Procreazione Medicalmente Assistita, un percorso

Scritto da in data Giugno 3, 2021

A cura di Paola Emilia Cicerone.

In genere parliamo di fecondazione artificiale. In realtà il termine che raccoglie le diverse tecniche utilizzate è “procreazione medicalmente assistita” o PMA. In Italia il problema riguarda circa il 15% delle coppie: è classificata come “infertile” una coppia che non arriva al concepimento dopo dodici mesi di rapporti non protetti (mentre la sterilità è l’impossibilità assoluta di concepire). In entrambi i casi, le cause possono essere diverse: per le donne patologie come l’endometriosi, disfunzioni ormonali o malformazioni, per i maschi soprattutto scarsità o anomalie degli spermatozoi. In genere si ritiene che in poco più del 30% di coppie infertili il problema derivi dalla donna, in poco meno del 30% dall’uomo e nel resto da entrambi o da cause non definite (la cosiddetta infertilità idiopatica). L’età gioca un ruolo importante, come l’inquinamento e lo stile di vita (obesità, fumo).

Per risolvere il problema si usano tecniche diverse, definite di primo livello (inseminazione artificiale) o di secondo e terzo livello (fecondazione in vitro, ambulatoriale o in alcuni casi in laparoscopia). Qui i dettagli delle tecniche https://www.siams.info/procreazione-assistita/

In Italia, dopo anni di caos, la materia è stata regolata dalla legge 40/2004, molto discussa perché impone limiti pesanti impedendo l’accesso alle procedure alle coppie omosessuali e alle donne sole. Altri divieti tecnici, che però ne limitavano fortemente l’efficacia − divieto di diagnosi pre-impianto, di produzione di più di tre embrioni e crioconservazione degli stessi, di accesso alle coppie fertili ma portatrici di patologie genetiche e soprattutto di fecondazione eterologa (ricorso a un donatore di ovuli o spermatozoi) −, sono stati abrogati nel corso degli anni e dal 2017 i trattamenti di PMA sono stati inseriti tra i livelli essenziali di assistenza presso le strutture pubbliche. Resta che le possibilità di successo sono modeste, tra il 10 e il 30% dei casi (poco più di 14.000 bambini nati vivi su 97.000 cicli iniziati nel 2018, secondo i dati ministeriali), con un’ampia variabilità dovuta a fattori diversi tra cui, ai primi posti, l’età anagrafica. Una ragione in più per suggerire a chi affronta questo percorso di non aspettare troppo, e di scegliere strutture accreditate.

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