“Cara Europa, ti parlo di futuro”
Scritto da Raffaella Quadri in data Settembre 20, 2024
Una lettera aperta di un gruppo di amministratori delegati di importanti industrie europee indirizzata alla sala dei bottoni in Europa.
Oggetto della missiva, la politica europea in tema di intelligenza artificiale (AI) e digitalizzazione, e il rischio – molto concreto – di perdita di competitività.
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La lettera aperta è arrivata sui tavoli della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e del Collegio dei commissari lo scorso 10 settembre, per affrontare il delicato tema legato a digitalizzazione, connettività e competitività in Europa.
L’Europa deve fare di più e più in fretta se vuole rimanere al passo con lo sviluppo tecnologico su questi temi.
L’obiettivo è non perdere terreno rispetto ad altri Paesi nel mondo – Stati Uniti, Cina e India – che stanno procedendo più in fretta rispetto al vecchio continente nella corsa alla trasformazione digitale.
Si rischia, altrimenti, di creare un divario poi difficile da colmare.
Occorre un’Europa connessa
I CEO firmatari della missiva sottolineano l’importanza di una «connettività potenziata e sicura» che – si legge nella lettera – «è alla base della digitalizzazione come fattore chiave per la produttività e la decarbonizzazione in tutti i settori».
Senza la base dell’innovazione digitale non può esserci sviluppo. E senza sviluppo non può esserci competitività.
Il Libro bianco, pubblicato a febbraio della Commissione europea e accolto con favore dagli industriali, parla di una crescita importante legata a infrastrutture e servizi digitali avanzati di rete.
Questi fattori costituiscono il fondamento per una crescita del PIL globale, calcolata tra uno e due trilioni di euro.
Numeri che da soli bastano a far capire quanto dal loro sviluppo dipenda il futuro economico anche dell’Europa.
2030: quale futuro per l’Europa?
Le sfide che si delineano sulla linea dell’orizzonte del continente – sottolineano gli industriali – parlano di un mercato dei servizi e dei dati digitali che deve diventare un mercato unico.
Gli obiettivi che la UE si è data su questi fronti sono impegnativi.
Prevedono che, entro il 2030, ogni parte d’Europa dovrà essere raggiunta dalla connessione internet, che sia con le nuove reti 5G e FttH (Fiber to the Home) oppure attraverso i satelliti.
Solo così non vi saranno cittadini o imprese europei che rischino di rimanere indietro.
Da qui l’esigenza di investimenti – ingenti investimenti – nelle infrastrutture digitali.
Già si parla, oltre che di 5G, di 6G ma anche di intelligenza artificiale (AI), di blockchain, di informatica quantistica e di realtà virtuale immersiva – una forma avanzata di realtà virtuale (VR).
Nella lettera all’Europa lo si dice chiaramente: quanto fatto sinora non basta.
L’industria europea – dicono i CEO – ha bisogno di una maggiore collaborazione.
È indispensabile avere condizioni politiche adeguate, così come un maggiore sostegno per consentire alle imprese europee di investire nella digitalizzazione dei processi, nell’applicazione dell’intelligenza artificiale e nella “Industria 4.0”.
Senza una connettività innovativa e una solida infrastruttura digitale europea, dicono gli industriali, tutto questo resterà irrealizzato.
Indispensabile, dunque, una legislazione europea armonizzata.
Ed è nella prospettiva di avere una legge uguale in tutta Europa su questi temi che, proprio quest’anno, è nata la prima legge sull’intelligenza artificiale.
AI Act: la legge europea sull’intelligenza artificiale
È chiamata AI Act ed è la legge europea sull’intelligenza artificiale, in realtà il primo quadro giuridico completo sull’AI a livello mondiale.
Più precisamente si tratta del Regolamento (UE) 2024/1689, emanato da Parlamento e da Consiglio europeo il 13 giugno ed entrato in vigore il primo agosto 2024.
L’obiettivo dichiarato delle nuove norme è promuovere un’AI affidabile in Europa assicurando che i sistemi di intelligenza artificiale rispettino i diritti fondamentali, la sicurezza e i principi etici.
Nella legge sono indicati requisiti e obblighi legati agli usi specifici dell’AI che gli sviluppatori e i distributori devono rispettare.
L’AI Act stabilisce, quindi, una serie di regole per:
- affrontare i rischi creati dalle applicazioni di AI
- vietare le pratiche di AI che presentino rischi inaccettabili
- determinare un elenco di applicazioni ad alto rischio
- stabilire requisiti chiari per i sistemi di AI per applicazioni ad alto rischio
- definire obblighi per operatori e fornitori di applicazioni di AI ad alto rischio
- richiedere una valutazione di conformità prima dell’immissione in servizio o sul mercato di una sistema di AI
- mettere in atto misure di controllo dopo l’immissione sul mercato di un sistema di AI
- stabilire una struttura di governance a livello europeo e nazionale
Il quadro normativo definisce, nello specifico, quattro livelli di rischio per i sistemi di intelligenza artificiale:
- rischio minimo o nullo
- rischio limitato
- rischio elevato
- rischio inaccettabile
e per ognuno riporta delle indicazioni specifiche.
Inoltre, stabilisce che sono vietati tutti i sistemi di intelligenza artificiale considerati «una chiara minaccia per la sicurezza, i mezzi di sussistenza e i diritti delle persone».
L’entrata in vigore dell’AI Act
Come tutti i regolamenti europei è immediatamente applicabile dagli Stati membri, che hanno l’obbligo di recepire il regolamento nel proprio sistema legislativo.
Per supervisionare l’applicazione e l’implementazione della legge nei diversi paesi, all’interno della Commissione europea è stato istituito a febbraio 2024 un apposito ufficio, l’European AI Office.
Infine, per quanto l’AI Act sia entrato in vigore all’inizio dello scorso agosto, sarà pienamente applicabile solo tra due anni, con alcune eccezioni e tempistiche differenti per specifici aspetti.
Più precisamente entreranno in vigore:
- i divieti, dopo sei mesi
- le regole di governance e gli obblighi per i modelli di AI di uso generale, dopo dodici mesi
- le regole per i sistemi di AI, integrati nei prodotti regolamentati, dopo trentasei mesi.
L’AI Act rappresenta, in definitiva, un passo importante nel tentativo di regolamentare una materia così complessa e, per certi versi, dall’evoluzione inaspettata.
Resta il grande tema di velocizzare un adeguamento tecnologico dei singoli Paesi e dell’Unione nel suo insieme, che avrà un peso economico e sociale sempre più importante nei prossimi anni.
E gli industriali che hanno scritto alla Commissione europea hanno proprio sottolineato questa urgenza.
Musica: “Folk European” – Flavio Morgade (audiio.com)
In copertina: Markus Winkler – Pixabay
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