Che cosa è l’ISIS-K?
Scritto da Barbara Schiavulli in data Agosto 27, 2021
Due esplosioni mortali hanno colpito ieri l’entrata dell’aeroporto militare di Kabul in Afghanistan. Decine di morti, tra cui 13 soldati americani impegnati nell’evacuazione di migliaia di civili. L’attacco è stato rivendicato dall’ISIS-K.
La nascita dell’ISIS-K
ISIS-K è stata fondato da ex membri dei talebani pakistani, dei talebani afghani e del Movimento islamico dell’Uzbekistan, militanti che ritenevano le organizzazioni estremiste dalle quali provenivano non abbastanza estreme.
ISIS-K ha iniziato a consolidare il proprio territorio nei distretti meridionali della provincia di Nangarhar, che si trova al confine nord-orientale dell’Afghanistan con il Pakistan ed è il sito dell’ex roccaforte di al-Qaida nell’area di Tora Bora.
ISIS-K ha usato la sua posizione al confine per raccogliere rifornimenti e reclute dalle aree tribali del Pakistan, così come l’esperienza di altri gruppi locali con cui ha stretto alleanze operative.
Secondo alcuni esperti il gruppo ha ricevuto denaro, consulenza e formazione dalla casa madre dello Stato Islamico, quello di Iraq e Siria, e si parla di oltre 100 milioni di dollari.
Lo Stato Islamico del Khorasan, conosciuto anche come Isis-K, ISKP o ISK, è l’affiliata dello Stato Islamico operativo in Afghanistan riconosciuto dalla leadership centrale dello Stato Islamico in Siria e Iraq. Prende il nome di Khorasan dal quello storico di una regione che comprendeva il sud est dell’Iran, il nord est dell’Afghanistan e un pezzetto di Uzbekistan.
Fondato nel gennaio 2015, ha consolidato velocemente il controllo territoriale in diversi distretti rurali del nord e del nord-est, lanciando campagne in Pakistan e Afghanistan. Attacchi nei primi anni contro minoranze, obiettivi e istituzioni governative nelle principali città.
Nel 2018 è diventata una delle prime quattro organizzazioni terroristiche più letali al mondo secondo l’Institute for Economics and Peace’s Global Terrorism Index.
Ma dopo aver subito gravi perdite territoriali, di leadership e di base, dalla coalizione guidata dagli Stati Uniti e i suoi partner afghani – culminate nella resa di oltre 1.400 dei suoi combattenti e delle loro famiglie al governo afghano tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 – l’organizzazione è stata dichiarata, da alcuni, sconfitta.
L’attuale leader dell’ISIS-K è Shahab al-Mujajur, e si valuta che il gruppo abbia tra i 1.500 e i 2.000 combattenti tra afghani, pakistani e altre nazionalità, secondo un rapporto delle Nazioni Unite di giugno che spiega che il gruppo è stato costretto a decentralizzare e usare cellule sparse in tutto il paese che agiscono autonomamente ma condividono la stessa ideologia. Sempre secondo l’Onu nel 2021 ha compiuto 77 attacchi in Afghanistan, contro i 21 del 2020. Attentati molto cruenti, come quello all’Ospedale di Maternità di Kabul, nel quartiere Hazara, dove madri, bambini e ostetriche vennero trucidate. O quello alla scuola superiore femminile, dove 90 giovani ragazze persero la vita.
Obiettivi
La strategia generale dell’ISIS-K è quella di stabilire una testa di ponte per il movimento dello Stato islamico perché questo espanda il suo cosiddetto califfato in Asia centrale e meridionale.
Mira a consolidarsi come la principale organizzazione jihadista nella regione, in parte cogliendo l’eredità dei gruppi jihadisti che l’hanno preceduta. Ciò è evidente nel messaggio del gruppo, che fa appello ai combattenti jihadisti veterani e alle popolazioni più giovani nelle aree urbane.
Come l’omonimo gruppo in Iraq e Siria, ISIS-K sfrutta l’esperienza del suo personale e le alleanze operative con altri gruppi per effettuare attacchi devastanti. Questi attacchi prendono di mira minoranze, come le popolazioni Hazara e Sikh dell’Afghanistan, così come giornalisti, operatori umanitari, personale di sicurezza e infrastrutture governative.
L’obiettivo dell’ISIS-K è quello di creare caos e incertezza, nel tentativo di spingere combattenti disillusi di altri gruppi nei loro ranghi e di mettere in dubbio la capacità di qualsiasi governo al potere di fornire sicurezza alla popolazione.
La relazione con i talebani
ISIS-K vede i talebani afghani come rivali strategici. Marchia i talebani afghani come “sporchi nazionalisti” con l’ambizione solo di formare un governo limitato ai confini dell’Afghanistan, contraddicendo l’obiettivo del movimento dello Stato islamico di stabilire un califfato globale. Vedono i talebani come apostati e non abbastanza devoti all’Islam. Accusano anche i talebani di aver abbandonato la Jihad e il campo di battaglia a favore dei negoziati con gli americani che si sono tenuti negli “hotel eleganti” di Doha.
Fin dal suo inizio ISIS-K ha cercato di reclutare membri talebani afghani prendendo di mira anche le posizioni talebane in tutto il paese.
Gli sforzi dell’ISIS-K hanno avuto un certo successo, ma i talebani sono riusciti ad arginare le sfide del gruppo perseguendo attacchi e operazioni contro il personale e le posizioni dell’ISIS-K.
Questi scontri si sono spesso verificati in tandem con la potenza aerea statunitense e afghana e le operazioni di terra contro ISIS-K, anche se la piena misura in cui queste operazioni sono state coordinate non è ancora chiara.
Nonostante questo, però, esiste una relazione tra ISIS-K e talebani, ovvero un terzo gruppo, la rete Haqqani (il cui leader da qualche giorno è responsabile della sicurezza nel fantomatico nuovo regime talebano) legato a entrambi. Khalik Haqqani ha sulla sua testa una taglia di cinque milioni di dollari, si legge sulla BBC.
Se l’ISIS- K, relativamente indebolito, sia in grado d’ispirare e dirigere attacchi contro l’Occidente è una questione che divide la comunità militare e di intelligence degli Stati Uniti.
In Afghanistan, tuttavia, l’ISIS-K ha dimostrato di essere una minaccia reale. Oltre ai suoi attacchi contro le minoranze afghane e le istituzioni civili, il gruppo ha preso di mira gli operatori umanitari internazionali, gli sforzi di rimozione delle mine terrestri e ha persino cercato di assassinare il principale inviato degli Stati Uniti a Kabul nel gennaio 2021.
È ancora troppo presto per dire come il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan andrà a beneficio dell’ISIS-K, ma l’attacco all’aeroporto di Kabul mostra la continua minaccia rappresentata dal gruppo e soprattutto il tentativo riuscito di mettere in imbarazzo i talebani.
A breve termine ISIS-K probabilmente continuerà a seminare il panico per dimostrare che i talebani afghani non sono capaci di dare la tanto promessa sicurezza alla popolazione, come hanno detto davanti alle telecamere di tutto il mondo.
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