Sposati alla Luna

Scritto da in data Luglio 17, 2019

 

50 anni da quel «piccolo passo per l’uomo, ma un grande passo per l’umanità», eppure l’emozione di allora si percepisce ancora. Perché la Luna rappresenta da sempre il traguardo sognato e oggi, a cinque decenni di distanza da quella prima volta, resta una meta a cui il genere umano aspira, progettando la realizzazione sul suo suolo roccioso delle prime colonie.
Ma sono le donne e gli uomini di allora a dovere essere celebrati oggi.
Raffaella Quadri per Radio Bullets. Musica: “Chiaro di luna” – Claude Debussy
Photo credits: NASA

Erano le 13:32 UTC (tempo coordinato universale o tempo civile) del 16 luglio 1969 e prendeva il via la missione che avrebbe fatto la storia. Nel frastornante rumore dei propulsori del razzo Saturn V si staccavano da terra Neil Armstrong, Edwin Aldrin e Michael Collins. Direzione: Luna.
Forse in quel momento per loro il viaggio era ancora una speranza, un sogno che doveva concretizzarsi, la certezza che tutto sarebbe andato come previsto e che si potesse davvero lasciare quell’impronta, poi diventata un simbolo per l’intera umanità, non c’era. Ma l’aspettativa, il sogno, la determinazione, quelli sì. Ed è emozionante anche solo immaginare cosa abbiano provato le donne e gli uomini di quella mitica impresa.

Quel passo sulla Luna

Il viaggio di andata della missione Apollo 11 (NASA) durò quattro giorni, alle 20:17 UTC del quinto giorno, il 20 luglio 1969, Neil Armstrong giudò il modulo Eagle verso il suolo lunare. Non era il punto prestabilito per l’allunaggio, non erano state le modalità pianificate e tante volte provate durante le simulazioni, ma accadde lo stesso:
«Houston – Tranquility Base here. The Eagle has landed» – «Houston – qui Base della Tranquillità. L’Eagle è atterrato».
Il modulo si posava sulla superficie lunare e qualche ora dopo, nella notte che sulla Terra – a casa – separava i due giorni, l’uomo, per la prima volta nella storia, metteva piede sul suo suolo.
«That’s one small step for man, one giant leap for mankind» – «Questo è un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità».
La frase diventata ormai iconica del comandante Neil Armstrong nel momento esatto in cui posa il piede sul nostro satellite segna il punto del non ritorno, la Luna è conquistata.
Lo seguirà in una passeggiata lunare di oltre due ore – per l’esattezza 2 ore, 31 minuti e 40 secondi –, Edwin “Buzz” Aldrin, che scenderà al suolo 19 minuti dopo Armstrong, per diventare il secondo uomo sulla Luna.
L’unico membro dell’equipaggio che non prederà parte all’attività extraveicolare (Eva) sarà Michael Collins. Sarebbero rimasti sulla superficie lunare per oltre 21 ore, poi Collins avrebbe pilotato il modulo di comando Columbia verso casa, dove sarebbero rientrati il 24 luglio.

Visione terrestre

La storia si stava così scrivendo. Ma intanto tra chi sulla Terra assisteva a tutto questo, c’erano coloro che avevano accompagnato questi uomini sulla Luna, restando con il fiato sospeso al susseguirsi cadenzato di quelli che devono essere stati minuti fuori dal tempo. Si chiamavano Janet, Joan e Patricia. Ed erano le mogli dei tre astronauti.
Stare accanto a una persona chiamata a svolgere un lavoro potenzialmente pericoloso non deve essere semplice, tanto meno deve esserlo stato negli anni Sessanta. Alle donne allora si chiedeva di svolgere un ruolo ben preciso: moglie devota, casalinga impeccabile, madre amorevole. Queste tre signore però furono ben altro, furono ognuna il punto fermo della propria famiglia.
La missione dei mariti era anche la loro missione. Che avesse avuto successo o che fosse, per qualsiasi ragione, fallita, le loro vite erano destinate a cambiare per sempre. Erano donne e uomini sposati alla Luna.

Janet

Janet Elizabeth Shearon era dell’Illinois e fu la prima moglie di Neil Armstrong. Lo sposò nel 1956 e gli diede tre figli, due maschi e una femmina che morì di malattia a soli 2 anni.
Janet dovette lottare sempre con la proverbiale ritrosia del marito a esprimere ciò che provasse, un uomo schivo per il quale – come avrebbe dichiarato lei – «un “no” costituiva già una lunga discussione». Gli fu accanto sin dall’inizio della sua carriera da pilota e lo seguì prima a Houston, in Texas, per prendere parte al programma spaziale della Nasa, poi in Ohio.
In un’intervista alla rivista Life nel 1969 dimostrò tutto il proprio pragmatismo dichiarando: «Non sono sposata con un astronauta. Sono sposata con Neil Armstrong. Sapevo che voleva andare sulla Luna, in qualche modo, quando l’ho sposato. Saperlo non ha cambiato la mia vita. Per me sarà sempre Neil Armstrong, marito, padre di due ragazzi».
E così deve essere stato. I due divorziarono nel 1994, dopo 38 anni di matrimonio, ma rimasero in buoni rapporti. Armstrong qualche anno dopo si sarebbe sposato con la seconda moglie, Carol Knight.
Nel necrologio pubblicato sullo Houston Chronicle quando morì nel giugno del 2018, Janet venne ricordata come la donna forte che fu e che dimostrò di essere proprio durante lo svolgersi del programma spaziale americano.

Joan

Americana del New Jersey, Joan Archer, moglie di Edwin “Buzz” Aldrin, che sposò nel 1954 e da cui divorziò nel 1974, dopo 20 anni di matrimonio e tre figli, ha saputo incarnare alla perfezione i panni dell’impeccabile consorte di un uomo che ricopriva un incarico tanto delicato. Ma fu anche molto esplicita nel parlare apertamente dello stress della vita come moglie di un astronauta. «Avevo sposato un ingegnere e mi ritrovavo un eroe» disse al Times alcuni anni dopo la missione Apollo 11 definendo la cosa “inquietante”. E non a torto, catapultata sotto i riflettori della notorietà dovuta a un eroe nazionale, Joan doveva sembrare calma e sicura di sé ma visse in uno stato di costante preoccupazione. Una famosa foto la ritrae mentre volge il capo altrove proprio nell’attimo dell’impatto del modulo lunare con la superficie della Luna.
«Ho sempre sentito che il sipario sarebbe calato e avremo avuto una vita normale» disse a una radio nel 2013. «Ma non è mai successo davvero». Jaon Archer è morta a 84 anni nel giugno del 2015.

Patricia

Nata a Boston, in Massachusetts, da una numerosa famiglia di origini irlandesi, Patricia Mary Finnegan diventa la signora Collins nel 1957, in Francia, dove aveva conosciuto Michael, allora pilota di caccia dell’aeronautica statunitense. Un amore a prima vista, come confessò lui stesso, dichiarando che Patricia fu «l’unico e il solo amore della mia vita».
«Era intelligente, era bella, era molto forte» ha ricordato Collins consapevole che proprio la forza fosse la caratteristica che meglio descrivesse la moglie.
Di lei gli stessi figli hanno ricordato il coraggio e la risolutezza nel proteggere la famiglia dall’ansia che le provocava il lavoro del marito, «non ricordo di aver mai provato paura per quello che ha fatto papà» ha raccontato la figlia Kate. «Non ricordo affatto alcun timore a riguardo. Penso che mia madre abbia portato il peso tutto da sola». Ed era un peso non da poco, restare a terra immaginando il marito in orbita nello spazio infinito. Patricia si è spenta, a 83 anni, nell’aprile del 2014.

Ognuna di queste persone, insieme alle centinaia che lavorarono negli anni alle missioni spaziali, fece la propria parte nel rendere il sogno realtà. Erano donne e uomini sposati alla Luna. E a loro spetta il nostro ricordo e il nostro riconoscimento.

Curiosità

Se volete rivivere l’emozione di quei momenti un ricercatore della Nasa, Ben Feist, ha realizzato il sito web “Apollo in real time” grazie al quale è possibile rivivere ogni fase della missione Apollo 11. Gli audio originali delle comunicazioni tra Houston e l’equipaggio dell’Apollo 11 sono tratte da questo sito.

Una curiosità a proposito della famosa orma di Armstrong e delle numerose che lui e Aldin lasciano quel giorno sul suolo del nostro satellite, il tempo pare essere impietoso anche per loro, come si legge sulla rivista “Le Scienze”, pare che le temperature estreme, le radiazioni solari e l’azione di micrometeoriti stiano lentamente cancellando quelle testimonianze del 1969.

Su Technomondo potete trovare altre curiosità sulle missioni spaziali e gli astronauti.

 

Ascolta anche:

E se credi in un giornalismo indipendente, serio e che racconta il mondo recandosi sul posto, puoi darci una mano cliccando su Sostienici

Tagged as

[There are no radio stations in the database]