20 ottobre 2020 – Notiziario in genere

Scritto da in data Ottobre 20, 2020

Coronavirus: servono più risorse per la parità di genere in Europa. Eve Ensler: «Sul cimitero dei feti dobbiamo insorgere». Ucraina: la bandiera Lgbtq+ sotto attacco. L’Onu condanna la legge su castrazione e pena di morte per gli stupratori in Nigeria. Ebola: l’Oms istituisce una commissione d’inchiesta sugli abusi sessuali in Repubblica Democratica del Congo. Nel mondo le donne occupano solo il 24% dei seggi parlamentari e il 18% dei ruoli di ministra.

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Coronavirus

UN Women Asia and the Pacific | Sharmin Akter lavora per il progetto LIUPC del UN Development Programme. Il suo lavoro è quello di sensibilizzare le persone all’importanza del lavarsi le mani e mantenere l’igiene nella gestione della pandemia di Coronavirus tra le persone più marginalizzate.

Pari opportunità a rischio in Europa

Che la pandemia di coronavirus abbia avuto e stia ancora avendo effetti devastanti sulla parità di genere e stia spostando indietro le lancette dell’orologio, facendo perdere quel poco che si è nel frattempo guadagnato, è un tema che torna più volte su queste frequenze. Affrontare l’impatto della pandemia è quanto chiede un progetto di parere adottato dal Comitato delle Regioni (CdR) e intitolato «Un’unione di uguaglianza». L’emergenza sanitaria, si spiega, ha infatti reso più visibili le disuguaglianze già esistenti. Necessario quindi aggiornare la strategia di intervento. In molti paesi europei, nel corso del lockdown, sono aumentati i casi di violenza domestica. Lo smart working ha portato particolarmente le donne a fare fatica nel coniugare lavoro e famiglia. E le donne stesse, impegnate nei settori sanitari e dell’assistenza, necessiterebbero di più tutele e stipendi più alti. Gli enti locali e regionali chiedono anche finanziamenti adeguati per le politiche di genere nel bilancio a lungo termine dell’Ue per il 2021-27. «Le donne sono maggiormente esposte alle conseguenze della crisi economica derivante dalla pandemia», spiega la presidente della  regione della Rioja, in Spagna, Concepción Andreu Rodríguez. «E ciò dovrebbe pertanto essere pienamente riconosciuto nei piani di ripresa e resilienza che saranno lanciati il prossimo anno». Le donne, dice ancora, «devono essere al centro della ripresa dell’Europa e del dibattito sul suo futuro. Sebbene la nostra leadership sia essenziale, soffriamo ancora di un grande squilibrio di genere nel processo decisionale».

V

Lindsay Aikman/Michael Priest Photography per Women’s eNews | V (Eve Ensler)

«Dobbiamo insorgere contro quanto accaduto in Italia con la sepoltura dei feti»

«Negli ultimi mesi l’arretramento in tutto il mondo dei diritti delle donne è sotto gli occhi di tutti, alimentato da fascismi, nazionalismi e suprematismi che sono alla base di tanti regimi in diversi Paesi, dalla Russia di Putin al Brasile di Bolsonaro, ma anche dove questi regimi non sono al potere si assiste a un indubbio arretramento, a uno sradicamento. Le notizie orripilanti, ripeto orripilanti, dei cimiteri dei feti in Italia con sulla croce scritto il nome delle donne sono qualcosa di terribile, qualcosa contro cui dobbiamo insorgere». Sono state queste, tra l’altro, le parole di “V”, Eve Ensler, drammaturga e attivista, autrice del celebre “I monologhi della vagina”, che in una lunghissima diretta Facebook organizzata dalla sede italiana dell’organizzazione da lei stessa fondata nel 2012, One Billion Rising, ha dialogato con oltre 70 donne collegate. “V” ha invitato a non mollare in una fase come questa che per le donne, tra effetti economici e sociali della pandemia legati al lockdown (l’impennata di casi di violenza domestica), sembra tornare indietro di anni anzichè andare avanti. «C’è molto da temere ma anche molto da fare», ha detto. «La pandemia ha portato alla luce tutte le disuguaglianze, le ingiustizie, le iniquità e in misura particolare per le donne “prime” vittime di questa emergenza. Ma non dobbiamo perdere la speranza perchè proprio da queste situazioni critiche può nascere una vera svolta. Intanto puntiamo alla solidarietà tra donne, alla sorellanza, al farci forza, organizzarci in piccoli gruppi: tutte insieme faremo la differenza e il cambiamento».

Bolivia

Giù le statue di Colombo e di Isabella la Cattolica

Un gruppo di donne boliviane, appartenenti al collettivo “Mujeres Creando”, ha manifestato nei giorni scorsi a La Paz in occasione del 528° anniversario della scoperta dell’America bersagliando in particolare i monumenti dedicati a Cristoforo Colombo e alla regina spagnola dell’epoca, Isabella la Cattolica. La notizia è riportata dal quotidiano Los Tiempos. Prima dell’alba un commando aveva imbrattato con vernice rossa il monumento a Colombo, opera dello scultore italiano Giuseppe Graziosa, inaugurato nel 1926 su iniziativa della comunità italiana in Bolivia.  Ma la principale manifestazione è stata realizzata più tardi sulla piazza Isabella la Cattolica, dove una responsabile del collettivo ha letto un proclama in cui si è chiesto «al governo municipale di La Paz e al governo spagnolo di rinunciare a questa assurda piazza in nome della regina di Spagna, che oggi ribattezziamo “Plaza de la Chola globalizada” (Piazza della donna indigena aymara globalizzata)». Mentre i presenti applaudivano, alcune donne si sono arrampicate sul monumento rivestendo la regina spagnola che finanziò la spedizione di Cristoforo Colombo con abiti tradizionali indigeni: sombrero (cappello), pollera (gonna), poncho e aguayo (coperta multifunzione).

"Plaza de la chola globalizada" ni idiotizada ni domesticada (antes Plaza Isabel la Catolica)#NuestrosSueñosNoCabenEnSusUrnas

Pubblicato da Mujeres Creando su Lunedì 12 ottobre 2020

Nigeria

UN Women | Michelle Bachelet in Uruguay

L’Onu condanna la legge nigeriana sulla castrazione e pena di morte degli stupratori

L’Alta commissaria dell’Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha condannato la legge firmata di recente nello stato nigeriano di Kaduna, che prevede la castrazione e la pena di morte per chi stupra i bambini. Secondo la norma, gli uomini condannati per aver violentato un bambino di età inferiore ai 14 anni devono essere castrati chirurgicamente e condannati a morte, per le donne è prevista la salpingectomia (rimozione delle tube di Falloppio) e la pena di morte. Bachelet ha detto che è stato dimostrato essere la certezza della punizione, piuttosto che la sua gravità, a scoraggiare il crimine. «La castrazione chirurgica e la salpingectomia violano il divieto assoluto di tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti ai sensi del diritto internazionale sui diritti umani», ha aggiunto. Negli ultimi mesi la Nigeria ha registrato crescenti proteste da parte dell’opinione pubblica per i bassi tassi di condanna dopo aggressioni sessuali. Kaduna è l’unico Stato del Paese ad avere simili disposizioni sullo stupro.

Repubblica Democratica del Congo

United Nations Organization Stabilization Mission in the Democratic Republic of the Congo | Tedros Adhanom Ghebreyesus

Una commissione indipendente Oms sugli abusi in Congo

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sta istituendo una commissione indipendente di sette persone per indagare sulle denunce di sfruttamento e abuso sessuale da parte degli operatori umanitari durante l’epidemia di Ebola nella Repubblica Democratica del Congo (RdC). A guidare l’inchiesta saranno Aichatou Mindaoudou, ex ministra degli Affari esteri e dello Sviluppo sociale del Niger, e Julienne Lusenge, attivista congolese per i diritti umani. Lusenge è conosciuta in particolare per il suo lavoro a favore delle vittime di violenza sessuale nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo e ha co-fondato un gruppo congolese per i diritti delle donne che sostiene le superstiti. Mindaoudou è una rappresentante speciale dell’Onu in Costa d’Avorio e Darfur da quando lavora per il governo del Niger. «Il ruolo della commissione indipendente sarà quello di stabilire rapidamente i fatti, identificare e sostenere le superstiti, garantire che qualsiasi abuso in corso sia terminato e fare in modo che i responsabili rispondano delle proprie azioni», dice il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Ucraina

Facebook | Kyiv Pride

La bandiera sul centro commerciale

In Ucraina è scontro tra gli attivisti LGBT+ e gli esponenti dei movimenti dell’ala destra del Paese. La nostra Julia Kalashnyk da Kiev.

Tutto nasce dalla decisione di trasmettere sul maxi schermo di uno dei centri commerciali della capitale ucraina la bandiera LGBT+ con lo slogan “Essere diversi, bene insieme”, con l’intento di attirare, appunto, l’attenzione della società su una tematica che non viene ancora accettata del tutto nel Paese. La bandiera arcobaleno sarebbe dovuta apparire sulla struttura dal 5 all’11 di ottobre, per celebrare il PrideMonth2020 in Kyiv, che si concludeva poi con la Giornata mondiale del coming out: una “giornata del coraggio” per dichiarare il propio orientamento sessuale.

I piani degli attivisti sono stati resi vani però dagli esponenti del gruppo conservatore di estrema destra “Tradizione e Ordine”, nonché dal Corpo Nazionale (Nazkorpus), il partito politico nazionalista, sempre di estrema destra. Mancava qualche giorno prima che la rotazione della bandiera finisse, e gli esponenti di questi gruppi avevano manifestato nei pressi del centro commerciale in questione, chiedendo di sostituire la bandiera arcobaleno con un’immagine in memoria dei cadetti e degli ufficiali morti nel recente disastro dell’An-26 a Kharkiv, nell’Ucraina orientale. E l’amministrazione del centro commerciale è stata accusata di “propaganda di omosessualità”. E non finisce qui.

L’organizzazione KyivPride afferma che il Corpo Nazionale avrebbe minacciato l’amministrazione del centro commerciale, chiedendo loro di togliere le immagini con la bandiera arcobaleno, riporta Ukrainska Pravda. Di conseguenza, il 9 ottobre, l’esposizione della bandiera sulla struttura commerciale è stata interrotta. Come ha scritto KyivPride sulla propria pagina Facebook, tutto ciò è avvenuto a causa delle minacce di «xenofobi radicali di destra».

La direttrice delle pubbliche relazioni del centro commerciale, in un commento a Ukrainska Pravda, ha trasferito la responsabilità della “sparizione” della bandiera su un’agenzia pubblicitaria locale. La domenica il centro di Kyiv si è riempito di un centinaio di persone, che si sono riunite per esprimere il dissenso per quanto accaduto, nonché sostenere i diritti LGBT+. Secondo il report di Human Rights Watch del 2019, oggi in Ucraina l’ambiente per chi appartiene alla comunità LGBT+ rimane ancora non sicuro.

Donne e leadership

WOCinTech Chat

Nel mondo le donne occupano solo il 24% dei seggi parlamentari e il 18% dei ruoli di ministra; nel 2018 solo 17 donne erano cape di stato o premier e nei ruoli gestionali di 1 azienda su 4 non c’era nessuna donna. Sono alcuni dei dati emersi da una ricerca del Geena Davis Institute on Gender in Media.

L’istituto è stato creato nel 2004 dall’attrice premio Oscar Geena Davis con lo scopo di raccogliere dati su presenza e ruoli femminili nell’entertainment e nei media e combattere la discriminazione. La ricerca realizzata dal Geena Davis Institute in collaborazione con Plan International si basa su un campione di 10mila ragazze di 19 Paesi di ogni continente, di età compresa tra i 16 e i 25 anni: il 59% vuole essere leader nel proprio lavoro ma il 60 % pensa di dover lavorare il doppio di un uomo per essere altrettanto rispettata. Nel mondo dei media e dell’industria cinematografica e televisiva la situazione non cambia: dei 10 film campioni d’incasso 2018 nessuno era diretto da una regista, solo 1 su 4 aveva una donna tra i produttori e solo 1 su 10 aveva una donna tra gli sceneggiatori. La ricerca ha poi esaminato come le 56 maggiori produzioni cinematografiche del mondo abbiano ritratto le donne leader: su 2.000 personaggi femminili analizzati solo il 27% ricopre ruoli da leader.

In copertina Flickr/Ged Carroll | Women

Colonna sonora Break the chain, prodotto da Eve Ensler e V-Day.

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