5 giugno 2021 – Notiziario Africa

Scritto da in data Giugno 5, 2021

Ascolta il podcast

  • Nigeria: twitter sospeso in tutto il paese dopo che la piattaforma ha cancellato un tweet del presidente (copertina).
  • Mali: promesso il rispetto degli impegni con la Comunità internazionale, dopo che la Francia ha sospeso le operazioni congiunte.
  • Ciad: in corso a Brazzaville la riunione dell’Ecowas sulla crisi ciadiana.
  • Sahara Occidentale: il leader del Fronte Polisario ha lasciato la Spagna per l’Algeria.
  • Sudafrica: botte e insulti al parlamento panafricano.

Questo e molto altro nel notiziario Africa di Radio Bullets, a cura di Giusy Baioni. Musiche di Walter Sguazzin

Nigeria

Il governo nigeriano ha dichiarato ieri di aver sospeso Twitter, due giorni dopo che il social network ha cancellato un tweet del presidente Muhammadu Buhari. “Il governo federale ha sospeso, a tempo indeterminato, le attività del servizio di microblogging e del social network Twitter in Nigeria”, ha affermato il Ministero dell’Informazione e della Cultura in questa dichiarazione.

Mercoledì, Twitter aveva cancellato un messaggio del presidente Buhari che minacciava i responsabili delle attuali violenze nel sud-est della Nigeria, poiché, secondo il social network, violava le sue regole d’uso.

Così scriveva il capo dello Stato nigeriano, che ai tempi della rivolta del Biafra era a capo dell’esercito e aveva combattuto gli indipendentisti: “La maggior parte di coloro che si comportano male oggi sono troppo giovani per essere consapevoli della distruzione e della perdita di vite registrate durante la guerra civile nigeriana. Quelli di noi che erano sul campo durante quei 30 mesi, che hanno vissuto questa guerra, li tratteranno con il linguaggio che capiscono”, ha aggiunto.

Dall’arrivo al potere nel 2015 del presidente Buhari, un ex generale del nord, sono emerse tendenze indipendentiste nella regione, che da diversi mesi è in preda a uno scoppio di violenze. Dall’inizio dell’anno almeno 127 poliziotti o membri delle forze di sicurezza sono stati uccisi e molti simboli del potere federale sono stati attaccati.

Il ministro dell’Informazione di Buhari, Lai Mohammed, dopo la rimozione del tweet presidenziale, aveva risposto accusando Twitter di tollerare invece i messaggi di Nnamdi Kanu, leader del Biafra Indigenous Peoples Movement (Ipob), che secondo lui incoraggiavano la violenza. Questo gruppo separatista è nato nel 2013 per la creazione di uno stato indipendente, è stato classificato nel 2017 come “organizzazione terroristica” da Abuja.

Il ministro ha anche fatto riferimento alla richiesta fatta l’anno scorso dal CEO di Twitter Jack Dorsey di donare bitcoin per sostenere il movimento #endSars, le proteste contro la violenza della polizia che ha scosso il Paese.

“La missione di Twitter in Nigeria dopo questi due esempi è molto sospetta. Quali sono le sue intenzioni?” ha dichiarato ai giornalisti.

La Nigeria è la più popolosa democrazia in Africa, ma il governo è regolarmente individuato dalle organizzazioni per i diritti umani.

Cinquant’anni fa il sud-est della Nigeria era stato teatro di uno dei conflitti più micidiali del XX secolo: nel maggio 1967, i generali Igbo di una provincia ribelle, chiamata “Repubblica del Biafra”, ne proclamarono l’indipendenza, innescando una guerra civile di rara atrocità e una terribile carestia.  In tre anni il conflitto aveva causato più di un milione di vittime. Un ricordo ancora  doloroso.

Intanto, non si fermano i rapimenti di studenti. Da settimane lo stato del Niger, nella Nigeria centrale, è un focolaio di rapimenti nel Paese. L’ultimo, domenica scorsa, quando una settantina di uomini armati in moto hanno compiuto un attacco alla scuola Islamiyya, uccidendo una persona e prelevando decine di bambini tra i cinque e i 13 anni. Da dicembre, quasi 1.000 scolari sono stati rapiti, portando in alcuni stati alla chiusura delle scuole.

Mali

Prima reazione ufficiale a Bamako dopo la decisione della Francia di sospendere le operazioni congiunte con le forze armate maliane. Il ministero degli Esteri del Mali ha ricevuto ieri l’ambasciatore francese a Bamako, Joël Meyer. “Il Mali rispetterà i suoi impegni nei confronti della comunità internazionale”, si legge nel comunicato finale. “La Francia resta il nostro partner privilegiato nella lotta al terrorismo e la cooperazione deve ripartire rapidamente”, ha commentato un funzionario maliano.

Secondo lo stesso comunicato, il diplomatico francese ha indicato che la decisione di sospensione sarà riesaminata nei prossimi giorni, tenendo conto dell’evoluzione della situazione.

Lunedì è prevista la la cerimonia di giuramento del presidente della transizione, il colonnello Assimi Goïta, che pronuncerà un discorso molto atteso, dal quale dipenderà l’atteggiamento di Parigi nell’immediato futuro.

Intanto ieri nelle piazze di Bamako i sostenitori del movimento di protesta dell’opposizione M5 hanno celebrato l’anniversario della prima manifestazione tenutasi nel giugno dello scorso anno, che dopo poche settimane vide l’attuazione del colpo di stato contro l’ex presidente Ibrahim Boubacar Keïta. Se allora il rapporto fra militari e M5 era freddo, ora l’apertura di Assimi  GoÏta ha portato alla proposta di assegnare al presidente del Comitato strategico dell’M5 Choguel Maïga la futura carica di primo ministro.

Il secondo colpo di stato ha però scatenato un tumulto diplomatico, spingendo l’ECOWAS a sospendere il Mali e la Francia a sospendere le operazioni militari congiunte con le forze maliane.

In piazza ieri, diverse personalità del movimento, ad eccezione del controverso imam Mahmoud Dicko, figura emblematica del movimento. Tra il pubblico sventolavano anche bandiere russe e slogan ostili alla Francia.

Infine, la Banca mondiale ha annunciato ieri di aver sospeso temporaneamente i pagamenti alle operazioni in Mali a seguito del colpo di stato.

Sahara Occidentale

Il leader del movimento per l’indipendenza del Sahara Occidentale, Brahim Ghali, è tornato in Algeria mercoledì dopo aver trascorso più di un mese in ospedale in Spagna, un soggiorno che ha innescato un contenzioso diplomatico tra Spagna e Marocco.

La televisione di stato algerina ha mostrato il presidente Abdelmadjid Tebboune in visita a Ghali in ospedale, ma non ha fornito dettagli della loro discussione.

Ghali, che stava soffrendo di un grave attacco di COVID-19, era stato ricoverato in un ospedale spagnolo ad aprile “per motivi umanitari”. Ha lasciato la Spagna diverse ore dopo essere apparso a distanza in un’udienza con l’alta corte spagnola su un caso di crimini di guerra. A seguito dell’udienza, i giudici non hanno imposto alcuna restrizione al leader del Polisario e gli hanno permesso di lasciare il Paese.

Rabat non ha ancora commentato la partenza di Ghali dalla Spagna. Le impressionanti immagini dell’improvviso afflusso di migranti nell’enclave nordafricana spagnola di Ceuta, dopo che le forze di sicurezza avevano allentato i controlli il mese scorso, era stato letto come una rappresaglia.

Il Fronte Polisario, appoggiato dall’Algeria, sta combattendo per l’indipendenza del Sahara Occidentale, rivendicato dal Marocco. L’Unione Africana conta il Sahara Occidentale come proprio stato membro, motivo per il quale il Marocco per decenni aveva rifiutato di aderire all’istituzione panafricana, fino al 2017, quando ha accettato di entrare nell’UA rinunciando alla condizione dell’espulsione del Sahara Occidentale. Il riconoscimento da parte di Donald Trump della sovranità marocchina sul territorio Sahrawi, poco prima della sua uscita di scena, in cambio dell’apertura del Marocco verso Israele, ha riacceso la miccia del conflitto.

Ciad

Leader e rappresentanti dei paesi membri della Comunità economica degli Stati dell’Africa centrale (Ecowas) si sono riuniti ieri a Brazzaville, in Repubblica Popolare del Congo, per discutere della situazione in Ciad. Un terzo della sua popolazione, ovvero 5,5 milioni di persone, “ha bisogno di aiuti umanitari di emergenza”, secondo le Nazioni Unite.

I capi di Stato hanno deciso di conformarsi alla posizione dell’Unione africana riguardo al Ciad. Alla presenza del Primo Ministro del Ciad, Albert Pahimi Padacké, i presidenti João Lourenço dell’Angola, Félix Antoine Tshisekedi della RDC, Faustin Archange Touadéra del Centrafrica e Denis Sassou-Nguesso della Repubblica Popolare del Congo hanno annunciato la loro disponibilità a sostenere una transizione pacifica in Ciad, che “deve essere accompagnata”, afferma il comunicato diffuso ieri. Una transizione chiamata a lavorare per la riconciliazione nazionale e a indire elezioni entro diciotto mesi.

Se riaffermano la loro condanna di qualsiasi presa del potere con mezzi non democratici, i leader dell’Africa centrale hanno quindi insistito sul caso eccezionale del Ciad dopo la morte del suo presidente il 20 aprile. Alla fine di questo vertice, il Ciad non è quindi escluso dagli organi dell’Ecowas. Tuttavia, viene rivolto un appello ai militari affinché organizzino una “transizione politica” entro 18 mesi e un dialogo nazionale inclusivo il prima possibile. È la stessa richiesta che l’Unione africana ha formulato il 20 maggio.

In apertura di questo vertice, il presidente della Commissione africana, Moussa Faki Mahamat, ha chiesto sostegno per la transizione in Ciad.

Non è stato mai menzionata, invece, la situazione della sicurezza tra il Ciad e la Repubblica Centrafricana: i due Paesi hanno aperto un contenzioso diplomatico dopo le tensioni scaturite dal violento scontro di domenica scorsa tra soldati ciadiani e centrafricani a un posto di frontiera. A margine di questo vertice, si è svolto un incontro tra il primo ministro ciadiano e il presidente centrafricano. Nulla però è filtrato sui contenuti dell’incontro.

Sudafrica

Calci, spintoni, strattonamenti e urla: è accaduto durante l’ultima sessione del Parlamento panafricano, che ha sede in Sudafrica. L’organismo continentale riunisce i legislatori africani per attuare la politica dell’Unione africana. L’ultima sessione, questa settimana, è stata sospesa a causa di una colluttazione sull’individuazione della nuova leadership: si tratta dell’elezione del nuovo presidente, che su consiglio dell’UA dovrebbe osservare il principio di rotazione geografica all’interno dell’unione.

Congo Brazzaville

La Corte d’Appello di Parigi ha confermato giovedì 3 giugno il sequestro di un jet privato al presidente congolese Denis Sassou-Nguesso. Il caso risale allo scorso giugno: l’aereo, un Falcon 7X era stato immobilizzato in Francia su richiesta della società Commisimpex, che da anni segue le merci del Congo per essere rimborsato di un debito non saldato risalente al 1992, che oggi ammonta a quasi 1,5 miliardi di euro.

Si tratta di una nuova battuta d’arresto legale per Congo-Brazzaville nella battaglia legale tra il presidente Denis-Sassou Nguesso e Mohsen Hojeij, boss di Commisimpex. Lo scorso giugno, l’uomo d’affari libanese ha fatto immobilizzare il Falcon 7X con un jet con la scritta “Repubblica del Congo” appena atterrato all’aeroporto di Bordeaux per la manutenzione.

Negli ultimi anni, Commisimpex è riuscita a recuperare l’equivalente di 40 milioni di euro sul proprio debito.

Etiopia

I militanti del Fronte di Liberazione del Popolo del Tigray (TPLF) non rinunciano alla lotta. A sette mesi dall’inizio del conflitto nel Tigray, sono riusciti a riconquistare Hawzen, una città di poche migliaia di persone. E sono ancora determinati a combattere il governo centrale.

Le recenti atrocità sembrano aver aumentato il sostegno al TPLF da parte della popolazione locale, secondo l’Associated Press. Le forze governative, insieme alle milizie alleate del gruppo etnico rivale Amhara e ai soldati della vicina Eritrea, sono accusate di molte atrocità.

Per il governo etiope, invece, i combattenti sono terroristi che hanno sfidato l’autorità di Abiy nella capitale federale, Addis Abeba.

 Namibia

Un gruppo di capi tradizionali della Namibia ha dichiarato giovedì di aver accettato l’offerta di risarcimento da parte della Germania e il riconoscimento che il massacro di decine di migliaia di persone all’inizio del XX secolo durante l’era coloniale è stato un genocidio.

Come vi avevamo raccontato settimana scorsa, la Germania si è impegnata a stanziare 1,1 miliardi di euro (1,3 miliardi di dollari) in un periodo di 30 anni per progetti d’aiuto alle comunità dei discendenti delle persone uccise tra il 1904 e il 1908, quando la Germania governava il paese dell’Africa meridionale. La Germania ha chiesto perdono alle vittime, in una dichiarazione del ministro degli Esteri Heiko Maas.

I capi hanno dunque accettato l’offerta, ma hanno detto che potrebbe ancora essere migliorata attraverso ulteriori negoziati. “Abbiamo deciso di accettare questa offerta perché ciò che è fondamentale per noi non è la quantità di denaro che riceviamo dal governo tedesco, ma il ripristino della nostra dignità”, ha affermato Gerson Katjirua, capo del Consiglio Ovaherero/OvaMbanderu e Nama, che consiste di 21 capi tribù. “Questo processo non riguardava e non riguarderà mai il denaro da parte del governo tedesco”.

Altri capi tradizionali hanno rifiutato l’offerta e affermano di volere circa 487 miliardi di euro (590 miliardi di dollari) pagati in 40 anni e fondi pensione per le comunità colpite.

Rd Congo

Lo stato d’assedio nelle due province orientali del Nord Kivu e dell’Ituri, in Rd Congo, è stato ufficialmente prorogato di due settimane.
La conferma giunge dopo che un nuovo massacro di civili si è registrato nei giorni scorsi  in Ituri. L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati afferma che almeno 57 civili sono stati uccisi, tra cui sette bambini, e quasi 6.000 costretti a fuggire, quando i loro campi sfollati sono stati attaccati il 31 maggio.
Anche se l’attribuzione non è ancora certa, parrebbe che il gruppo armato ADF, le Allied Democratic Forces, abbia organizzato attacchi multipli e simultanei a siti di sfollati e villaggi vicino alle città di Boga e Tchabi. Testimoni affermano che gli uomini armati hanno sparato e attaccato le persone con i machete, uccidendo e ferendone decine. Dicono che almeno 25 persone siano state rapite e più di 70 case e negozi dati alle fiamme. Il portavoce delle Nazioni Unite per i rifugiati Babar Balloch ha definito oltraggiosa e straziante l’ultima serie di atrocità commesse dall’ADF.

Intanto a Goma prosegue il computo dei danni provocati dall’eruzione del vulcano Nyiragongo. Oltre 30 i morti, più di 3mila le case distrutte, persi anche centri sanitari e sei scuole. Secondo i dati ufficiali, a ormai due settimane dall’inizio della crisi, più di 200mila persone non sono ancora rientrate in città, anche se lo sciame sismico di è ormai attenuato.

Egitto

I voli charter russi verso le località egiziane dovrebbero riprendere nei prossimi giorni dopo un’interruzione di anni.
I voli verso le destinazioni turistiche di Sharm al-Sheikh e Hurghada erano stati sospesi dopo che un aereo passeggeri russo si era schiantato nel Sinai nell’ottobre 2015, uccidendo 224 persone. L’aereo Metrojet stava riportando a casa i turisti russi da Sharm el-Sheikh a San Pietroburgo, quando si è schiantato sulla penisola del Sinai, uccidendo tutti a bordo. Un gruppo affiliato allo Stato Islamico aveva rivendicato la responsabilità dell’attentato.

Intanto, dall’Egitto, dozzine di mezzi pesanti sono entrati nella striscia di Gaza ieri pomeriggio: escavatori, bulldozer e camion sono entrati attraverso il valico di Rafah. Prenderanno parte alla rimozione delle macerie in preparazione alla ricostruzione di migliaia di case e attività commerciali che sono state distrutte dai raid aerei israeliani. L’Egitto è stato coinvolto nel fornire assistenza alla Striscia di Gaza, in quanto ha negoziato l’accordo di cessate il fuoco Israele-Hamas.

Coronavirus

“La minaccia di una terza ondata” di COVID-19 in Africa è “reale e in aumento”, ha affermato il dott. Matshidiso Moeti, il direttore regionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’Africa, ha detto una conferenza stampa virtuale giovedi.
“Mentre molti paesi al di fuori dell’Africa hanno ora vaccinato i loro gruppi ad alta priorità e sono in grado persino di prendere in considerazione la vaccinazione dei loro figli, i paesi africani non sono in grado nemmeno di dare seguito a una seconda dose per i gruppi ad alto rischio”. Intanto viene dal New York Times la denuncia che i migranti in Italia non stanno ricevendo il vaccino COVID-19, anche se il governo ha affermato che tutti hanno diritto al vaccino, indipendentemente dal loro status legale. Il NY Times ha affermato che è necessario un numero di previdenza sociale per prenotare un appuntamento per lo scatto, ma solo tre delle 20 regioni italiane riconoscono i numeri temporanei “dati a centinaia di migliaia di migranti”.

Ti potrebbe interessare anche:

Samira Naamane è una delle voci più potenti del movimento Black Lives Matter, e questo sabato 5 giugno commemorerà la morte di George Floyd in Piazza Giacomo Matteotti a Bergamo alle ore 16. Marilena Delli Umuhoza l’ha intervistata.

«Le nostre vite contano, le nostre voci contano»

E se credete in un giornalismo indipendente, serio e che racconta recandosi sul posto, potete darci una mano cliccando su Sostienici

 


[There are no radio stations in the database]