Sogni spezzati

Scritto da in data Agosto 19, 2021

Sognatrici in fuga. Le speranze della gioventù afghana di diventare protagonista del progresso del proprio paese si spengono, soffocate dal regime dittatoriale talebano. Un ritorno al passato più buio per l’Afghanistan.

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Solo due anni fa partecipavano a concorsi internazionali di robotica, presentando il proprio lavoro e vincendo premi e riconoscimenti.
Le studentesse dell’Afghan Girls Robotics Team, conosciute più semplicemente come “Afghan dreamers”, sono giovani, anzi giovanissime sognatrici. Un gruppo formato da ragazze tra i 14 e i 18 anni che studiano per diventare ingegnere, scienziate, ricercatrici.
Un team tutto al femminile che si è costituito grazie al sostegno dall’organizzazione DCF (Digital Citizen Fund) che opera in tutto il globo alla realizzazione di corsi di formazione dedicati al mondo femminile in ambito soprattutto tecnologico e scientifico.
DCF è un’organizzazione no profit fondata a New York per aiutare donne e ragazze nei paesi in via di sviluppo ad accedere alla tecnologia e sostenerle nel loro percorso di istruzione e formazione, per poi inserirsi nel mondo del lavoro e delle società in cui vivono.
L’organizzazione ha istituito persino il primo Centro IT per sole donne nel 2012, proprio in Afghanistan. Ne sono seguiti altri 13, tra Herat e Kabul, grazie anche alla collaborazione dell’allora ministero dell’Istruzione afghano.

Robotica: il sogno delle giovani afghane

Quelle delle studentesse afghane sono una fame di sapere e una voglia di fare che hanno dato già ottimi risultati. Il gruppo, formatosi nel 2017, ha lavorato in tutti questi anni dando vita a una serie di progetti tecnologici molto interessanti.
Le giovani scienziate hanno dato il proprio contributo persino nel periodo più difficile della pandemia da Covid-19, realizzando un respiratore a basso costo finalizzato alle terapie intensive e agli ospedali per la cura dei ricoverati colpiti dal SarsCov2.
Quando il coronavirus iniziò a imperversare anche in Afghanistan nel marzo del 2020, su iniziativa dell’allora governatore di Herat, Abdul Qayoum Rahimi, fu chiesto a studenti e studentesse di affiancare un gruppo di medici e industriali locali per meccanizzare i ventilatori manuali ausiliari comunemente utilizzati in casi di emergenza. L’obiettivo era trovare una soluzione tecnologica che fosse valida ma anche facilmente realizzabile ed economicamente sostenibile. Cinque “Afghan Dreamers” – Somaya Faruqi, Dyana Wahbzadeh, Folernace Poya, Ellaham Mansori e Nahid Rahimi – costituirono uno dei sei gruppi incaricati del compito e, partendo da un progetto del MIT (Massachusetts Institute of Technology) chiamato MIT E-Vent, realizzarono un respiratore utilizzando parti meccaniche di automobili.

Quale futuro per le giovani generazioni afghane?

Cosa sarà ora di questo patrimonio di idee e di inventiva?
Il desiderio di molte e molti giovani afghani di studiare e avviare una carriera nel mondo della scienza nella propria terra dovrà ora fare i conti con le intenzioni del nuovo regime talebano.
Le studentesse, orgoglio di un paese che passo dopo passo stava ricostruendo la propria libertà, sono ora tra le migliaia di persone che cercano di scappare oltre confine e di riparare in Occidente per salvarsi dalle ritorsioni di quelli che sono, di fatto, i nuovi padroni dell’Afghanistan.
Il governo talebano a parole si dice disposto a dare la possibilità anche alle donne di studiare e lavorare. Promesse a cui però è difficile credere. Anche qualora fosse concesso alle donne il diritto – sacrosanto – allo studio, quali saranno gli ambiti a loro davvero accessibili?

Il progetto di una scuola di tecnologia

Secondo quanto riporta l’organizzazione Malala Fund che opera in tutto il mondo per sostenere formazione e istruzione femminili, nel 2019 il governo afghano si era impegnato per la costruzione nel paese della prima scuola Steam (Science, technology, engineering, arts, mathematics), un istituto di tecnologia. Era stato messo a disposizione uno spazio di sei acri a Kabul per tale progetto. La scuola si sarebbe chiamata “The Afghan Dreamers” in onore dell’omonimo team, e avrebbe dovuto aprire le porte a studentesse e studenti nel 2022.
Ora però il ritorno dei talebani cambia tutto.

Musica: “Becoming One of ‘The People’ Becoming One With Neytiri” (Avatar Soundtrack) – James Horner
In copertina: Le “Afghan Dreamers” – foto da The Digital Citizen Fund (DCF)

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