16 novembre 2020 – Notiziario
Scritto da Barbara Schiavulli in data Novembre 16, 2020
Ascolta il podcast
- Perù in strada: si dimette dopo una settimana dalla nomina il presidente a interim Merino (copertina).
- Afghanistan: in arrivo un rapporto sui crimini di guerra commessi dalle truppe australiane.
- Moldavia: Maia Sandu, candidata filo europea eletta presidente.
- Palestinesi evacuati dalle loro case per far posto a un’esercitazione militare israeliana.
- Bielorussia: migliaia in piazza, 1.000 arresti.
- Cina: maxi accordo di libero scambio commerciale.
Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli. Musiche di Walter Sguazzin
Siria
Il massimo diplomatico siriano e ministro degli Esteri di lunga data, Walid al-Moalem, convinto difensore della sanguinosa repressione del presidente siriano Bashar al-Assad dei manifestanti pacifici che ha scatenato un conflitto decennale, è morto lunedì, ha detto il governo. Non ci sono dettagli sulla causa della morte ma il 79enne al-Moalem era da anni in cattive condizioni di salute con problemi cardiaci. Una fonte vicina al governo siriano ha detto alla Reuters che era già previsto che il suo vice, il diplomatico veterano Faisal Mekdad, avrebbe sostituito il ministro degli Esteri. Moalem, che è stato nominato ministro degli Esteri nel 2006 ed è stato anche vice primo ministro, ha ricoperto una serie di incarichi diplomatici di alto livello, tra cui inviato negli Stati Uniti, ed è stato coinvolto in negoziati infruttuosi con Israele negli anni Novanta su un accordo di pace.
Israele e Palestina
Ieri tre giudici distrettuali di Gerusalemme hanno tenuto un’udienza tecnica in vista del processo contro il premier Netanyahu, accusato di corruzione, frode e abuso di potere, processo che inizierà nel gennaio 2021. Sabato intanto non sono mancate le proteste settimanali davanti alla residenza del premier e la richiesta delle sue dimissioni. 25 le persone arrestate.
Israele ieri ha pubblicato una gara d’appalto per la costruzione di 1.257 case di insediamenti a Gerusalemme Est, scrivono i media locali. Il sito web di notizie Walla! ha detto che le nuove unità saranno costruite nell’insediamento di Givat HaMatos a Gerusalemme Est, occupata da Israele durante la guerra in Medio Oriente del 1967. Nel 2014 Israele ha congelato la decisione di costruire 2.600 unità abitative nello stesso insediamento a causa della pressione internazionale.
Israel advances construction plans of more than 1,200 new homes in illegal East Jerusalem settlement https://t.co/sLtQxV675O pic.twitter.com/Lv2iEnwk1t
— Al Jazeera English (@AJEnglish) November 15, 2020
Le autorità israeliane hanno ordinato a un certo numero di famiglie palestinesi nella regione settentrionale della Valle del Giordano di lasciare le loro case per far posto a un addestramento militare israeliano nell’area. Muataz Besharat, che monitora le violazioni israeliane nell’area, ha detto all’agenzia WAFA che l’esercito israeliano ha consegnato avvisi a un certo numero di famiglie ordinando loro di lasciare le loro case per diversi giorni la prossima settimana per far posto all’addestramento.
Sealed Off and Forgotten: What You Should Know about Israel’s ‘Firing Zones’ in the West Bank | Opinion by: Ramzy Baroud https://t.co/4MPdWvdML0
— Middle East Monitor (@MiddleEastMnt) January 14, 2020
La Valle del Giordano copre un’area di circa 1,6 milioni di dunam (1.600 kmq) e costituisce circa il 30% del totale della Cisgiordania. La Valle comprende circa 280.000 dunam di terra arabile, 50.000 dei quali sono ancora utilizzati dai palestinesi e 27.000 da coloni ebrei. La maggior parte della Valle del Giordano è sotto il pieno controllo militare israeliano, nonostante si trovi all’interno della Cisgiordania. Nel frattempo, almeno il 44% della terra totale nella Valle del Giordano è ripresa dalle forze israeliane per scopi militari ed esercitazioni di addestramento.
Il presidente della commissione per gli affari dei detenuti palestinesi e degli ex detenuti, Qadri Abu Baker, ha invitato le organizzazioni internazionali per i diritti umani, legali e umanitarie, a fare pressione sul governo israeliano affinché rilasci l’ex operatore umanitario di Gaza, Mohammad al-Halabi, che è stato detenuto per più di quattro anni senza verdetto né un giusto processo. Al-Halabi ha partecipato a più di 140 udienze giudiziarie, tutte a porte chiuse. Al suo avvocato è stato impedito di esaminare le prove dell’accusa israeliana o gli è stato dato solo un accesso limitato per le restrizioni di segretezza.
To mark the end of Israel Apartheid Week, I recommend Ramzy Baroud's remarkable new book, 'These Chains Will be Broken'. His painful, inspiring stories of resistance by Palestinians offer a perspective to our current state of fear and its scaremongering. https://t.co/hcABIL55xs
— John Pilger (@johnpilger) March 21, 2020
Mohammad al-Halabi, ex direttore di Gaza dell’organizzazione benefica World Vision, è stato arrestato dalle forze di sicurezza israeliane nel giugno 2016 con l’accusa di aver dirottato milioni di dollari in fondi per lo sviluppo a gruppi armati a Gaza, accuse che nega e che i controlli non hanno motivato.
Aside from all the work that Mohammed did to help the weakest sector in Gaza society, much of his efforts focused on helping cancer patients who were denied access to proper health care & life-saving medicines | Khalil Halabi & Ramzy Baroud https://t.co/oo4N1T35ye pic.twitter.com/UT0G0t938X
— The Palestine Chronicle (@PalestineChron) June 17, 2019
Egitto: scoperti oltre 1.000 sarcofagi di 2.500 anni fa, nella necropoli di Saqqara a sud de Il Cairo.
Marocco / Polisario
Il Fronte Polisario ha detto ieri che star mobilitando “migliaia di volontari” per unirsi ai suoi combattenti, nel terzo giorno di una crisi nel Sahara occidentale che vede i saharawi contro il Marocco, si legge sull’Afp. Rabat ha lanciato venerdì un’operazione militare per riaprire un’autostrada al confine tra il territorio e la Mauritania che si dice sia stata bloccata dal Fronte Polisario, che rivendica l’indipendenza per il Sahara occidentale. I funzionari marocchini e mauritani hanno detto sabato che il traffico merci è ripreso lungo la strada, fondamentale per il commercio con il resto dell’Africa. In risposta all’operazione, il Polisario ha dichiarato la fine di un “cessate il fuoco” di quasi tre decenni sotto la supervisione delle Nazioni Unite nel Sahara occidentale. Il Polisario, che ha proclamato l’indipendenza nel 1976, chiede un referendum sull’autodeterminazione come stabilito nel “cessate il fuoco” del 1991. Il voto è stato più volte rinviato a causa delle controversie tra Rabat e il Polisario sulle liste elettorali e sulla domanda posta dal ballottaggio. Domenica, il capo della politica estera dell’Unione Europea Josep Borrell ha parlato con il ministro degli Esteri marocchino, Nasser Bourita, e il suo omologo algerino, Sabri Boukadoum, sottolineando «l’importanza vitale di garantire il rispetto degli accordi di “cessate il fuoco”», secondo una dichiarazione dell’UE.
Borrell ha espresso la speranza per un «rapido ritorno» ai colloqui supervisionati dalle Nazioni Unite, sospesi dal marzo dello scorso anno, e per la nomina di un nuovo inviato delle Nazioni Unite per il Sahara occidentale.
L’Algeria ha annunciato ieri di star inviando, tramite la Mezzaluna rossa algerina, 60 tonnellate di cibo e assistenza medica per i rifugiati nel Sahara occidentale. Secondo l’Unhcr, ci sono circa 165 mila rifugiati nella regione di Tindouf nel sud ovest dell’Algeria.
Etiopia
Migliaia di rifugiati etiopi continuano a riversarsi in Sudan, sfuggendo al peggioramento del conflitto che si è riversato sui confini dell’Etiopia e minaccia di destabilizzare una più ampia regione del Corno d’Africa. L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati ha dichiarato domenica che più di 20.000 persone sono entrate in Sudan dalla regione del Tigray settentrionale dell’Etiopia, dove le truppe del governo federale stanno combattendo le forze fedeli al Tigray People’s Liberation Front (TPLF), il partito del governo regionale. I media statali sudanesi stimano il numero di rifugiati a quasi 25.000. È successo dopo che il leader del TPLF ha dichiarato domenica che le sue forze hanno sparato una raffica di razzi contro la vicina capitale dell’Eritrea, Asmara, sabato. Debretsion Gebremichael ha anche affermato che 16 divisioni militari eritree stanno combattendo a fianco delle truppe del governo etiope contro le forze del TPLF − un’affermazione che entrambi i governi di Addis Abeba e Asmara negano. Sebbene non sia stato possibile determinare se i razzi lanciati su Asmara abbiano causato vittime (l’Eritrea è uno degli stati più isolati del mondo si legge su Al Jazeera), l’attacco ha segnato una grave escalation nella guerra di quasi due settimane che ha ucciso centinaia di persone. «Questo porta il conflitto a un livello completamente nuovo», ha detto Mohammed Adow di Al Jazeera, in un servizio dalla città etiope di Gondar. «Si è riversato oltre i confini dell’Etiopia e ora un altro Paese, l’Eritrea, sta per esserne risucchiato». I governi di Etiopia ed Eritrea hanno deciso nel 2018 di porre fine a decenni di ostilità, un accordo che ha portato il primo ministro etiope Abiy Ahmed a vincere il premio Nobel per la pace 2019. Tuttavia, c’è ancora una profonda animosità tra il governo del presidente eritreo Isaias Afwerki e il TPLF, indurito dalla battaglia per il devastante conflitto al confine etiope-eritreo del 1998-2000, in cui morirono circa 70.000 persone.
Cipro
Il presidente turco Erdogan in visita a Cipro Nord, controllata dalla Turchia per celebrare l’anniversario dell’enclave separatista, spinge per colloqui per un risoluzione sulla base di “due stati separati”, rifiutando l’idea di una riunificazione dell’isola sotto uno Stato federale, suscitando rimproveri da parte dell’Unione Europea.
Coronavirus
Regno Unito: Boris Johnson di nuovo in autoisolamento. Il cancelliere Kurz annuncia screening di massa in Austria. Germania: protesta anti-lockdown a Francoforte, la polizia usa cannoni ad acqua contro i manifestanti. Il leader della Corea del Nord annuncia misure più restrittive contro il virus. L’ex premier iraniano, nota figura di opposizione, 79 anni e agli arresti domiciliari da quasi un anno, positivo al virus insieme alla moglie.
Nagorno-Karabakh
L’Azerbaijan domenica ha rinviato l’assunzione del controllo di un territorio ceduto dalle forze armene nell’ambito dell’accordo per il “cessate il fuoco”, ma ha denunciato i civili che starebbero lasciando l’area bruciando le proprie case prima di andarsene in quello che hanno definito “terrore ecologico”. Il “cessate il fuoco” ha posto fine a sei settimane di intensi combattimenti tra l’Azerbaijan e l’Armenia sulla regione del Nagorno-Karabakh e sui territori al di fuori dei suoi confini formali che erano stati sotto il controllo delle forze armene dal 1994. L’accordo prevede che l’Azerbaijan prenda il controllo dei territori periferici. Il primo, Kelbajar, doveva essere consegnato domenica. L’Azerbaijan ha acconsentito di rimandare fino al 25 novembre dopo la richiesta dell’Armenia. L’aiuto del presidente Hajiyev ha detto che il peggiorare delle condizioni metereologiche rendono difficile il ritiro delle forze di sicurezza e civili, perché devono attraversare una strada attraverso le montagne che collegano il Kelbajar con l’Armenia.
Moldavia
L’ex premier filo europea Maia Sandu, 48 anni, del centro destra, si è aggiudicata il secondo turno alle elezioni presidenziali, superando l’uscente presidente filo russo Igor Dodon. La piccola nazione ex-sovietica ha votato sotto l’occhio vigile della Russia, che vuole che la Moldavia rimanga nella sua sfera di influenza mentre diversi governi allineati al Cremlino sono scossi da disordini politici.
La Sandu ha lavorato per la Banca Mondiale e per un breve periodo è stata primo ministro. La Moldavia è stata scossa da molteplici crisi politiche e da uno schema di frodi bancarie da 1 miliardo di dollari equivalente a quasi il 15% della produzione annuale del Paese.
Bielorussia
Le forze di sicurezza hanno arrestato centinaia di persone in un altro giorno di manifestazioni di massa contro il presidente della Bielorussia, Alexander Lukashenko. Domenica i manifestanti hanno scandito “Sto uscendo”, le ultime parole scritte da un manifestante antigovernativo morto la scorsa settimana. 1.000 le persone arrestate in un solo giorno.
Afghanistan
Il ministero dell’Interno ha pubblicato un elenco di 70 nomi, presunti comandanti talebani, che sono stati uccisi di recente. Ci sono ragioni per dubitare che tutte queste persone siano veramente morte e la lista non è una prova. L’elenco è composto in linea di massima da nomi singoli, come Habibullah, che è abbastanza comune, alcuni nomi presentano “Mullah”.
Secondo un esperto di cultura militare australiana, i risultati di un’indagine altamente segreta sulle accuse di grave cattiva condotta e potenziali crimini di guerra da parte delle forze speciali australiane in Afghanistan saranno “scioccanti” e “inquietanti”. L’ispettore generale dell’Australian Defence Force (IGADF) ha trascorso più di quattro anni a indagare su accuse che indicano che le truppe australiane hanno infranto le regole della guerra in Afghanistan. Il rapporto finale del giudice Paul Brereton dovrebbe essere pubblicato giovedì. La dott.ssa Samantha Crompvoets è stata incaricata di indagare sui problemi culturali all’interno delle forze speciali australiane nel 2016. Le sue scoperte di “violenza illegale” hanno provocato, in parte, l’approfondita inchiesta dell’IGADF.
Ci sono stati rapporti dei media su presunti crimini di guerra negli ultimi anni, ma il dottor Crompvoets crede che questo rapporto IGADF sarà una lettura particolarmente interessante. «Voglio dire, non sono gli unici casi − ci sono state storie negli ultimi due decenni, davvero, sulle forze speciali australiane», ha detto a ABC RN Breakfast.
Il rapporto IGADF si è concentrato su più di 50 accuse separate di crimini di guerra commessi dalle truppe australiane e non ha specificamente esaminato gli incidenti che potrebbero essere descritti come avvenuti nel “corso della battaglia”. In altre parole, è probabile che gli incidenti riguardino cose come il presunto omicidio di civili disarmati o il trattamento crudele e disumano dei prigionieri, piuttosto che persone uccise e ritenute “danno collaterale” nelle missioni ADF.
Il primo ministro Scott Morrison ha annunciato la scorsa settimana che un investigatore speciale sarebbe stato istituito per occuparsi dei risultati dell’IGADF, preparando le prove per eventuali potenziali procedimenti penali. L’inchiesta dell’IGADF è un’indagine amministrativa interna, il che significa che i soldati sono stati costretti a fornire prove. Tali prove non sarebbero quindi ammissibili in un tribunale penale. Qualsiasi procedimento penale potrebbe richiedere anni per iniziare e dovrebbe essere approvato dal procuratore generale.
Pakistan: migliaia di manifestanti sono scesi in piazza a Rawalpindi, la città gemella della capitale Islamabad, per protestare contro le vignette satiriche su Maometto pubblicate in Francia.
Perù
Due giovani manifestanti sono morti durante le proteste a Lima al sesto giorno dalla destituzione del presidente Vizcarra accusato di corruzione, cosa che lui nega. Anche 13 ministri, dei 18 del governo formato tre giorni fa dal neo presidente a interim Manuel Merino, si sono dimessi. Poi la protesta si è trasformata in una celebrazione quando si è dimesso il neo presidente Merino a meno di una settimana dalla sua nomina. La gente si è riversata nelle strade per celebrare la partenza di Merino ieri, sventolando bandiere, cantando e sbattendo pentole, anche se la notizia getta il Perù ancora di più nell’incertezza e nel disordine legale, mentre i legislatori ora contendono su chi prenderà il suo posto. Il Congresso dovrebbe tenere una seconda votazione, dopo che una prima non è riuscita a raccogliere il sostegno della maggioranza per il legislatore di sinistra e difensore dei diritti umani Rocio Silva-Santisteban. Nella capitale Lima prevale una calma tesa, mentre i peruviani attendono la decisione di chi sarà il prossimo presidente.
Thailandia
I manifestanti continuano a scendere in piazza e fare pressioni sul primo ministro perché si dimetta. Secondo i media locali, tre gruppi pro-democrazia si sono riuniti nel centro di Bangkok per chiedere riforme all’istruzione, alla politica e alla monarchia. I manifestanti ritengono che il primo ministro Prayuth detenga un potere illegittimo.
Cina
Quindici paesi dell’Asia Pacifico hanno firmato il più grande accordo di libero scambio al mondo, secondo gli analisti un’occasione per la Cina di estendere la sua influenza. Il Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP) include le 10 economie dell’ASEAN insieme a Cina, Giappone, Corea del Sud, Nuova Zelanda e Australia, rappresentando il 30% circa del Pil globale. L’India non ha firmato temendo un aumento del suo deficit commerciale con la Cina, ma potrebbe esplicitamente aderire in un secondo momento. L’accordo per abbassare le tariffe e aprire il commercio all’interno del blocco non include gli Stati Uniti ed è visto come un’alternativa guidata dalla Cina a un’iniziativa commerciale di Washington ormai defunta. Il RCEP «consolida le più ampie ambizioni geopolitiche regionali della Cina attorno all’iniziativa Belt and Road», ha affermato all’AFP Alexander Capri, esperto di commercio presso la National University of Singapore Business School, riferendosi al progetto di investimento di Pechino che prevede l’infrastruttura e l’influenza cinese in tutto il mondo. Molti dei firmatari stanno combattendo gravi epidemie di coronavirus e sperano anche che l’RCEP contribuisca a mitigare il costo economico paralizzante della pandemia. L’Indonesia è recentemente caduta nella sua prima recessione da due decenni, mentre l’economia filippina si è ridotta dell’11,5% su base annua nell’ultimo trimestre.
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