Nella pillola piccola…
Scritto da Raffaella Quadri in data Giugno 24, 2021
Come si suol dire «nella botte piccola c’è il vino buono». Un detto che vale anche per la storia che racconteremo oggi, anche se in termini insoliti: parliamo di farmaci.
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Le pillole più piccole e facili da assumere
La grandezza delle pillole è una questione che interessa la ricerca farmacologica e la medicina. Non è una mera questione estetica o di praticità. A tutti noi sarà capitato di avere a che fare con pillole da dividere in due, o addirittura in quattro parti, che proprio non ne vogliono sapere di essere inghiottite.
Vi sono però anche situazioni in cui avere una modalità più semplice ed efficace di assumere farmaci è un’esigenza reale. Basti pensare ai pazienti che faticano a ingoiare o alle difficoltà di anziani e di bambini molto piccoli. Ecco che la questione cambia e si fa subito più seria.
Pillole minuscole, farmaci più efficaci
Uno studio di un gruppo di ricercatori di ingegneria chimica del MIT (Massachusetts Institute of Technology) – pubblicato sulla rivista scientifica Advanced Materials – tratta proprio questo tema.
I ricercatori hanno spiegato che la metodologia di produzione di farmaci che si assumono per bocca – che si tratti di compresse, capsule o film – è sempre la medesima.
Sono formati in genere da due elementi:
- i principi attivi, costituiti da molecole idrofobe
- gli eccipienti, sostanze solubili che facilitano la produzione del medicinale e il rilascio del principio attivo nell’organismo
Per poter essere assorbiti dal corpo umano, i principi attivi vengono scomposti in nanocristalli. Una procedura che però richiede tempo, consumo energetico e che può persino finire per modificare le proprietà del farmaco.
Farmaci da nanoemulsioni
Negli Stati Uniti hanno studiato come semplificare questo processo, creando nel contempo pillole molto più piccole dello standard ma altrettanto efficaci, se non addirittura con un carico di principio attivo più elevato.
La tecnica consiste nel realizzare una nanoemulsione formata da:
- farmaco
- metilcellulosa, un derivato dalla cellulosa utilizzato spesso come eccipiente
- olio
Attraverso il ricorso, poi, a una metodologia che sfrutta le onde sonore, chiamata ultrasonicazione, si creano delle microscopiche gocce oleose contenenti ognuna il principio attivo.
L’emulsione così formata è poi trasformata in un gel che viene fatto gocciolare e solidificare in acqua riscaldata, formando i nanocristalli che poi vengono essiccati e da cui si creano le pillole o i film con i metodi tradizioni. Diversamente, il gel può essere versato direttamente in stampi per formare le pillole.
La giusta dose
Il nuovo metodo di realizzazione consente di regolare le dimensioni delle particelle, gestendo il contenuto di principio attivo senza sprechi.
Con questa metodologia gli ingegneri chimici americani hanno ottenuto dosi più concentrate di principio attivo, e quindi più potenti, rispetto a quanto presente nei comuni farmaci.
Il risultato è l’ottenimento di un farmaco che i pazienti non faticano ad assumere e che, per le concentrazioni differenti, può avere persino una maggiore efficacia. Inoltre, le dimensioni dei nanocristalli li rendono perfetti anche per la realizzazione di film che sono ancora meno invasivi di capsule e compresse.
Il metodo è adatto alla formazione di farmaci differenti, in quanto il processo di formazione è il medesimo, mentre a cambiare sono i principi attivi e l’olio utilizzabili, oltre ai dosaggi scelti.
In futuro, dunque, potremo avere la possibilità di creare farmaci davvero su misura, non solo per contenuto ma anche per dimensioni. E con un metodo produttivo efficace ed efficiente.
Musica: “Bad medicine” – Bon Jovi
Foto di copertina: MIT – Felice Frankel
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