Dal cielo, uno sguardo alle foreste

Scritto da in data Aprile 30, 2025

Nella Guyana francese, l’alba di un giorno di primavera segna l’inizio di un’avventura particolare. Alle 6:15 del mattino del 29 aprile 2025 il razzo Vega C è decollato con il suo carico speciale.

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Una nuova missione spaziale per l’ESA (Agenzia Spaziale Europea), per portare in orbita un innovativo satellite progettato con uno scopo ben preciso.

Il satellite si chiama Biomass ed è stato sviluppato da un gruppo di più di cinquanta aziende europee, la capofila delle quali è Airbus UK.

Incapsulamento di Biomass allo spazioporto di Kourou, Guyana francese (ESA-CNES-ESA-CNES-Arianespace).

Il razzo europeo

Il lancio è avvenuto dallo spazioporto europeo di Kourou, nella Guyana francese, a bordo del razzo Vega C, altra tecnologia progettata e realizzata in Europa.
Con i suoi 35 metri di altezza e un peso di 210 tonnellate, Vega C è costituto da quattro stadi, che gli permettono di raggiunge l’orbita terrestre e posizionarvi i satelliti nella posizione prescelta.
Possono essere satelliti scientifici, anche di piccole dimensioni, e di osservazione.
Il loro compito è di orbitare attorno al pianeta, inviando a Terra i dati raccolti.
L’ESA spiega che Vega C può lanciare nello spazio fino a 3,3 tonnellate di tecnologia.

Il lancio del razzo Vega C dallo spazioporto europeo di Kourou (ESA – S. Corvaja).

Satellite in orbita

In questo caso specifico, il razzo ha portato a termine con successo il proprio compito.

Dopo circa un’ora dal lancio, al Centro Europeo Operazioni Spaziali (ESOC, European Space Operations Centre) dell’agenzia, situato in Germania, è giunto il primo segnale dal satellite.

Biomass è ora correttamente in orbita, a più di 600 chilometri di altitudine, e sta funzionando secondo programma.

Servirà però ancora qualche giorno per completare le verifiche e le manovre che lo renderanno operativo.
Tra queste anche l’operazione di dispiegamento del riflettore a maglie.

Si tratta di una struttura di 12 metri di diametro, sostenuta da un braccio lungo 7,5 metri che la tiene ancorata al corpo del satellite.

Una volta terminate anche le ultime fasi, avrà finalmente il via la missione di Biomass.

Il riflettore da 12 metri del satellite Biomass in camera bianca presso l’azienda L3Harris Technologies in Florida, USA.

A cosa serve il satellite Biomass?

Il compito per il quale è stato progettato è di fornire informazioni sullo stato delle foreste, sulla loro evoluzione e, soprattutto, sul ruolo che ricoprono nel ciclo del carbonio.

Le foreste hanno una funzione cruciale nel regolare la temperatura della Terra, grazie alla loro capacità di assorbire e immagazzinare ingenti quantità di CO2.

Gli scienziati hanno calcolato che boschi e foreste terrestri sono in grado di assorbire ogni anno circa 8 miliardi di tonnellate di anidride carbonica.
Ed è facile immaginare quale influenza abbia tutto questo nel regolare il surriscaldamento del pianeta, determinato anche dal ciclo del carbonio.

Tuttavia, questi delicati equilibri si stanno modificando a causa dei cambiamenti climatici in corso e delle azioni umane, spesso sconsiderate – tra le prime proprio la deforestazione, quindi la distruzione di quelle aree che sono i polmoni verdi del pianeta.

Capirne meglio i meccanismi e disporre di dati accurati su quanta CO2 le foreste riescano a immagazzinare, è dunque fondamentale.
Questa conoscenza permetterà agli scienziati di prevedere l’evoluzione dei cambiamenti climatici e ai decisori politici di prendere le dovute misure per contrastare i danni ambientali.

Il problema è che al momento non si hanno dati certi sulle effettive riserve di carbonio, così come ci sono solo stime rispetto al loro flusso in base ai cambiamenti dovuti all’utilizzo del suolo, alla perdita di verde o alla sua ricrescita.

Occorre maggiore certezza sui dati e Biomass ha il compito di fornire, con le sue informazioni accurate, proprio questa più precisa conoscenza.

Come Biomass scandaglia le foreste del pianeta

Dunque, come funziona il nuovo satellite europeo?

Biomass è dotato di un radar in banda P, che scandaglierà la superficie terrestre ricoperta dalle foreste.

Il radar è in grado di attraversare le nuvole e di penetrare gli strati di vegetazione.
Qui misurerà la biomassa legnosa – ovvero i tronchi, i rami e gli steli – nella quale è immagazzinata la maggior parte del carbonio.

Riuscirà così ad apprendere dati precisi sullo stoccaggio della CO2.
Questi dati sulla biomassa miglioreranno la conoscenza della perdita di habitat e contribuiranno a capire le conseguenze che questa ha sulla biodiversità del pianeta.

Inoltre, la missione consentirà una mappatura precisa del suolo forestale, colmando le numerose lacune che sinora si avevano soprattuto rispetto alle vaste foreste tropicali.
Si avranno, quindi, informazioni precise sulla loro densità e sulle loro caratteristiche.

In definitiva, conoscere in maniera più approfondita le foreste e i meccanismi con cui contribuiscono alla vita sul pianeta, permetterà alla scienza di comprendere meglio il funzionamento dell’intero sistema del clima terrestre.

Il guardiano delle foreste

La missione spaziale durerà cinque anni, durante i quali Biomass scandaglierà le foreste terrestri da un’altitudine di 666 chilometri e ci dirà qualcosa di più sulla salute del nostro pianeta.

Questo tecnologico guardiano delle foreste entra così a far parte di quel gruppo di missioni definite “Earth Explorer”, che hanno il compito di esplorare la Terra aiutando la ricerca scientifica a monitorarne costantemente i cambiamenti e a comprendere meglio il funzionamento del nostro pianeta.

Musica: “Forest Trek” – Brilliant Sky (Audiio)
Foto in copertina: ESA/ATG medialab

 

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