Un occhio in cielo

Scritto da in data Novembre 25, 2020

Direttamente dalla superficie lunare. Ritorna l’idea di realizzare sul nostro satellite un super telescopio puntato sulle stelle per catturare l’origine dell’universo. Per il momento è solo un’ipotesi che però ha già un nome: ULT, Ultimately Large Telescope, il “grande telescopio definitivo”. Intanto alla Luna punta anche la Cina, con la missione spaziale Chang’è 5. Obiettivo: raccogliere materiale lunare da riportare a casa.
“Guarda che Luna” – Fred Buscaglione
Foto di copertina: Pexels da Pixabay

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Non è sufficiente sapere di cosa è fatta e che brilla di luce riflessa. Non ci interessa se, in fondo, è solo un satellite e a conti fatti è giusto un po’ di pietra. Perché la verità è che più la conosciamo e più vogliamo sapere di lei. Continuiamo a guardarla, affascinati quando cambia colore o gioca a nascondino con il Sole. Resta lei l’oggetto del desiderio: la Luna.

Guarderemo il cielo dalla Luna

Oltre a essere “terra di conquista”, il nostro satellite è visto anche come base per le future missioni di esplorazione spaziale. La conquista di Marte, non a caso, dovrebbe avere come tappa intermedia proprio la Luna.
Ma non è tutto. Perché gli scienziati vorrebbero approfittare della sua posizione anche per scrutare nuove porzioni di cielo. Come? Con un telescopio. Per la precisione con quello che dovrebbe chiamarsi ULT, acronimo di Ultimately Large Telescope, “grande telescopio definitivo”.
A parlarne è Inaf (Istituto nazionale di astrofisica) e il condizionale è d’obbligo. Perché questo nuovo super telescopio è ancora in fase embrionale… insomma, poco più di un’idea.
Un’idea in uscita in un estratto su The Astrophysical Journal e anticipata sul sito della Cornell University.

Il telescopio ULT sulla Luna

Le prestazioni dei super telescopi sono date dalla dimensione dello specchio, ovvero dalla grandezza della sua superficie preposta a raccogliere la luce che viene poi concentrata nel fuoco e da lì analizzata. Più il telescopio è potente e maggiori saranno le sue capacità ottiche.
ULT avrebbe uno specchio primario del tutto particolare, con due caratteristiche uniche:

  • la collocazione in uno dei crateri della Luna
  • lo specchio liquido.

Come spiega l’Inaf, l’idea di realizzare un grande specchio lunare era già stata proposta oltre dieci anni fa dalla NASA, un progetto che tuttavia fu abbandonato. La realizzazione del resto sarebbe tutt’altro che semplice.
Nel nuovo ipotetico progetto la comunicazione avverrebbe da ULT a un satellite che, collocato nell’orbita della Luna, raccoglierebbe i dati trasmessi dal super telescopio per poi inviarli, a propria volta, sulla Terra. Essendo posto a più di 380 mila chilometri di distanza da noi, il telescopio dovrebbe essere costruito con la capacità di funzionare in maniera autonoma e, in particolare, di sfruttare la fonte di energia disponibile in loco: il Sole.
Ma, cosa ancor più interessante, sarebbe “liquido”. In pratica lo specchio primario, da circa 100 metri di diametro, dovrebbe essere formato da una vasca, che ruoterebbe in continuazione, contenente del metallo liquido in grado di riflettere la luce, facendo il lavoro normalmente svolto dalle parabole.
L’obiettivo è di andare a investigare le stelle di Popolazione III, le stelle più vecchie dell’universo che sarebbero state completamente prive di metalli e composte solo da idrogeno ed elio. Insomma si ipotizza un viaggio all’origine di tutto, sempre che l’idea di ULT si riesca a realizzare.

Luna, la nuova provincia cinese

Telescopi a parte, a mezzo secolo dalla sua conquista, la Luna continua ad attrarre. Questa volta ha chiamato la Cina e la Cina ha risposto.
Il 23 novembre 2020 ha preso il via la missione spaziale Chang’è 5, “Lunga Marcia 5”. Una missione esplorativa con cui la CNSA (China National Space Administration) – l’agenzia spaziale cinese – punta a recuperare dalla superficie del satellite campioni rocciosi da riportare sulla Terra, proprio come fecero prima di lei, mezzo secolo fa, gli Stati Uniti e l’allora Unione Sovietica.
La missione è indirizzata a un’area sinora inesplorata, il cosiddetto “Oceano delle Tempeste”.
Il rientro della sonda cinese con il suo prezioso carico, secondo i piani di Pechino, dovrebbe avvenire a metà dicembre.
Intanto il lancio costituisce un passo importante per il programma spaziale cinese che, nelle intenzioni del colosso asiatico, dovrebbe portare alla realizzazione di una stazione orbitale entro due anni e, successivamente, al ritorno di astronauti in carne e ossa sul suolo lunare.

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