3 ottobre 2020 – Notiziario
Scritto da Barbara Schiavulli in data Ottobre 3, 2020
Ascolta il podcast
- Giornalista russa muore dopo essersi data fuoco (in copertina).
- Un papà contro le milizie irachene.
- Israele: si dimette ministro di Blue e Bianco.
- Preoccupazione per detenuto palestinese da 70 giorni in sciopero della fame in Israele.
- Togo: la neo premier nomina un governo con un numero record di ministre.
- Bielorussia: sanzioni europee contro l’amministrazione Lukashenko, ma lui non è nell’elenco.
- L’Armenia richiama l’ambasciatore in Israele per le armi consegnate all’Azerbaijan.
- Colombia: ondata di omicidi di massa nel 2020.
- Il Sudan ha mandato centinaia di soldati a combattere in Yemen per l’Arabia Saudita.
- Uiguri musulmani, in esilio in Medio Oriente, arrestati e deportati in Cina.
Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli. Musiche di Walter Sguazzin
Iraq
Il Patriarcato caldeo ha annunciato la riapertura, domani, delle chiese nella capitale, anche se con meno partecipanti ammessi e con il rigoroso rispetto delle norme sanitarie. Visto che «dovremo convivere con il coronavirus», dobbiamo riaprire “gradualmente”, ha detto il vescovo ausiliare. I mesi di chiusura hanno visto «grande solidarietà tra le persone». I disinfettanti per le mani saranno collocati agli ingressi della chiesa e dopo ogni funzione, la chiesa verrà pulita. Inoltre, durante la messa sarà vietato baciarsi, stringersi la mano e inchinarsi troppo vicini. È «preferibile che gli anziani non assistano» in quanto sono i più vulnerabili e subirebbero le peggiori conseguenze se fossero contagiati. Se un fedele risulterà positivo dopo un servizio, deve informare il Patriarcato per il monitoraggio appropriato.
Nell’arco di 30 secondi, Ali Jasb, un giovane avvocato per i diritti umani, è scomparso nel buio della sera nel sud dell’Iraq. Una sera di un anno fa, una donna è uscita da una strada poco illuminata nella città di Amara e ha salutato Jasb. Quasi immediatamente si è feramato un SUV nero, due uomini lo hanno costretto a salire e il veicolo è ripartito. La donna invece è salita su un camioncino in attesa e se ne è andata. Il momento fatidico, catturato da una telecamera di sorveglianza alle 18:22 dell’8 ottobre 2019, è stato l’ultimo avvistamento del 21enne Jasb. Da quel giorno, il padre di Jasb cerca giustizia affrontando ripetutamente un grosso ostacolo: la crescente impotenza del governo iracheno di fronte alle potenti milizie sciite sostenute dall’Iran. Le indagini giudiziarie, viste dall’Associated Press, mostrano una chiara connessione tra il rapimento di Jasb e il più potente gruppo di miliziani nella sua città natale. Tuttavia, il padre di Jasb, Aboud, è determinato a portare in tribunale il capo di quella milizia. «Ho paura», ha detto all’AP, «ma ho perso ciò che era più prezioso per me, quindi non ho nient’altro da perdere». Jasb è stato rapito durante le proteste scoppiate il 1° ottobre che hanno visto decine di migliaia di giovani manifestare contro la corruzione e la classe dirigente. La speranza di cambiamento ha ispirato molti, incluso Jasb, a parlare contro l’influenza delle milizie. Jasb è tra i 53 manifestanti ancora dispersi dall’inizio del movimento del 1° ottobre, secondo l’Alto Commissariato iracheno semi-ufficiale per i diritti umani. Quando sono scoppiate le proteste a livello nazionale, Jasb ha partecipato e ha usato la sua esperienza legale per formare un comitato per aiutare i detenuti. Ha anche criticato apertamente le milizie. Nella sua città natale di Amara, capitale della provincia del Missan, ciò significava sfidare Ansar Allah Al-Awfia, una delle milizie filo-iraniane più estreme, guidata da un comandante locale, Haidar al-Gharawi. Milizia che fa parte di una coalizione sponsorizzata dallo Stato, le forze di mobilitazione popolare creato per combattere l’autoproclamato stato islamico nel 2014. Ridurre il potere delle milizie era una promessa chiave del primo ministro Mustafa al-Kadhimi quando è entrato in carica a maggio, dopo mesi di stallo politico dopo le dimissioni dell’ex premier Adel Abdul-Mahdi sotto la pressione delle proteste. Intanto gli attivisti continuano a essere rapiti e uccisi. Nel caso della scomparsa di Jasb, gli investigatori del Missan hanno trovato rapidamente prove di un legame con al-Gharawi, il comandante della milizia di al-Awfia, secondo i documenti del tribunale visti dall’AP.
Turchia
Sono trascorsi due anni dall’omicidio di Jamal Khashoggi e il corpo è ancora introvabile. I killer del giornalista ucciso nel consolato saudita di Istanbul, dice un rapporto delle Nazioni Unite devono ancora essere sentiti.
Siria
Mercoledì sera un convoglio militare di forze del regime siriano è scomparso sulla strada che collega i governatorati di Deir Ez-Zor e Raqqa nella Siria orientale. Secondo fonti che hanno parlato con l’agenzia di stampa Nedaa Al-Furat, le forze del regime hanno perso i contatti con due gruppi, composti da 12 membri, che viaggiavano su due pick-up a quattro ruote motrici, nelle vicinanze dell’area di Jebel Bishri, vicino la città di Maadan, a est di Raqqa. Le fonti hanno indicato che il contatto con gli ufficiali è stato perso mentre si dirigevano verso la campagna occidentale di Deir Ez-Zor. Da mercoledì mattina aerei da guerra russi lanciano violenti raid aerei nell’area di Jebel Bishri. Cellule appartenenti allo Stato Islamico stanno utilizzando le aree desertiche che si estendono dal sud-est di Raqqa, verso il deserto di Homs, Palmyra e Deir Ez-Zor, come centro per lanciare i loro attacchi contro le forze del regime e le forze democratiche siriane (SDF).
Israele e Palestina
«Non ho la minima fiducia nei confronti del premier Netanyahu». Con queste parole si è dimesso il ministro del Turismo, Assaf Zamir, del partito centrista Blue e Bianco di Benny Gantz. Zamir – che ha avvisato Gantz della decisione – ha indicato nel recente provvedimento che limita le manifestazioni «la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Temo per il futuro del paese» ed è che convinto che il suo partito non abbia alcuna influenza all’interno del governo.
Il ministero degli Affari Esteri e degli Espatriati dell’Autorità Palestinese hanno espresso la loro profonda preoccupazione per la salute del detenuto palestinese Maher Al-Akhras. 49 anni, padre di sei figli, residente nella città di Silat al-Daher, a sud di Jenin, è in sciopero della fame da 70 giorni consecutivi. Attualmente è in condizioni critiche, gli è stata diagnosticata l’ipertensione nel 2018 e ora soffre di una significativa perdita di peso. Dal suo arresto, Israele ha impedito a sua moglie, Umm Islam, e ai suoi figli di incontrare il padre in prigione o addirittura in ospedale, e le visite al suo avvocato sono state limitate a solo due o tre volte. Sua moglie ha detto che il marito è stato sottoposto a isolamento e abusi ed è stato trasferito in diverse carceri, compreso il Ramla Prison Hospital, che non dispone di adeguati standard di assistenza medica. Il ministero ha condannato la pratica illegale israeliana di detenzione amministrativa, che Israele impiega come strumento di punizione collettiva contro il popolo palestinese, inclusi minori, attivisti, difensori dei diritti umani e giornalisti.
Un secondo minore palestinese detenuto da Israele è risultato positivo al coronavirus. Il ragazzo di 14 anni è stato arrestato dai soldati israeliani il 15 settembre nel quartiere di Bab el-Zawiya, nella città di Hebron in Cisgiordania, accusato di aver lanciato pietre. Dalla stazione di polizia, è stato trasferito nell’insediamento di Kiryat Arba, a sud di Hebron, dove lo hanno interrogato. Le forze israeliane hanno poi trasferito il minore in una struttura di detenzione nel blocco degli insediamenti di Gush Etzion e poi lo hanno collocato, con altri due minori palestinesi detenuti, nella prigione di Megiddo, nel nord di Israele, il 17 settembre. Le autorità carcerarie israeliane hanno testato il ragazzo per Covid-19 il 17 settembre e due giorni dopo è risultato positivo.
Egitto
Amnesty International ha chiesto alle autorità egiziane di rilasciare centinaia di persone che sono state arrestate durante le proteste antigovernative il mese scorso, e ha sollecitato un’indagine sull’uccisione di almeno due persone durante le stesse manifestazioni. «Chiediamo alle autorità di rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutti i detenuti esclusivamente per aver esercitato i loro diritti alla libertà di espressione e di riunione pacifica», ha detto ieri Philip Luther, direttore della ricerca e della difesa di Amnesty in Medio Oriente e Nord Africa. Le proteste sono scoppiate per la prima volta a metà settembre in risposta a una chiamata dell’attivista in esilio Mohamed Ali, che in seguito ha esortato le persone nel Paese a prendere parte a una “giornata di rabbia” per chiedere le dimissioni del presidente Abdel Fattah el-Sisi. I residenti di almeno 40 villaggi hanno risposto alla chiamata, secondo le riprese video pubblicate online e condivise dai sostenitori di Ali in assenza di copertura da parte dei media egiziani filo-governativi.
Marocco
Dopo la Tunisia, gli Stati Uniti firmano un accordo decennale di cooperazione militare con il Marocco. Era l’ultima tappa del tour di tre giorni del segretario della Difesa americano Mark Esper, iniziato con la Tunisia dove allo stesso modo ha firmato un accordo militare. Ha anche visitato l’Algeria. Ha tenuto un incontro con il presidente Tebboune e con il capo dell’esercito, il generale Saïd Chengriha. Non si sa di nessun accordo firmato lì, ma solo che il segretario alla Difesa degli Stati Uniti avrebbe discusso sull’espansione della cooperazione in materia di sicurezza e sulle questioni di sicurezza nella regione del Sahel, appena a sud dell’Algeria. Gli Stati Uniti considerano l’Algeria uno dei principali alleati nella lotta al terrorismo.
Sudan
Centinaia di soldati sudanesi sono entrati in Arabia Saudita in rotta verso lo Yemen la scorsa settimana, ha appreso Middle East Eye, suggerendo che Khartoum sta aumentando il suo coinvolgimento nel conflitto yemenita. A gennaio, il Sudan aveva annunciato che stava riducendo la sua presenza militare nello Yemen da circa 5.000 soldati a un gruppo “minore” di circa 650. In precedenza, il Sudan ha avuto fino a 15.000 soldati schierati dalla parte della coalizione guidata dai sauditi e dagli Emirati Arabi Uniti, che combattono il movimento Houthi. Tuttavia, fonti private saudite hanno riferito a MEE che 1.018 ufficiali e soldati dell’esercito sudanese sono entrati nel regno in barca il 22 settembre, passando attraverso il controllo dei passaporti nella città sud-orientale di Jazan, vicino al confine yemenita.
Kenya
La Rift Valley è stata colpita da inondazioni a seguito delle piogge torrenziali che hanno alzato il livello delle acque. L’ingresso principale del Parco nazionale del Lago Nakuru è stato completamente sommerso, insieme a uffici e ad alcuni siti turistici. Si teme che i laghi Baringo e Bogoria, uno dalle acque dolci e l’altro dalle acque salate, siano soggetti a reciproca contaminazione. Le inondazioni hanno costretto migliaia di persone a fuggire dalle proprie abitazioni e hanno sommerso vaste aree di terreno agricolo.
Togo
La prima donna premier del Togo ha nominato un nuovo governo con un numero record di nomine, il 33% su 33 incarichi ministeriali, assegnate alle donne. Il primo ministro Victoire Tomegah-Dogbe, che è stata nominata all’inizio di questa settimana dopo le dimissioni del precedente governo, ha nominato Essozimna Marguerite Gnakade ministro della Difesa – la prima volta che una donna ricopre questo ruolo. Un cambio di governo era previsto dopo che il presidente Faure Gnassingbe ha ottenuto la rielezione a marzo, estendendo i suoi 15 anni di governo e una dinastia familiare iniziata quando suo padre ha preso il potere con un colpo di Stato nel 1967.
Nagorno-Karabakh
Due giornalisti di Le Monde, rimasti feriti due giorni fa, sono stati evacuati in direzione Francia. Intanto l’Armenia ha richiamato il suo ambasciatore a Tel Aviv a causa della vendita di armi da parte di Israele all’Azerbaijan: lo ha detto la portavoce del ministero degli Esteri armeno Anna Nagdalyan, come riporta l’agenzia Novosti-Armenia. «È inaccettabile per noi che Israele fornisca armi all’avanguardia all’Azerbaijan, soprattutto ora, di fronte all’aggressione dell’Azerbaijan con il sostegno della Turchia (in Nagorno-Karabakh)», ha detto la portavoce. I media locali sostengono anche che mercenari provenienti dalla Siria sono stati trasferiti in Azerbaijan per un ulteriore dispiegamento di forze in Nagorno-Karabakh. L’ambasciatore dell’Armenia in Russia, Vardan Toganyan, ha ribadito che la Turchia ha recentemente trasferito circa 4.000 mercenari dalla Siria all’Azerbaijan.
Francia
Non si placa il maltempo nel sud est del Paese, in particolare nella zona di Nizza. Perfino un ponte è stato sradicato dalla furia dell’acqua.
Il presidente Emmanuel Macron ha svelato un piano per difendere i valori secolari della Francia contro quello che ha definito “radicalismo islamista”, dicendo che la religione è in crisi in tutto il mondo e provocando così una reazione da parte degli attivisti musulmani. In un discorso molto atteso, venerdì, Macron ha insistito sul fatto che nessuna concessione sarebbe stata fatta a una nuova spinta per spingere la religione fuori dall’istruzione e dal settore pubblico in Francia. Ha annunciato che il governo avrebbe presentato un disegno di legge a dicembre per rafforzare una legge del 1905 che separa ufficialmente chiesa e stato in Francia.
Macron no longer hiding his feelings about Islam. No longer radical Islam, now it’s just Islam that is the problem https://t.co/ljRK3LuNMM
— Bruno Maçães (@MacaesBruno) October 2, 2020
Regno Unito
Il sindaco di Londra, Sadiq Khan, si è unito a importanti città, tra cui New York e Los Angeles, nel boicottare un vertice internazionale ospitato dall’Arabia Saudita perché preoccupato per le violazioni sui diritti umani. Inizialmente citando “impegni in agenda”, Khan ha detto che non avrebbe potuto partecipare al vertice Urban 20 (U20) che si è tenuto tra il 30 settembre e il 2 ottobre, ed è stato riferito che avrebbe inviato un rappresentante al vertice al suo posto. Tuttavia, dopo la pressione di una coalizione di gruppi per i diritti umani, ha affermato che avrebbe istruito i suoi funzionari a non partecipare all’evento per evitare ambiguità sulla sua posizione sui diritti umani in Arabia. Un portavoce del municipio di Londra ha dichiarato: «Non è mai stata intenzione del sindaco partecipare a questo vertice U20 e il suo invito è stato precedentemente formalmente rifiutato. Nessuno lo rappresenta al vertice o parla a nome di Londra».
Bielorussia
Sanzioni europee contro l’amministrazione Lukashenko. Pubblicati i nomi di 40 persone colpite dalle misure restrittive che prevedono il divieto di viaggi in Europa e il congelamento di beni. Tra loro non c’è però il presidente Lukashenko. Con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale europea le sanzioni sono anche già entrate in vigore. In cima alla lista c’è il ministro dell’Interno, Yuri Karayev, a causa della sua responsabilità «per la campagna di repressione e intimidazione […] compresa la tortura di manifestanti pacifici, nonché l’intimidazione e la violenza contro i giornalisti». Tra le altre persone sanzionate c’è anche l’ex procuratore generale, Alexander Kanyuk, «responsabile dell’uso diffuso di procedimenti penali per squalificare i candidati dell’opposizione prima delle elezioni presidenziali del 2020 e per impedire alle persone di [contestare] l’esito di tali elezioni». Nella lista sono presenti anche 12 membri della Commissione elettorale centrale a causa della loro responsabilità per la «cattiva condotta del processo elettorale presidenziale del 2020 […] e la sua falsificazione dei risultati elettorali».
Intanto la cancelliera tedesca Angela Merkel incontrerà, martedì prossimo a Berlino, la leader dell’opposizione bielorussa, Svetlana Tikhanovskaya.
Russia
Una giornalista russa è morta ieri dopo essersi data fuoco davanti alla filiale locale del ministero degli Interni nella città di Nizhny Novgorod, il giorno dopo che il suo appartamento è stato perquisito dalla polizia. Prima della sua autoimmolazione, Irina Slavina aveva scritto sulla sua pagina Facebook: «Vi chiedo di incolpare la Federazione Russa per la mia morte». Slavina ha lavorato come redattore capo presso Koza Press, un piccolo giornale locale che si pubblicizzava come “nessuna censura, nessun ordine, dall’alto”. Il giorno prima della sua morte, due giorni fa, aveva scritto su Facebook che agenti di polizia e investigatori avevano perquisito il suo appartamento, cercando «opuscoli, volantini e resoconti» del gruppo di opposizione Open Russia, finanziato dal critico del Cremlino Mikhail Khodorkovsky. Hanno sequestrato il suo notebook, il suo laptop e altri dispositivi elettronici, nonché il laptop di sua figlia e il telefono cellulare del marito. Membri dell’opposizione russa hanno sottolineato le continue pressioni che Slavina subiva dalle autorità. «Negli ultimi anni i funzionari della sicurezza l’hanno sottoposta a infinite persecuzioni a causa delle sue (attività) di opposizione», ha scritto su Instagram il politico Dmitry Gudkov. «Che incubo», ha scritto su Twitter Ilya Yashin, un’altra critica del Cremlino: «Il governo sta davvero spezzando le persone psicologicamente».
Stati Uniti
Almeno tre membri del Joint Chiefs of Staff si trovavano a un evento della Casa Bianca giorni prima che il presidente Donald Trump, sua moglie e un aiutante superiore, risultassero positivi al Covid-19. Il generale dell’esercito, Mark Milley, attuale presidente del Joint Chiefs of Staff, così come i principali generali dell’esercito e dell’aeronautica militare, erano presenti domenica all’evento familiare “Gold Star”. Il Pentagono ha detto venerdì che Milley e il segretario della Difesa, Mark Esper, attualmente all’estero, sono risultati negativi alla malattia. Intanto Trump è stato ricoverato per sicurezza al Walter Reed Hospital.
Colombia
La Colombia ha registrato almeno 42 massacri dall’inizio del 2020, il numero più alto dalla firma nel 2016 di un accordo di pace con gli ex combattenti delle FARC: lo riferiscono le Nazioni Unite. L’Onu, responsabile della verifica dell’applicazione dell’accordo, ha detto che il Segretario generale Antonio Guterres è preoccupato per l’aumento delle uccisioni di massa negli ultimi mesi in varie regioni del Paese sudamericano. L’ONU definisce un massacro l’uccisione di 3 o più persone contemporaneamente. Ha detto che altri 13 incidenti sono stati verificati. La missione di pace delle Nazioni Unite in Colombia ha registrato 36 massacri nel 2019, 29 nel 2018 e 11 nel 2017. «Questi crimini si verificano principalmente in aree di povertà dove lo Stato ha poca presenza, dove regna l’economia illegale e ci sono controversie tra gruppi armati illegali e organizzazioni criminali», si legge nel rapporto pubblicato giovedì. La Colombia sta vivendo un’ondata di violenza a causa dei gruppi armati che si finanziano attraverso il traffico di droga, secondo il governo colombiano. Le Nazioni Unite hanno anche notato la “violenza implacabile” contro gli ex combattenti delle FARC, con 50 di loro uccisi dall’inizio dell’anno. In totale dalla firma dell’accordo, 224 ex combattenti sono stati uccisi e 20 sono scomparsi. Le Nazioni Unite hanno anche notato un aumento di violenza contro attivisti per i diritti umani e leader della società civile, con 48 uccisioni, tra cui 9 persone appartenenti a minoranze etniche e 5 donne, quest’anno.
India
Un tribunale indiano ha ordinato alla polizia di proteggere la famiglia di una ragazza violentata e uccisa da quattro uomini di una casta più alta, poiché suo fratello ha affermato di temere rappresaglie per le accuse. La donna di 19 anni è stata aggredita a metà settembre ed è morta questa settimana, suscitando indignazione e puntando di nuovo i riflettori sulla violenza sessuale in India, in particolare sugli attacchi contro le donne di casta inferiore. L’Alta Corte dello stato di Uttar Pradesh ha ordinato alle autorità di «garantire che nessuna coercizione, influenza o pressione sia esercitata sui membri della famiglia della vittima in alcun modo, da nessuno». Ha criticato aspramente la polizia per aver cremato la giovane donna nel cuore della notte – contro i desideri della famiglia e le usanze religiose – dopo che il suo corpo è stato riportato dall’ospedale di Nuova Delhi dove è morta martedì a causa delle ferite riportate. Hanno fissato un’udienza per il 12 ottobre, convocando sia la polizia che la famiglia della vittima. La cremazione a tarda notte ha alimentato ulteriormente le accuse secondo cui la polizia locale stava proteggendo i presunti colpevoli – arrestati con l’accusa di stupro di gruppo e omicidio – e le loro famiglie, ben collegate e di casta alta. Giovedì la polizia locale ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che secondo un rapporto forense «nessuno stupro è stato commesso». Questo contraddice le dichiarazioni sia della vittima che di sua madre, e anche i risultati dell’ospedale di Delhi dove è stata ricoverata, si legge sui media locali.
Cina
I leader dell’Unione Europea si incontreranno in un vertice straordinario il 16 novembre a Berlino, per discutere delle relazioni non facili tra Europa e Cina.
Secondo un’inchiesta di BBC Newsnight diversi musulmani uiguri, che vivono in esilio nei paesi del Medio Oriente fuggiti dalla repressione di Pechino, sono stati arrestati e rimpatriati in Cina. La BBC afferma di aver identificato diversi casi di studenti e pellegrini uiguri esiliati presi di mira dalle autorità nei paesi a guida musulmana – tra cui Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti ed Egitto – in collaborazione con Pechino. Una donna uiguri – una madre di un figlio che era fuggita dalla provincia dello Xinjiang per trasferirsi in Turchia – ha detto alla BBC di non vedere suo marito da cinque anni, dopo che è stato arrestato e trasferito in Cina durante il suo pellegrinaggio in Arabia Saudita. L’attivista uiguri per i diritti umani, Abduweli Ayup, che ha documentato il modello di persecuzione degli uiguri in Medio Oriente, ha detto alla BBC di aver identificato cinque uiguri deportati in Cina dalle autorità saudite. Ayup ha anche scoperto che le autorità cinesi hanno fatto pressioni sulle famiglie degli uiguri esiliati per convincere i loro cari a tornare a casa, solo per poi finire in prigione. Quasi 6.000 uiguri vivono all’estero o sono in possesso di documenti per viaggiare. Nei documenti ufficiali, il governo cinese ha ordinato di rintracciare coloro «per i quali non si può escludere il sospetto di terrorismo», che dovrebbero essere «arrestati dal momento in cui attraversano il confine e inseriti in un centro di istruzione e formazione». Si ritiene che almeno un milione di musulmani, la maggior parte dei quali membri della minoranza etnica uiguri, siano detenuti nei campi e nei centri di detenzione in tutto lo Xinjiang. Pechino è accusata di aver sottoposto i detenuti a tortura, indottrinamento e lavoro forzato, nonché di aver sterilizzato con la forza le donne uiguri.
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