che ha sostituito il parlamento eletto e in mano all’opposizione e destituito da Maduro nel 2017), i leader più importanti dell’opposizione sono stati banditi dal governo e molta gente dell’opposizione ha deciso di boicottare le elezioni. Ha vinto di fatto, ma in elezioni non competitive, con una bassa affluenza, non si può dire che sia stato eletto dalla gente, se si guarda il quadro del Venezuela nei sondaggi, a quell’epoca il 65-70 per cento della gente non lo voleva ma l’astensione è stata enorme. La comunità internazionale non ha riconosciuto il risultato delle elezioni, l’opposizione ha rigettato le elezioni, i leader più importanti dell’opposizione non hanno riconosciuto le elezioni, così Maduro ha detto di aver vinto, ma non in modo democratico. Veniamo ad oggi, il suo mandato finiva il dieci Gennaio e quello successivo in una visione democratica non sarebbe stato legale. A quel punto il fattore chiave diventa il parlamento, l’assemblea nazionale ogni anno cambia presidente, mettendo il leader di un partito. Ogni anno si elegge un nuovo direttivo, e siccome da quattro anni la maggioranza è dell’opposizione, sono sfilati dal principale partito, fino ad oggi che siamo al quarto. Quest’anno toccava al partito di Volontà Popolare, ripeto il quarto partito di maggioranza in Venezuela, non è il più grande, non è il più popolare, ma toccava a loro. Volontà Popolare ha deciso di scegliere come rappresentante Juan Guaidò”
Chi è lui?
Un perfetto sconosciuto. Un giovane politico che viene da Vargas (vicino all’aeroporto), nessuno lo conosceva, non era importante e non aveva un ruolo importante nel partito ma la maggior parte dei leader di Volontà Popolare sono in prigione e scappati, così lui è stata vittima del sistema, era l’unico rimasto. Ma è curioso, anche se questo ragazzo è uno sconosciuto, è giovane, fresco e funziona. E’ accaduto per caso, nessuno lo han scelto per le sue capacità, era praticamente l’unico rimasto in Volontà Popolare nel momento in cui il partito aveva la possibilità di assumere la presidenza del parlamento come da accordi. Ma considerate la situazione, i venezuelani erano arrivati al punto di non poterne più dei leader tradizionali, delle istituzioni e anche del Parlamento. Non sono stanchi solo di Maduro ma anche dell’opposizione e dei leader dell’opposizione, quando Guaidò è apparso, è stato come una boccata di ossigeno, era nuovo, giovane, fresco, ha vinto per caso, ma allo stesso tempo, questo giovane uomo ha creato immediatamente un legame con la gente, ha creato la speranza, il cambiamento che la gente cercava.
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Come ha creato il legame con la gente?
Perché è apparso in mezzo a loro dicendo che era il nuovo presidente del Venezuela, è intelligente, parla benino, non è un goden boy, non parla come Peron o perfino Chavez, ma è strutturato, organizzato e nuovo e soprattutto, ripeto giovane. E c’era la coincidenza del 10 gennaio. Il tempismo ha fatto la differenza. Guaidò ha assunto la posizione il 5 gennaio, ma il 10 gennaio tutti sapevano che Maduro avrebbe giurato per il suo secondo mandato da dittatore. Tutti si domandavano ma se Maduro non è il presidente legittimo del Venezuela, allora chi è? Immediatamente molti avvocati ovviamente all’opposizione, hanno preso la Costituzione e hanno detto, va bene Maduro ha vinto elezioni considerate non riconoscibili, dobbiamo capire cosa fare. Quindi se Maduro non è il presidente, si deve dichiarare un vuoto di potere o possiamo dire che è un usurpatore, Maduro ha preso il potere, e di fatto è un colpo di Stato. La Costituzione del Venezuela ha tre diversi articoli che dicono cosa fare in caso di vuoto di potere o di usurpazione del potere, cosa fare di fronte ad una dittatura. Per essere onesti, non sono chiarissimi, ma l’opposizione è stata furba perché se non si riconosce Maduro come presidente, bisogna pensare ad elezioni per eleggere un presidente, nel frattempo serve un presidente in carica e hanno deciso di interpretare la costituzione dicendo che il nuovo presidente doveva essere il presidente dell’Assemblea nazionale. Quindi ancora una volta per caso, Guaidò che già per caso era diventato presidente del parlamento, è diventato presidente del Venezuela ad interim, e la gente ne è stata felice.
Alcuni paesi Europei hanno chiesto a Maduro di invocare elezioni in otto giorni. Se questo accadesse Maduro parteciperebbe alle elezioni
Secondo la nostra Costituzione potrebbe certo, ma quando l’Europa chiede elezioni, chiede elezioni competitive. Chiedere elezioni significa poi avere un periodo di tre mesi, sei mesi, quello che è, e fare quei cambiamenti che servono per avere questo tipo di elezioni. Devi negoziare con l’opposizione, devi cambiare la commissione elettorale, devi garantire la presenza di osservatori internazionali. Questo chiede l’Europa ma è assolutamente naif quello che sta succedendo, gli Stati Uniti hanno disconosciuto Maduro e accettato Guaidò come presidente così come molti altri paesi, l’Europa è un pochino più conservatrice, parlano di un presidente che si è autoproclamato nel caso di Guaidò e lo capisco, ma la realtà è che non siamo davanti ad una questione legale o costituzionale ma a una questione politica, e le decisioni devono essere politiche. Siamo di fronte a un conflitto di poteri tra l’opposizione e la Rivoluzione. Le questioni legali sono a margine. In un conflitto di poteri, chi vince? Quello che ha più potere, bisogna misurare quello che hanno le due parti, e il problema è che Maduro ha le forze armate.
Ma per quanto?
Davvero non lo so, il settore militare è una scatola nera, non parlano, non possono, hanno spie, preferiscono fare tutto quello che possono all’interno, nessuno li conosce veramente. I colpi di Stato di solito vengono fatti da persone all’interno quando realizzano che è necessario un cambio o quando sentono che sono a rischio. Ed è quello che gli Stati Uniti, la comunità internazionale e Guaidò stanno facendo, capiscono che il potere che manca è quello militare ed è importante, e hanno capito che il modo migliore per concludere con Maduro, per mandarlo via è di dividere i militari all’interno, creare un’implosione, una frattura. Quindi cosa stanno facendo? Fanno pressioni, creano ingovernabilità e offrono loro l’amnistia, stanno cercando di minimizzare il costo dell’uscita. Il segreto del successo in una transizione è di massimizzare il costo della repressione, il costo del governo nel reprime la gente per mantenere il potere, per mantenere il sistema, e quello che la comunità internazionale sta facendo è di massimizzare il prezzo che Maduro deve pagare per restare al potere, lo isolano, sanzionano lui e i suoi, cercare di fare pressioni per creare una frattura dentro e cercando portare la gente in strada a protestare.
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Maduro è il tipo di persona che potrebbe arrendersi?
No, penso sia una persona che ha fatto molti compromessi con la Rivoluzione e non è solo una questione di soldi o corruzione, ma è anche una questione ideologica, la cosa forse più difficile da scardinare. A lui si associa l’idea della Rivoluzione. E la sua strategia è la stessa al contrario, dividere l’opposizione, opprimere la gente e la cosa più importante minimizzare il costo del rimanere in modo da creare degli stimoli per i militari perché non lo abbandonino.
Gli Stati Uniti sbagliano nel pensare di poter fare tutto da soli, magari con le sanzioni, isolando il paese, penso sia uno sbaglio perché lo puoi fare negoziando, bisogna collaborare con l’opposizione, bisogna creare una forza interna. Quando lo fai dall’esterno, quando cerchi di far crollare un sistema, normalmente fallisci come Cuba, Siria, Zimbabwe, Nord Corea. E’ sempre la stessa strategia, si isola un paese, si impoverisce un popolo, ma i poteri politici aumentano in queste condizioni, perché se tu sei l’unico con qualcosa, riferendosi a Maduro e il paese è povero la gente viene da te. E questo è il rischio. Sono d’accordo sul creare pressioni su Maduro, ma si deve creare l’opportunità ai militari di salvarsi, soprattutto se pensano che Maduro sia nei guai e poi a dirla tutta, questa gente fa un sacco di soldi, sparsi in mezzo mondo, dirgli che non li vedranno più, non funzionerà. Maduro intanto li controlla i militari, non permette che nessuno parli con loro. I vertici militari leali a Maduro, non sono generali che hanno fatto carriera in modo normale, sono persone messe in quelle posizioni proprio per la loro lealtà, non per le capacità militari, sono loro che controllano tutti i militari. Questa è la situazione ora.
Maduro e la sua cerchia non sarà un problema quando andrà, sarà protetto in qualsiasi scenario, può andare in Cina, Cuba, Russia, in India, in qualche posto dove la Corte Internazionale non riuscirà ad arrivare. Di sicuro non può restare in Venezuela ma ha molti amici. Se ci saranno negoziati potrebbe anche andare negli Stati Uniti. Ma non siamo di sicuro a questo punto. Questo lo vorrebbe l’opposizione ma non sappiamo ne quando né come, non è chiara per me la fine di questa storia, i miei colleghi sono ottimisti e sentono che si arriverà alla fine, io sono uno scettico, non dico che sia impossibile, è uno scenario, tra altri scenari.
L’uscita di Maduro è uno scenario appunto che ne apre altri due, l’uscita a forza o quella con un negoziato. L’uscita a forza significa un colpo di Stato interno o un intervento militare esterno degli Stati Uniti, quest’ultimo abbastanza improbabile, potrebbe succedere Trump in fondo ci ha messo la faccia, la popolazione latino in America vota, sono il 30 per cento. Qualcosa deve succedere prima delle elezioni americane. Al momento gli Stati Uniti sono parte del problema. Ma ci sono altri scenari: che lo status quo rimanga, come a Cuba, o Iran. E poi c’è quello peggiore che Maduro decida di proteggersi, ma perde il controllo del paese. I collettivi armati, un gruppo di gente armata da Maduro, sono in tutto il paese.
Se l’esercito cedesse all’opposizione cosa accadrebbe con i paramilitari dei Collettivos?
Sarebbe lo scenario più terrificante, se i militari vanno con l’opposizione e non controllano più i collettivos, possiamo avere quello che la Colombia ha avuto per sessant’anni, gente che combatte in tutto il paese. Il peggior nemico dei militari sono i paramilitari. E questo è un paese che si basa sulla corruzione, se ne parla poco, ci sono uomini all’interno delle prigioni, narcotrafficanti che controllano intere aree del paese, che succede se Maduro decide di farli uscire? Sarebbe un disastro in termini di controllo. Si rischia che diventi la Siria. Il punto non sono gli americani che arrivano e in tre ore si liberano di Maduro ma cosa accadrebbe dopo, gli effetti collaterali.
Insomma non è chiaro cosa accadrà, ci sono molte variabili e secondo me l’unica soluzione è negoziare, proteggerli, avere un governo di transizione e andare ad elezioni competitive, cercando di riconquistare la fiducia della gente con una nuova democrazia, altrimenti sarà il caos. Non dimentichiamo che l’opposizione è divisa, se parli alla destra all’interno dell’opposizione, pensano che Maduro debba essere ucciso, vogliono distruggerli tutti, punirli, hanno un’idea hollywoodiana di quello che andrebbe fatto. Quello che è chiaro è che le divisioni sono tante, sia qui che all’estero.
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Possiamo dire che ci troviamo a un giro di boa?
E’ una opportunità quella che stiamo vivendo, se sia un giro di boa non lo so, qualcosa accadrà ma potrebbe anche essere un consolidamento del potere di Maduro, un po’ come è successo con il presidente siriano. Le possibilità davanti a noi sono guerra civile, negoziati o che non cambi niente, ma almeno ora è tornata una speranza, la gente si muove, la comunità internazionale si è svegliata. C’è una possibilità ma non so se saremo capaci di coglierla.
Guaidò sarà in grado di gestire il momentum?
Guaidò è un simbolo nato per caso e ha bisogno di un sostegno enorme. Non siamo di fronte al caso di un uomo straordinario, con grandissime capacità politiche, ma è il simbolo di un paese che vuole cambiare, e ha un folto gruppo pronto a sostenerlo. Guaidò non sarà il leader del Venezuela in futuro, ma è il leader di una circostanza, è un leader di transizione e lui lo sa.
Potrebbe anche essere ucciso?
Ci sono tante possibilità, sicuramente è a rischio ed è un uomo coraggioso, non credo che qualcuno voglia ucciderlo, perché si può accusare Maduro di tutto, ma sono stati rari i casi di uccisioni fuori da un contesto violento, preferiscono spingere all’esilio, minacciare o arrestare. Lo si può accusare di repressione e questo ha causato molti morti in Venezuela, nell’ultima settimana ci sono stati più di 20 morti e non dico che non siano capaci di uccidere, ma è una questione diversa, non è una politica sistematica come è stato in Argentina o in Cile con Pinochet. O almeno così è stato finora. Arrestano, esiliano, abusano, come meccanismo per controllare, ma non uccidono. Non sto difendo Maduro, e so che solo per aver detto questa cosa, avrò contro un sacco di gente che mi accuserà di essere pazzo, chavista, dico solo che è un po’ diverso dalle tradizionali dittature latino americane. Possono fare qualsiasi cosa per mantenere il potere, se dovranno combattere lo faranno, se dovranno uccidere, uccideranno, non rispettano nulla, non hanno valori né etica, questo è chiaro per me, ma non sono per strada a uccidere i bambini, o li rapiscono, questo è esagerato, non è vero. Diverso dal reprime, in quel caso si uccide e lo hanno fatto.
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Opinioni dei Lettori
I commenti sono chiusi.
Gisela Josefina On Gennaio 28, 2019 at 8:06 pm
Meravigliosa informazione.
Gisela Josefina On Gennaio 28, 2019 at 8:06 pm
Assolutamente d’accordo.
Valeria On Gennaio 28, 2019 at 9:20 pm
Questo e vero giornalismo.
Radio Bullets On Gennaio 29, 2019 at 12:23 am
Ho solo fatto delle domande…lui era interessante