3 luglio 2021 – Notiziario Africa
Scritto da Giusy Baioni in data Luglio 3, 2021
- eSwatini: rivolte di piazza contro la monarchia assoluta
- Nigeria: approvata la nuova legge sul petrolio
- Sahel: la Francia conferma l’uccisione di un capo jihadista
- Etiopia: disputa sugli aiuti umanitari al Tigray
- RdCongo: dopo l’ennesima strage, l’ambasciatore Usa in visita a beni
- Senegal: per la prima volta un asteroide porta il nome di uno scienziato africano
eSwatini
Sale la tensione nel regno di eSwatini, enclave al centro del Sudafrica un tempo chiamata Swaziland. Da diverse settimane centinaia di giovani protestano contro l’unica monarchia assoluta del continente, una delle tre monarchie rimaste insieme a Marocco e Lesotho (che sono monarchie costituzionali).
Le proteste si sono intensificate questa settimana, prendendo un’ampiezza mai vista prima nella piccola enclave africana. Diverse persone sono state uccise e dozzine ferite, secondo gli attivisti, che denunciano una quarantina di morti negli obitori. Nella capitale è tornata la calma, ma l’esercito è onnipresente. Una simile ondata di manifestazioni è senza precedenti: la folla è scesa in strada, saccheggiando e incendiando edifici legati al re Mswati III, decisa a chiedere riforme politiche.
Le autorità hanno imposto il coprifuoco e sparano a chi esce per strada. I negozi sono chiusi. Molti abitanti stanno attraversando a piedi, illegalmente, il confine con il Sudafrica.
La rabbia dei manifestanti è indirizzata soprattutto verso il monarca assoluto e l’intera famiglia reale, accusati di spendere in modo stravagante, mentre la popolazione è poverissima e colpita da un alto tasso di disoccupazione. La popolazione denuncia anche che non c’è separazione tra le casse dello Stato e quelle della famiglia reale, che attingerebbe senza regole ai fondi statali.
È la prima volta che si registrano manifestazioni di tale portata, organizzate da semplici cittadini. In precedenza erano organizzati dai sindacati, dalla società civile e si svolgevano in un ambiente pacifico. Stavolta ci sono stati molti saccheggi, mentre le forze dell’ordine reagiscono con violenza e si contano già decine di morti. Afferma un testimone: “La polizia non sapeva bene come reagire, perché non si era mai trovata di fronte a questo livello di determinazione da parte dei manifestanti”.
Armed forces shooting civilians in Manzini. pic.twitter.com/POYBvjfWCv
— Swazi News (@SwaziNews) June 30, 2021
Intanto, Sudafrica, Stati Uniti e Regno Unito hanno espresso critiche per la violenta repressione delle manifestazioni. Il governo accusa invece “elementi stranieri” di aver fomentato le rivolte. L’accesso a Internet è stato limitato da martedì. Il governo ha istituito un coprifuoco e dispiegato l’esercito, ufficialmente “per proteggere le infrastrutture nazionali sensibili e applicare misure contro il Covid”.
Secondo alcune testimonianze, l’esercito ora non si limiterebbe più a reprimere le manifestazioni, ma andrebbe di casa in casa, cercando i giovani tra i 15 e i 30 anni, picchiandoli e anche sparando ad alcuni di loro, lasciati feriti in strada.
Nigeria
Approvata giovedì dal parlamento nigeriano, dopo quasi quindici anni, la nuova legge sul petrolio. Dopo mesi di dibattito, la legge punta a massimizzare le entrate petrolifere e distribuire meglio le entrate a livello locale.
Il nuovo testo, infatti, disciplina ulteriormente il regime fiscale cui sono soggette le società operanti in Nigeria. La tassazione sulla produzione aumenta, la tassazione sugli utili diminuisce e le aziende vedranno ridotte le detrazioni fiscali. Tuttavia, la legge si applicherà automaticamente solo alle nuove licenze concesse.
Altro punto di riforma, lo statuto della NNPC, la compagnia petrolifera pubblica, spesso accusata di inefficienza e corruzione, che ora dovrà destinare il 30% dei suoi profitti all’esplorazione petrolifera.
Ma il punto più importante di questa nuova legge riguarda la redistribuzione dei ricavi destinati alle comunità che vivono nelle zone di estrazione. Queste ultime richiedono che il 10% delle risorse ritorni loro, mentre la legge propone il 2,5%. Questo punto non è ancora definito. Tanto più che un ex gruppo militante armato, i Vendicatori del Delta del Niger è recentemente riemerso, minacciando di riprendere le armi, se la percentuale concessa alle comunità non fosse sufficiente.
Sahel
La ministra francese della Difesa, Florence Parly, ha confermato ieri la morte di Almahmoud ag Baye, alias Ikarey: circolava da due settimane la notizia della morte di questo capo dello Stato Islamico nel Grande Sahara, durante un’operazione congiunta tra gli eserciti francese e nigeriano e la task force europea Takouba. Con lui, altri cinque jihadisti sono stati uccisi e arrestati due parenti di Abu Walid al-Sahraoui, leader della formazione islamista. In pochi giorni sono stati eliminati diversi parenti di Abu Walid al-Sahraoui.
Ikarey avrebbe fatto parte del quartier generale dello Stato Islamico nel Grande Sahara e avrebbe pianificato l’imboscata che costò la vita a quattro soldati americani in Niger nel dicembre 2019. Ikarey era tra i terroristi più ricercati nel Sahel dagli Stati Uniti, con una taglia da 5 milioni di dollari.
E sempre dalla Francia giunge la notizia della ripresa delle operazioni congiunte con le forze armate del Mali, dopo che la cooperazione bilaterale era stata sospesa a seguito del colpo di stato in Mali a maggio. Si legge in un comunicato: “In seguito alle consultazioni con le autorità di transizione maliane e i paesi della regione, la Francia prende atto degli impegni delle autorità di transizione maliane e ha deciso di riprendere le operazioni militari congiunte nonché missioni consultive nazionali, sospese dal 3 giugno”.
Etiopia
L’Etiopia ha negato ieri il blocco degli aiuti umanitari al Tigray, dove centinaia di migliaia di persone rischiano la fame. “L’accusa che stiamo cercando di soffocare il popolo del Tigray negando l’accesso umanitario e usando la fame come arma di guerra è inaccettabile”, ha dichiarato il vice primo ministro Demeke Mekonnen ai diplomatici di Addis Abeba.
Il TPLF, Fronte di Liberazione del Popolo del Tigray, questa settimana ha ripreso il controllo della capitale regionale Mekelle tra la folla esultante. Il governo etiope ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale che il TPLF ha liquidato come uno scherzo. Ci sono segnalazioni di continui scontri in alcuni luoghi mentre la pressione internazionale aumenta affinché tutte le parti si ritirino.
Secondo Reuters, camion del PAM avevano aspettato quattro giorni a un posto di blocco controllato dalle forze regionali Amhara, alleate al governo, scaricando poi il cibo, senza aver raggiunto la zona dove serviva.
Secondo le Nazioni Unite, all’inizio di giugno almeno 350.000 persone nel Tigray hanno affrontato la carestia. L’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale la scorsa settimana ha stimato il numero a 900.000.
Intanto, è attesa per settimana prossima una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per discutere della disputa tra Sudan, Etiopia ed Egitto sulla grande Diga della Renaissance, costruita dall’Etiopia sul Nilo Azzurro. L’Etiopia, che in precedenza aveva respinto le richieste di Egitto e Sudan di coinvolgere mediatori al di fuori dell’Unione africana, non è entusiasta del coinvolgimento del Consiglio di sicurezza e ha ribadito la richiesta di rinviare la questione all’Unione africana.
Rd Congo
Altre dieci persone sono state uccise mercoledì notte a Beni, provincia del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo. L’ennesimo attacco delle ADF, gruppo armato classificato dagli Stati Uniti come affiliato allo Stato islamico.
Molti residenti denunciano l’inefficacia dello stato d’assedio regionale deciso dal presidente Tshisekedi per proteggere i civili e tentare di sconfiggere i gruppi armati, in particolare proprio le ADF. Un gruppo di giovani inferociti ha marciato con il corpo di una delle vittime attraverso la città, scandendo slogan di critica all’esercito e allo stato d’assedio decretato il 6 maggio.
E l’ambasciatore degli Stati Uniti Mike Hammer si è recato in visita a Beni giovedì, in seguito all’ultimo attacco e alle esplosioni che domenica avevano colpito una chiesa cattolica e un mercato, sempre a Beni, ferendo quattro persone.
Secondo Mike Hammer, la situazione è complessa e richiede tempo, ma con un coordinamento fra governo congolese, autorità di sicurezza e intelligence della Monusco (la Missione delle Nazioni Unite nella RDC) e il sostegno di altri Paesi e della comunità internazionale, è possibile migliorare la situazione. “In un incontro con i leader della società civile a Beni ho espresso le mie condoglianze alle famiglie delle vittime dei recenti attacchi terroristici di Daech-ADF. Insieme possiamo fare progressi nel portare stabilità e pace nella RDC orientale. Inizieremo la cooperazione di intelligence tra l’esercito congolese e gli Stati Uniti.
Togo
Il Togo ha lanciato martedì il più grande impianto solare dell’Africa occidentale, a circa 250 km a nord della capitale Lomé. Situato nel centro del Togo, questo impianto da 50 megawatt fornirà energia a più di 158.000 famiglie e farà risparmiare oltre un milione di tonnellate di emissioni di CO2.
L’impianto è stato costruito da AMEA Togo Solar, una sussidiaria di AMEA Power con sede a Dubai. Prende il nome dal principe ereditario di Abu Dhabi, lo sceicco Mohammed bin Zayed, il progetto ha ricevuto oltre 35 miliardi di franchi CFA (63,7 milioni di dollari) in prestiti dalla Banca di sviluppo dell’Africa occidentale e dal Fondo per lo sviluppo di Abu Dhabi.
“La centrale elettrica da 50 megawatt di picco dello sceicco Mohamed Bin Zayed a Blitta è il più grande impianto solare fotovoltaico nella sottoregione, che utilizza la tecnologia di inseguimento solare, che aumenta l’efficienza dei pannelli solari facendoli seguire il percorso del sole”, ha spiegato il ministro delle miniere Mila Aziable durante la cerimonia di apertura.
Il Togo, che importa più della metà della sua energia dalla Nigeria e dal Ghana, fa affidamento sull’energia solare per sviluppare l’accesso all’elettricità per i suoi otto milioni di residenti. “Questo progetto è il frutto della nostra ambizione di portare l’accesso universale all’elettricità e fornire energia pulita e rinnovabile a tutti”, ha dichiarato sui social media il presidente del Togo, Faure Gnassingbé.
Senegal
Si tratta di una prima assoluta: un asteroide nel sistema solare ora porta il nome di un senegalese, Maram Kaire. L’astronomo è stato premiato dall’Unione Astronomica Internazionale per aver molto investito nella promozione della disciplina e nella divulgazione della sua passione, ha recentemente condotto due missioni per la NASA nel suo paese.
Tantissimi i messaggi di congratulazioni, fra cui quello del presidente Macky Sall.
Un astéroïde du Système Solaire porte désormais le nom de l'astronome sénégalais Maram KAIRE. Je veux dire, ici, toute la fierté du Sénégal et le félicite pour cette belle distinction qui, tout en l'immortalisant, sublime sa passion et son engagement pour l’astronomie. pic.twitter.com/LVaw871LM2
— Macky Sall (@Macky_Sall) June 30, 2021
Maram Kaire, 42 anni, tiene i piedi per terra. ” Ancora non me ne rendo conto, accolgo la notizia con umiltà ” ha dichiarato. Dopo aver studiato all’estero, Kaire nel 2006 torna in Senegal, con un obiettivo: che i giovani possano trovare in loco corsi e infrastrutture legate all’astronomia. Con altri appassionati, ha creato ASPA, l’Associazione senegalese per la promozione dell’astronomia, che oggi conta cento soci e mille simpatizzanti, fa conferenze nelle scuole, laboratori, organizza il festival “Saint Louis sotto le stelle”… con l’obiettivo è divulgare l’astronomia al grande pubblico e creare vocazioni.
L’associazione organizza anche sessioni di osservazione della mezzaluna lunare per le festività religiose musulmane. Un compito “ delicato ”, sottolinea Maram Kaire, in un Paese dove comunità diverse hanno regolarmente interpretazioni diverse. ” La questione riguarda la fede, bisogna agire con grande neutralità per non scontrarsi con posizioni e dare informazioni scientifiche”.
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