10 febbraio 2021 – Notiziario

Scritto da in data Febbraio 10, 2021

Ascolta il notiziario

  • L’attivista saudita al-Hathloul potrebbe essere rilasciata tra poche ore dopo 1.000 giorni di carcere, ha detto la sorella (copertina).
  • Bielorussia: due giornaliste alla sbarra.
  • Egitto: aperto il valico di Rafah, a tempo indeterminato.
  • Stati Uniti: Biden continuerà con l’estradizione di Assange.
  • Turchia: Clubhouse, diventa un paradiso per i manifestanti dell’università di Bogazici.
  • La Spagna riformerà le leggi sulla libertà di espressione dopo che un rapper è finito in prigione.
  • La Colombia non riesce a proteggere i difensori dei diritti umani.

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli. Musiche di Walter Sguazzin

Arabia Saudita

L’attivista per i diritti delle donne saudite nominata al premio Nobel, Loujain al-Hathloul dovrebbe essere rilasciata dalla prigione, dopo aver trascorso più di 1.000 giorni in detenzione. In una serie di tweet, sua sorella, Alia al-Hathloul, ha detto che Loujain avrà la libertà vigilata e sarà soggetta al divieto di viaggio, il che significa che non può lasciare il paese. «Posso gentilmente chiedere di non usare la parola ‘libera’ o ‘liberata’ per notare il potenziale rilascio di Loujain, in quanto non è libertà. Sarà un potenziale rilascio dalla prigione ed è ancora in libertà vigilata, divieto di viaggio e in attesa di notizie del processo di appello», ha twittato Alia.

Al-Hathloul, 31 anni, è stata arrestata nel maggio 2018 − insieme a circa una dozzina di altre donne attiviste − poche settimane prima della storica revoca di un decennale divieto di guida alle donne. Durante la sua permanenza in prigione gli attivisti a lei vicini hanno affermato che è stata sottoposta a isolamento e tortura. Al-Hathloul ha ufficialmente trascorso 1.000 giorni in prigione lunedì. A dicembre è stata condannata a cinque anni e otto mesi di prigione per crimini legati al terrorismo, ed è stata accusata di aver cercato di cambiare il sistema politico saudita e di aver danneggiato la sicurezza nazionale.

Twitter ha rimosso il badge blu verificato dagli account di diversi prigionieri politici sauditi, tra cui due importanti religiosi che sono stati arrestati in un giro di vite contro riformisti, attivisti e critici del governo. Tra coloro la cui etichetta di verifica è stata rimossa ci sono  Ali al-Omary e Awad al-Qarni, due figure religiose di alto profilo che sono incarcerate dal 2017. Sono stati presi durante un’epurazione seguita  all’ascesa di Mohammed bin Salman alla carica di principe ereditario. Allo stesso modo, secondo l’account Twitter Prisoners of Conscience, i conti del filantropo saudita Khaled al-Mohawesh e del giornalista Khaled al-Alkami, anch’essi incarcerati nell’epurazione del 2017. E ancora l’account dell’economista Essam el-Zamil, un altro prigioniero politico, è stato sospeso.

Turchia

Quando la polizia turca ha circondato l’Università di Bogazici all’inizio di questo mese, ha lanciato un avvertimento. Rimuovere la protesta verso l’ufficio del rettore o affrontare l’arresto. Sembrava che la fine fosse vicina, eppure la gente in tutto il paese aveva gli occhi aperti sulle manifestazioni, alla ricerca di più informazioni di quelle che i media tradizionali potevano fornire. È stato a questo punto che è entrato in gioco Clubhouse, si legge su Middle East Eye. Gli studenti sono in protesta da circa un mese contro la nomina della lealista del partito al governo Melih Bulu a rettore, da parte del presidente Recep Tayyip Erdogan, definendola antidemocratica dal momento che Bulu è il primo rettore nominato al di fuori di un’università dal colpo di Stato militare nel 1980. I manifestanti dopo aver utilizzato YouTube, Twitter e altre piattaforme di social media, hanno ora iniziato a utilizzare qualcosa di nuovo per diffondere i loro messaggi: si tratta della nuova app di social media, solo audio, Clubhouse. In meno di un’ora un gruppo di chat composto da 5.000 persone si è riunito e ha iniziato a trasmettere informazioni in tempo reale dal posto. Chi ascoltava poteva ascoltare in tempo reale il raid della polizia e gli arresti. Gruppi simili hanno trasmesso per ore, alcuni ininterrottamente per più di un giorno, diventando rapidamente un centro di attivismo poiché gli utenti chiedevano tende, coperte, cibo e altre cose di cui avevano bisogno. Furkan Dabaniyasti, moderatore di una delle più famose stanze del Bogazici Clubhouse, ha affermato che l’interesse per il dibattito è stato pari alle popolari apparizioni del miliardario sudafricano Elon Musk sull’app.

Libano

Non ci sono segni di tortura sul corpo di Loqman Slim, 58enne attivista politico libanese ucciso nella notte tra il 3 e il 4 febbraio scorso nel sud del Libano. Lo ha riferito la moglie di Slim, Monika Borgman, citata dai media. Borgman e la famiglia hanno chiesto nei giorni scorsi che venga aperta un’inchiesta internazionale parallela a quella in corso in Libano. Slim esprimeva da anni pubblicamente posizioni molto critiche nei confronti di Hezbollah, il movimento sciita libanese filo-iraniano molto influente nelle dinamiche militari, politiche ed economiche libanesi.

Israele e Palestina

Esperti dei diritti umani delle Nazioni Unite hanno chiesto a Israele di porre fine all’uso della tortura e di altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti contro i palestinesi. Israele dovrebbe «rivedere, sospendere e/o abrogare urgentemente e in modo completo la necessità di difesa applicata nelle indagini penali e qualsiasi legge, regolamento, politica e pratica che autorizzi, giustifichi, acconsenta o conduca in altro modo all’impunità per tali gravi violazioni dei diritti umani», hanno detto gli esperti lunedì in una dichiarazione.

Egitto

Il valico di Rafah, l’unico accesso alla Striscia di Gaza non controllato dagli israeliani, è stato aperto dall’Egitto «per la prima volta da anni a tempo indeterminato» e non quindi, come di consueto, solo «per tre-quattro giorni». In questo momento a Il Cairo sono in corso colloqui inter-palestinesi con 14 fazioni in vista delle prime elezioni da 15 anni.

Spagna

La Spagna allenterà le sue restrizioni alla libertà di parola, ha detto ieri il governo in risposta alla rabbia nazionale nata dalla condanna all’incarcerazione di un rapper per una canzone e un tweet. Un cambiamento nella legge non impedirebbe di per sé l’incarcerazione di Pablo Hasel, a cui è stato ordinato di consegnarsi entro la fine di questa settimana per scontare una pena detentiva di nove mesi imposta nel 2018 ai sensi di una legge sulla sicurezza. Lui ha detto che non si costituirà. I testi e i tweet di Hasel, che includono riferimenti a gruppi di guerriglia vietati, paragonavano un tribunale ai nazisti e definivano l’ex re Juan Carlos un capo della mafia: secondo la legge del 2015 avrebbe pertanto incoraggiato la violenza e insultato la monarchia. Più di 200 artisti, tra cui il regista Pedro Almodovar, l’attore Javier Bardem e il cantante Joan Manuel Serrat, hanno firmato una petizione contro la condanna di Hasel, chiedendo di cambiare la legge. I sostenitori di Hasel hanno manifestato chiedendo che non sia imprigionato.

Ungheria

La principale stazione radio indipendente ungherese Klubradio ha perso l’appello per mantenere la sua licenza dopo che l’Autorità sui media NMHH ha accusato l’emittente di aver violato le regole. «La decisione, sebbene prevista, è stata vergognosa e codarda», ha dichiarato Andras Arato, direttore di Klubradio. La stazione aveva chiesto al tribunale metropolitano di Budapest di costringere NMHH a rilasciare una licenza di trasmissione temporanea, ma il suo appello è stato respinto.

Russia

Il noto regista Kirill Serebrennikov ha confermato che sta lasciando il suo incarico alla guida del Centro teatrale Gogol. Sul suo account Instagram il regista ha pubblicato un documento dell’assessorato alla Cultura del Comune di Mosca in cui gli viene notificato che il contratto scade il 25 febbraio ed evidentemente non gli sarà rinnovato. Lo riporta la testata online Meduza. A giugno Serebrennikov è stato condannato a tre anni per appropriazione indebita, ma con la sospensione condizionale della pena, in un controverso processo da molti ritenuto di matrice politica.

Leonid Volkov, uno dei più stretti collaboratori del dissidente in carcere Alexei Navalny, ha spiegato che il 14 febbraio si chiede di protestare agli abitanti delle grandi città russe uscendo la sera nel cortile della propria palazzina, accendere le luci dei cellulari e restare così per alcuni minuti, poi scattare una foto e pubblicarla sui social.

Bielorussia

Si è aperto ieri a Minsk il processo a due giornaliste, Katerina Bakhvalova e Daria Chultsova, accusate di organizzare proteste contro il regime di Aleksandr Lukashenko: imputazioni che le due reporter hanno respinto davanti alla Corte e che il Comitato per la protezione dei giornalisti e l’ambasciata americana hanno definito “assurde” e “ingiuriose”. Bakhvalova e Chultsova, 27 e 23 anni, lavorano per la tv Belsat, con base in Polonia. Sono state arrestate il 15 novembre mentre coprivano una manifestazione antigovernativa in memoria di un manifestante ucciso. Dopo sette giorni in cella con l’accusa di «partecipazione a una manifestazione non autorizzata», le due giovani reporter sono state incriminate per «organizzazione e preparazione di proteste che violano palesemente l’ordine pubblico»: un reato punibile con la reclusione fino a tre anni.

Afghanistan

Nella capitale Kabul, martedì uomini armati hanno aperto il fuoco nel quartiere di Bagh-e-Daud e ucciso quattro dipendenti del ministero per lo Sviluppo rurale secondo Ferdaws Faramarz, portavoce del capo della polizia della città. Altrove sempre a Kabul, una bomba magnetica attaccata a un’auto è esplosa, ferendo un altro dipendente del governo, ha aggiunto. Sempre martedì quattro agenti di polizia sono rimasti uccisi e un quinto ferito quando il loro veicolo ha colpito una bomba sul ciglio della strada nel distretto Zenda Jan, nella provincia occidentale di Herat: lo ha riferito il governatore provinciale Wahid Qatali. Stamattina già altre due esplosioni nella capitale, si registrano almeno quattro feriti.

Pakistan

La famiglia di una ragazzina di 12 anni che è stata incatenata in un recinto per più di sei mesi, dopo essere stata rapita e costretta a sposare il suo rapitore, ha attaccato le autorità per non aver fatto nulla per aiutarli. Il caso è tra quelli ora all’esame di un’inchiesta governativa sulle conversioni forzate di donne e ragazze di minoranze religiose, dopo che la polizia ha rilasciato l’uomo affermando che credeva che la ragazzina lo avesse sposato di sua spontanea volontà. La bambina era stata presa lo scorso giugno dal 29enne Khizer Hayat e costretta a lavorare per lo sgombero dello sterco di animali. La famiglia della bambina è arrabbiata perché non sono state intraprese azioni contro l’uomo. La polizia ha inizialmente trattenuto Hayat ma poi lo ha rilasciato, dicendo che non c’erano prove che la ragazza non avesse acconsentito al matrimonio e che un rapporto medico diceva che aveva 16 anni. Il padre − che non è stato nominato per proteggere la sua identità − ha detto a The Guardian che la polizia aveva scoperto sua figlia in una casa ad Hafizabad, a 110 km (68 miglia) dalla sua. «Hanno violentato ripetutamente mia figlia. È traumatizzata dopo essere stata sottoposta a torture fisiche e mentali. L’avevano convertita con la forza all’Islam. È stata tenuta come schiava e costretta a lavorare con una catena attaccata alle caviglie. La polizia non ha registrato la mia denuncia e mi ha minacciato [per] essere di una minoranza cristiana e ha usato osservazioni discriminatorie», ha detto. Ha mostrato il certificato di nascita di sua figlia insieme a fotografie di tagli profondi e piaghe sulle caviglie. Secondo un rapporto del 2019 della commissione per i diritti umani del Pakistan, ogni anno circa 1.000 donne cristiane e indù vengono rapite e sposate con la forza. Molte delle vittime sono minorenni. Le aggressioni sessuali e i matrimoni falsi sono usati dagli autori per intrappolare le vittime, e le autorità raramente intervengono. La piccola popolazione cristiana del Pakistan − circa 2,5 milioni nel paese di 223 milioni di abitanti, a maggioranza musulmana − deve affrontare frequenti discriminazioni. Nel 2020 una ragazza cattolica di 14 anni di Faisalabad è stata rapita con le armi da fuoco e costretta a “sposare” il suo rapitore di 45 anni. È riuscita a scappare e si è nascosta con i suoi genitori dopo che un tribunale ha stabilito che debba tornare dal suo rapitore.

Stati Uniti

L’amministrazione Biden continuerà a chiedere l’estradizione del fondatore di WikiLeaks Julian Assange, ha detto ieri un funzionario del Dipartimento di Giustizia. Ciò significa che gli Stati Uniti continueranno a contestare la decisione di Vanessa Baraitser, il giudice britannico che si è pronunciato contro l’estradizione citando il rischio che Assange si suicidi se finisse in una prigione supermax statunitense.
Il processo di appello potrebbe richiedere mesi e Assange è ancora detenuto nella prigione di Belmarsh a Londra. L’amministrazione Trump ha incriminato Assange con 17 capi di spionaggio e cospirazione per aver commesso un crimine informatico. Se estradato, Assange potrebbe rischiare fino a 175 anni di prigione per aver denunciato crimini di guerra statunitensi. Assange ha usato pratiche giornalistiche standard per ottenere le fughe di notizie per le quali è stato incriminato, cosa che molti gruppi per i diritti umani, organizzazioni giornalistiche e funzionari delle Nazioni Unite hanno sottolineato. Con il cambiamento nelle amministrazioni statunitensi, i sostenitori di Assange hanno fatto appello al presidente Biden per far cadere le accuse contro il fondatore di WikiLeaksPiù di 20 organizzazioni hanno inviato una lettera al Dipartimento di Giustizia di Biden chiedendo il rilascio di Assange. «L’incriminazione del signor Assange minaccia la libertà di stampa perché gran parte della condotta descritta nell’accusa è una condotta che i giornalisti utilizzano regolarmente, e che devono usare per svolgere il lavoro di cui il pubblico ha bisogno», si legge nella lettera. Tra i firmatari della lettera l’American Civil Liberties Union, Amnesty International, Human Rights Watch e Reporter Senza Frontiere.

Il Senato americano al voto per consentire l’inizio del processo di impeachment di Trump.

Haiti

Il presidente di Haiti Jovenel Moise ha tentato ieri di espellere tre giudici proposti come potenziali leader nazionali ad interim per sostituirlo nell’ultima svolta della crisi politica del paese. Moise afferma che il suo mandato durerà fino al febbraio 2022, ma l’opposizione sostiene che avrebbe dovuto terminare lo scorso fine settimana, in una situazione di stallo sulle elezioni contestate. I funzionari fedeli a Moise hanno affermato domenica di aver sventato un tentativo di assassinarlo e rovesciare il governo con un colpo di Stato. «Yvickel Dieujuste Dabrezil, Wendelle Coq Thelot e Joseph Mecene Jean-Louis, giudici presso la Corte d’appello, sono in pensione», ha annunciato un’edizione speciale della rivista ufficiale haitiana. Il decreto sembrava essere contrario alla costituzione e alla legge haitiana. Jean-Louis ha detto all’inizio di questa settimana di aver accettato il ruolo di leader ad interim per supervisionare una transizione di potere dal governo di Moise. Gli Stati Uniti hanno finora sostenuto la posizione di Moise che sembra aver mantenuto il controllo della nazione insulare caraibica, paese con una lunga storia di instabilità e profonda povertà aggravata da disastri naturali.

Colombia

La Colombia non è riuscita a proteggere gli attivisti per i diritti umani nelle sue comunità remote, provocando centinaia di uccisioni da quando il governo ha raggiunto un accordo di pace con il più grande movimento ribelle del paese nel 2016: lo ha detto oggi un gruppo di monitoraggio internazionale.
I gruppi armati, compresi alcuni formatisi dalle forze armate rivoluzionarie della Colombia, ora smobilitate, note come FARC, sono responsabili di una parte degli omicidi, hanno affermato in un rapporto di 127 pagine i ricercatori di Human Rights Watch. L’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha documentato più di 400 uccisioni di attivisti dal 2016, di cui 108 avvenute nel 2019 e 53 nel 2020. La cifra per lo scorso anno potrebbe aumentare perché sono ancora in fase di verifica 80 ulteriori omicidi segnalati. I difensori dei diritti umani includono leader della comunità, indigeni, contadini e afro-colombiani, nonché attiviste per i diritti delle vittime e delle donne.
L’accordo di pace del 2016 con le FARC ha posto fine a cinquant’anni di guerra. Ma il gruppo ha subito profonde divisioni, con alcuni dei suoi membri diretti verso i movimenti di sinistra tradizionali, mentre altri hanno rinunciato al processo di pace e sono tornati alle armi. Sebbene l’accordo includesse strategie per porre rimedio ai problemi che hanno acceso i conflitti per decenni, il governo è stato lento nell’attuare iniziative per rafforzare la presenza delle autorità nelle aree rurali, combattere le economie illegali e affrontare la scarsità di opportunità economiche legittime, secondo il rapporto. Lasciati ad agire come quasi funzionari del governo, i leader dei gruppi indigeni e di altre organizzazioni sociali sono esposti a un rischio maggiore poiché i gruppi armati possono prenderli di mira. L’organizzazione per i diritti umani con sede a New York ha detto che alcuni attivisti per i diritti sono stati uccisi per il loro sostegno alle proposte del governo avviate nell’ambito dell’accordo, inclusa la sostituzione delle colture alimentari con la coltivazione della coca, la pianta da cui viene prodotta la cocaina.
Tra le uccisioni menzionate nel rapporto c’è quella di Deiver Quintero Pérez, che ha organizzato attività per bambini per tenerli lontani dai gruppi armati nella sua comunità della Colombia settentrionale. È stato colpito più volte alla testa nel febbraio 2018 e il suo corpo è stato trovato in un fiume. I pubblici ministeri hanno detto che un altro gruppo ribelle, l’Esercito popolare di liberazione, lo ha ucciso perché sembrava aiutare il governo. «La Colombia ha avuto il maggior numero di difensori dei diritti umani uccisi negli ultimi anni di qualsiasi paese dell’America Latina, ma la risposta del governo è stata per lo più limitata a discorsi, con poche azioni significative», ha detto in un dichiarazione. «L’amministrazione del presidente Iván Duque condanna spesso le uccisioni, ma la maggior parte dei sistemi governativi per affrontare il problema sono a malapena funzionanti o presentano gravi carenze».

India

Continuano nella valle indiana dello Uttarakha, al confine con il Tibet, le operazioni di soccorso per salvare 34 persone ancora bloccate in un tunnel ostruito da tonnellate di macerie, dopo una devastante alluvione dovuta al crollo di un ghiacciaio himalayano che ha lasciato dietro di sé almeno 31 morti e oltre 170 dispersi. La maggior parte dei dispersi nel tunnel − a forma di U di 2,7 chilometri − sono lavoratori di due centrali elettriche a Tapovan. Dodici persone sono state soccorse domenica a un’estremità del tunnel, ma altre 34 sono ancora bloccate all’altra estremità, come riferito dall’agente di polizia Banudutt Nair responsabile dell’operazione di salvataggio. Durante la notte tra lunedì e martedì centinaia di lavoratori hanno lottato per sgomberare il tunnel dai detriti riuscendo a liberare 120 metri.

Myanmar

L’esercito ha vietato gli assembramenti di più di cinque persone a Rangoon e in altre dieci regioni del paese, nel tentativo di contenere le proteste contro il golpe che hanno portato centinaia di migliaia di persone nelle strade e a scontri ieri mattina, per il quarto giorno consecutivo, con le forze di sicurezza che hanno sparato proiettili di gomma. Quattro feriti, almeno uno in condizioni critiche. Oggi i manifestanti sono comunque tornati in piazza a protestare. Le Nazioni Unite hanno condannato l’uso della forza contro i manifestanti.

Cina

Secondo i dati raccolti dal team dell’Oms a Wuhan per cercare l’origine del coronavirus, l’origine sarebbe animale, ha detto il capo della missione dell’Oms a Wuhan, Peter Ben Embarek, in una conferenza stampa nella città cinese, primo focolaio del coronavirus. «Il lavoro sul campo a proposito di quanto è successo all’inizio della pandemia di coronavirus, non ha stravolto le convinzioni che avevamo prima di cominciare», ha detto ancora il ricercatore. «I dati puntano verso i pipistrelli, ma è improbabile che questi animali si trovassero a Wuhan», ha aggiunto il capo della missione dell’Oms. «Non è ancora possibile individuare l’intermediario animale per il Covid», ha concluso il ricercatore durante la conferenza stampa.

Ti potrebbe interessare anche:

E se credete in un giornalismo indipendente, serio e che racconta recandosi sul posto, potete supportarci andando su Sostienici


[There are no radio stations in the database]