Piccola guida alla crisi venezuelana
Scritto da Barbara Schiavulli in data Febbraio 6, 2019
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- Marzo 2013: Hugo Chavez muore e Maduro prende il suo posto
- Aprile 2013: Maduro vince le elezioni
- Dicembre 2015: L’opposizione vince la maggioranza al Parlamento (Assemblea Nazionale)
- Agosto 2017: Maduro forma un’Assemblea Costituente per sostituire l’Assemblea Nazionale
- Febbraio 2018: Qualsiasi tentativo di mediazione fallisce
- Maggio 2018: Ci sono elezioni presidenziali contestate
- 5 Gennaio 2019: Guaidò viene eletto presidente dell’Assemblea Nazionale
- 10 Gennaio 2019: Maduro giura per il suo secondo mandato alla Corte Suprema
- 23 Gennaio: appoggiato dall’Assemblea Nazionale assume la responsabilità di presidente ad interim
- 6 febbraio: I primi aiuti umanitari richiesti dall’opposizione sono a Cocuta al confine della Colombia, c’è materiale per mandare avanti diversi ospedali paralizzati per sei mesi ma il presidente Maduro non vuole aiuti, fa bloccare il ponte e chiede pazienza ai venezuelani: “Abbiamo bisogno di dieci anni per avere una solida economia”
CARACAS – Dopo anni di crisi politica ed economica, nell’ultimo mese la situazione è precipitata a un nuovo livello da quando Juan Guaidò, capo del parlamento di cui l’opposizione ha la maggioranza, si è dichiarato presidente ad interim invocando un vuoto di potere, questo dovuto al non riconoscimento delle ultime elezioni di Maduro dove l’opposizione non ha voluto partecipare per le previsioni di brogli e dove molti dei suoi leader erano in esilio o in prigione. Il tutto condito da massicce proteste in tutto il paese, con 140 morti nel 2017 e più di 30 nel mese di gennaio. Maduro ha immediatamente replicato che non avrebbe lasciato il suo posto e ha accusato Guaidò di star facendo un colpo di Stato con il sostegno degli Stati Uniti che da canto loro hanno aumentato in modo esponenziale la pressione su Maduro, imponendo sanzioni sulla compagnia statale petrolifera PDVSA e dicendo che “tutte le opzioni erano sul tavolo per cambiare il suo governo”.
Maduro ha ancora il sostegno delle forze armate del Paese, così come alcune delle potenze mondiali come Cina, Russia, con le quali ha un debito di 150 miliardi di dollari e Turchia. Ha anche uno zoccolo duro di lealisti, uomini nelle istituzioni che ha messo in posti strategici e poveri che vivono sulle derrate alimentari gratuite. La corruzione è endemica, non si fa e non si produce niente senza soldi. La manutenzione del Paese è ferma. In molti posti acqua e luce sono razionate, il mangiare oggi si trova, rispetto ad un anno e mezzo fa quando Radio Bullets era venuta, ma è troppo caro in un Paese dove lo stipendio medio è di 6 euro. L’85 per cento delle medicine è introvabile e l’87 per cento è il tasso di povertà in Venezuela.
Elezioni contestate
Il presidente Maduro è stato eletto nell’aprile 2013 alla morte di Hugo Chavez, il suo predecessore e mentore. Durante il suo primo mandato, l’economia ha cominciato ad avere problemi per diversi fattori, in particolare la caduta del prezzo del petrolio. L’iperinflazione ha fatto impazzire i prezzi, per pagare i debiti con Cina e Russia, ha dovuto dare petrolio gratis e diminuire le importazioni che hanno portato alla mancanza di cibo e medicine. Nel 2014 sono cominciate le proteste ma dopo le elezioni regionali del 2017, l’opposizione ha deciso di non partecipare più al processo elettorale ritenuto fraudolento. Nel maggio 2018 ci sono state elezioni, che inizialmente erano previste nel dicembre dello stesso anno. Molti candidati sono stati banditi e la maggioranza dell’opposizione le ha boicottate.
Il 21 maggio Maduro ha dichiarato la vittoria, promettendo di lavorare per stabilizzare l’economia del paese. “Dovete fidarvi di me, e io ripagherò con infinta amorevole fiducia”, disse quel giorno.
Il giorno dell’inaugurazione: 10 gennaio 2019
Il 10 gennaio Maduro giura per il suo secondo mandato nonostante la contrarietà di diversi paesi dell’America Latina. Lo fa alla presenza della Corte Suprema e non al Parlamento come prevede la Costituzione. Molti ambasciatori non partecipano, tra cui quello italiano che invece era presente all’insediamento di Guaidò come presidente dell’Assemblea Nazionale.
L’Organizzazione degli Stati Americani si è rifiutata di riconoscere il mandato, con il Paraguay che ha annunciato la rottura delle relazioni diplomatiche con il Venezuela. Gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere quella che hanno chiamato “L’inaugurazione illegittima del dittatore Maduro”.
All’interno del paese, i leader dell’opposizione hanno definito il secondo mandato di Maduro illegittimo e hanno chiesto all’Assemblea Nazionale di dichiarare la presidenza vacante, citando gli articoli 233 e 333 della Costituzione venezuelana, l’Assemblea Nazionale ha fatto la dichiarazione. Tuttavia la Corte Suprema, in questo caso leale a Maduro, ha dichiarato che tutte le azioni che vengono prese dal parlamento non valgono nulla. Ma nonostante la sentenza della Corte Suprema, Guaidò il 23 gennaio in strada davanti a una folla immensa, si assume la responsabilità di presidente ad interim (che non significa essersi autoproclamato perché era sostenuto dal parlamento che lo ha consacrato come prevede la Costituzione, essendo la terza carica dopo presidente e vicepresidente), con un coro di paesi che lo riconoscevano come nuovo leader.
Maduro ha difeso la sua presidenza dicendo: “Siamo una democrazia rivoluzionaria, vera, profonda popolare, non una democrazia di élite. E io Nicolas Maduro Moros, sono genuinamente e profondamente un presidente democratico”. Poi ha aggiunto: “Abbiamo avuto una grande eredità. Non possiamo fallire e non falliremo”. E poi Maduro ha accusato gli Stati Uniti di orchestrare un colpo di Stato.
Chi è Juan Guaidò?
Guaidò è uscito dall’oscurità politica nel giro di poche settimane. Il 35enne politico era praticamente sconosciuto quando è stato eletto presidente dell’Assemblea Nazionale. Guaidò è nato nella città portuale di La Guaira, nello stato di Vargas. Aveva 15 anni quando Chavez andò al potere nel 1999. Fin da giovane ha fatto politica, è stato uno dei membri fondatori di un partito di centro, Volontà Popolare, lavorando a stretto contatto con Leopoldo Lopez, leader chiave dell’opposizione, agli arresti domiciliari dopo aver trascorso 40 mesi nel carcere militare di Ramo Verde. Lopez è l’uomo che tutti pensano sarà il prossimo presidente se e quando ci saranno elezioni competitive.
Per la prima volta l’opposizione si compatta dietro a Guaidò.
Dopo l’assunzione della presidenza il 23 gennaio, Guaidò ha esposto il suo piano per il Venezuela. Un progetto che si basa sulla ripresa dell’economia e della produzione di petrolio, un esame della situazione dei servizi pubblici, della sicurezza, della governabilità e della società.
Guaidò si è anche appellato ai membri delle Forze Armate perché abbandonino Maduro promettendo a tutto il personale militare un’amnestia. Amnistia che suscita un forte dibattito interno tra la gente e l’opposizione perché molti chiedono giustizia se non peggio per Maduro, ma i moderati sono convinti che la strada per una transizione senza spargimento di sangue, sia lasciar andare Maduro, la sua famiglia e i suoi.
È importante il sostegno dei militari?
I vertici militari hanno dichiarato la loro lealtà a Maduro. Anche se quest’ultimo non ha il pedigree militare di Chavez, il legame che aveva con il suo predecessore, ha creato le basi per un trasferimento di sostegno e questo ha rappresentato stabilità per il suo mandato. Ma la situazione sembra essersi fatta delicata, sabato scorso quando un generale dell’aeronautica ha lasciato Maduro per passare dalla parte di Guaidò.
In un video il generale Francisco Yanez, ha chiesto agli altri militari di abbandonare. E ha anche detto che il 90 per cento dei soldati non sostengono Maduro. Non si sa per i vertici, ma nei bassi ranghi militari e poliziotti prendono un salario bassissimo e durante il giorno devono andare a casa a mangiare perché nelle basi non c’è cibo.
Chi sostiene chi?
Naturalmente questo elenco varia giorno per giorno
Sostenitori di Maduro:
Paesi: Bolivia, Cina, Cuba, Iran, Nicaragua, Russia, Siria, Turchia, Serbia
Le Forze armate venezuelane
Istituzioni governative, compresa la Corte Suprema
Sia Cina che Russia hanno bloccato la spinta al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per sostenere Guaidò. La compagnia di Stato petrolifera, PDVSA, che è stata recentemente sanzionata dagli Stati Uniti, sta con Maduro. “Non abbiamo altri presidenti all’infuori di Maduro”, ha detto il presidente di PDVSA e ministro del petrolio Manuel Quevedo, un ufficiale militare (non un esperto di petrolio), il 23 gennaio. Ora però Guaidò pensa di nominare un altro presidente per PDVSA.
I sostenitori di Guaidò
Gli Stati Uniti hanno riconosciuto Guaidò un attimo dopo che si è dichiarato presidente il 23 gennaio. I membri del Lima Group, tranne Messico e Uruguay, si sono uniti al riconoscimento insieme a tre quarti di Europa tra cui Spagna, Francia, Regno Unito e Germania. Gli ultimi sono stati la Bulgaria e Malta.
Paesi: Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica Ecuador, Guatemala, Honduras, Panama, Paraguay, Perù, Australia e Israele
Alcuni bassi ranghi delle Forze armate
L’attaché militare venezuelano a Washington il colonnello José Luis Silva, l’inviato militare negli Stati Uniti, si è dichiarato sostenitore di Guaidò dicendo: “Lui è l’unico legittimo presidente”.
Come vivono i venezuelani?
Uno dei problemi principali è l’iperinflazione, secondo uno studio i prezzi raddoppiano ogni 19 giorni. L’87 per cento della popolazione è al di sotto della soglia della povertà. L’85 per cento delle medicine non sono reperibili. Ora il cibo si trova ma è troppo caro, una scatola di tonno costa quanto uno stipendio minimo di 6 euro. La pensione minima è di 3 euro. Gli ospedali mancano di molto se non di tutto, così come l’acqua è razionata per la cattiva manutenzione e la corruzione endemica nel paese. Questo ha anche fatto sì che ci sia un vero e proprio esodo di persone, tra cui molti professionisti che hanno deciso di andarsene impoverendo anche il panorama culturale del paese. Nelle scuole ci sono pochi insegnanti, non c’è cibo alle mense e i poveri sono sempre più poveri. Da qualche giorno con il livellamento del cambio ufficiale e di quello del mercato nero, qualche negozio ha cominciato a prendere dollari e a permettere l’uso delle carte di credito internazionali, ma non è ancora chiaro in quali posti.
Partorire un figlio costa almeno 2000 euro e molti sono costretti ad andare in Colombia o si è tornato a farlo a casa senza un’adeguata assistenza. Le Nazioni Unite temono che nel 2019 si conteranno più di 5 milioni di persone fuori dal paese.
E non abbiamo parlato del narcotraffico che tiene in pugno il paese, della forte influenza di Cuba, della presenza di milizie locali e straniere, delle violazioni dei diritti umani e del controllo dell’informazione.
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Opinioni dei Lettori
I commenti sono chiusi.
Isabella Bolech On Febbraio 7, 2019 at 9:04 am
Grande lucidità. Per la prima volta sento.un racconto basato sui fatti e non su astratti teoremi che non si applicano a realtà diverse dalle nostre. Brava Barbara
Radio Bullets On Febbraio 7, 2019 at 10:03 pm
Grazie mille. Il mio lavoro è esserci per vedere il più possibile, le considerazioni politiche le lascio ad altri.
Barbara