Anno talebano

Scritto da in data Agosto 14, 2022

KABUL — I talebani sono tornati al potere in Afghanistan per la seconda volta dagli anni Novanta quando, dopo gli accordi di Doha del 2020, si sono ritirati i militari americani e le forze Nato alleate. Era il 15 agosto, dopo aver rosicchiato pezzo per pezzo tutto un paese in balia di un esercito non in grado di agire da solo e di comandanti, nonché leader, corrotti. Appena il giorno precedente erano asserragliati alle porte di Kabul.

La presa della capitale

In quel momento gli americani  e i pochi alleati rimasti stanno completando, abbastanza freneticamente, il ritiro previsto per l’11 settembre, ma che in realtà si completerà qualche giorno prima del previsto. I talebani nelle loro ultime azioni sono stati veloci, Kabul cade senza che un colpo venga sparato.

Il presidente Ghani lascia la capitale e poi dirà che ha deciso di andarsene per evitare un bagno di sangue a Kabul, ammettendo così che «i talebani hanno vinto». In città è il panico, migliaia di afghani si lanciano verso l’aeroporto nella speranza di poter salire a bordo degli ultimi voli che stanno lasciando il paese. Impossibile non ricordare le immagini drammatiche di gente appesa ai carrelli dei C130, bambini lanciati dall’altra parte del muro, persone nei canali di scolo in attesa di poter attraversare l’Abbey Gate presidiato dagli americani.

Nel frattempo Washington congela circa sette miliardi di dollari delle riserve afghane nelle banche statunitensi, mentre i donatori sospendono o riducono significativamente gli aiuti.

Wfp: Afghanistan, una catastrofe epocale

Per undici giorni all’aeroporto regna il caos, persone muoiono schiacciate, uccise dai talebani che non vogliono farle partire, le donne e i protagonisti della società civile si nascondono nelle cantine. Gli stranieri vengono evacuati e così duecentomila persone che hanno lavorato nel governo, nelle forze armate, per gli stranieri, che fossero aziende o ong.

La fine dell’evacuazione

Il 26 agosto, un attentatore suicida si fa esplodere tra la folla vicino al cancello dell’aeroporto. Moriranno più di cento persone, tra cui tredici militari statunitensi. Il braccio armato dell’Isis, rivale dei talebani, rivendica l’attacco. Mentre quattro giorni dopo i talebani festeggiano la partenza delle ultime forze americane e il ritiro di tutti gli alleati. Aprono le prigioni e liberano tutti i detenuti, che fossero militanti o assassini.
In risposta all’attentato, gli americani uccidono un militante dell’Isis in una zona remota del paese, dicendo che era un pianificatore, e lanciano un razzo contro una macchina all’interno del cortile di una casa di Kabul contro quello che definiscono un facilitatore dell’attentato del 26 agosto. Ma non solo si scoprirà che non è vero, ma addirittura era un ingegnere che aveva lavorato per gli americani ed era nella lista delle persone da evacuare. Con lui moriranno dieci minori, tra cui una bambina di tre anni.

Afghanistan, i familiari delle vittime del drone USA: “Vogliamo giustizia”

Afghanistan 2.0

Nonostante i talebani avessero assicurato di non essere più quelli degli anni Novanta e di aver riposto i loro modi repressivi, i segnali che arrivano dal paese non sono rassicuranti. A settembre viene presentato il nuovo governo ad interim, con i sostenitori della linea dura in tutti i posti chiave: molti di loro hanno ancora taglie Usa sulla testa. Nel governo non ci sono donne.

I talebani ripristinano anche il temuto ministero per la Promozione della Virtù e la Prevenzione del Vizio, rafforzando l’interpretazione austera dell’Islam da parte del gruppo. Questo provoca proteste a Kabul ed Herat, due persone vengono uccise.

Moschee sotto attacco

A ottobre un’esplosione colpisce una moschea sciita di Kandahar durante la preghiera del venerdì uccidendo sessanta persone, rivelandosi l’attacco più letale dalla partenza delle truppe straniere. L’attacco viene rivendicato dall’Isis, esattamente una settimana dopo un altro attacco sciita nella città settentrionale di Kunduz: decine di persone muoiono.

Che cosa è l’ISIS-K?

Negoziati talebani

Senza aiuti, con le banche e i confini chiusi, l’Afghanistan sprofonda in una catastrofica crisi economica e umanitaria. La Norvegia invita i talebani a colloqui con membri della società civile afghana e diplomatici occidentali a Oslo. All’incontro arriva una delegazione talebana di soli uomini, parlano con i rappresentati americani ed europei esplorando la possibilità di fornire aiuti direttamente al popolo afghano senza che passino per le mani dei talebani.

Niente scuola per le ragazze

A marzo, le autorità talebane decretano che le ragazze delle scuole secondarie, in pratica dagli undici anni in poi, non devono tornare a studiare e lo fanno a poche ore dalla riapertura delle scuole dopo la pausa invernale. Ordinano anche che i dipendenti pubblici si facciano crescere la barba e indossino gli abiti tradizionali.

La ragazza più intelligente dell’Afghanistan

Donne coperte

A maggio, a donne e ragazze viene ordinato di indossare l’hijab e di coprirsi il viso quando sono in pubblico: la polizia religiosa afferma che è preferibile che le donne non escano proprio e stiano a casa. Le presentatrici televisive sono tra quelle prese di mira dal provvedimento e, per un attimo, si scatena la protesta internazionale. Ma dura poco. Alle donne viene anche vietato di fare viaggi da sole, e possono visitare i parchi pubblici della capitale solo nei giorni in cui gli uomini non sono ammessi.

La solitudine del giornalista

Il terremoto

Il 22 giugno più di mille persone muoiono e migliaia rimangono senza casa quando un terremoto colpisce il confine dell’Afghanistan con il Pakistan. Il disastro rappresenta la prima sfida logistica per il governo talebano, che finora non è stato riconosciuto da nessuno. Nel paese tutte le rappresentanze diplomatiche sono andate via, tranne quelle di Cina, Iran, Russia, India e dell’Unione Europea. Agenzie umanitarie internazionali accolgono la richiesta di aiuto e inviano cibo, tende, forniture mediche.

Attacco americano, colpito il capo di al-Qaida

Il 2 agosto scorso, il presidente americano Joe Biden annuncia l’uccisione di Ayman al-Zawahiri, capo di al-Qaida e mente degli attacchi dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti. Gli americani, con un drone che lancia due razzi, lo colpiscono in una casa nel centro di Kabul. I talebani condannano l’incursione ma non confermano la morte di al-Zawahiri, dicendo di stare indagando su quanto detto e fatto dagli americani.

Afghanistan: gli americani uccidono il leader di al-Qaida

L’11 agosto un importante clericale talebano viene ucciso da un attentatore suicida: è il primo attacco  kamikaze a Kabul dal 26 agosto. Viene rivendicato dall’Isis, l’esplosivo è stato inserito in una gamba protesica.

Il 13 agosto una quarantina di donne manifesta davanti al ministero dell’Istruzione, ma neanche dopo cinque minuti i talebani sparano in aria e le colpiscono con bastoni e il calcio dei loro kalashnikov. La manifestazione si disperde e i talebani si accaniscono sui giornalisti.

Domani, 15 agosto, viene dichiarata “Festa nazionale in occasione della vittoria dell’Emirato contro gli attacchi americani”. Massimo riserbo su quello che faranno i talebani, che temono eventuali attacchi dell’Isis che mostrerebbero al mondo come non abbiano tutto quel controllo sulla sicurezza che dicono.

Ndr: Questa pezzo è stato raccontato grazie al contributo dei sostenitori di Radio Bullets che hanno finanziato questo e gli altri reportage in Afghanistan, a un anno dalla presa dei talebani. Radio Bullets, dall’arrivo dei talebani, è già la terza volta che viene a raccontare il paese, perché crede che non si debba dimenticare.

Ti potrebbe interessare anche:

Afghanistan: uomini che odiano le donne

E se credi in un giornalismo indipendente, serio e che racconta il mondo recandosi sul posto, puoi darci una mano cliccando su sostienici

 


[There are no radio stations in the database]