“Le conseguenze”, temi e traduzione

Scritto da in data Luglio 30, 2021

Si può parlare di temi forti con toni delicati? Caoilinn Hughes riesce a farlo con uno stile narrativo singolare. Valentina Barile su Radio Bullets con Anna Mioni, agente letteraria, docente di traduzione, traduttrice de “Le conseguenze” (pubblicato in Italia da Pessime Idee Edizioni).

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Temi e traduzione

Più spesso, in questa rubrica abbiamo trattato il tema della traduzione e chiesto a diversi traduttori e traduttrici cosa volesse dire tradurre e in che modo il traduttore stabilisce il legame con il testo. Oggi ne parliamo con Anna Mioni: «Il compito del traduttore è riprodurre nel modo più fedele possibile all’originale l’esperienza di lettura, quindi, non importa la tematica trattata nel libro, perché non è questo a determinare l’atteggiamento del traduttore, ma il traduttore si fa ricettivo e “spugna” di tutti gli stimoli espressi dal testo originale per cercare di ricrearli in modo tale da permettere al lettore della lingua di arrivo di provare la stessa esperienza, le stesse emozioni. Quindi, la tematica rimane un argomento neutro per quanto riguarda l’atto del tradurre. Il traduttore non può farsi interprete del tema e nemmeno prendere una posizione. In un libro come “Le conseguenze” si tratta il tema dell’eutanasia, ma se io fossi stata contraria all’eutanasia – cosa che non sono – avrei ugualmente accettato di tradurre questo libro e non avrei permesso che la mia posizione contraria influenzasse la resa del libro. Diciamo che la tematica può entrare in quello che è l’analisi letteraria, ma la traduzione non è analisi letteraria: è appunto riproduzione di un’esperienza quanto più possibile simile a quella originale».

Parole e parole…

Anna Mioni

Quale realtà c’è dietro a un testo da tradurre? Persone, personaggi, emozioni, stati d’animo, parole intraducibili e parole che se tradotte non hanno il senso che una comunità di parlanti le attribuisce. Ma il gioco è questo! Riuscire a trovare il senso perché una storia possa essere raccontata e trasmessa attraverso le culture e le lingue. Anna Mioni: «Per risolvere il problema delle parole impossibili da tradurre, prima di tutto serve un buon arsenale di strumenti di lavoro, dizionari, glossari, monolingui, bilingui. Serve la capacità di riconoscere in Internet quali sono le fonti più affidabili, e serve anche un buon dialogo con l’autore del libro, se si presta ad averlo. E, nel caso di questo libro, c’è stato uno scambio molto stimolante con Caoilinn Hughes, l’autrice, che, dove non era stato possibile con le risorse a disposizione risolvere l’enigma, ha aiutato con i suoi contributi e anche con qualche suggerimento rispetto all’italiano che conosce un po’, e quindi dava un minimo di spunti. In generale, non c’è una vera e propria impossibilità di traduzione nel momento in cui si riesce a comprendere il senso di una parola. Certo, con un linguaggio specifico e molto locale, legato al vernacolo, come spesso è quello di questo libro, bisogna trovare gli strumenti adatti e trovare anche il contributo di esperti, come da revisore Federica Aceto che, avendo vissuto in Irlanda, ha potuto dare anche lei un apporto fervido nel riconoscimento di vocaboli o di accenti o di modi idiomatici che non sempre erano attestati dagli strumenti, però con l’aiuto di tutte queste risorse niente è impossibile, si può arrivare a risolvere pressoché tutti gli enigmi».

Slang e poesia

«Gli esseri umani nel corso della vita mangiano una quantità di terra pari a tre volte il peso del proprio corpo, ma per noi Black il dato andava sicuramente raddoppiato con tutte le patate sporche di fango e le minestre di cavoli pieni di larve che avevo mandato giù. Mentre eravamo nell’enorme tribunale nuovo di Dublino, con la facciata in vetro (quel pantheon da trecento milioni di euro costruito ai tempi d’oro del 2007), avevo la sensazione che presto avremmo mangiato terra a sufficienza per un’altra vita intera». – da “Le conseguenze”, Caoilinn Hughes (Pessime Idee Edizioni).

Anna Mioni conclude su Radio Bullets: «Due caratteristiche stilistiche più prominenti di questo libro sono: una forte presenza in sottofondo del linguaggio poetico, perché l’autrice Caoilinn Hughes nasce come poetessa e questo lascia inequivocabilmente delle tracce nella sua lingua, vuoi sonore, vuoi allitterative, vuoi assonanti, comunque è una traccia che guida anche nella scelta della resa italiana perché si cerca una resa che renda degli effetti simili e rispetti questa intenzione che sta alla base dello stile dell’autrice. Un’altra componente molto forte e molto originale, nonostante gli argomenti di sicuro non allegri del libro, è l’ironia fortissima che sta alla base di tutto, in parte quella tipica del carattere nazionale irlandese, ma anche qualche punta di causticità in più e, quindi, strappa un sorriso più di una volta o una battuta cattiva anche nelle circostanze più dolorose, più impensabili. Questo contribuisce forse ad alleviare un po’ la potenziale tristezza dell’argomento. Un libro, in sostanza, molto originale che ha vari spunti sia a livello di argomenti che a livello di stile, quindi una lettura caldamente consigliata».

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