5 ottobre 2020 – Notiziario

Scritto da in data Ottobre 5, 2020

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  • Egitto: arrestata un’altra giornalista mentre copriva le proteste (in copertina).
  • Amnesty International: migranti etiopi incinte languiscono negli infernali centri di detenzione dell’Arabia Saudita.
  • La polizia cilena, durante le proteste, getta un ragazzo di 16 anni da un ponte.
  • Senegal: mercato del legno nella capitale raso al suolo da un incendio.
  • Bike Beirut con Lance Armstrong per le vittime dell’esplosione.
  • Il re giordano accetta le dimissioni del primo ministro.
  • Norvegia: morto attivista anti-islam, forse omicidio.
  • Venezuela: arriva una terza nave iraniana carica di benzina.

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli. Musiche di Walter Sguazzin

Yemen

Negli ultimi tre giorni nello Yemen centrale si sono registrate decine di morti. I combattimenti principali sono avvenuti nella provincia di Maarib, dove gli Houthi hanno contestato le aree produttrici di petrolio, e le forze sostenute dai sauditi hanno cercato di spingerli via dal vitale porto di Hodeida, da dove passano gli aiuti.
Funzionari governativi hanno detto che almeno 30 Houthi sono stati uccisi a Maarib e non hanno fornito dati su Hodeidah, a parte su un civile ucciso nel fuoco incrociato. Hodeidah dovrebbe essere in uno stato di cessate-il-fuoco, ma le forze governative sembrano desiderose di farlo saltare di nuovo.

Arabia Saudita

Migranti etiopi imprigionati nei centri di detenzione sauditi sono costretti a vivere in celle affollate e utilizzare i pavimenti delle celle come servizi igienici. La testimonianza resa ad Amnesty International ha rivelato le condizioni “disastrose” nel centro di al-Dayer e nella prigione centrale di Jizan, dove sono stati detenuti etiopi e cittadini di altri paesi. Gli etiopi detenuti che hanno parlato con Amnesty hanno detto che almeno tre migranti sono morti durante la detenzione, perché alcuni erano tenuti in celle con almeno 350 persone. Dopo essersi lamentati delle loro cattive condizioni, i migranti hanno detto che le guardie li hanno torturati con “dispositivi elettronici” e picchiati. Tra i detenuti c’erano bambini, donne incinte e neonati, in condizioni spaventose. Amnesty International ha ottenuto le informazioni dopo aver intervistato 12 migranti etiopi detenuti tramite un’app di messaggistica tra il 24 giugno e il 31 luglio. Le loro accuse sono state confermate da video, foto e immagini satellitari analizzate dal laboratorio di prove dell’unità di crisi dell’organizzazione. I detenuti lavoravano nel nord dello Yemen, sono stati espulsi dai ribelli Houthi e inviati in Arabia Saudita a seguito allo scoppio della pandemia di coronavirus. L’Organizzazione internazionale per le migrazioni delle Nazioni Unite ha affermato che 2.000 etiopi rimangono bloccati sul lato yemenita del confine, senza cibo, acqua o assistenza sanitaria. I detenuti hanno anche espresso preoccupazione per il “numero significativo” di donne incinte in detenzione. Nessuna delle donne incinte che ha parlato con Amnesty ha dichiarato di aver ricevuto cure adeguate durante la detenzione. Roza, una detenuta etiope di 20 anni, era incinta di sei mesi quando ha parlato con Amnesty. Ha detto di aver visto molte donne incinte mentre era detenuta. Ha detto che le donne incinte alla fine sono state autorizzate a vedere un medico, ma sono state messe in catene di metallo e legate a coppie. Le donne incinte sono state portate in una sala esami ma non tutte hanno ricevuto cure adeguate. Roza ha detto che le è stata negata un’ecografia e che a tutte le donne sono state date le stesse pillole. Secondo quanto riferito, alcuni dei bambini detenuti ad al-Dayer si sono ammalati perché «dormivano in un posto sporco». L’Arabia Saudita ha da tempo messo in atto una repressione contro i migranti privi di documenti all’interno del Regno. Almeno 10.000 etiopi in media vengono deportati ogni mese.

Le autorità saudite hanno invitato i cittadini a «boicottare tutto ciò che è turco» dopo una dichiarazione del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, nella quale ha accusato alcuni paesi del Golfo di perseguire politiche che destabilizzano la regione, secondo quanto riporta Gulf News. «Il boicottaggio di tutto ciò che è turco, a livello di importazione, investimento o turismo, è responsabilità di ogni saudita – commerciante e consumatore – in risposta alla continua ostilità del governo turco contro la nostra leadership, il nostro Paese e i nostri cittadini»: lo ha detto in un tweet il capo della Camera di Commercio dell’Arabia Saudita, Ajlan al-Ajlan.

Iran

Foto: Thomas Arrive / Sciences Po

L’Iran ha rilasciato temporaneamente l’accademica franco-iraniana Fariba Adelkhah, che è stata in prigione con accuse di violazione della sicurezza nazionale. Adelkhah «è stata rilasciata con un braccialetto elettronico. Ora è con la sua famiglia a Teheran», ha detto l’avvocato Saeed Dehghan, senza fornire altri dettagli. Direttrice della ricerca all’università Sciences Po di Parigi, Adelkhah è stata arrestata nel giugno dello scorso anno. Il 16 maggio è stata condannata a sei anni di carcere per “cospirazione contro la sicurezza nazionale”. Nata in Iran nel 1959, ma residente in Francia dal 1977, Adelkhah è cittadina di entrambi i paesi anche se l’Iran non riconosce la doppia cittadinanza.

Libano

L’ex ciclista professionista americano Lance Armstrong ha guidato domenica un tour in bicicletta intorno a Beirut, per sensibilizzare e raccogliere fondi per le organizzazioni che aiutano i residenti colpiti dalla massiccia esplosione che ha ferito la capitale libanese ad agosto. Decine di ciclisti hanno preso parte al tour “Bike for Beirut” segnando i due mesi dall’esplosione nel porto di Beirut, dove erano immagazzinate per sei anni circa 3.000 tonnellate di nitrati di ammonio per sei anni, prima di esplodere il 4 agosto. È stato una delle più grandi esplosioni non nucleari mai registrate. «Oggi partiamo da qui, non molto lontano dal luogo dell’esplosione», ha detto Armstrong fuori dal porto. Ha aggiunto che il tour in bicicletta mirava a «cercare di portare un po’ di consapevolezza».

Giordania

Il re di Giordania, Abdullah II, ha accettato le dimissioni del primo ministro Omar al-Razzaz, ma gli ha chiesto di rimanere in qualità di custode fino a quando non designerà un successore per sovrintendere alle elezioni parlamentari di novembre. Il monarca ha sciolto il Parlamento domenica scorsa alla fine del suo mandato di quattro anni, e le regole costituzionali implicano che il governo debba dimettersi entro una settimana. Nell’estate del 2018 il re Abdullah aveva nominato il primo ministro al-Razzaz per disinnescare le più grandi proteste degli ultimi anni contro gli aumenti delle tasse, richiesti dal Fondo Monetario Internazionale per ridurre l’ingente debito pubblico della Giordania. Osservatori ritengono che una nuova assemblea dopo il voto del 10 novembre potrebbe aiutare ad alleviare il disincanto popolare per le difficoltà economiche, aggravate dall’impatto del Covid-19 e dai limiti alle libertà civili e politiche ai sensi delle leggi di emergenza. L’economia giordana dovrebbe ridursi del 6% nel 2020, mentre sta affrontando la peggiore crisi economica degli ultimi anni per la disoccupazione e la povertà aggravate dalla pandemia. La Giordania, che ospita più di 650.000 rifugiati siriani, continua a dipendere fortemente dagli aiuti stranieri. Storicamente i primi ministri sono stati nominati per un minimo di un mese o un massimo di tre anni, principalmente per emanare leggi specifiche o risolvere crisi nazionali o regionali, dopo di che sono stati licenziati.

Israele e Palestina

Gli israeliani hanno sfidato la legge antiproteste approvata questa settimana e che vieta alle persone, a causa del coronavirus, di allontanarsi più di un km da casa. Migliaia sono scesi in piazza contro il premier Netanyahu. Ci sono stati alcuni arresti, con la polizia accusata di aver usato forza eccessiva per disperdere le proteste.

Sabato, 4 palestinesi sono rimasti feriti quando le truppe israeliane hanno tentato di sopprimere una manifestazione anti insediamenti, che si ripete con cadenza settimanale, nel villaggio di Kufur Qaddum, in Cisgiordania. I soldati hanno sparato contro i manifestanti con proiettili di gomma e gas lacrimogeni, mandando 4 attivisti all’ospedale, mentre decine di altri hanno subito gli effetti dell’inalazione dei gas lacrimogeni. Gli abitanti dei villaggi palestinesi di Kufur Qaddoum e della zona circostante organizzano manifestazioni ogni venerdì e sabato dal 2003, per chiedere alle autorità israeliane di riaprire la strada che è stata chiusa ai palestinesi per servire i coloni israeliani.

Egitto

Le autorità egiziane hanno arrestato una giornalista locale dopo che si era recata nella città meridionale di Luxor per coprire l’uccisione di un uomo durante un raid della polizia la scorsa settimana: lo hanno riferito domenica la sua datrice di lavoro e la sua famiglia. Basma Mostafa è arrivata a Luxor sabato mattina, secondo il sito web  al-Manassa dove lavora, ma la sua direttrice ha successivamente perso i contatti con lei. Al-Manassa ha detto che Mostafa credeva di essere monitorata dalla polizia mentre era in città. L’avvocato per i diritti, Karim Abdel-Rady, che è anche suo marito, ha dichiarato che sua moglie, madre di due figli, di 30 anni, è apparsa domenica presso la sede della procura per la sicurezza dello stato egiziano nella capitale, Il Cairo. Un altro avvocato, Khaled Ali, ha confermato che era stata portata davanti ai pubblici ministeri, che hanno poi interrogato Mostafa e le hanno ordinato di rimanere in custodia per 14 giorni. Ha detto anche che i suoi avvocati non hanno idea di quali accuse debba affrontare e che non sono autorizzati a partecipare alle indagini. Negli ultimi anni, l’Egitto ha imprigionato decine di giornalisti e, occasionalmente, espulso alcuni giornalisti stranieri. Secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti, rimane tra i peggiori carcerieri di giornalisti al mondo, insieme a Turchia e Cina. A giugno, le autorità hanno fatto irruzione negli uffici di al-Manassa a Il Cairo e hanno arrestato per poco tempo il suo editore, Nora Younis, che è stata rilasciata in attesa di indagini su accuse di gestione di un sito web di notizie senza licenza di esercizio.

Senegal

Una bombola di gas esplosa, almeno secondo le prime indagini, avrebbe provocato l’incendio che ha raso al suolo lo storico mercato del legno di Dakar. Non ci sono state vittime, i vigili del fuoco hanno lavorato per ore e centinaia di proprietari del legno hanno perso le loro attività e il loro mezzo di sussistenza. Chiamato Parc Lambaye, il mercato si trovava nel centro abitato della tentacolare città ed è noto per i suoi lavori in legno, come porte e armadi. L’enorme incendio è scoppiato sabato sera ed è durato tutta la notte.

Sudan

Il governo di transizione del Sudan e diversi gruppi ribelli hanno firmato un accordo di pace volto a risolvere anni di guerra in cui centinaia di migliaia di persone sono morte e milioni di sfollati sopravvivano in diverse regioni del Paese. Applausi risuonavano mentre i rappresentanti del governo e una coalizione dei gruppi armati chiamata Fronte Rivoluzionario Sudanese (SRF) firmavano l’accordo sabato, un anno dopo l’inizio dei colloqui di pace, in una cerimonia a Juba, la capitale del vicino Sud Sudan.

Nagorno-Karabakh

I combattimenti, a una settimana dall’inizio, tra Armenia e Azerbaijan si espandono ben oltre le linee del fronte. I bombardamenti hanno compito diversi obiettivi tra cui Stepanakert e Ganja, la seconda città più grande dell’Azerbaijan. L’Azerbaijan ha detto che gli scontri non finiranno fino a quando l’Armenia non si ritirerà. Sarebbero almeno 64 i combattenti siriani rimasti uccisi. Avrebbero firmato per combattere per gli azeri per poter sfamare le famiglie. Intanto l’Iran mette in guardia i due paesi dallo sconfinare. La Georgia proibisce il transito di cargo militari.

Francia

Il fondatore del marchio di moda Kenzo è morto a causa del Covid-19, ha dichiarato un portavoce dell’azienda. Kenzo Takada è morto all’American Hospital di Parigi all’età di 81 anni. Noto per le sue stampe grafiche e floreali colorate, è stato il primo stilista giapponese a ottenere la ribalta sulla scena della moda parigina. Si stabilì in Francia negli anni ’60 e con i suoi «quasi 8.000 modelli», il designer giapponese «non ha mai smesso di celebrare la moda e l’arte di vivere», ha detto il suo portavoce.

Le autorità francesi hanno schierato circa 1.000 vigili del fuoco, quattro elicotteri militari e truppe, per cercare almeno 8 persone scomparse dopo che devastanti alluvioni da piogge record hanno colpito una regione montuosa di confine con l’Italia. 4 le vittime.

Germania

Migliaia di manifestanti, nella Germania meridionale, hanno protestato contro le restrizioni del coronavirus durante il fine settimana, sebbene gli organizzatori non siano riusciti a mobilitare abbastanza persone per una catena umana che era stata pianificata attorno al Lago di Costanza.

Norvegia

Dan-Eivind Lid, 48 anni, uno dei protagonisti dell’organizzazione anti-islam Stop Islamization of Noway (SIAN), è stato trovato morto nel suo appartamento a Suldalen a Kristiansand, con quello che è stato segnalato come un “danno visibile al corpo”. Il servizio di sicurezza, PST, e la polizia criminale nazionale, Kripos, si sono uniti per indagare sull’incidente. Dan-Eivind Lid è stato visto vivo l’ultima volta venerdì. «Una delle nostre ipotesi è che la persona sia stata sottoposta a un grave atto criminale», ha detto in conferenza stampa un portavoce della polizia. Stop Islamization of Norway (SIAN) risale ai primi anni Duemila. Il suo obiettivo dichiarato è contrastare la proliferazione dell’Islam, che considera un’ideologia politica totalitaria che viola la Costituzione norvegese e contraddice i valori democratici e umanitari. SIAN è noto per le sue manifestazioni pubbliche, che a volte includono roghi del Corano e altri atti simbolici. Più recentemente, un attivista SIAN ha pubblicamente strappato il Corano, sputato sulle sue pagine e definito il Profeta Muhammad “un pedofilo e guerrafondaio”, incitando alle rivolte musulmane. SIAN ha già avuto alterchi con i suoi nemici ed è stata tempestata di uova e pomodori da musulmani e antirazzisti durante le precedenti manifestazioni. Recentemente, nel mese di agosto, il leader di SIAN, Lars Thorsen, è stato picchiato da una folla musulmana durante una manifestazione a Bergen. La comunità musulmana norvegese è cresciuta in modo esponenziale, raggiungendo quasi il 6% della popolazione del Paese nel giro di diversi decenni e rappresentando ben oltre il 10% in alcuni comuni della provincia di Oslo.

Islanda: richiudono bar, palestre e discoteche dopo l’aumento di contagi per il coronavirus.

Bielorussia: almeno 100.000 persone si sono radunate nel centro di Minsk per protestare, per l’ottava volta dalle contestate elezioni, il presidente Lukashenko. Nel tentativo di disperdere la folla la polizia ha usato di idranti: decine gli arresti.

Kirghizistan

Si sono chiusi i seggi per le elezioni parlamentari del Kirghizistan, che metteranno alla prova il capitale politico del presidente Sooronbay Jeenbekov e la sua capacità di stringere nuove alleanze, tra accuse di acquisto di voti e la peggiore crisi economica degli ultimi due decenni.

Russia

Il ministero degli Esteri russo ha detto sabato che l’ambasciata russa in Germania ha ricevuto un rifiuto dal ministero degli Esteri tedesco, in risposta a una richiesta di accesso al critico del Cremlino, Alexei Navalny, da poco dimesso da un ospedale di Berlino dopo essere stato avvelenato. La dichiarazione del ministero russo ha anche invitato coloro che ispirano una «campagna di demonizzazione della Russia» a fermarsi.

Stati Uniti

Oggi potrebbe essere dimesso il presidente Trump, ricoverato per il coronavirus: stanotte è uscito in macchina per un giro tra i fan, non è sceso e indossava la mascherina. Intanto NY mette in lockdown 9 quartieri.

Gli incendi in California hanno bruciato oltre 4 milioni di acri.

Venezuela

La carenza di benzina in Venezuela potrebbe essere alleviata, almeno per ora. La terza delle tre petroliere inviate dall’Iran è entrata nelle acque venezuelane questo fine settimana, e le prime due petroliere sono già attraccate e hanno iniziato la consegna. Il Venezuela fatica a produrre da solo la benzina a causa delle sanzioni statunitensi. Il petrolio del Venezuela è incompatibile con le sue raffinerie, quindi storicamente esportavano petrolio per poi importarne altro per la raffinazione. Gli Stati Uniti lo hanno virtualmente impedito e hanno sequestrato le navi per cercare di impedire al Venezuela di mantenersi rifornito.

Cile

A un mese dal voto che vedrebbe la sostituzione della Costituzione dell’era di Pinochet, la polizia cilena ha represso brutalmente i manifestanti nella capitale, Santiago. Venerdì sera gli agenti delle forze di polizia dei Carabineros hanno utilizzato gas lacrimogeni e getti d’acqua ad alta pressione per disperdere i manifestanti riuniti in Plaza Italia, dove sacche di violenza sono esplose in mezzo a una forte presenza della polizia. I video mostrano un ragazzo di 16 anni che viene tenuto sulla ringhiera di un ponte da un agente di polizia. Il ragazzo cade nel fiume Mapocho, dove giace immobile, a faccia in giù nell’acqua bassa. «Quando i manifestanti sono fuggiti, abbiamo visto il momento in cui l’ufficiale ha intercettato [il ragazzo] e lo ha gettato dal ponte», ha detto Pavel Pavelic Jofre, che ha guidato una compagnia di volontari durante le proteste. «Siamo riusciti a convincere due del nostro gruppo ad assisterlo, e dopo aver stabilizzato le sue condizioni i vigili del fuoco sono stati in grado di tirarlo fuori dal fiume per portarlo in ospedale». Affrontando l’incidente in un discorso televisivo, il generale Enrique Monrás, portavoce dei Carabineros, non ha escluso la responsabilità delle forze dell’ordine per quanto accaduto, ma ha detto che secondo lui il ragazzo «ha perso l’equilibrio ed è caduto» durante l’arresto. Il ragazzo si trova in condizioni stabili alla clinica Santa María, a poca distanza da dove è avvenuto l’incidente. Dall’ottobre dello scorso anno il Cile è stato scosso da un’ondata di proteste di massa contro la dilagante disuguaglianza e una serie di ingiustizie sistemiche. La conseguente repressione della polizia è stata condannata a livello internazionale. Il pubblico ministero cileno ha affermato che dallo scorso ottobre 8.575 presunte violazioni dei diritti umani sono state perpetrate dai Carabineros nella repressione delle proteste, e solo 16 agenti di polizia sono stati licenziati. Una serie di rimpasti di governo hanno portato tre uomini a essere successivamente incaricati del ministero degli Interni dall’inizio delle manifestazioni, ma la polizia ha mantenuto il sostegno del governo nonostante le numerose accuse nei suoi confronti. Diverse missioni internazionali, tra cui una delegazione inviata dall’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ex presidente del Cile, hanno consegnato rapporti schiaccianti che descrivono in dettaglio numerose violazioni avvenute durante le proteste, tra cui torture e abusi sessuali. Ciononostante, il presidente Sebastián Piñera ha auspicato durante l’Assemblea delle Nazioni Unite, due settimane fa, che il rispetto dei diritti umani vengano rafforzati in tutto il mondo. Il 25 ottobre si terrà il referendum costituzionale. Sulla scia dell’ultimo scandalo che ha coinvolto i Carabineros, sui social media sono state lanciate richieste per ulteriori proteste da tenersi nel fine settimana.

India

Cinque alti ufficiali di polizia sono stati sospesi per la gestione dell’indagine sullo stupro di gruppo e omicidio di una ragazza Dalit, la casta più bassa, di 19 anni, che ha suscitato indignazione in tutta l’India e innescato giornate di proteste. L’adolescente gravemente ferita, della casta degli ex “intoccabili”, è stata trovata a metà settembre fuori dal suo villaggio nello stato settentrionale dell’Uttar Pradesh ed è morta questa settimana in un ospedale di Nuova Delhi. La polizia ha arrestato quattro uomini di casta superiore con l’accusa di stupro di gruppo e omicidio. Sabato, il governo locale dell’Uttar Pradesh ha annunciato che la polizia federale indiana, Central Bureau of Investigation, indagherà sui crimini. Ma la polizia è stata criticata per aver tentato di distruggere le prove cremando il corpo della donna nel cuore della notte – secondo quanto riferito usando benzina – contro i desideri della sua famiglia e le usanze religiose della stessa.

Malesia

Centinaia di migliaia di persone, in quattro distretti della Klang Valley, sono state colpite, domenica, da tagli all’approvvigionamento idrico a causa dell’inquinamento del fiume, appena un mese dopo che un precedente incidente aveva suscitato profonda rabbia tra la gente. Più di 300.000 consumatori dei distretti di Petaling, Hulu Langat, Kuala Langat e Sepang ne sono stati colpiti domenica dopo che due impianti di trattamento delle acque sono rimasti chiusi a causa del rilevamento dell’inquinamento a Sungai Semenyih, la fonte di acqua grezza per gli impianti. La chiusura dei quattro impianti di trattamento, dal 3 settembre, è stata causata da effluenti chimici rilasciati in uno scarico in un impianto di manutenzione di veicoli, a Rawang, che sfociavano in un fiume che fornisce acqua non depurata agli impianti di trattamento. La fornitura è stata progressivamente ripristinata tra il 6 e l’8 settembre. Lo stabilimento, che operava da anni senza permessi, è stato chiuso.

Thailandia

L’Interpol ha spiccato un mandato d’arresto per l’erede dell’impero di Red Bull, il thailandese Vorayuth ‘Boss’ Yoovidhya. Riguarda un incidente con la sua Ferrari, nel 2012, in cui rimase ucciso un agente di polizia. Quella dell’Interpol è l’ultima mossa in ordine di tempo in una vicenda che va avanti senza soluzione da un anno: le accuse contro Vorayuth, il cui nonno è il co-fondatore di Red Bull, furono ritirate lo scorso luglio e ciò scatenò la furia dell’opinione pubblica in Thailandia, che interpretò quel fatto come un inaccettabile caso di impunità riservata alla élite del Paese.

Cina

Ieri un incidente sull’autostrada provinciale vicino Fuyo, nel nord ovest del Paese, ha visto morire 18 persone, dopo che un camion è finito nella corsia opposta e si è scontrato con un furgone. La causa dell’incidente è ancora oggetto di indagine.

Nuova Caledonia

L’arcipelago del Pacifico meridionale ha votato un referendum, ieri, contro l’indipendenza dalla Francia. Il no ha ottenuto il 53,26%, un margine di vittoria in più rispetto al precedente referendum nel 2018.

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