Trump e Gaza: preoccupazioni legali
Scritto da Radio Bullets in data Febbraio 12, 2025
La proposta avanzata dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump di assumere il controllo della Striscia di Gaza e trasferire circa 2 milioni di palestinesi fuori dal territorio, solleva forti preoccupazioni tra gli esperti di diritto internazionale.
Secondo numerosi analisti, un’azione del genere costituirebbe una grave violazione delle norme internazionali. Con l’emergere di nuovi dettagli che riguardano la sua idea, le possibili infrazioni diventano ancora più evidenti.
La visione di Trump
Durante un’intervista a Fox News, Trump ha dichiarato che nel suo piano, i palestinesi di Gaza non avrebbero la possibilità di far ritorno alle proprie terre, un’affermazione che contrasta con uno dei principi fondamentali del diritto internazionale e potrebbe configurarsi come un crimine internazionale.
Queste dichiarazioni hanno minato i tentativi del suo staff di ridimensionare la proposta iniziale, sostenendo che l’evacuazione sarebbe stata solo temporanea e volontaria, il che avrebbe potuto conferirle una qualche giustificazione legale.
Un modo per trasformare crimini internazionali in proposte politiche che normalizzano violazioni delle leggi internazionali
Deportazione forzata
Il trasferimento forzato di una popolazione civile rappresenta una violazione delle convenzioni umanitarie, un crimine di guerra e un crimine contro l’umanità.
Il divieto di tali azioni è sancito sin dal Codice Lieber, un insieme di regole sulla condotta bellica risalente alla Guerra civile americana, e ribadito nelle Convenzioni di Ginevra, sottoscritte anche dagli Stati Uniti.
Inoltre, il Tribunale di Norimberga ha classificato tali azioni come crimini di guerra, una posizione poi confermata dallo Statuto di Roma, che ha istituito la Corte penale internazionale.
Se il trasferimento forzato di popolazioni avviene in base a criteri etnici, religiosi o nazionali, può configurarsi anche come persecuzione, un ulteriore crimine secondo il diritto internazionale.
La Corte penale internazionale riconosce lo Stato di Palestina, ha giurisdizione su eventuali crimini commessi a Gaza, indipendentemente dalla nazionalità dei responsabili, inclusi cittadini statunitensi.
In una conferenza stampa il 4 febbraio, quando gli è stato chiesto quanti palestinesi volesse spostare, Trump ha risposto: “Tutti”, aggiungendo che credeva sarebbero stati “entusiasti” della proposta.
Alla domanda su cosa sarebbe successo se si fossero rifiutati, ha ribattuto: “Non credo che diranno di no”.
La comunità internazionale ha reagito con fermezza, con Paesi come Francia, Germania, Irlanda, Spagna, Turchia, Russia e Cina che hanno condannato immediatamente la proposta.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha sottolineato l’importanza di rispettare il diritto internazionale e di evitare qualsiasi forma di pulizia etnica.
Il diritto al ritorno
Uno degli aspetti più critici della proposta di Trump è la negazione del diritto dei palestinesi di Gaza a rientrare nelle proprie case.
Il diritto internazionale prevede la possibilità di evacuazioni temporanee per proteggere i civili in situazioni di pericolo, ma solo se il rientro è garantito una volta cessata l’emergenza.
Trump, tuttavia, ha esplicitamente dichiarato che non intende permettere il ritorno della popolazione di Gaza, rendendo la sua proposta legalmente insostenibile.
Il diritto al ritorno è sancito da diversi trattati internazionali, tra cui il Patto internazionale sui diritti civili e politici, ratificato dagli Stati Uniti.
Inoltre, la questione del ritorno dei rifugiati palestinesi è stata uno dei nodi irrisolti nei negoziati per la pace in Medio Oriente.
Dopo la guerra del 1948, circa 700.000 palestinesi furono costretti a lasciare le proprie case, in un esodo conosciuto come “nakba” o “catastrofe”, e da allora Israele ha negato il loro ritorno.
L’annessione del territorio
Domenica, Trump ha ribadito la sua idea che gli Stati Uniti prendano il controllo di Gaza, definendo l’area “un grande sito immobiliare” che Washington potrebbe possedere.
Appropriarsi di un territorio straniero senza consenso rappresenta una chiara violazione del diritto internazionale.
Anche se gli Stati Uniti non riconoscono ufficialmente la Palestina come Stato, l’ONU lo fa e la maggioranza dei suoi membri sostiene il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione. Secondo la Corte internazionale di giustizia, i palestinesi hanno diritto a determinare il proprio futuro, e qualsiasi tentativo di annettere Gaza senza il loro consenso violerebbe tale principio fondamentale.
L’impatto della posizione di Trump sul diritto internazionale
Trump non sembra preoccupato delle ripercussioni della sua proposta sulle istituzioni che regolano il diritto internazionale.
Da poco presidente, ha imposto sanzioni contro la Corte penale internazionale e firmato un ordine esecutivo per rivedere il coinvolgimento degli Stati Uniti nelle Nazioni Unite, sollevando interrogativi sul loro impegno verso la legalità internazionale.
Inoltre, ha ritirato gli Stati Uniti dal Consiglio per i diritti umani dell’ONU.
Anche se il piano di Trump per Gaza non dovesse essere attuato, il suo atteggiamento verso il diritto internazionale potrebbe avere conseguenze significative per gli interessi globali degli Stati Uniti.
Indebolire le norme che regolano i conflitti e la sovranità potrebbe incoraggiare altre potenze, come la Cina, a sfidare lo status quo in regioni critiche come ad esempio Taiwan.
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